La prima volta che vidi il trailer di presentazione di Fire Emblem Engage, non seppi che pensare. Da un lato fui sollevato del fatto che non fosse l’ennesimo Musou, o spin-off con i kart, dedicato all’universo realizzato da Intelligent System, ma allo stesso tempo l’intera operazione mi sembrò un mero pretesto per giustificare la tanto chiacchierata ristampa dell’intera collezione di Amiibo dedicata a Fire Emblem, oltre che un buon metodo per tenere vivo l’interesse nei confronti della saga in attesa di un nuovo capitolo che possa competere con il precedente Three Houses.
Dopo aver speso alcune ore assieme a Fire Emblem Engage, però, molti dei miei timori sono svaniti in quanto non solo questo nuovo capitolo è considerato canonico, e parte della mainline dell’universo narrativo della saga, ma si sta anche dimostrando un episodio in grado di gestire la pesante eredità lasciata dal suo recente predecessore, proponendo un gameplay per certi versi differente e corroborato da alcune scelte ludiche indubbiamente intelligenti. Per quanto riguarda l’impianto narrativo, purtroppo, i dubbi sono ancora molti, ma considerando che prima di scrivere quest’anteprima ho semplicemente scalfito la superficie dell’ultimo lavoro di Intelligent System, mi rimando alla futura recensione per capire se anche sotto questo aspetto Fire Emblem Engage riuscirà a farmi ricredere.
Greatest Hits… with a twist!
Non vi anticipo nulla sul prologo che dà il via alla storia narrata da Fire Emblem Engage, ma posso dirvi che, rispetto ad altri capitoli della saga, ho trovato i primi minuti abbastanza futili per quanto riguarda i fatti che verranno narrati successivamente, e mi sono sembrati più un’operazione di fan service per riproporre una serie di “volti noti” per far felici i fan più veraci della saga. Fatto sta che, in seguito al breve prologo (che funge anche da inizio della corposa fase di tutorial), si scoprirà che Alear, il protagonista della storia, è caduto in un sonno millenario e che al suo risveglio non si ricorda più nulla del suo passato e di cosa sia successo mille anni prima.
I primi a scoprire che Alear si è risvegliato saranno i membri dell’ultima generazione di custodi del Drago Divino, un terzetto composto da un mago, un cavaliere e una curatrice, a cui è stato assegnato il compito di vegliare, e proteggere, il corpo dell’eroe leggendario. Nei momenti che si susseguono al suo risveglio, Alear scopre di essere stato un eroe leggendario, il celebre Drago Divino che riportò la pace nel regno di Elyos, e realizza che l’anello che porta al dito gli permette di evocare lo spirito di un eroe leggendario di un’epoca lontana: Marth.
Assieme allo spirito di Marth, Alear riesce a vincere le sue paure e a ricominciare a combattere le forze demoniache che, poco a poco, stanno risorgendo in tutto il regno di Elyos, preannunciando il ritorno di un nemico sopito da mille anni: il temibile Drago Maligno Sombron. Per riuscire a sconfiggere definitivamente la temibile minaccia, Alear dovrà recuperare i dodici anelli sparsi nel regno di Elyos, per poter avere accesso all’immenso potere conferito dagli spiriti degli eroi leggendari che vivono al loro interno.
Indubbiamente l’incipit di Fire Emblem Engage si mostra meno intrigante rispetto ad alcuni dei capitoli più celebri della saga, ma con l’incedere degli eventi, e con la conseguente espansione del mondo di gioco, ho trovato interessanti le varie sottotrame dedicate ai vari regni che Alear visiterà durante il suo viaggio. Meno riuscita, almeno per il momento, la grossa parentesi narrativa dedicata agli anelli, che in Engage vengono chiamati Emblemi, e agli eroi del passato. Il tutto, almeno per il momento, si sta confermando come un mero pretesto per sciorinare del facile fan service e la cui presenza non pare arricchire particolarmente la storia, almeno per quanto riguarda le prime fasi dell’avventura.
Fire Emblem Engage fra vecchio e nuovo
I primi minuti di gioco di Fire Emblem Engage propongono il medesimo bacino di opzioni già presente nel precedente Three Houses, cercando di far capire istantaneamente al giocatore di trovarsi di fronte a un capitolo principale della saga. Cominciando con la possibilità di scegliere se far morire permanentemente le truppe cadute in battaglia, proseguendo con un trittico di opzioni diverse in merito alla difficoltà di gioco e concludendo con la possibilità di scegliere sesso e nome del protagonista, Fire Emblem Engage si presenta accessibile come il suo predecessore, permettendo a giocatori vecchi e nuovi di godere della sua storia nella maniera che più li aggrada.
