Giocare online: genesi ed evoluzione di un fenomeno globale

Giocare online: una pratica ormai molto diffusa ma che ha inizio da molto, molto lontano. Riviviamo insieme la storia di questo fenomeno!

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a cura di Michele Pintaudi

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Pochi settori, nel mondo di oggi, possono vantare un’evoluzione come quella che ha avuto il medium videoludico: le tante, tantissime concezioni alla base hanno infatti attraversato decine di rivoluzioni col tempo, e oggi siamo di fronte a uno strumento di comunicazione con pochi eguali sotto molti punti di vista. Ciò che rende unico il videogioco è proprio la sua capacità di adattarsi a tempi, periodi ed epoche molto differenti tra loro, senza mai perdere tutti quei caratteri che l’hanno definito nel corso della sua lunga esistenza.

Una storia che ha inizio all’interno di contesti accademici durante gli anni Cinquanta, e della quale oggi vogliamo approfondire un aspetto in particolare: il concetto di multiplayer, e più nello specifico quello del gioco in rete. Giocare online è infatti qualcosa che oggi diamo quasi per scontato, ma il tutto ha origini ben meno recenti di quanto possiamo immaginare. Iniziamo questo nostro viaggio con un salto indietro nel tempo, fino alla prima metà degli anni Settanta…

Come nasce la modalità multigiocatore?

I primi esempi di videogioco che incontriamo nella storia - progetti come OXO o Tennis for Two - prevedevano, per forza di cose, la presenza di più giocatori: non vi erano infatti tecnologie abbastanza avanzate per programmare un’intelligenza artificiale che potesse emulare l’azione umana, perlomeno non per come la possiamo concepire oggigiorno.

Con l’avvento delle prime console casalinghe e in generale con l’interesse del pubblico che andava a crescere, nacque però una certa necessità: le persone volevano condividere un’esperienza nuova, unica e straordinaria come un videogioco.

Iniziano dunque una serie di sperimentazioni, tentativi e progetti per rendere il tutto possibile a un certo livello: la tecnologia di allora rappresentava un limite non da poco, ma l’ingegno e il coraggio di alcuni furono in grado di superare anche questo ostacolo. Potendo contare sull’allora impressionante potenza di calcolo di PLATO, computer che i più appassionati tra voi avranno sicuramente già sentito nominare, uno studente della Iowa State University creò Empire: era il 1973, e il mondo conosceva uno dei primissimi esempi di videogioco online.

Al progetto di John Daleske, ideatore di questa prima versione del software, ne seguirono diverse: ognuna di loro portò la concezione di giocare online a un livello sempre superiore, andando poco alla volta a rendere sempre più raffinato un titolo che di base nasceva da un concetto molto semplice. Empire era infatti un titolo dove i giocatori (8 nella prima edizione, e fino a 50 nella seconda) andavano a sfidarsi in epiche battaglie spaziali grazie a una connessione inter-terminale: un computer, in sostanza, ospitava la stanza dove tutte le altre macchine potevano connettersi per partecipare alla partita. Non male, vero?

Era l’inizio di una nuova era: giocare online era certamente un’operazione ancora per pochi, ma si trattava senza dubbio di un importantissimo passo avanti verso quel futuro che oggi conosciamo molto bene. Avete presente le leggi di Asimov sulla robotica? Qualcosa di simile lo troviamo anche sul discorso giocare online. Furono gli informatici Ken Wasserman e Tim Stryker a definirle, in un articolo pubblicato nel 1980 sulle pagine della rivista BYTE. Alla domanda «Cosa deve avere un titolo multigiocatore in rete per funzionare?» gli aspetti da considerare erano:

  • Più giocatori umani in competizione tra loro, invece che impegnati contro un computer;
  • Una serie di informazioni “incomplete”, per creare quel senso di suspense e rischio funzionale all’intrattenimento;
  • La possibilità di interagire in tempo reale, potendo reagire rapidamente agli input ricevuti.

