Ghost Recon Breakpoint | Recensione
Ghost Recon Breakpoint si muove fra alti e bassi cercando di spostare lo storico brand di Ubisoft su lidi diametralmente opposti rispetto al passato.
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a cura di Andrea Maiellano
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In sintesi
Ghost Recon Breakpoint si muove fra alti e bassi cercando di spostare lo storico brand di Ubisoft su lidi diametralmente opposti rispetto al passato.
Il 2019 di Ubisoft lo si potrebbe definire come un anno “conservativo”, privo di titoli nuovi e concentrato sullo sviluppo, e sul supporto, di una manciata di IP in attesa di lanciarsi verso la “Next Gen”. Privi di un nuovo Assassin’s Creed, con il nuovo concept di Watch Dogs che arriverà solamente in primavera e le nuove proprietà intellettuali, come Gods & Monsters e Skull and Bones, che si affacceranno sul mercato solamente nel primo quarto del 2020, Ubisoft ha potuto concentrarsi completamente su Ghost Recon Breakpoint, cercando di completare l’opera di rinnovamento cominciata con il precedente capitolo.
Seguito diretto di quel Wildlands che si fregiò di virare la serie verso gli open world cooperativi, Ghost Recon Breakpoint ne prosegue il suo percorso, perpetrando l’obiettivo di migliorare tutte le incertezze che minarono la precedente iterazione della serie e cercando di abbracciare le esigenze dei diversi tipi di giocatore. Il risultato finale è un titolo che, seppur qualitativamente buono, mostra il fianco a una confusionaria gestione dei suoi numerosi obiettivi, nonché a una serie di incertezze tecniche derivate, probabilmente, da una mancanza di tempo per effettuare le ultime rifiniture prima del suo rilascio sul mercato.
Benvenuti ad Auora
La storia di Ghost Recon Breakpoint si svolge nel 2025, dove la nave da carico USS Seay affonda misteriosamente vicino all’arcipelago di Auroa, sede della Skell Tech. Non riuscendo a stabilire un contatto con l’isola, il vicedirettore della CIA, lancia l’Operazione Greenstone per determinare la natura del blackout nelle comunicazioni e valutare la peculiare situazione. Trentadue Ghost vengono inviati, a bordo di diversi elicotteri, in direzione di Auroa. Avrebbero dovuto infiltrarsi nell’isola per via aerea ma gli elicotteri non atterreranno mai. Colpiti da una forza ignota, precipitano, schiantandosi rovinosamente, pochi istanti dopo essere entrati nello spazio aereo di Auroa. Nomad, il Ghost protagonista della storia che verremo chiamati a creare nelle prime fasi di gioco, rinverrà vicino al luogo dell’incidente, ferito e privo di risorse. Vagando per l’isola, in cerca di potenziali sopravvissuti all’incidente, scoprirà che l’ex Colonello Ghost Cole D. Walker, interpretato magistralmente da John Bernthal, è a capo dei Lupi, una forza armata che detiene il controllo militare dell’isola di Auroa.
Il comparto narrativo di Ghost Recon Breakpoint, pur non spiccando per l’innovazione dei temi trattati, si rivela solido e convincente. Un indubbio passo in avanti rispetto al precedente Wildlands, che mostra il fianco solo per la metodologia con la quale è stato “spalmato” all’interno di un impianto di gioco open-world che ne comporta, quindi, un’inevitabile dilatazione di tutte le sotto-trame che vanno a comporre la storia principale, attraverso il classico utilizzo di collezionabili, NPC, indizi e brevi dialoghi a risposta multipla sparsi per l’intera superficie dell’isola di Auora. Una maggior linearità dell’intera produzione avrebbe sicuramente giovato alla storia, dal forte taglio cinematografico, narrata in Ghost Story Breakpoint che, attraverso questa formula, risulta decisamente meno accattivante, parzialmente incostante e, a tratti, troppo ridondante nelle tematiche che vuole affrontare.
