Che Yoshinori Kitase, Kazushige Nojima e Tetsuya Nomura avessero intenzione di dare vita al loro Final Fantasy VII, alla loro idea di epopea degli AVALANCHE e di battaglia a Sephiroth, era evidente sin da subito, sin da quando il Director del capitolo originale, il primo del trio citato (che oggi è il Producer), arrivò in Italia nel febbraio del 2020, a Milano, a pochi giorni dallo scoppio della pandemia mondiale, a raccontare le sue intenzioni. A noi, addetti ai lavori nonché appassionati, interessava, in quel momento che temevamo potesse diventare effimero, solo poter rigiocare Final Fantasy VII con la qualità tecnica e grafica di oggi, sulla nostra PlayStation 4, sicuri del fatto che presto ne avremmo goduto a piene mani anche su PlayStation 5. Non ci eravamo posti troppi problemi, perché eravamo figli dell'entusiasmo e di una domanda molto naif: in che modo avrebbero mai potuto cambiare le carte in tavola?
La rinascita di un remake
Final Fantasy VII Rebirth perde la nomenclatura di Remake: sapevamo sarebbe successo perché Final Fantasy VII Remake (trovate qui uno speciale di due anni fa di speculazioni sul futuro) non aveva con sé nessuna "Parte I" nel titolo, il che lasciava presagire un cambio di rotta importante al termine di quei 18 capitoli. Al di là di analisi transitorie sul titolo in sé, veniamo proiettati nella realtà di Rebirth dalla voce di Aerith, pronta a fare da demiurgo di quanto sta accadendo e, con una frase solenne, ricordarci quanto l'attuale team di Square-Enix abbia rispetto per l'opera originale, ma quanto sia altrettanto forte l'interesse per fare qualcosa di nuovo. «Ciò che è stato fatto è immutabile. Il passato è per sempre. Ma il futuro, anche se scritto, si può cambiare. Pensa al futuro, non al passato» è un monito a tutti i fan di vecchia data che, consci dell'esperienza vissuta a Midgar venticinque anni fa, dovrebbero essere pronti, oggi, a vivere qualcosa di diverso: il medium più innovativo di sempre chiede un importante sforzo alla sua community, sovente dimostratasi essere la più conservatrice di qualsiasi altro media.
È indubbio che proprio su Aerith poggiano i nostri più grandi dubbi e misteri: la morte della ragazza, nell'opera originale, apriva una spaccatura sentimentale e narrativa all'interno di Final Fantasy VII. Una scena in qualche modo anticipata un po' ovunque (persino Uniqlo nelle sue t-shirt celebrative racconta di Cloud che depone il corpo esanime di Aerith nel lifestream, usando lo stesso fotogramma presente anche nel retro dell'edizione fisica del titolo per PlayStation) e che fa parte, oggi, della storia del medium videoludico: un evento che oggi ci piacerebbe, non per masochismo ma per vena celebrativa, rivivere con la potenza di fuoco dal punto di vista tecnico della PlayStation 5.
Nella mente di Cloud
Non è detto che sarà possibile, perché Final Fantasy VII Rebirth ci sta dicendo che potremmo trovarci in una linea parallela dal punto di vista temporale rispetto all'opera originale. Una supposizione molto forte, perché tutto potrebbe essere, a questo punto: Cloud potrebbe essere in preda a delle reazioni da Mako talmente forti da non essere in grado di rendersi conto di essere al centro di una enorme illusione e per questo vittima di visioni che non corrispondono alla storia originale; il team di sviluppo potrebbe essere semplicemente interessato a prendere una biforcazione diversa dal bivio creatosi a Midgar dopo averci comunque raccontato la presa del Reattore; Aerith e Sephiroth, in quanto unici non totalmente umani di natura (ultima discendente degli Antichi la prima, nato dalla commistione di cellule aliene con il proprio feto il secondo) sono a conoscenza di quanto accaduto nella timeline di Hironobu Sakaguchi, ma sono desiderosi di cambiarne il corso adesso.
