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Ghostwire Tokyo: il folklore arriva su Xbox | Recensione

Ghostwire Tokyo, l'action adventure open world ambientato a Tokyo arriva su Game Pass: ecco la nostra recensione su Xbox.

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a cura di Giulia Serena

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Ghostwire Tokyo è uscito poco più di un anno fa, trasportando i videogiocatori nelle strade di una Tokyo spogliata di tutti i suoi abitanti, ma ricolma di richiami al folklore giapponese. Ebbene, dopo 382 giorni dal suo rilascio su PS5 e PC, il 12 aprile l'action-adventure di Tango Gameworks approderà anche sul Game Pass — e di conseguenza su Xbox Series X|S —, portando anche un aggiornamento con tante novità, disponibile su tutte le piattaforme in cui il titolo è disponibile.

Si tratta, dunque, dell'occasione perfetta per scoprire un'opera open world estremamente godibile ma non impegnativa come la maggior parte dei titoli del genere. Ghostwire Tokyo non richiederà infatti centinaia di ore per essere completato come, per esempio, The Witcher 3 o Red Dead Redemption 2, bensì vi basteranno una ventina di ore per scoprire tutto ciò che l'opera ha da offrire. Se vi ho incuriosito, continuate a leggere la recensione per scoprirne di più.

"Non c'è neanche un cane in giro"... ah no

Da Persona 5 a Judgment, sono tantissimi oramai i videogiochi che ci hanno permesso di camminare per le strade di Tokyo, respirando l'aria della metropoli giapponese e ammirando le sue iconiche luci e colori. Su Ghostwire Tokyo, però, la situazione è ben diversa: ci troveremo sì nella capitale, ma non dovremo farci spazio tra la massa di persone che attraversano le strisce pedonali di Akihabara, né comprimerci come sardine all'interno del vagone della metropolitana.

Saremo, nei panni di Akito, praticamente l'unica persona rimasta a Tokyo. In seguito a un incidente d'auto che ha coinvolto proprio il protagonista, la metropoli viene infatti inghiottita da un'inspiegabile e misteriosa nebbia, causando la scomparsa di tutti i milioni di abitanti e lasciando la città in uno stato deserto e... spettrale. Ci troveremo dunque a esplorare una mappa senza esseri umani, dove tutto ciò che rimane della sua popolazione sono pile di vestiti, rifiuti e oggetti vari sparsi nelle strade, nelle abitazioni e negli uffici, oltre ad automobili, motorini e altri veicoli lasciati dove capita.

"Senza esseri umani" non significa però deserta, questo perché, almeno per quanto riguarda creature vive e vegete, ci saranno degli animali a farci compagnia. Ad arricchire l'atmosfera vi sono infatti cani e gatti, che potremo accarezzare e di cui potremo leggere addirittura la mente per sapere cosa stanno pensando (anche se non aspettatevi chissà cosa, ovviamente). I suddetti animali, però, non sono piazzati in Ghostwire Tokyo solo per offrire dei contenuti instagrammabili ai giocatori, bensì ci faranno scoprire posti e oggetti utili — sempre che gli si dia da mangiare —.

Per quanto riguarda le creature non vive e vegete, prima ho impiegato il termine "spettrale" per descrivere l'ambientazione dell'opera, e non è stata una scelta casuale. Il fulcro nevralgico del titolo di Tango Gameworks è rappresentato infatti dal folklore giapponese, il quale permea ogni ambito dell'esperienza. Il nostro protagonista, Akito, riesce a sopravvivere all'inspiegabile cataclisma solamente perché viene posseduto da KK (no, non quello di Animal Crossing), uno spirito burbero con l'obiettivo di annientare il responsabile dell'accaduto, ovvero un uomo con addosso una maschera Hannya.

Il ragazzo ovviamente non è d'accordo con l'essere impossessato — d'altronde, chi lo sarebbe? —, ma accetta ben presto la convivenza pur di riuscire a raggiungere il suo personale scopo: trovare la sorella, la quale era ricoverata in ospedale e, come tutti gli altri abitanti di Tokyo, è svanita nel nulla. Inizia, dunque, un'improbabile alleanza, grazie alla quale Akito potrà sfruttare dei poteri sovrannaturali per debellare i numerosi Visitatori che infestano le strade della metropoli.

Il potere sta tutto nelle mani

Se da un lato sono scomparse le persone in carne e ossa, dall'altro sono invece apparsi mostri che ricalcano alcuni degli stereotipi giapponesi: abbiamo gli studenti in uniforme, gli uomini e donne vestiti da ufficio, i bambini con l'impermeabile per la pioggia e tanti altri esseri più raccapriccianti, come donne simili a Samara di The Ring con in mano un paio di enormi cesoie, oppure umani con capelli deformati come gambe di ragno. Ebbene, per liberarci di tali creature non dovremmo utilizzare armi convenzionali, bensì semplicemente le mani, infuse con poteri provenienti da 3 elementi fondamentali: vento, fuoco e acqua.

