Immagine di Flint: Treasure of Oblivion, dadi e pirati | Recensione
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Flint: Treasure of Oblivion, dadi e pirati | Recensione

Nelle ultime settimane ci siamo immaginati pirati e ci siamo messi alla ricerca di un fantastico tesoro con Flint: Treasure of Oblivion!

Avatar di Giacomo Todeschini

a cura di Giacomo Todeschini

Editor

  • Pro
    • Ottima ambientazione
    • Narrazione tramite fumetti apprezzabile
  • Contro
    • Comandi non sempre intuitivi
    • Qualche sbavatura di troppo

Il verdetto di Tom's Hardware

7
Flint: Treasure of Oblivion è una pregevole avventura piratesca che riesce a catturare alla grande l'atmosfera e l’ambientazione dell’epoca, regalandoci anche una narrazione tramite fumetti tanto originale quanto apprezzabile. Per il resto siamo di fronte a un gioco di ruolo tattico come se ne vedono tanti, degno di nota ma che non riesce a svettare completamente nella massa. Se amate il tema e saprete soprassedere a qualche piccola impervietà siamo però sicuri che l’avventura di Savage Level difficilmente vi deluderà.


Informazioni sul prodotto

Immagine di Flint Treasure of Oblivion

Flint Treasure of Oblivion

Nel corso degli ultimi anni abbiamo visto sbarcare sui nostri PC e sulle nostre console diverse avventure a tema piratesco, che si sono concentrate soprattutto su quelle che sono le scorribande a più giocatori. Tra Sea of Thieves e il meno fortunato Skull and Bones sono infatti svariati i titoli dove mettersi nei panni di un pirata e darsi al saccheggio e alla ricerca di tesori in compagnia dei propri amici.

La vita del pirata è però fatta di tanti altri aspetti e si svolge anche tra piccoli villaggi, prigioni e infimi bassifondi. Un’esperienza sporca e dura, capace di forgiare nel profondo l’animo di tutti coloro che decidono di prendere tale strada. Un qualcosa che Savage Level sa benissimo e che prova a raccontarci con Flint: Treasure of Oblivion, GDR-tattico edito da Microids sbarcato sul mercato a inizio mese.

Alla ricerca del tesoro

Flint: Treasure of Oblivion racconta la storia dell’omonimo pirata, il leggendario fuorilegge che ricopre un ruolo fondamentale in quel bellissimo libro che è L’Isola del Tesoro di Robert Louis Stevenson. Savage Legends ha in particolare deciso di prendere il capitano Flint e costruirci intorno un’avventura inedita, con tanto di ricerca dell’immancabile tesoro.

Una narrazione tutto sommato soddisfacente, per quanto non certo trascendentale, e che guadagna ben più di qualche punto per il modo in cui è raccontata. Nel gioco le varie cutscenes e i momenti più narrativi vengono infatti presentati tramite dei fumetti, con tanto di linguaggio e battute a tema. Una scelta tanto peculiare quanto riuscita e che ben si sposa con l’anima e lo stile del gioco.

Pure le ambientazioni sono per la maggior parte davvero ben fatte e riescono a far presto entrare il giocatore nel clima del titolo. Edifici fatiscenti, ubriaconi in ogni dove, pericolosi porti e taverne dove la birra scorre a fiumi: Savage Level sotto tale punto di vista ha fatto davvero un ottimo lavoro ed è riuscita a imbastire un mondo perfettamente in tema con quello che vuole raccontare Flint Treasure of Oblivion.

Molto interessante è poi il fatto che nel gioco si è chiamati a comporre una propria ciurma personale, reclutandola tra gli scaricatori di porto e i peggiori bassifondi della città. Un’operazione che richiede l’utilizzo di tattiche di convincimento decisamente poco convenzionali e che fa presto immedesimare il giocatore nel capitano Flint, così come la successiva ricerca del famigerato tesoro. Insomma, Savage Level ha fatto completamente centro nel creare una storia a tema di pirati, sia come atmosfera che come ambientazione.

Sulle orme di Baldur's Gate III

Passando ora al lato del gameplay, Flint Treasure of Oblivion è un gioco di ruolo per capirci alla Baldur’s Gate 3. Mettiamo subito le mani avanti: nel faccia a faccia con l’opera di Larian Studios, quella di Savage Level ne esce con le ossa rotte da ogni punto di vista, come è del resto giusto che sia quando ci si ritrova a confrontarsi con un gioco già diventato una pietra miliare del genere a poco più di un anno dal lancio. Fermarsi a tale paragone sarebbe però assolutamente ingeneroso, anche perché Flint ha più di qualche freccia al proprio arco, come l’ottima ambientazione di cui vi abbiamo parlato fino a poco fa.

L’avventura di Flint si svolge quindi con la classica visuale isometrica, con scontri ed esplorazione che sono governati dal lancio dei dadi, che decidono il buon esito o meno di svariate azioni. Le mappe da gioco durante i combattimenti, che sono ovviamente a turni, sono poi suddivise nelle classiche caselle esagonali, con anche altre caratteristiche che sono prese a piene mani dai principali esponenti del genere.

Degna di nota è in particolare l’interazione ambientale durante gli scontri, con barili che possono essere lanciati verso gli avversari, casse utilizzate per piombare dall’alto su nemici inermi e molto altro ancora. Il tutto, grazie anche a un buon numero di classi e item differenti capaci di dare un’ottima vena strategica al titolo, funziona tutto sommato bene e riesce a divertire senza grossi patemi.

Il problema, almeno con pad avendo provato noi la versione PS5 di Flint Treasure of Oblivion, è che spesso e volentieri i comandi non sono di facile lettura e ci è capitato ben più di una volta di eseguire in combattimento movimenti non voluti o di non capire esattamente quale personaggio stessimo comandando in un determinato istante. 

Tenendo in considerazione come la difficoltà sia leggermente tarata verso l’alto e gli scontri sono spesso e volentieri lunghi diversi minuti, capiterà quindi ben più di una volta di dover ripartire da zero a causa di qualche mossa scellerata o per aver fallito troppi lanci di dadi. Ai meno avvezzi al genere Flint potrebbe difatti sembrare assai complesso, con la giusta composizione del proprio team, con tanto di equipaggiamento e peculiarità studiate a tavolino, che diventa fondamentale per proseguire nella ricerca del tesoro in compagnia del celebre pirata.

A complicare la situazione sono poi un'interfaccia, per quanto esteticamente carina, complessa da gestire e una gestione dei punti d'interazione ai limiti con la frustrazione. In generale, insomma, la sensazione è quella di trovarsi dinnanzi a qualcosa di non completamente rifinito, soprattutto durante le prime ore di gioco. Con la giusta pazienza e il passare del tempo Flint Treasure of Oblivion riesce in ogni caso a ingranare, senza però togliersi completamente quell'imperfetta patina che lo caratterizza.

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