Gears Tactics | Recensione: apoteosi tattica
Splash Damage e The Coalition hanno estratto dalla loro incredibile fucina creativa uno strategico a turni coi fiocchi: Gears Tactics!
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a cura di Giacomo Todeschini
Editor
Non è certo la prima volta che Microsoft si getta in qualche particolare opera di diversificazione, proponendo una delle proprie saghe più famose sotto una nuova veste. Come dimenticare infatti ad esempio i due Halo Wars, più che discreti strategici in tempo reale usciti oramai diversi anni fa, o i vari sparatutto isometrici della medesima saga. Questa volta il celebre colosso americano ha però deciso di puntare su un altro cavallo di razza, cercando di riproporre con Gears Tactics l’essenza della celeberrima saga nata dalla mente di Cliff Bleszinski e passata poi nelle sapienti mani di The Coalition in uno strategico a turni. Un’idea che, sebbene si distacchi drasticamente dal genere di appartenenza di Gears of War, ben si amalgama alla concezione alla base delle avventure di Marcus Fenix e compagni, essendo la serie stessa basata fin dal principio sulla cooperazione e sul gioco di squadra.
Un approccio al genere, quello di Microsoft, che non poteva assolutamente passare in sordina, considerando soprattutto le grandi potenzialità economiche e non solo del celebre publisher. Tra meccaniche dirompenti, una nuova e temibile nemesi da affrontare e l'irresistibile fascino della serie Gears Tactics sembra quindi avere tutte le carte in regola per imporsi come un titolo validissimo, in grado di non sfigurare dinnanzi alla folta concorrenza. Viste le grandi premesse di questo spin-off e la popolarità della saga, non potevamo quindi assolutamente esimerci anche noi dal volerne sapere di più e, grazie al supporto di Microsoft che ci ha fornito in anteprima una copia del titolo, abbiamo potuto mettere anzitempo le mani sull’opera, immergendoci così in quello che è uno dei titoli più attesi di questa primavera.
Gears Tactics: un'esperienza cinematografica
La prima cosa da comprendere quando si parla di Gears Tactics è che, nonostante le inevitabili e doverese comparative con i vari XCOM, quello di Splash Damage e The Coalition è un prodotto profondamente diverso, con un’anima decisamente più improntata all’aspetto narrativo rispetto che a quello gestionale. In questo spin-off la celebre componente organizzativa e manageriale della saga di Firaxis Games è infatti praticamente assente e lascia invece spazio a quella che è una trama più serrata e preponderante, con tanto di cut-scenes e orpelli narrativi di corredo. Caratteristiche che negli XCOM sono decisamente meno rilevanti e che qua ottengono invece un ruolo di primo piano, trascinando con sé anche gli altri aspetti del titolo.
La trama di Gears Tactics ruota intorno alla figura di Gabe Diaz, il padre della Kate che abbiamo imparato a conoscere e amare negli ultimi due capitoli della saga, e alla sua missione volta all'eliminazione di Ukkon, una locusta particolarmente scaltra e pericolosa, nonché la mente dietro alcune delle più iconiche amenità della serie come i Brumak e i Corpser. Una nemesi notevole, dotata di diversi assi nella manica, e in grado di rappresentare una più che discreta spina nel fianco dei nostri eroi. La caccia alla locusta si andrà a dipanare in tutte le venti ore circa di gioco necessarie per portare a termine la campagna principale e, sebbene soffra di un inizio decisamente lento, la trama riesce nel lungo a emergere e a intrattenere grazie a un discretamente riuscito alone di mistero. Certo, non stiamo parlando di qualcosa di eccessivamente articolato o profondo e siamo lungi dal raggiungere i picchi degli episodi della saga principale ma, per quanto riguarda il genere, Gears Tactics rappresenta sicuramente un deciso miglioramento, grazie anche ad un taglio più cinematografico e ad una notevole cura per i dettagli.