Durante i combattimenti Akito muoverà infatti le mani in modi differenti, lanciando diversi tipi di attacchi e sfruttando strumenti come talismani. Non solo i combattimenti sono magnifici da vedere, ma il sistema basato sulle munizioni li rende dinamici e coinvolgenti: il protagonista ha un numero limitato di colpi per ogni elemento, i quali vengono ricaricati uccidendo i nemici o colpendo oggetti specifici in giro per la mappa. Inoltre, è possibile utilizzare un approccio più stealth, avvicinandosi alle spalle dei Visitatori e strappandogli direttamente il nucleo senza che essi se ne accorgano.

Questo mix di differenti tipologie di interazioni, unite a uno scudo molto basico e alla possibilità di schivare i colpi, rende l'eliminazione dei nemici estremamente soddisfacente, anche se l'IA alquanto scarsa dei nemici rende semplice impiegare l'uccisione istantanea nella maggior parte dei casi. In generale, per lo meno in modalità normale, Ghostwire Tokyo non rappresenta un titolo che vi farà lanciare il pad dalla complessità, bensì rappresenterà un'esperienza piacevole e alquanto tranquilla, che i giocatori più esperti potrebbero considerare addirittura troppo semplice.

Nel corso dell'avventura esplorerete le varie zone di Tokyo un po' alla volta, liberando la città dalla nebbia tramite la purificazione dei Portali Torii e incapsulando nei Katashiro (delle bamboline di carta) gli spiriti sparsi nella mappa, portandoli poi alla pace tramite le cabine telefoniche in cambio di soldi ed esperienza. Quest'ultima vi permetterà di salire di livello, guadagnando punti per riempire un albero delle abilità dallo stile molto classico ma variegato, dove potrete decidere di dare priorità a una skill del protagonista piuttosto che a un'altra.

Una Tokyo tutta da raccontare

Per quanto riguarda la storia principale, questa non vi occuperà più di dieci ore e vedrà alternarsi momenti in cui Akito e KK sono uniti, sfociando in scambi di battute intrattenenti, ad alcuni momenti in cui il protagonista si ritroverà da solo, e dunque senza poteri, affidandosi solamente allo stealth e all'arco, l'unica arma "normale" presente in Ghostwire Tokyo. Sebbene la narrazione non sia particolarmente originale o coinvolgente, la sua struttura vi permetterà di sfruttare appieno la mappa open world, scoprendo così tutte le varie attività presenti.

Dal purificare portali a intraprendere le numerose missioni secondarie, l'opera vi terrà impegnati per almeno 20 ore, durante le quali scoprirete storie più o meno interessanti e visiterete posti iconici di Tokyo come la stazione di Shibuya, oppure viuzze disperse e ricolme solamente dell'amarezza di chi una volta le abitava. L'attenzione per i dettagli posta in ogni area della mappa è incredibile, con tanto di musichette provenienti da quelli che erano locali affollati, kombini con gli scaffali ancora pieni (e dei bakeneko, ovvero dei gatti yokai, che hanno rimpiazzato i commessi).

Se esplorare le strade di Tokyo, purificando spiriti e uccidendo nemici, riesce a intrattenere per ore, sono rimasta invece delusa dalle missioni secondarie. Nonostante un paio di quest siano interessanti, come una che vede protagonista un edificio coinvolto in una serie di omicidi, oppure una dove bisogna visitare l'appartamento di un accumulatore seriale, la maggior parte sono alquanto semplicistiche. Per quanto sia interessante scoprire le vicende degli abitanti della città, proprio perché KK in vita era un agente di polizia mi sarei aspettata qualcosa di più profondo e coinvolgente, magari riducendo il numero delle missioni e allungandone la durata.

Ghostwire Tokyo su Xbox

Infine, ci tengo a spendere qualche parola sulla versione di Ghostwire Tokyo che ho avuto modo di testare, ovvero quella per Xbox Series S. L'opera non ha avuto alcun problema a girare, bensì ha sempre mantenuto un frame rate stabile e senza lag o cali improvvisi di performance. Si tratta, dunque, di un lavoro di porting eseguito in modo eccellente da Tango Gameworks, che rende il titolo ancor più appetibile per tutti coloro che usufruiscono del Game Pass e che potranno quindi scaricarlo gratuitamente.

Voto Recensione di Ghostwire Tokyo - Xbox Series S


8

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • Tokyo è stata ricreata con un'eccellente attenzione per i dettagli

  • Combat system basato sui poteri elementali soddisfacente e ben strutturato

  • Mondo open world ricco di attività e non troppo lungo da completare

Contro

  • Esperienza che potrebbe risultare troppo semplice in modalità normale

  • Missioni secondarie fini a se stesse

Commento

Ghostwire Tokyo si conferma come un action-adventure piacevole e intrattenente, complici un open world non eccessivamente lungo e un combat system dinamico e coinvolgente. Il duo formato da Akito e KK contribuisce a rendere la narrazione più interessante e leggera, ma il fulcro dell'esperienza sono i numerosi richiami al folkore giapponese, il quale permea ogni aspetto del gioco. Se siete abbonati al Game Pass e vi piacciono i videogiochi ambientati nel paese del Sol Levante non possiamo che consigliarvelo.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Ghostwire Tokyo - Xbox Series S

Ghostwire Tokyo - Xbox Series S

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