Piano piano, un mattone alla volta, si stava insomma andando a costruire qualcosa di storico. Qualcosa che avrebbe rivoluzionato per sempre non solo il videogioco, ma l’intera storia dell’intrattenimento.

Giocare online: ieri, oggi e… Domani?

Le cose stavano cambiando, e lo stavano facendo a una velocità incredibile. Un altro esempio lo troviamo con il fenomeno dei Multi User Dungeon, anche noti come MUD: titoli a cui era possibile giocare in più utenti tramite una connessione internet, vivendo avventure di vario genere e interagendo con persone da ogni angolo del mondo. Si trattava di avventure testuali dove, digitando semplici comandi sulla tastiera, ci si andava a immergere in un mondo virtuale tutto da scoprire: ogni giocatore controllava un personaggio, in una serie di ambientazioni organizzate in stanze e zone tutte da esplorare.

I MUD nacquero a fine anni Settanta per poi esplodere definitivamente nel decennio seguente, approdando in ultimo anche sulla nostra penisola con prodotti originali che meritano quantomeno una menzione. Titoli come Necronomicon di Alessandro Uber e Fabrizio Venerandi, o anche Lumen et Umbra di Emanuele Benedetti e Giuseppe Caggese (di fatto il primo titolo italiano totalmente giocabile su internet).

L’ultimo esempio che andremo a citare ci riporta invece in Giappone, nel maggio 1993: in pochi avrebbero scommesso sul fatto che, nel giro di pochi mesi, si sarebbero scritte pagine fondamentali nella storia del videogioco. Protagonista di questa rivoluzione fu SEGA, che decise di annunciare una versione arcade e online del gioco di corse OutRunners… Con un lancio un po’ particolare. Otto giocatori - quattro da Tokyo e quattro da Osaka - si sfidarono in quella che fu la prima dimostrazione del genere al mondo, il tutto ripreso e trasmesso sulla TV nazionale. Fu un altro gigantesco passo avanti, con la divisione statunitense dell’azienda che annunciò appena un mese dopo l’arrivo del gioco in America: tutti i confini, non solo quelli geografici, erano stati abbattuti.

Giocare online è e resta in ogni caso un concetto incredibilmente ampio, e quelli citati non sono che alcuni esempi utili a capire genesi ed evoluzione di un cambiamento così radicale nel modo di approcciarsi all’intrattenimento. Potremmo infatti citare decine e decine di esempi più che validi, che per ragione di tempo e spazio non riusciamo a includere in questo speciale: dagli FPS competitivi, con Quake a guidare le fila, fino agli MMORPG che tutti noi conosciamo. World of Warcraft e Final Fantasy XIV rappresentano infatti ulteriori concezioni di ciò che può voler dire giocare online, e tante altre ne arriveranno col passare degli anni.

Verso la fine della scorsa decade sono ad esempio esplosi i Battle Royale, con titoli come Fortnite e PlayerUnknown's Battlegrounds a divenire dei veri e propri fenomeni crossmediali: non siamo più di fronte a “semplici” videogiochi, ma a veri e propri fenomeni di costume integrati all’interno della cultura pop.

È difficile se non impossibile prevedere dove ci porterà tutto ciò: come anni fa non potevamo immaginare lo scenario odierno, oggi non siamo infatti in grado di prevedere cosa ci aspetta in futuro. Potremmo azzardare forse a un’esplosione del cosiddetto Metaverso, così come valutare un utilizzo sempre più marcato di tecnologie come realtà virtuale o aumentata (Pokémon Go è anche un’esperienza multigiocatore, no?). Ciò che conta è comunque capire da dove siamo arrivati: un percorso lungo e tortuoso che non accenna a fermarsi e che noi, da amanti del videogioco quali siamo, non vediamo l’ora di vedere dove ci potrà condurre.

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