Personalizzazione al potere
Il fatto che il titolo di Splash Damage e The Coalition abbia fatto a meno dell’impianto gestionale non sta però a significare un impoverimento delle meccaniche di gioco e, anzi, Gears Tactics riesce decisamente a sorprendere su diversi piani, vantando anche una profondità assolutamente inattesa e quanto mai gradita per un’opera comunque destinata ad un pubblico più mainstream degli altri esponenti del genere. Per quanto riguarda il lato GDR, infatti, sono state fatte veramente le cose in grande e per l’occasione sono stati imbastiti degli skill tree assolutamente notevoli ed in grado di iniettare nell’opera una più che notevole vena di personalizzazione. Ognuna delle cinque differenti classi presenti nel titolo, di cui parleremo più approfonditamente a breve, dispone infatti di un proprio albero di abilità che potremo liberamente esplorare attraverso l’utilizzo dei classici skill point, ottenuti per il raggiungimento di un nuovo livello da parte di un’unità. Una meccanica sicuramente già vista in numerosi e differenti titoli, ma che in Gears Tactics è ancor più degna di nota grazie soprattutto alla profondità e alla ricchezza di tali skill tree. Un vasto e variopinto ventaglio di scelte che ci permetterà di comporre un complesso mosaico e di creare una lunga serie di build in grado di adattarsi alle più diverse situazioni.
A concorrere a tutto ciò è inoltre un ricco sistema di personalizzazione delle varie armi: in Gears Tactics, infatti, ogni singola bocca da fuoco potrà essere composta a proprio piacimento attraverso l’assemblaggio di 4 differenti componenti: cassa, caricatore, puntatore e canna. Ognuna di queste parti può essere ottenuta o attraverso il completamente delle varie missioni o raccogliendo delle casse disperse nelle varie mappe di gioco. Tali componenti non solo daranno un boost alle prestazioni dell’arma in questione, ma potranno anche conferire al loro utilizzatore diverse skill e potenzialità di vario tipo. Considerando poi come anche i vari pezzi d’armatura - ossia elmetto, parte superiore e inferiore - possano fare lo stesso, è lampante come in Gears Tactics sia possibile comporre una lunghissima serie di build, in grado di riuscire a soddisfare anche il più esigente stratega. Nessuna paura di sbagliare inoltre: il titolo ci fornirà occasionalmente nel corso dell’avventura diversi gettoni in grado di resettare l’intero albero delle abilità di un personaggio, permettendoci così di cimentarci nuovamente nella creazione del soldato perfetto.
La grande possibilità di personalizzazione di Gears Tactics non si esaurisce però all'elaborazione della più efficiente macchina da guerra possibile; Splash Damage ha infatti ben pensato di regalarci un vasto editor per quanto riguarda i personaggi. Se gli eroi, come ad esempio Gabe Diaz, potranno essere customizzati solamente per quanto riguarda colori e motivi dell’equipaggiamento, le semplici reclute saranno invece profondamente personalizzabili, grazie a nuovi oggetti che si sbloccano nel corso dell’avventura. Sia che vogliate gettarvi all’inseguimento di Ukkon in sfarzose e policrome armature o che preferiate un look decisamente sobrio, nessuna paura: anche in questo caso Gears Tactics saprà soddisfare ogni vostra esigenza.
Una commistione memorabile
L’anima più dirompente e ammaliante di Gears Tactics, con tutto il rispetto delle comunque riuscite meccaniche GDR di cui sopra, viene però alla luce quando si scende sul campo di battaglia. Splash Damage e The Coalition hanno infatti compiuto un vero e proprio miracolo, amalgamando insieme i capisaldi e gli stilemi del genere con le principali caratteristiche della saga, andando così a creare una formula di gioco esplosiva, accattivante e dannatamente assuefacente. Gears Tactics riesce infatti a innovare pesantemente delle meccaniche del genere che parevano impresse sulla roccia, migliorandole sotto diversi punti di vista ed introducendo anche alcune trovate che, ne siamo sicuri, diventeranno senza troppi problemi uno standard de facto degli strategici a turni. La prima novità che balza all’occhio è la scomparsa della griglia per gli spostamenti, con i vari combattenti che possono ora spostarsi con molta più libertà sul campo di battaglia, aprendo così la strada a un numero ancor maggiore di opzioni strategiche. Certo, non c’è ovviamente la libertà di altre esperienze in tempo reale, ma si tratta pur sempre di un miglioramento deciso e notevole, in grado di dare ampio respiro a diverse situazioni.
Per rendere più veloce e aggressivo il ritmo di gioco, Splash Damage ha inoltre aumentato il numero di azioni disponibili a turno in Gears Tactics a tre, ossia una in più delle classiche due dateci dal genere. Per quanto all’apparenza tutto ciò possa sembrare non così rilevante, alla prova dei fatti il turno aggiuntivo si rivelerà invece un vero e proprio toccasana, in grado di permetterci sia di tenere a bada le agguerrite e numerose orde di locuste che, al contempo, di imbarcarci anche in manovre tattiche particolarmente articolate. In Gears Tactics è inoltre possibile impostare a proprio piacimento il classico cono di vedetta, o di guardia che dir si voglia, con una maggiore area coperta che corrisponderà, ovviamente, ad un malus alla mira.
