Giappone: il mercato dell'usato è parte della cultura videoludica e non solo

In Giappone il mercato dell'usato è ancora una parte fondamentale del mondo dei videogame, contrastando anche il digiale: ecco la analisi

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a cura di Luca Romagnolo

In uno dei precedenti articoli si era trattato la distribuzione e popolarità della vendita in digitale in Giappone e, tra i motivi che hanno fin qui frenato un’espansione che in occidente invece è stata molto rapida, si è menzionata l’enorme diffusione del mercato dell’usato. Vediamo di approfondire quindi l’argomento, analizzando come la vendita di materiale usato non sia solo una caratteristica legata ai videogiochi ma piuttosto molto radicata nella cultura giapponese.

Ci sono due grandi aziende che bisogna nominare quando si tratta di usato, Mandarake e Book-Off. Entrambe sono partite vendendo inizialmente manga usati, la prima fin dagli anni 80 tanto che le loro quotazioni di mercato divennero quasi lo standard nel settore, la seconda aprì i battenti ad inizio anni 90 e nel giro di pochi anni allargò la propria offerta dagli iniziali libri e manga a cd audio, film e naturalmente videogiochi.

Come funziona? La procedura bene o male è uguale per tutti i negozi, sebbene nel corso degli ultimi 10 anni è stato introdotto anche l’acquisto tramite internet, che descriverò successivamente. Supponiamo di avere uno o più giochi che sono interessato a vendere, quindi una volta stabilito dove andare, in base anche a dove ci si trova - perché fuori dai grandi centri i negozi non sono così abbondanti come si può credere - entriamo nel punto vendita desiderato e osserviamo la lista dei prezzi.

La maggior parte dei negozi che trattano materiale usato hanno fuori un elenco dei titoli più recenti con relativo prezzo di acquisto, mentre all’interno ci sono diversi volantini che trattano tutte le tipologie di prodotti acquistabili, videogiochi e non solo, ma ovviamente dipende dall’attività. Si compila un foglio in cui si indicano i propri dati e una volta consegnato alla cassa ci viene dato un numero e bisogna attendere, spesso anche parecchio tempo, ma dipende anche da dove ci si trova e quando si va, state certi che la domenica ad Akihabara vuol dire aspettare almeno un paio di ore prima di avere il responso.

I giochi vengono controllati dallo staff incaricato del ritiro materiale, verificando condizioni di dischi o cartucce, manuali, stato della custodia, ed in base a questo stabiliscono il prezzo di acquisto; bisogna precisare che il prezzo indicato sui volantini è quello massimo, quindi nel caso in cui siano presenti difetti, questi vengono scritti sul foglio con relativa decurtazione del prezzo e spiegati, come è giusto che sia, al cliente.

Vi è al riguardo una piccola “leggenda metropolitana” nel senso che per anni si credeva che i giochi venissero valutati molto bene, a dispetto di quanto accade in occidente. Questo vuoi un po’ per la mancanza di informazioni come siamo abituati oggi, vuoi perché fino a 5-6 anni fa la vendita dei giochi agli stranieri non era permessa, tanto che io quando venivo come turista ero costretto a chiedere ad amici di accompagnarmi ed “usarli” come tramite per la vendita.

La differenza sostanziale è che se il gioco è uscito di recente c’è naturalmente una discreta domanda, per cui il prezzo di acquisto può arrivare al 70% del prezzo di vendita ufficiale se non di più. Per contro se proviamo a vendere un gioco con qualche anno sulle spalle il prezzo di acquisto scende nel migliore dei casi al 50% se non peggio, tanto che mi è capitato diverse volte per dei giochi retro di ricevere quotazioni di 10 yen, praticamente meno di 10 centesimi di euro... Questo viene fatto per scoraggiare la clientela a portare giochi poi invendibili, quindi scordatevi le offerte 4x2 o “porta 10 giochi per ricevere la console a soli 100 euro” classici di una famosa catena di negozi occidentale.

Con ciò non voglio dire che sconti e prezzi speciali non vengono fatti, anzi ci sono diverse opportunità per raggranellare qualche soldo in più, come ad esempio una determinata somma che viene aggiunta in base al numero di giochi che si porta, ovviamente per beneficiare di queste promozioni i giochi devono superare una certa valutazione, ad esempio 500 yen (4 euro circa), quindi anche in questo caso è impossibile sbarazzarsi di titoli invendibili.

