Final Fantasy VII Recensione

Final Fantasy VII arriva su Nintendo Switch, rivelandosi la miglior versione attualmente disponibile del capolavoro di Square Enix.

Avatar di Andrea Maiellano

a cura di Andrea Maiellano

Author

Chiunque sia stato per lo meno adolescente nella seconda metà degli anni novanta, ricorderà sicuramente la pletora di videogiochi che furono in grado di ridefinire le regole di un determinato genere o dell’intero mercato. Se nel 1996 Super Mario 64 ridefinì il concetto di videogioco in tre dimensioni, e nel 1998 Metal Gear Solid e Ocarina Of Time avrebbero irrimediabilmente cambiato lo standard dei giochi d’azione, nel 1997 Final Fantasy VII rivoluzionò per sempre il mercato dei JRPG, diventando uno dei titoli più venduti per la prima, storica, PlayStation nonché il gioco di ruolo più celebre dell’ultimo ventennio. 

Final Fantasy VII, però, non fu solamente un importante evento mediatico ma anche la pietra dello scandalo che sancì la fine di una longeva collaborazione fra Nintendo e la prima Squaresoft, visto che il settimo capitolo del famoso brand uscì per la prima volta su una console di un’altra compagnia. Le motivazioni erano semplici, le cartucce sulle quali venivano inseriti i titoli per Nintendo 64 non potevano gestire la mole di dati del nuovo titolo sviluppato da Squaresoft mentre i CD, supporto scelto da SONY per la sua Playstation, avrebbero permesso una gestione, e un immagazzinamento, di un numero maggiore di dati, permettendo alla software house di far compiere lo step evolutivo verso le tre dimensioni, che da tempo volevano per la loro saga più famosa. La diretta conseguenza di questo cambio di piattaforma, rese Final Fantasy VII il tramite con il quale la console di SONY riuscì ad affermarsi in Giappone grazie alle quasi 4 milioni di copie che portarono la settima fantasia di Squaresoft a piazzarsi al dodicesimo posto dei videogiochi più venduti nella terra del Sol Levante.

Le motivazioni che decretarono il successo universale di Final Fantasy VII furono molteplici, il passaggio alle tre dimensioni, una trama ricca di colpi di scena che rimarranno impressi per sempre nella memoria dei videogiocatori, il character design di Nomura e le orchestrazioni di Nobuo Uematsu. Il titolo di Squaresoft si rivelò il più classico dei “titolo giusto al momento giusto”, riuscendo a ridefinire un genere e diventando uno di quei titoli la cui fama risiede in una serie di ricordi indimenticabili e insostituibili per chiunque lo abbia giocato in quegli anni. E proprio su quest’ultima frase si è da sempre basata la venerazione, quasi mitologica, che l’utenza riversò nell’odissea di Cloud Strife e in tutte le storie addizionali che Square ci costruì attorno sotto forma di videogiochi per altre piattaforme o film d’animazione… ed è provando a distaccarci da questa pletora di emozioni che Final Fantasy VII potrebbe generare in noi che, ventidue anni dopo, analizziamo la conversione per Nintendo Switch.

Bentornati A Midgar

Sarebbe disonesto non ammettere che, durante i primi momenti di gioco, i modelli poligonali di Final Fantasy VII non mostrino il fianco al peso degli anni. Non sono bastate le numerose operazioni di pulizia e aumento della risoluzione delle texture, svolte durante le varie conversioni del titolo su PC e PlayStation 4, a occultare un’evidente anzianità dell’opera di Squaresoft. Resta però indubbia la qualità dell’arco narrativo, in grado di far dimenticare in fretta un comparto tecnico figlio di due decadi fa, e una conversione all’insegna della pigrizia, e immergere il giocatore nella sofferta storia di Cloud che da mercenario al soldo degli Avalanche si ritroverà a salvare il Mondo da quel Sephiroth divenuto uno dei villain più iconici del panorama videoludico. 

Ed è proprio nella longevità, nella capacità di non annoiare mai il giocatore e nella bellezza della sua storia, che Final Fantasy VII riesce ancora oggi ad attrarre, per le oltre 50 ore richieste per portarlo a compimento, i videogiocatori di tutte le età. Longevità che può tranquillamente raddoppiarsi nel momento in cui si vuole portare a termine tutte le missioni secondarie, scoprire tutti i segreti e perdersi nelle leggende e nella mitologia che hanno reso così celebre l’universo creato da Nojima e Kitase. Un dettaglio che sicuramente ci ha malinconicamente fatto sorridere è stato il notare come moltissime delle aspettative che si hanno in un JRPG nei giorni nostri siano presenti in Final Fantasy VII… proprio perché è grazie a lui che sono state ridefinite le linee guida del genere.

Analizzando il gameplay risultano evidenti tutta una serie di semplificazioni che Final Fantasy VII inserì nel genere dei JRPG per renderne maggiore la fruizione. I combattimenti si svolgono a turni, come da tradizione, basando la loro struttura sul Active Time Battle (ATB), un sistema dove bisogna attendere il riempimento di una barra temporale prima di poter impartire ordini ai personaggi. Il party con il quale il giocatore si identificherà è liberamente modificabile, non vincolando i personaggi a dei ruoli specifici e ben definiti. Tutto il sistema di crescita si basa su delle sfere colorate, chiamate Materia, atte a definire le specializzazioni e la crescita dei vari membri del team. Questo sistema rende meno ragionata la progressione per il giocatore, in quanto ogni personaggio può essere “settato” a proprio piacimento in qualsiasi momento, permettendo quindi una crescita meno tattica e basata principalmente sui gusti o sull’empatia che si andrà a creare fra l’utente e i vari protagonisti di Final Fantasy VII. Resta comunque presente la necessità di far salire il livello di un personaggio ben definito se si vorrà compiere alcune missioni univoche, e opzionali, che ne vincoleranno l’uso. 