Vita da fantasma
Potremmo dilungarci per interi paragrafi nel vano tentativo di esprimere le sensazioni che il prologo di Ghost Recon Breakpoint riesce a trasmettere al giocatore. Ma sarebbe uno sforzo vano considerando che, una volta entrati nel vivo della nuova produzione di Ubisoft, tutte le atmosfere a metà strada fra il survival game e lo stealth più puro vengono, brutalmente, “gettate alle ortiche” da un impianto di gioco Open World analogo a moltissime altre produzioni del colosso francese. Meccaniche intriganti come: il mimetismo ambientale, le marcature dei nemici, lo studio attento delle aree in cui si trova e il forte focus verso un’intensa attività esplorativa, vengono in un attimo relegate a “mera” opzione di gioco aggiuntiva, atta a soddisfare, solamente, una determinata parte dell’utenza. Ghost Recon Breakpoint, come accennato più volte, basa le sue fondamenta sul classico sistema a mondo aperto costellato di missioni principali e secondarie. Esplorando a piedi, o attraverso i numerosi veicoli, una mappa di dimensioni generose, ci sposteremo attraverso vari punti di interesse che offriranno attività legate alla narrazione principale o, in alternativa, la canonica pletora di personaggi secondari, fazioni, avamposti e via discorrendo, che si prepongono il compito di allungare l’esperienza di gioco attraverso una serie di missini opzionali.
Proprio in merito alla varietà delle missioni offerte da Ghost Recon Breakpoint, incappiamo nel primo dei punti deboli di quest’ultima iterazione della serie. Le varie attività presenti nel titolo sono sicuramente divertenti ma, purtroppo, risultano eccessivamente simili fra loro e ripetitive. Considerando, inoltre, come la progressione del proprio personaggio sia direttamente collegata al rinvenimento di nuovo armamentario, ottenibile a sua volta attraverso il conseguimento delle numerose missioni secondarie, viene da se che ad accusarne il colpo sia l’esperienza finale che, analogamente a molte altre produzioni dello stesso genere, si può riassumere nella classica mappa di dimensioni gargantuesche che, nella sostanza, offre una costante ripetizione delle stesse meccaniche di gioco. A ravvivare un minimo la situazione ci prova il sistema ibrido pensato da Ubisoft per abbracciare le varie tipologie di utenza che, però, pecca proprio nella sua mancanza di una direzione precisa arrivando a rendere poco attraenti alcune meccaniche di gioco decisamente ben congegnate.
Per spiegarvi meglio cosa intendiamo, Ghost Recon Breakpoint utilizza il classico sistema di livelli di difficolta dove la sfida offerta viene incrementata artificialmente attraverso l’aumento della resistenza avversaria e l’incremento del danno subito. Ne consegue, quindi, che per venire a capo di un avamposto nemico alle difficoltà più elevate, al giocatore venga richiesto di utilizzare in maniera intelligente le varie abilità sbloccate durante la progressione, unite alle meccaniche stealth di cui il gioco si fregia, per poter evitare di incappare costantemente in un game over. Seppur sulla carta tutto sembri funzionare al meglio, una scarsa intelligenza artificiale avversaria, unita a un sistema di progressione loot based, vengono a rendere tali sforzi poco interessanti per lo scopo ultimo proposto dal gioco, relegando i livelli di difficoltà maggiori a semplici divertissement dedicati a chi favorisce sfide più complesse. Questo importante elemento non si rivelerebbe nemmeno un problema se non fosse che al livello di difficoltà predefinito gli avversari conservino le stesse limitazioni analizzate poc’anzi, abbassando il livello di sfida drasticamente, rendendo pressoché inutili lo studio di tattiche specifiche e confinando la totalità dell’azione di gioco a un semplice shooter in terza persona, dove la sola inferiorità numerica potrebbe rivelarsi una reale minaccia per il giocatore.