I flashback che ci sono stati mostrati ci lascerebbero intendere che è rimasto qualcosa di Final Fantasy VII, che la sua eredità è talmente forte da condizionare ancora oggi dei personaggi che stanno vivendo una storia per la prima volta, perché vergini di qualsiasi vicenda colpirà Midgar e tutto ciò che si staglia al di fuori delle porte della città. Per questo Rebirth non è ancora pronto a stravolgere l'intreccio narrativo che conosciamo e per questo motivo il nostro unico grande timore è collegato ad Aerith e alla perdita della sua Materia: il trailer che è stato, infatti, pubblicato da Square-Enix ci lascia intendere che arriveremo a Kalm, la città dove Cloud deciderà di raccontare, a tutta la sua squadra, cosa accadde a Nibelheim cinque anni prima del loro incontro: il disastro compiuto da Sephiroth, che mise a ferro e fuoco la città, al termine di un percorso che i due SOLDIER avevano condiviso.
La nuova primavera di Zack Fair
Un altro personaggio che potrebbe essere recuperato, in maniera anche abbastanza clamorosa, in Final Fantasy VII Rebirth potrebbe essere Zack Fair. Ai più ignoto, il compagno d'arme di Cloud riuscì a fare breccia nel cuore di tutti i fan della saga grazie al capitolo prequel Crisis Core, del quale arriverà un remake nel corso di questo inverno, per poter rivivere, così, l'esperienza che ebbe Zack nella sua carriera per diventare un SOLDIER. Accanto a lui ci sarà un giovane Sephiroth oltre anche a Genesis, un personaggio che rischia adesso di diventare canonico e integrato, probabilmente, in Rebirth. D'altronde l'esigenza di realizzare un remake di Crisis Core passa inevitabilmente dal fatto che sarà essenziale ricollegare tutto in Final Fantasy VII. Sì, so che lo state già pensando quindi lo dico io: come in Kingdom Hearts.
Nel trailer di Rebirth ci viene mostrato insieme a Cloud arrivare a Midgar: ciò che sappiamo è che Aerith aveva promesso di fare tutto ciò che era in suo potere per poterlo ritrovare, così come è noto che Strife non è in grado di ricordare cosa sia accaduto al suo compagno di squadra. La condizione instabile, a livello mentale, del protagonista di Final Fantasy VII è cosa nota, già vista in Remake e figlia di un'esposizione eccessiva a delle radiazioni che, già nell'opera originale, ne avevano condizionato i ricordi e confuso il corso degli eventi, che a volte non corrispondeva nemmeno a ciò che Tifa ricordava della loro infanzia. Non sappiamo, a questo punto, quale potrebbe essere il futuro di Zack in Final Fantasy VII: magari un flashback che ci permetterà di vivere in prima persona un momento topico della storia dei SOLDIER, magari la possibilità di ritrovarlo sopravvissuto a quell'ultimo assalto da parte dei soldati della ShinRa. Tutto potrà essere, ma per ora sappiamo che Zack vivrà una nuova primavera, che inizierà questo inverno.
Fin dove potrebbe arrivare Final Fantasy VII Rebirth a livello di arco narrativo, se paragonato all'originale, non è facile dirlo. L'interruzione al momento in cui si lasciava Midgar del Remake era sensata e prevedibile, ma adesso il lavoro di frammentazione diventa più ostico. Certo è che la possibilità di spostarsi all'interno della world map stuzzica il nostro interesse, perché bisognerà vedere in che modo, oggi, possa essere replicabile quella sessione di gameplay anche dal punto di vista tecnico.
Midgar era angusta e in alcuni punti anche labirintica, mentre la world map di Final Fantasy VII, come poi lo furono tutte fino al nono capitolo, era iconica e vasta. Sarà il momento di Vincent Valentine, quello di Cid Highwind, sarà il momento del viaggio al Tempio degli Antichi e la Capitale Dimenticata. Ciò che accadrà in quest'ultima location è tutto da scoprire, ma la speranza è che Kitase, Nojima e Nomura non ci privino di ciò che abbiamo desiderato da quando ne abbiamo la possibilità: vivere quelle ambientazioni con il fotorealismo moderno. Qualunque storia vorranno raccontarci, che lo facciano pure. D'altronde Final Fantasy VII, l'originale di Sakaguchi, è «immutabile e per sempre». Loro, che ci hanno lavorato, lo sanno meglio di noi.