Assolutamente notevole è poi il modo in cui sono stati innestati all’interno di Gears Tactics tutti quei marchi di fabbrica che hanno reso celebre la saga, vedi ad esempio le sanguinose esecuzioni con il lancer, senza farle sembrare dei corpi estranei e, anzi, riuscendo a farle risultare delle parti integranti ed importanti dell’intera impalcatura di gioco. Eseguire un’esecuzione su un nemico a terra, infatti, non solo ci permetterà di assistere ad una cruenta ma irresistibile cut-scenes, ma ci permetterà anche di far guadagnare un punto azione a tutti gli altri nostri personaggi. Come non citare, infine, il colpo disattivante della snub, ossia una abilità che ci tornerà utile più di una volta nel corso dell’intera avventura: grazie ad esso, infatti, sarà possibile rompere la vedetta di un nemico, permettendoci così di aggirarlo e di portare a compimento qualche letale tattica con un secondo personaggio. Ah, non preoccupatevi: ci sono anche le celeberrime buche di emersione, qui ancor più rognose del solito.
Fulgidi eroi e semplici reclute
In Gears Tactics avremo a disposizione sia una manciata di eroi che un lungo elenco di soldati, con quest’ultimi che differiscono dai primi sia per la precedentemente citata maggior possibilità di personalizzazione che, soprattutto, per la possibilità di esser fatti perire sul campo di battaglia. Lo strategico a turni di Splash Damage adotta infatti una filosofia a metà tra i canoni del genere e quella esplorata recentemente da XCOM Chimera Squad, ossia più incentrata sulla figura del singolo personaggio. Nuovi cadetti saranno resi disponibili di tanto in tanto nel corso della campagna e potranno essere reclutati nella nostra compagnia soltanto per alcuni giorni: passato tale lasso di tempo i potenziali alleati lasceranno infatti il menù di reclutamento e non potranno più essere aggiunti alle nostre fila. Ovviamente non sarà neanche possibile assumere indiscriminatamente qualsiasi soldato e sarà quindi necessario ponderare con cura le nostre scelte, in modo tale da non ricoprire i posti disponibili nella nostra schiera con troppi doppioni o personaggi inutili. Il connubio tra eroi e “semplici” soldati riesce a reggere più che discretamente grazie soprattutto ad una meccanica che ci precluderà in diverse missioni l’utilizzo di determinati personaggi, un escamotage giustificato dalla narrativa e che ci obbligherà quindi ad esplorare più strade, impedendoci così di limitarci alla medesima squadra dall’inizio alla fine del gioco.
In Gears Tactics sono presenti 5 differenti classi: supporto, avanguardia, scout, cecchino e, infine, mitragliere. Supporto, di cui fa parte anche Gabe Diaz, è una classe incentrata soprattutto sulla cura e sull'utilizzo dei lancer. I membri dell’avanguardia dispongono di un lancer retro e di tutta una serie di tecniche e abilità incentrate sull’offensiva e su un comportamento aggressivo. Gli scout, dotati del possente gnasher, prediligono invece un approccio più a corto raggio, mentre i cecchini si focalizzano particolarmente sui danni critici, rivelandosi dei veri e propri mietitori in grado di cambiare le sorti delle battaglie in diverse occasioni. I mitraglieri dispongono infine di un mulcher e sono in grado di tenere sotto scacco intere divisioni nemiche con la loro arma, assestandosi come lo strumento perfetto per mantenere sotto controllo particolari settori e passaggi. A rendere il tutto più interessante sono inoltre i profondi skill tree e le modifiche all’equipaggiamento e alle armi di cui vi abbiamo già parlato, che ci permettono di sviluppare i nostri personaggi in numerose e differenti build in grado di ricoprire ancor più differenti ruoli nella lussuosa scacchiera di Gears Tactics.
