Sebbene Firewall Zero Hour sia ormai disponibile, meno di una settimana fa, nel corso della gamescom di Colonia abbiamo potuto provare la build finale del gioco in intense sessioni di attacco e difesa per soddisfare le richieste dei nostri committenti virtuali. Per chi non lo sapesse, il gioco è uno sparatutto tattico in prima persona sviluppato esclusivamente per PlayStation VR da First Contact, lo studio dietro ROM: Extraction. Riassumendo prevede che il giocatore scelga uno fra i dodici committenti disponibili, formi una squadra di massimo quattro giocatori e ne affronti poi altrettanti in uno schieramento offensivo o difensivo per portare a termine l'obiettivo assegnato.
Questo per quanto riguarda la modalità principale di gioco chiamata appunto Contratti, ma sono a disposizione anche modalità di allenamento in solitario e in co-op per chi volesse prenderci la mano. Entrambe le modalità possono essere giocate in sessioni pubbliche o private ma tenete a mente che otterrete esperienza solo giocando in match pubblici e per entrambe le modalità, anche quelle di allenamento, è richiesta una connessione internet e l'abbonamento al PlayStation Plus. Altro punto da mandare a memoria è che chiunque si aspetti una componente narrativa come la si può trovare in DOOM VR o Farpoint, allora è meglio se cerca altrove perché Firewall Zero Hour non ne prevede.
Tornando a noi, il titolo sembra ricalcare appieno quel genere di esperienza che i possessori di PSVR hanno chiesto a gran voce fin dalla messa in vendita del PS Aim, la periferica di plastica che ci aiuta a immedesimarci di più quando impugniamo un'arma virtuale - questo nonostante Firewall Zero Hour preveda il supporto al DualShock 4. In particolare, il gioco pare aver raggiunto quel risultato che il pubblico si aspettava da Bravo Team quando è stato presentato alla conferenza di Sony nel corso dell'E3 2017: un esame più accurato ha tuttavia relegato Bravo Team a uno sparatutto in stile Time Crisis senza alcun movimento diretto. In Firewall Zero Hour invece non solo sarete liberi di muovere il vostro personaggio (la cui corsa rimane però un po' appesantita) sfruttando la levetta analogica anteriore del PS Aim, ma persino dare vita a guerriglie tattiche basate esclusivamente sulla comunicazione e, di conseguenza, sul gioco di squadra.
Come abbiamo scritto, la modalità principale di gioco è una sola e coinvolge due squadre, attacco e difesa: la prima deve infiltrarsi in un'area, bypassare il firewall nei punti di accesso, localizzare il laptop e poi hackerarlo entro il tempo limite. La seconda, com'è ovvio, deve impedire tutto questo proteggendo i punti di accesso e prevenendo l'hacking: molto semplice a parole, complicato nei fatti, soprattutto se come nel caso specifico vi trovate con un team di tedeschi che rende ogni comunicazione verbale estremamente complessa.
Ad ogni modo, vincere le partite permette ai giocatori di guadagnare una valuta in game chiamata "cryptocurrency" e dei punti esperienza, entrambi utilizzabili per migliorare i nostri mercenari dal punto di vista delle armi, degli equipaggiamenti e della personalizzazione stessa. Non siamo stati di fatto in grado di vedere tutto questo nella demo ma abbiamo avuto a disposizione una panoramica di tutte e tre i set a disposizione: dal corto ma mortale fucile a pompa fino al più versatile fucile d'assalto e alla mitraglietta per le classi di supporto, il cui compito principale è naturalmente tenersi meno esposti e sostenere i compagni fornendo loro delle munizioni aggiuntive in caso di necessità.
Scoprirete che il movimento è molto più lento rispetto ai già menzionati DOOM VR e Farpoint perché nonostante sia uno sparatutto, Firewall Zero Hour è anzitutto un'esperienza tattica e come tale ci mette di fronte a un ritmo più lento senza per questo mancare di adrenalina - anzi, vi assicuriamo che essere a pochissimi metri dal laptop con dieci secondi rimanenti e una velocità di spostamento risibile mette addosso una pressione non da poco. Le situazioni in mezzo e antecedenti gli scontri a fuoco, quelle dove si controllano con cautela i corridoi sporgendo appena la testa per assicurarsi di non essere accolti da una scarica di piombo sono altrettanto importanti.
Non c'è alcun respawn dopo essere stati messi al tappeto e nemmeno ci si può trascinare in cerca di un compagno quando siamo feriti a morte, per questo scrivevamo che la comunicazione è essenziale: un alleato è in grado di rimetterti in sesto, se arriva per tempo, ma solo nel caso in cui conosca la vostra posizione e voi siete gli unici a potergliela dire. Il movimento si è sempre rivelato fluido e con l'ausilio della levetta posteriore, che permette di voltarsi di scatto, persino un sistema deliberatamente lento come quello di Firewall Zero Hour si presenta efficace - soprattutto riduce a zero le possibilità di motion sickness.
Ci sono nove mappe in totale nel gioco, delle quali abbiamo potuto vederne solo tre: tutto sommato possiamo parlare di un buon assortimento generale, che variano da piccole e con spazi ristretti ad altre enormi piene di container e distribuite su più livelli. Addirittura c'è anche lo scorcio di una città mediorientale ricca di negozi da esplorare e vicoli da usare a nostro vantaggio per assalti a sorpresa. Ciascuna mappa ha una propria personalità, aspetti unici che permettono di mettere in scena delle vere e proprie scene di guerriglia urbana degne di essere ricordate.
Sempre a questo proposito, la conoscenza di ogni livello è l'asticella che segna la netta differenza fra attaccanti e difensori, forse questo l'unico vero aspetto sul quale si deve lavorare ancora un po' in termini di bilanciamento - se abbiamo sempre vinto nel ruolo difensivo, duole dirlo, in quello offensivo nessuno dei due team è mai riuscito a prevalere. Questo per la possibilità di poter piazzare delle mine a difesa dell'obiettivo, che unite alla conoscenza dei dintorni renderebbe ogni squadra di difesa pressoché impenetrabile.
Tolto questo, e con la possibilità di personalizzazione che ancora rimane un mistero ma promette una buona profondità, Firewall Zero Hour sembra un titolo decisamente in ottima forma. C'è molta varietà nelle mappe, tonnellate di upgrade per il nostro mercenario virtuale, un valido assortimento di committenti e armi, nonché un gameplay dinamico che sa essere tattico e assieme elettrizzante. Resta ancora qualche perplessità sul bilanciamento, l'appeal a lungo termine di un'unica modalità di gioco e la limitatezza di giocatore singolo e co-op. Ogni dubbio e perplessità potrà essere fugato con la versione finale del prodotto.
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