Perseguendo l’obiettivo di offrire diversi stili di gioco, Ghost Recon Breakpoint offre inoltre un modello esplorativo simile a quello realizzato per il precedente Assassin’s Creed Odyssey. Permettendo al giocatore di girovagare per l’arcipelago di Auora in maniera “guidata” (mantenendo visibile la posizione di tutti gli obiettivi, missioni e avamposti sulla mappa di gioco) o in modalità “esplorazione” (eliminando ogni indicatore atto a favorire la progressione di gioco e lasciando il giocatore a dover trovare le ubicazioni degli obiettivi attraverso gli indizi che reperirà all’interno del mondo di gioco). Una modalità interessante e che, come già analizzato per altri elementi del titolo, si sarebbe potuta dimostrare come uno dei punti di maggior spessore dell’intera produzione se fosse stata sviluppata in maniera maggiormente interconnessa ad alcune meccaniche di gioco. rimane comunque una valida opzione che permette di aggiungere quel minimo di varietà alla ridondanza delle atttività offerte da Ghost Recon Breakpoint.
Andando ad analizzare, infine, l’isola di Auroa, l’arcipelago si mostra decisamente ampio, esplorabile in ogni angolo e ricco di paesaggi suggestivi e di biomi differenti. Ognuna delle numerose zone che andrete a esplorare sarà caratterizzata dai classici punti di interesse che andranno a definire le varie attività, oltre che ai classici punti di viaggio rapido, qui rinominati bivacchi, in cui potrete migliorare alcune caratteristiche del protagonista, creare armi e potenziamenti e riposarvi per far scorrere il tempo più rapidamente potendo, di conseguenza, decidere di affrontare determinate attività in specifici orari del giorno o della notte. In definitiva l’isola di Auroa si presenta come uno degli elementi più convincenti di Ghost Recon Breakpoint, sia grazie alla splendida realizzazione tecnica, che nella varietà di ambientazioni proposte.
L'allenamento prima di tutto
Entrando nel merito della progressione del vostro personaggio all’interno di Ghost Recon Breakpoint, Ubisoft ha pensato di suddividere l’evoluzione di Nomad attraverso due sezioni ben definite. Completando le missioni presenti nella campagna, o partecipando alle Ghost War contro altri giocatori, guadagnerete punti esperienza che potrete spendere per sviluppare un albero delle abilità atto a definire la specializzazione del vostro personaggio. Ognuna delle quattro classi disponibili risulta ben caratterizzata e permette di sbloccare abilità appartenenti anche a specializzazioni differenti, per poter modellare il vosrto Ghost nella maniera più consona al vostro stile di gioco. Vien da se che questo sistema di evoluzione del personaggio vada a ricoprire un ruolo fondamentale nel momento in cui deciderete di giocare assieme ad altri giocatori, in cooperativa o in una delle modalità competitive presenti nel titolo, per poter formare squadre di Ghost eterogenei e in grado di ricoprire ruoli specifici durante le attività che andrete ad affrontare.
Per l’incremento del livello del vostro personaggio, invece, Ghost Recon Breakpoint utilizza un sistema analogo a produzioni quali Borderlands, Destiny e, ovviamente, The Division, legando l’aumento di potenza di Nomad al livello dell’armamentario che andrete a ottenere durante le vostre missioni. Più raro sarà l’equipaggiamento che rinverrete in missione, o compiendo determinati obiettivi, maggiore sarà la potenza del vostro personaggio permettendovi di andare a esplorare aree di livello più alto o affrontare missioni di difficoltà maggiore. Il problema è che, questo sistema di “Gear Score”, appare solamente abbozzato non mostrando un reale incremento dell’efficacia delle armi correlato all’aumento di livello delle armi. Si può notare una significativa differenza bisognerà attendere di ottenere dell’equipaggiamento specifico, di gamma molto alta, che permetterà di incrementare effettivamente le specifiche offensive del nostro agente. Come già detto in precedenza, comprendiamo la volontà di non sbilanciare l’esperienza di gioco con armamenti di potenza elevata ottenibili casualmente ma non comprendiamo il perché non si sia scelto di implementare il “Gear Score” semplicemente al termine dell’avventura principale, in vista delle attività endgame cooperative. Questo sistema di progressione ibrida, con elementi Loot Based, per quanto siano ovvi i motivi per il quale è stato implementato, ci ha trasmesso emozioni abbastanza tiepide. In più di un occasione ci è sembrato di giocare a una variante meno stratificata di The Division, rispetto a un titolo maggiormente tattico e ragionato come ci si aspetterebbe da un Ghost Recon ma è chiara, oramai, la direzione che Ubisoft vuole perpetrare per questo storico brand. Bisognerà solo vedere, in futuro, se questa scommessa si rivelerà vincente.