Come detto oltre alla vendita diretta con la diffusione e l’espansione di internet, anche i negozi che vengono materiale usato hanno iniziato ad usare questa tecnologia per dare modo anche a chi non risiede in una grande area metropolitana di poter vendere a loro eventuali prodotti. La procedura è molto naturalmente semplice: basta registrarsi sul sito, indicare i giochi che si vorrebbero vendere e preparare una scatola. Un corriere incaricato passerà a ritirarla e nel giro di pochi giorni si riceve la valutazione e si può decidere se accettare o meno il prezzo proposto.

Come detto il risicato margine di guadagno presente su titoli non recenti o comunque non richiesti in particolar modo, unito all’avvento dell’era internet, ha portato la creazione di diversi mercatini e siti di aste dove chi vuole vendere qualche titolo ha possibilità non solo di farlo ma anche di prendere qualcosa in più rispetto al portarli in negozio; questo non ha fatto altro che espandere ulteriormente il mercato dell’usato, tanto che diverse grandi aziende hanno iniziato ad utilizzare questi siti per la vendita dei propri prodotti di seconda mano.

Infine ci sono i veri e propri mercatini, in Giappone sono popolarissimi ed ogni settimana, non solo nell’area di Tokyo, si svolgono diversi incontri dove si può trovare di tutto e quindi anche videogiochi. Solitamente il picco di attività inizia dopo la fioritura dei ciliegi, e quindi la primavera, quando finalmente passato il freddo inverno la gente inizia volentieri ad uscire di casa nel weekend. Esistono siti specializzati che mostrano il calendario dei vari eventi, divisi per prefettura, e spesso questi mercatini vengono allestiti in parchi per cui si può unire un piacevole picnic alla ricerca di qualche titolo.

Non sperate però di fare grandi affari, personalmente ho visitato diversi mercatini non solo a Tokyo ma anche nella prefettura di Saitama dove risiedo e raramente ho trovato qualcosa di interessante, un po’ per il prezzo, un po’ per le condizioni che sono davvero molto inferiori a quanto si può trovare in un negozio o su un sito specializzato.

A questo punto mi pare sia chiaro il quadro della situazione in merito al mercato dell’usato e forse se andate ora a rileggere l’articolo sulla diffusione del digitale in Giappone capirete perchè quest’ultimo sta facendo fatica ad affermarsi a queste latitudini. Qui l’usato è un fatto quasi culturale, del resto si può trovare di tutto e persino oltre quello che si possa immaginare, ad esempio esistono rivendite di articoli di seconda mano riguardanti campeggio, attrezzature sportive e materiale per la pesca, esercizi commerciali che difficilmente si vedono in occidente.

Il mercato dell’usato va quindi incontro sia a chi cerca, nel nostro caso videogiochi, qualcosa a buon prezzo oppure al collezionista che vuole il titolo ricercato da poter poi mostrare trionfante sui vari social, sia a chi magari vuole disfarsi di giochi su cui non ha più interesse oppure ha necessità di racimolare un po’ di denaro. È un settore che incide non poco sul mercato videoludico interno, come ad esempio quando giochi popolari diventano esauriti e quindi si ricorre all’acquisto di un prodotto di seconda mano o, ancora più comune, quando il passaparola su qualche titolo valido ma passato sotto i riflettori porta a un boom di richieste (ad esempio l’anno scorso Octopath Traveler per Switch).

Per alcuni è anche una vera e propria attività, ricordo ad esempio due anni fa all’uscita di Switch: la console era sottodistribuita e andava esaurita nell’arco di poche ore e per tutta la settimana non ce n’erano altre in vendita; questa situazione generava una fortissima domanda tanto che i negozi di usato avevano un prezzo di acquisto della console che era lo stesso se non addirittura più alto del reale prezzo di vendita, ho personalmente visto un giapponese portare due Switch in un negozio ad Akihabara che pagava la singola console 20 euro in più di quanto costava nei negozi.

Chiudo con il piccolo dettaglio: i giochi vengono sì controllati, ma non si controlla, per motivi di tempo e soprattutto di spazio, se funzionano! Ricordo che nel 2004 ritornato in Italia dopo uno shopping selvaggio la mia copia di R-Type Final per PS2 non funzionava, e da quando risiedo qui (gennaio 2013) mi è già capitato altre 3-4 volte di trovare un gioco che non funziona, per cui attenzione quando comprate, io almeno posso provarli una volta tornato a casa ed eventualmente contattare il negozio (se non sta a 80km da casa come mi è successo a Settembre...), ma chi viene qui in vacanza metta in preventivo che c’è un 1% di possibilità che il gioco usato acquistato non funzioni.

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