Un ritorno alle origini

La saga di Silent Hill ha vissuto il suo picco massimo con Hideo Kojima, per poi finire brutalmente nel dimenticatoio grazie a Konami. Oggi vi parliamo di Silent Hill Downpour, l'ultimo capitolo pubblicato nel 2012.

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a cura di Matteo Lusso

Un ritorno alle origini

Silent Hill Downpour segna un ritorno alle origini per la saga. La scelta di Konami di affidare il titolo alla giovane software house Vatra Games, fondata da Kuju Entertainment e composta principalmente da ex sviluppatori di 2K Czech, è stata rischiosa e purtroppo si rivelò sbagliata, tanto che lo studio dichiarò bancarotta poco tempo dopo.

Eppure gli elementi base per un buon Silent Hill ci sono tutti, a partire dalla storia. Murphy Pendleton è un detenuto che durante il trasporto verso il nuovo carcere finisce a Silent Hill a causa dell'incidente dell'autobus penitenziario in cui viaggiava. Il protagonista si ritrova nei pressi della cittadina avvolta dalla nebbia e pressoché abbandonata, se non per misteriose figure che si accorgono della nostra presenza e pericolose creature.

Silent Hill Downpour

Ad un primo impatto lo studio è riuscito a raccogliere molto dello spirito della saga, soprattutto del primo Silent Hill. La componente esplorativa ritorna in maniera molto forte grazie a un struttura da semi open-world che riesce a funzionare a meraviglia. All'assenza di indizi o informazioni, soprattutto all'inizio, corrisponde un vagare per la cittadina in mezzo alla nebbia che ricorda i primi momenti di Harry Mason a Silent Hill. Certo, non sapere dove andare può risultare fastidioso, ma gli sviluppatori hanno inserito molti elementi, come una scia di sangue, che indicano garbatamente il percorso da seguire.

A ciò si aggiunge una novità per la serie, le missioni secondarie. Non si tratta di richieste particolarmente difficili ma consentono di conoscere retroscena interessanti, anche se non fondamentali ai fini della storia. Se pian piano gli enigmi tipici della saga sono spariti, in Downpour ritornano e fanno spremere le meningi. Non siamo ai livelli del pianoforte della scuola elementare del primo Silent Hill, ma certamente segnano un passo nella giusta direzione.

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Infine bisogna menzionare la trama che, pur rimanendo troppo oscura, invoglia il giocatore a capire cosa sia veramente successo e offre differenti finali come tipico della saga, routando attorno al tema della vendetta. Lo stesso protagonista è ben caratterizzato e la propria storia risulta credibile, riuscendo a rivaleggiare con James Sunderland di Silent Hill 2. Insomma, anche in questo frangente Downpour cerca di tornare alle origini e a parte qualche piccola sbavatura dovuta a una progressione iniziale dal ritmo lento, questo capitolo riesce comunque a convicere.

Ma allora cosa è andato storto con questo SIlent Hill tanto da portare a recensione dai voti misti e in generale vendite sotto le aspettative? 

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