Chi non esplora in compagnia…
Questo importante cambio di direzione per il brand, perpetrato in Ghost Recon Breakpoint, lo si può sperimentare maggiormente all’interno della modalità cooperativa proposta dal titolo. Rimossa completamente qualsiasi possibilità di fruire del gioco senza essere connessi a internet, obbligando il giocatore a essere costantemente connesso ai server di gioco, Breakpoint permette, fin dalle primissime fasi dell’avventura, di reclutare altri quattro agenti per comporre una squadra con la quale affrontare l’intera avventura o, semplicemente, esplorare l’isola alla ricerca di loot. L’esperienza, soprattutto se vissuta con quattro amici, si rivela essere solida, divertente e aperta a stili di gioco diametralmente opposti, spaziando da tattiche di squadra avanzate, sfruttando le varie classi disponibili per i Ghost, fino ad arrivare alle caotiche esperienze per le quali Wildlands divenne celebre, lanciandosi, con veicoli di qualsiasi forma e colore, dentro agli avamposti avversari ignorando ogni legge di gravità e fisica.
In cooperativa, l’esperienza offerta da Ghost Recon Breakpoint, riesce a offrire indubbiamente il lato migliore della produzione di Ubisoft, anche se allo stato attuale ci si ritrova obbligati a sottostare a una quantità di bug e glitch che affliggono non poco la qualità del gioco e che andremo ad analizzare successivamente. Rimane indubbio, però, che la mancanza di una direzione maggiormente coraggiosa renda il comparto multiplayer, seppur divertente, eccessivamente fracassone e parecchio distante dai canoni che la serie dettò in passato. A confermare ulteriormente la forte volontà di rivoluzionare le fondamenta del brand troviamo una roadmap contenutistica di attività cooperative che, oltre a rappresentare potenzialmente un endgame solido e corposo per i prossimi due anni di supporto del titolo, evidenziano la volontà di avvicinare Ghost Recon al filone MMO con Raid in uscita a cadenza regolare e una suddivisione stagionale a definire ila cadenza di rilascio dei contenuti futuri.
La guerra dei Ghost
Il comparto PVP di Ghost Recon Breakpoint è affidato alle Ghost War, un insieme di modalità 4 contro 4 basate sull’eliminazione degli avversari e la conquista di obbiettivi specifici. Accessibili in qualsiasi momento dalla schermata di selezione delle missioni, le Ghost War si mostrano, analogamente a quanto analizzato con la campagna, un unione di elementi già visti in altre produzioni di Ubisoft. Al lancio sono disponili due modalità di gioco: Eliminazione e Sabotaggio che, seppur concettualmente differenti, sono accomunate da differenti elementi.
L’obbiettivo di Eliminazione, come intuibile dal nome stesso, risiede nell’eliminazione della squadra avversaria durante dei match svolti su mappe di ampia grandezza composte da piccoli agglomerati urbani e sezioni ricolme di natura incontaminata. Per ovviare all’ampiezza del campo di battaglia, che può generare lunghi tempi morti nei quali i giocatori si appostano in attesa del passaggio di un nemico, al centro della mappa viene situato un sistema di monitoraggio che, una volta azionato da un membro della squadra, marcherà la posizione di tutti i giocatori avversari per un breve periodo di tempo. Alla stessa maniera, e analogamente alla formula resa celebre dai Battle Royale, l’area di gioco si restringerà con il passare del tempo, riducendo le distanze fra i vari partecipanti e mantenendo un ritmo maggiormente dinamico durante le partite.