Alla stessa maniera i primi capitoli del gioco si rivelano essere un grosso tutorial nel quale, oltre a cominciare a empatizzare con Alear, si potranno conoscere i vari comprimari che lo accompagneranno nel suo viaggio, apprendere i fondamenti del combattimento a turni, scoprire le nuove dinamiche di gioco offerte dagli Emblemi e addentrarsi, a poco a poco, nell’universo di gioco.
Non è, indubbiamente, uno dei tutorial più brevi mai realizzati, ma sicuramente è gestito bene per quanto concerne la scansione del tempo, non risultando mai eccessivamente lento. L’impianto ludico, per quanto si vada a espandere successivamente grazie a tutte quelle attività secondarie tipiche della serie, almeno nelle fasi iniziali risulta molto snello e ben definito: cinematiche di inizio capitolo, battaglia di difficoltà crescente, piccola fase esplorativa opzionale dove si può interagire con i compagni d’arme, passaggio al capitolo successivo.
Non vi nego che, abituato alla mole di attività collaterali che fin dalle prime fasi di gioco mi erano state riversate addosso nella Cattedrale di Three Houses, ritrovare una struttura così semplificata mi ha fatto inizialmente storcere il naso, ma è bastato proseguire fino al termine del corposo prologo (composto dai primi tre capitoli della storia) per scoprire che tutto quello a cui mi avevano abituato le ultime iterazioni della serie è presente anche in Fire Emblem Engage, solo che in questo capitolo è stato gestito con maggiore accortezza.
Con il proseguire della storia, difatti, si avrà accesso all’hub principale nel quale, come da tradizione, si potranno compiere tutte le attività collaterali, oltre a poter interagire con i propri compagni di viaggio. All’interno di questo hub (dalle dimensioni più contenute rispetto alla cattedrale di Three Houses) si potrà pescare, mangiare, spendere del tempo con gli altri personaggi, lucidare gli emblemi per aumentare le affinità con gli eroi leggendari, aprire attività commerciali e così via. Tutte queste attività, però, verranno sbloccate poco alla volta, non andando mai a esasperare il giocatore con un numero eccessivo di contenuti e rendendo l’evoluzione dell’hub, e il conseguente incremento delle cose da fare, graduale e naturale.
Per quanto riguarda, infine, le fasi di combattimento, le fondamenta rimangono quelle dell’ottimo Three Houses con tutta quella serie di opzioni di personalizzazione tali da permettere al giocatore di affrontare ogni battaglia con l’approccio che più lo rappresenta. Al netto di tutti gli aspetti già noti ai fan della serie, e che andrò ad analizzare con maggiore accuratezza in fase di recensione, quello che mi ha colpito positivamente è stata la nuova dinamica basata sugli Emblemi, qui chiamata Unione.
Sfruttando i dodici anelli che vi accennavo poc’anzi, ognuno dei personaggi del gioco potrà venire affiancato in battaglia da uno degli iconici eroi dei capitoli precedenti. Combattendo assieme, il legame fra questi due personaggi crescerà e il portatore dell’anello potrà, con il passare del tempo, apprendere delle abilità, attive o passive, tipiche dell’eroe racchiuso nell’anello. In aggiunta a questa dinamica, ogni portatore di un anello avrà a disposizione una “barra Unione” la quale, una volta riempita completamente, permetterà al personaggio di fondersi con l’eroe del passato, dando vita a un combattente decisamente più potente e dotato di alcune abilità uniche, capaci di ribaltare le sorti di uno scontro.
Di primo acchito la meccanica dell’Unione funziona bene, si rivela ben bilanciata all’interno dell’ecosistema delle battaglie e offre degli spunti interessanti sia per quanto riguarda tutte le meccaniche basate sulle relazioni fra i personaggi (tutti gli eroi leggendari sono presenti nell’hub di gioco in maniera analoga agli altri personaggi), sia per quanto concerne la possibilità di stravolgere quasi completamente le caratteristiche dei vari personaggi, modificandone i tratti distintivi della classe di appartenenza attraverso i vari emblemi presenti in Fire Emblem Engage.
Al netto di tutti questi aspetti è ancora presto per sbilanciarsi con un giudizio favorevole, o sfavorevole, in merito a Fire Emblem Engage, ma indubbiamente le novità introdotte da Intelligent System, unite alla peculiare scelta di celebrare la loro saga attraverso l’utilizzo di praticamente tutti i personaggi del passato, si sono rivelate molto convincenti per quanto riguarda il gameplay. Ho ancora qualche riserva in merito al comparto narrativo, che continua a sembrarmi un semplice pretesto per giustificare la volontà di reintrodurre le glorie del passato, ma mi astengo dall’esprimermi completamente, fino a che non sarò arrivato ai titoli di coda.