Flint: Treasure of Oblivion, dadi e pirati | Recensione
Nelle ultime settimane ci siamo immaginati pirati e ci siamo messi alla ricerca di un fantastico tesoro con Flint: Treasure of Oblivion!
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a cura di Giacomo Todeschini
Editor
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Pro
- Ottima ambientazione
- Narrazione tramite fumetti apprezzabile
-
Contro
- Comandi non sempre intuitivi
- Qualche sbavatura di troppo
Il verdetto di Tom's Hardware
Informazioni sul prodotto
Nel corso degli ultimi anni abbiamo visto sbarcare sui nostri PC e sulle nostre console diverse avventure a tema piratesco, che si sono concentrate soprattutto su quelle che sono le scorribande a più giocatori. Tra Sea of Thieves e il meno fortunato Skull and Bones sono infatti svariati i titoli dove mettersi nei panni di un pirata e darsi al saccheggio e alla ricerca di tesori in compagnia dei propri amici.
La vita del pirata è però fatta di tanti altri aspetti e si svolge anche tra piccoli villaggi, prigioni e infimi bassifondi. Un’esperienza sporca e dura, capace di forgiare nel profondo l’animo di tutti coloro che decidono di prendere tale strada. Un qualcosa che Savage Level sa benissimo e che prova a raccontarci con Flint: Treasure of Oblivion, GDR-tattico edito da Microids sbarcato sul mercato a inizio mese.
Alla ricerca del tesoro
Flint: Treasure of Oblivion racconta la storia dell’omonimo pirata, il leggendario fuorilegge che ricopre un ruolo fondamentale in quel bellissimo libro che è L’Isola del Tesoro di Robert Louis Stevenson. Savage Legends ha in particolare deciso di prendere il capitano Flint e costruirci intorno un’avventura inedita, con tanto di ricerca dell’immancabile tesoro.
Una narrazione tutto sommato soddisfacente, per quanto non certo trascendentale, e che guadagna ben più di qualche punto per il modo in cui è raccontata. Nel gioco le varie cutscenes e i momenti più narrativi vengono infatti presentati tramite dei fumetti, con tanto di linguaggio e battute a tema. Una scelta tanto peculiare quanto riuscita e che ben si sposa con l’anima e lo stile del gioco.
Pure le ambientazioni sono per la maggior parte davvero ben fatte e riescono a far presto entrare il giocatore nel clima del titolo. Edifici fatiscenti, ubriaconi in ogni dove, pericolosi porti e taverne dove la birra scorre a fiumi: Savage Level sotto tale punto di vista ha fatto davvero un ottimo lavoro ed è riuscita a imbastire un mondo perfettamente in tema con quello che vuole raccontare Flint Treasure of Oblivion.
Molto interessante è poi il fatto che nel gioco si è chiamati a comporre una propria ciurma personale, reclutandola tra gli scaricatori di porto e i peggiori bassifondi della città. Un’operazione che richiede l’utilizzo di tattiche di convincimento decisamente poco convenzionali e che fa presto immedesimare il giocatore nel capitano Flint, così come la successiva ricerca del famigerato tesoro. Insomma, Savage Level ha fatto completamente centro nel creare una storia a tema di pirati, sia come atmosfera che come ambientazione.
Sulle orme di Baldur's Gate III
Passando ora al lato del gameplay, Flint Treasure of Oblivion è un gioco di ruolo per capirci alla Baldur’s Gate 3. Mettiamo subito le mani avanti: nel faccia a faccia con l’opera di Larian Studios, quella di Savage Level ne esce con le ossa rotte da ogni punto di vista, come è del resto giusto che sia quando ci si ritrova a confrontarsi con un gioco già diventato una pietra miliare del genere a poco più di un anno dal lancio. Fermarsi a tale paragone sarebbe però assolutamente ingeneroso, anche perché Flint ha più di qualche freccia al proprio arco, come l’ottima ambientazione di cui vi abbiamo parlato fino a poco fa.
L’avventura di Flint si svolge quindi con la classica visuale isometrica, con scontri ed esplorazione che sono governati dal lancio dei dadi, che decidono il buon esito o meno di svariate azioni. Le mappe da gioco durante i combattimenti, che sono ovviamente a turni, sono poi suddivise nelle classiche caselle esagonali, con anche altre caratteristiche che sono prese a piene mani dai principali esponenti del genere.
Degna di nota è in particolare l’interazione ambientale durante gli scontri, con barili che possono essere lanciati verso gli avversari, casse utilizzate per piombare dall’alto su nemici inermi e molto altro ancora. Il tutto, grazie anche a un buon numero di classi e item differenti capaci di dare un’ottima vena strategica al titolo, funziona tutto sommato bene e riesce a divertire senza grossi patemi.
Il problema, almeno con pad avendo provato noi la versione PS5 di Flint Treasure of Oblivion, è che spesso e volentieri i comandi non sono di facile lettura e ci è capitato ben più di una volta di eseguire in combattimento movimenti non voluti o di non capire esattamente quale personaggio stessimo comandando in un determinato istante.
Tenendo in considerazione come la difficoltà sia leggermente tarata verso l’alto e gli scontri sono spesso e volentieri lunghi diversi minuti, capiterà quindi ben più di una volta di dover ripartire da zero a causa di qualche mossa scellerata o per aver fallito troppi lanci di dadi. Ai meno avvezzi al genere Flint potrebbe difatti sembrare assai complesso, con la giusta composizione del proprio team, con tanto di equipaggiamento e peculiarità studiate a tavolino, che diventa fondamentale per proseguire nella ricerca del tesoro in compagnia del celebre pirata.
A complicare la situazione sono poi un'interfaccia, per quanto esteticamente carina, complessa da gestire e una gestione dei punti d'interazione ai limiti con la frustrazione. In generale, insomma, la sensazione è quella di trovarsi dinnanzi a qualcosa di non completamente rifinito, soprattutto durante le prime ore di gioco. Con la giusta pazienza e il passare del tempo Flint Treasure of Oblivion riesce in ogni caso a ingranare, senza però togliersi completamente quell'imperfetta patina che lo caratterizza.
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