Sabotaggio, invece, baserà le sue partite sul piazzamento, e conseguente disinnesco, di ordigni esplosivi in alcuni punti della mappa. Assegnando il ruolo di attaccanti, o difensori, a round alterni alle due squadre partecipanti, i giocatori sono chiamati a studiare tattiche per avvicinarsi all’obbiettivo per piazzare la bomba e difendere la zona fino al momento della detonazione, o a difendere l’area per evitare che gli avversari portino a termine l’obbiettivo. Analogamente a quanto visto con Eliminazione, l’area di gioco tenderà a restringersi dopo un dato periodo di tempo, in maniera tale da ritmare l’azione di gioco, così come l’eliminazione di una delle due squadre decreterà il termine del match.
Pur ponendo obiettivi diversi, però, le due modalità competitive di Ghost Recon Breakpoint tendono a proporre lo stesso stile di gioco, specialmente se si decide di affrontarle in solitaria. Un “time to kill” molto breve, un sistema di coperture analogo a quello della campagna e mappe decisamente grandi fanno vertere le partite di entrambe le modalità su una corsa all’accentramento con conseguente “deathmatch a squadre”, rischiando di ignorare completamente tutta la stratificazione offerta dal sistema di classi e di abilità del titolo. Ghost Recon Breakpoint, difatti, mantiene all’interno delle modalità PVP le abilità che avrete conseguito durante la modalità storia, deprecando quelle troppo sbilanciate e permettendo ai giocatori di creare squadre con classi diverse per andare a ricoprire ruoli specifici.
Vien da se che, in queste condizioni specifiche, il comparto PVP di Ghost Recon Breakpoint offre il meglio di se garantendo match dall’elevato contenuto tattico e basate sullo studio dell’ambiente, sulla creazione di tattiche di squadra e sulla necessità di ricoprire ruoli specifici. Siamo ben lontani dalla frenesia di produzioni quali Call of Duty ma, se giocato nella giusta maniera, Ghost Recon Breakpoint riporta alla mente una versione edulcorata di Rainbow Six Siege. Questo importante elemento, unito a un matchmaking “skill based” e alla totale assenza di vantaggi di livello, rende il comparto PVP di Ghost Recon Breakpoint ben bilanciato e aperto a tutte le tipologie di giocatori. Indubbiamente una selezione maggiore di modalità, differenziandole meglio per andare a coprire i diversi stili di gioco, avrebbe giovato al comparto competitivo del titolo ma, prendendo nota della forte volontà di Ubisoft di rendere Breakpoint un titolo “in costante crescita”, possiamo indubbiamente sostenere che, pur con un giudizio tiepido in merito ai contenuti, le basi per sviluppare un ottimo comparto PVP sono tutte presenti all’appello.
Il lato tecnico di Ghost Recon Breakpoint
Come affermato più volte nel corso di questa analisi, Ghost recon Breakpoint non pecca solo di una latente mancanza di coraggio nella proposta offerta ma, soprattuto, è afflitto da una moltitudine di problemi tecnici al limite dell’inaccettabile per una produzione di questa portata. Giocato in solitaria il titolo accusa, solamente, di qualche glitch grafico di lieve entità, una scattosità della telecamera evidente all’interno delle zone più affollate o nei contesti in cui l’angolo di visula e si porta in posizione obliqua e un input lag piuttosto marcato che si fa notare, maggiormente, nelle zone social presenti nell’isola di Auora. In cooperativa, invece, la situazione degenera totalmente attraverso una compilation di bug che annullano fonti sonore, mostrano la squadra seduta all’esterno del veicolo con il quale ci si sta spostando, fanno sparire le armi dalle mani degli agenti e rendono meno accurato il riconoscimento automatico dei ripari presenti nelle aree di gioco. Una situazione al limite del tollerabile per la quale la stessa Ubisoft ha già previsto una patch correttiva in uscita nei prossimi giorni.
