GameStop, venduti NFT di giochi indie senza permesso

Non si placano le polemiche sul marketplace dei token non fungibili di GameStop: ecco cosa è avvenuto nelle ultime settimane.

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a cura di Alessandro Adinolfi

Il marketplace dedicato agli NFT di GameStop non sta andando per il verso giusto. Subito dopo le polemiche relative alla foto dell'11 settembre, dalle pagine di PC Gamer è emerso un altro aspetto inquietante, che vede una grave violazione di copyright. Nel marketplace dell'azienda è infatti comparso un token non fungibile di diversi giochi indipendenti, ovviamente senza autorizzazione.

L'autore che ha caricato il token non fungibile si chiama Nathan Ello e ha pubblicato la collection NifTy Arcade sul marketplace di GameStop, guadagnano ben 14.000 Dollari in pochi giorni. Ello non aveva però nessun tipo di permesso di utilizzare almeno due dei giochi inclusi nella collezione. In aggiunta, non aveva nessun diritto di utilizzo sul PICO-9 engine, il motore utilizzato in tutti i giochi venduti senza nessun permesso.

Chiaramente la notizia è circolata rapidamente, tanto che GameStop ha rimosso la collezione di giochi dal suo marketplace. C'è però un problema: vista la natura degli NFT, tutti gli utenti che hanno acquistato la collection ne hanno ancora accesso. Ello si è deciso a rimborsare tutti gli sviluppatori colpiti da questa truffa, promettendo che la prossima volta tutte le sue collezioni rispetteranno i termini di utilizzo e le condizioni dei vari marketplace. Una magra consolazione: nessun rimborso sarà mai tracciabile e non c'è nessuna garanzia che Ello manterrà la sua promessa.

Tra i tanti problemi e le critiche che i token non fungibili stanno attirando su di loro, appare chiaro che c'è ancora un enorme lavoro da fare prima che questa tecnologia possa diventare uno standard. I problemi di copyright, così come le truffe, sono oramai all'ordine del giorno in alcuni marketplace, tra cui appunto quello di GameStop. Come ogni innovazione, c'è bisogno di tempo prima di poter adottare gli NFT come veri e propri standard per tante industrie diverse, tra cui quella dei videogiochi.

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