Final Fantasy VII in Mobilità

Non mentivamo, poc’anzi, definendo “pigra” la conversione di Final Fantasy VII per Nintendo Switch. Se da un lato questa nuova release dei capitoli che fino a oggi erano fruibili esclusivamente su console PlayStation e PC, ha sicuramente una valenza importante a livello di mercato, il rovescio della medaglia lo si riscontra nella basilarità con la quale Square Enix ha deciso di riproporre queste glorie del passato. Analogamente a quanto visto con la conversione di Final Fantasy IX, anche in questo caso ci troviamo di fronte a un’edizione che ricalca e amalgama le modifiche apportati alle conversioni uscite precedentemente. I modelli poligonali dei personaggi hanno subito un’ingente aumento della risoluzione, risultando maggiormente definiti e colorati. L’aggiunta delle bocche, atta ad aumentare l’espressività dei protagonisti, inserita nella versione PC del 2012 è stata qui modificata, eliminandole da alcuni dei personaggi, dopo i numerosi suggerimenti ricevuti in merito dalla community.

I fondali statici, e prerenderizzati, rimangono in bassa risoluzione, venendo velati da un pesante effetto di Blur atto a coprire in maniera forzata le sgranature date dai pixel visibili creando uno stacco netto fra i personaggi e gli ambienti di gioco che, oltre a incrementare il peso degli anni della produzione, rende maggiormente confusi gli elementi interattivi dei fondali, a meno di non usare gli indicatori a schermo, azionabili tramite un apposito comando, rendendo meno immersa l’esperienza di gioco. Con un numero imprecisato di MOD disponibili per la versione PC di Final Fantasy VII, atte ad aumentare la risoluzione dei fondali, ci saremmo aspettati una conversione meno svogliata e maggiormente rispettosa, specialmente in occasione così importante come la disponibilità su nuove piattaforme di gioco.

L'aspect ratio, in un ottica di preservamento delle proporzioni originali, resta a 4:3 ma l’utilizzo delle bande nere non si limita ai lati dello schermo, venendo utilizzate anche sopra e sotto all’immagine confinandola in una cornice nera durante la quasi totalità delle fasi esplorative. Per quanto risulti comprensibile l’impossibilità di portare a 16:9 l’immagine, una soluzione maggiormente attenta ai dettagli sarebbe risultata sicuramente più apprezzabile. Permangono inoltre le transizioni di qualche frame percepibili nei passaggi tra le cinematiche che utilizzano il motore di gioco e le parti interattive, così come le sbavature tecniche relative alle animazioni di alcuni personaggi non giocabili. A conferma della trasposizione 1:1 effettuata dalle precedenti versioni di Final Fantasy VII, troviamo anche l’oramai noto bug che affligge alcuni brani della colonna sonora, facendoli ricominciare dal principio ogni qualvolta si porti a termine un incontro casuale e presente dalla versione per PlayStation 4 rilasciata nel 2015.

A questo punto della nostra analisi viene naturale chiedersi se la versione per Nintendo Switch di Final Fantasy VII meriti o meno l’acquisto. Sorprendentemente, grazie ai molteplici punti di forza mutuati dalle altre conversioni, ci ritroviamo di fronte alla migliore delle versioni da poter fruire in mobilità. L’inserimento di alcune opzioni, già presenti in precedenza, per aumentare la velocità di gioco fino a 3 volte, caricare in maniera quasi istantanea la barra della Limit Break (l’attacco speciale differente per ogni personaggio) e la possibilità di inabilitare i combattimenti casuali, riescono ad alleggerire notevolmente un’impianto di gioco che, come analizzato in precedenza, inizia a mostrare i segni dell’età. Un sistema di controllo limato nelle sue spigolosità, infine, grazie a un intelligente utilizzo degli stick analogici per gestire la velocità di marcia di Cloud, riesce a rendere meno rigidi i movimenti delle fasi esplorative. Rimane, ovviamente, assente la localizzazione in lingua Italiana a confermare, specialmente dopo la recente traduzione nel nostro idioma di The World Ends With You, il poco interesse di Square Enix nel voler tributare degnamente la sua opera più importante.

Per quanto siano tutte implementazioni presenti nelle precedenti versioni di Final Fantasy VII, un allineamento generale dei prezzi al pubblico riesce a mettere in posizione di vantaggio l’edizione per la console ibrida di Nintendo. Il piccolo schermo di Switch, infatti, al netto delle pigrizie tecniche presenti in questa conversione, riesce bene a camuffare le arretratezze grafiche del titolo e la presenza di un controller fisico, e delle aggiunte maturate nel corso degli anni, la rendono una variante più completa e godibile rispetto alle precedenti versioni per PSP, PlayStation Vita e Smartphone. Rimane indubbio che se avete già vissuto le avventure di Cloud in passato, questa nuova edizione di Final Fantasy VII non sarà in grado di offrirvi nessun aggiunta in grado di giustificarne nuovamente l’acquisto.

Leggi altri articoli