In ambito puramente grafico, invece, Ghost Recon Breakpoint si è mostrato ben confezionato con un frame rate ancorato a 30 fps senza vacillamenti di sorta e una risoluzione dinamica che, su PlayStation 4 PRO, riesce a offrire i tanto blasonati 4K con una costanza davvero notevole. Il doppiaggio italiano si attesta su un livello di recitazione più che accettabile anche se non riesce a restituire sempre la giusta enfasi emozionale nelle parti più drammatiche, o tese, della narrazione. La qualità delle cutscene, infine, è davvero eccellente. Al netto di qualche animazione lievemente meno naturale, i modelli poligonali risultano dettagliati, credibili e convincenti, generando in più di un’occasione una latente sensazione di inconsistenza grafica fra i filmati e le fasi giocate. Ben realizzata anche l’interfaccia di gioco, completamente personalizzabile nelle opzioni che si vorranno visualizzare a schermo, o rimovibile in caso si ricercasse una maggiore immersione nell’esperienza di gioco.
Una nota stonata, invece, risiede nei menù di gioco. Lenti, macchinosi ed eccessivamente stratificati. Muoversi fra le varie sezioni dedicate all’equipaggiamento, alla mappa o al registro delle missioni risulta sempre lento, scomodo nei controlli ed eccessivamente stratificato, andando ad appesantire, inutilmente, le costanti visite al nostro inventario atte a scegliere l’equipaggiamento più idoneo alla missione che andremo ad affrontare. La possibilità di scegliere fra due modalità grafiche, infine, non ci ha mostrato alcun tipo di vantaggio realmente sensibile nel passaggio fra “Prestazioni” (incentrata sulla valorizzazione delle performance a discapito dell’aspetto grafico) o “Grafica” (pensata per enfatizzare il comparto tecnico sacrificando, lievemente, la stabilità generale del titolo), presentandoci poche e risibili variazioni che poco andranno a impattare sull’esperienza finale.
Voto Recensione di Ghost Recon Breakpoint - PS4
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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- Narrazione ben scritta e in grado di intrattenere.
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- Comparto multiplayer divertente in compagnia di amici.
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- Gameplay stratificato, variegato e pieno di spunti interessanti.
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- Indubbiamente ricco di contenuti.
Contro
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- Eccessiva ripetitività delle meccaniche di gioco.
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- Privo di una direzione precisa.
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- Ricolmo di bug e glitch anche piuttosto problematici.
Commento
Mancanza di coraggio. Questa semplice affermazione basterebbe, da sola, a riassumerne tutti i difetti di Ghost Recon Breakpoint. L’ultima produzione di Ubisoft, difatti, mette in mostra una serie di idee davvero interessanti che vanno, però, a scontrarsi con una struttura di gioco troppo conservativa, poco innovativa e atta a cambiare drasticamente le dinamiche di gioco che resero celebre questo storico brand. Non siamo assolutamente di fronte a un brutto gioco, quanto più a una produzione ancora in cerca di una sua direzione ben specifica e che, nel tentativo di trovarla, prova ad abbracciare parzialmente numerosi stili di gioco diversi per non scontentare nessuno. La volontà di far migrare la serie nel teritorio degli sparatutto cooperativi online è evidente, la roadmap contenutistica sembra solida ma allo stato attuale Ghost Recon Breakpoint risulta un mix poco coraggioso di generi differenti, afflitto da numerosi problemi tecnici e che necessita di un supporto post lancio che ne faccia brillare, degnamente, gli aspetti più interessanti del gameplay.