La LudoNarracon, come ho avuto modo di raccontare ai microfoni di PoDvision insieme ad Alessandro Palladino, è un evento da tenere sempre sott’occhio, grazie ad una densità di contenuti particolarmente concentrata, tra giochi, presentazioni, demo e interviste con gli sviluppatori. Forgotten Fields fa parte della pletora di titoli protagonisti della LudoNarracon di quest’anno. Si tratta di un titolo pienamente in tema con il focus narrativo dell’evento, dedicato appunto alla promozione ed allo studio dei videogiochi che più si dedicano al racconto.
Il racconto, come ovvio, non si esprime in maniera esclusiva con le parole, anzi trova la sua espressione in una serie di mezzi dei più eterogenei. Il videogame, grazie alla sua sensazionale capacità di sintetizzare gran parte dei medium artistici dell’Uomo, risulta essere molto avvantaggiato nella capacità di narrare. Forgotten Fields, nato dallo sforzo di Frostwood Interactive, si sofferma in maniera ancora più particolare sul tema in questione, scegliendo come protagonista virtuale proprio uno scrittore.
Il blocco dello scrittore
Nei panni di Sid, autore di libri fantasy di successo ma frustrato da un improvviso blocco creativo, il giocatore sarà chiamato a ripercorrere i luoghi dell’infanzia del protagonista. A causa della decisione dell’anziana madre di vendere la casa familiare, Sid è costretto ad un viaggio nel passato, propedeutico alla riflessione circa le proprie scelte e le conseguenze delle stesse. Il videogame si snoda attraverso l’approccio classico del punta e clicca, suddividendo le linee narrative in due distinte fasi: quella della realtà di Sid e quella fantastica del nuovo romanzo in formazione, finalmente sbloccato dalla rievocazione del passato dello scrittore.
Particolarmente interessanti risultano essere le dinamiche di dialogo con i diversi personaggi non giocanti, amici e conoscenti del romanziere, che affrontano questioni e tematiche di grande impatto in maniera però naturale e plausibile. Come spesso succede nella vita di ognuno di noi, capita di ritrovarsi in un periodo particolarmente riflessivo, se non addirittura filosofeggiante. E capita con analoga frequenza di condividere queste elucubrazioni con persone a noi care, magari partendo da pretesti inizialmente banali e scontati. In tal senso Forgotten Fields dipinge un quadro realistico e preciso, capace di far immedesimare chiunque, con una leggera proiezione di intenti e situazioni, nei panni di Sid. I dialoghi sono il punto focale dell’intera opera, curati in maniera certosina e protesi verso il fine ultimo di farci riflettere e di far pensare a quanto la vita, nel suo insieme di piccolezze, riverberi con il tempo in onde concentriche sempre più grandi. Descrivere l’arco narrativo del titolo è quasi inutile in questa sede, d’altronde il compito di giochi come questo è proprio quello di spingere al pensiero, un pensiero che non riuscirei a sintetizzare come merita.
Un gameplay che non regge il racconto
Purtroppo il titolo non rimane esente da critiche, soprattutto considerato che il videogioco, quale medium, continua ad avere a mio sommesso avviso delle “regole” di fruizione abbastanza precise. Chiaramente non ogni titolo deve per forza rispettare o presentare caratteristiche affini al mainstream, anzi molti videogames puntano ad un approccio meno ludico in senso stretto. Rimane però fondamentale saper sfruttare ciò che più di tutto distingue questo strumento dal cinema, dalla televisione o dal fumetto: l’interattività. Interazione che non credo debba corrispondere necessariamente ad azione frenetica o a perfezione di gameplay, quanto piuttosto a punto di incontro tra il racconto e il “lettore”.
Forgotten Fields non adempie perfettamente a questo imperativo ludico, costruendo una impalcatura testuale di grande pregio, che si perde attraverso un ritmo a volte troppo spezzettato ed un gameplay che urta con le necessità espositive del progetto. Paradossalmente, la presenza di un sistema classico da punta e clicca non fa altro che esasperare il giocatore, sempre teso ad uno sviluppo di gioco che non arriverà mai.
Un peccato, perché Forgotten Fields riesce nell’intento ultimo della LudoNarracon: narrare. Non solo, ma ammetto che la potenza immaginifica di alcune situazioni ed alcune linee di dialogo è tale da far riuscire ad immedesimare l’utente, a prescindere dalla realtà fattuale della propria vita, che si proietta in maniera equipollente a quella di Sid. Uno sforzo creativo non indifferente, che rivela grandi doti di scrittura, ma che non riesce a sobbarcarsi anche il peso di un sistema di gioco che posso definire nella maniera più gentile come solo abbozzato.
Rimane comunque un ottimo esempio di quello che vuol dire sviluppare un videogioco e promuovere un’idea originale e descrittiva, magari anche senza riuscire appieno nell’intento. Forgotten Fields è un videogioco dalle tematiche profonde e toccanti, un viaggio che consiglio a chiunque voglia percorrere strade videoludiche diverse. Sono sicuro che anche Frostwood Interactive approfitterà del suo lavoro per intraprendere un sentiero diverso, concentrandosi sulle oggettive pecche di sviluppo al fine di far risaltare i già ottimi presupposti odierni.
Forgotten Fields è disponibile su Steam sia nella sua versione completa che come Demo.