L’avvicendarsi dei vari personaggi è incentivato, oltre che dalle esigenze narrative del titolo, anche da una struttura di gioco che si suddivide in due fasi distinte: missioni principali e secondarie. Tra una quest narrativa e l’altra, infatti, Gears Tactics ci metterà di fronte a una serie di missioni secondarie, dalla quale potremo completarne solo una piccola parte. Il che, oltre a darci la possibilità di recuperare qualche equipaggiamento particolarmente potente e raro, ci obbliga a fare un saggio uso delle nostre risorse umane, in quanto le truppe usate in una missione secondaria non potranno essere usata in una seconda quest nella medesima tranche. Un sistema semplice ma efficace, che ci consente di sperimentare e addentrarci nei meandri dei vari personaggi e che impedisce a Gears Tactics di cadere nella stagnazione data dal riutilizzo sistematico della medesima squadra.
Campi di battaglia
A meritare un paragrafo dedicato sono poi le varie mappe di Gears Tactics, che si contraddistinguono per una grande cura per i dettagli e per delle dimensioni spesso e volentieri generose. A spiccare all’occhio del giocatore è il grande ventaglio delle opzioni tattiche, con gli ambienti di gioco del titolo che si sviluppano in tutte le direzioni, rivelandosi il panorama perfetto per qualsivoglia guerriglia. Purtroppo, a lungo andare le varie location cominciano a somigliarsi un po’ tutte e, sebbene mantengano comunque l’incredibile potenziale strategico, capiterà diverse volte di riconoscere il medesimo pattern ripetuto più e più volte, come ad esempio un piccolo soppalco presente sempre alla destra di un ponte. Un piccolo ma evidente neo, che si farà sempre più rilevante nel corso del tempo.
La ripetitività non piaga le missioni, fortunatamente, nonostante capiti più di una volta di dover eseguire i medesimi compiti. Splash Damage e The Coalition hanno infatti escogitato per l’occasione un discreto numero di attività e, tra liberare prigionieri dalle camere di tortura, recuperare equipaggiamento e fuggire da un bombardamento di Nemacyst, il ritmo di gioco non perde mai il suo piglio vincente, riuscendo a rimanere fresco e avvincente anche dopo diverse decine di ore di gioco. Alla fine della campagna principale, infatti, sarà possibile proseguire l’avventura con tutta una serie di missioni aggiuntive, che permettono di continuare ad aumentare di livello e fronteggiare le armate delle locuste. Come non citare infine gli scontri coi boss, ossia una delle più grandi novità portate da Gears Tactics al genere degli strategici a turni. Sono solo tre, ma tutti ben fatti ed in grado di rappresentare una più che discreta sfida al giocatore, che sarà costretto a tenere sotto controllo un gran numero di variabili in dure e logoranti battaglie contro i peggiori abomini partoriti dalla mente di Ukkon. Certo, sotto questo aspetto si può ancora migliorare e certe transizioni di queste battaglie potevano essere gestite decisamente meglio, ma era veramente difficile sperare di più da tale meccanica.
Kalòs kai agathòs
Il maggior divario tra Gears Tactics ed i grandi esponenti del genere è ovviamente riscontrabile nel comparto tecnico, che nel titolo di Splash Damage e The Coalition raggiunge livelli fin ad ora mai lambiti. Gears Tactics non solo presenta infatti delle cutscenes ben curate, per quanto non paragonabili a quelle del quinto capitolo, e dei modelli dei personaggi di prim’ordine, ma anche una grandissima cura per gli altri aspetti del titolo. Le mappe di gioco traboccano infatti di dettagli, con tanto di oggetti che reagiranno attivamente al nostro passaggio e drappi che si muovono sinuosi dai vari edifici.
Ottimi, infine, anche i vari smembramenti, con i nostri colpi che faranno letteralmente a pezzi le odiate locuste, sebbene non sempre il colpo ricevuto sia riscontrabile nell’effettiva ferita riportata. Unica pecca, per quanto decisamente evidente, è data da alcune animazioni di morte delle locuste, con i soldati avversari che si cimenteranno talvolta in qualche strano tuffo olimpico quando colpiti a morte. Si tratta però veramente dell’unica debolezza di un titolo che, per quanto riguarda l’aspetto tecnico, riesce a soddisfare anche il palato più fine, grazie anche ad un elevato numero di opzioni per la personalizzazione su PC.
Voto Recensione di Gears Tactics
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
-
Dannatamente innovativo
-
Un piacevolissimo excursus
-
Gameplay profondo
-
Elevata personalizzazione
Contro
-
Nessuna parte gestionale
-
Trama inizialmente lenta
-
Alla lunga le mappe cominciano ad assomigliarsi un po' troppo