Quando si parla di Visual Novel c'è sempre un po' di sapore di nicchia esclusiva a cui difficilmente il grande pubblico può trovare riscontro. E non è una sensazione sbagliata: spesso si tratta di prodotti che, per loro stessa natura, non sono neanche visti come videogiochi se non proprio come libri interattivi con delle belle immagini e in stile anime giapponese. Tuttavia, in casa Nintendo, c'è stato qualcuno che ha portato le novel nel territorio mainstream grazie all'investigazione e a una storia più che coinvolgente: Ace Attorney. Tutti amano Phoenix Wright ed è stato grazie a lui che molte persone si sono avvicinate a un genere in cui si vestono i panni di un investigatore intento a risolvere casi semplicemente cliccando sullo schermo o parlando con le persone.
Tornando indietro con gli anni però, per la precisione a ben 30 anni fa, Nintendo aveva già sperimentato quell'approccio pubblicando Famicom Detective Club: una duologia di giochi scritti da Yoshio Sakamoto (il suo primo esperimento di scrittura prima ancora del successo di Metroid e ispirato addirittura a Profondo Rosso di Dario Argento) in cui il giocatore era chiamato a vestire i panni di un giovane detective in alcuni casi nel cuore del Giappone rurale. La coppia di titoli che ha dato inizio a Famicom Detective Club è composta da The Missing Heir e The Girl Who Stands Behind, uscita sulla piattaforma omonima e mai arrivata in occidente per tutto questo tempo… fino a oggi.
Con una mossa inaspettata durante uno dei recenti Nintendo Direct, Nintendo non solo ha annunciato l'arrivo dei due giochi in occidente, ma addirittura in una versione completamente rifatta e curata da Mages, che qualcuno ricorderà per numerose visual novel di successo tra cui Steins;Gate. Il giorno in cui potremo parlarvene più approfonditamente è ancora lontano, considerando che la data d'uscita ufficiale è il 14 maggio 2021 su Nintendo Switch, tuttavia possiamo condividere con voi le prime impressioni dei due giochi e come sia l'impatto con dei titoli storici per la storia giapponese dello storytelling videoludico.
Due casi iconici da risolvere
Il pacchetto di Famicom Detective Club pubblicizzato da Nintendo comprende entrambi i titoli della duologia originale (sebbene esista un terzo capitolo) e presentati quindi con la loro storia integra esattamente come lo era ai tempi che furono. Per noi è impossibile effettuare un paragone diretto in quanto non abbiamo mai avuto accesso a tali giochi, e anzi chi vi scrive non era neanche nato all'epoca, tuttavia per impostazione e tipo di trame scelte per le vicende d'investigazione si può facilmente scorgere la voglia di utilizzare temi cari alla tradizione giapponese: il mistero, le scuole, i villaggi rurali e l'horror come elemento portante.
Lo stesso Sakamoto ha infatti lodato la tecnica di Argento nel riuscire a fondere immagini e musica per mostrare ciò che dovrebbe spaventare lo spettatore in un flusso costante per tutta l'avventura e Famicom Detective Club lo fa attraverso l'uso di immagini particolari e una colonna sonora (all'epoca in Bit stile Lavandonia e qui comunque presente se si sceglie di utilizzarla al posto della riorchestrata) inquietante presente in tanti momenti.
Entrambi i titoli sono storie di omicidi che hanno un background legato a elementi sovrannaturali: in Famicom Detective Club: The Missing Heir è una maledizione e in Famicom Detective Club: The Girl Who Stands Behind la leggenda di un fantasma che infesta una scuola come tante. Temi ormai ricorrenti nel cammino che ci separa dal 1988, e in un certo senso The Girl Who Stands Behind è uno dei precursori del genere horror ambientato nelle scuole e nei loro "rumor" inquietanti, tradotto in formule riutilizzate come "Le 7 leggende dell'accademia". Un classicismo che Famicom Detective Club non solo abbraccia per la sua natura da gemma incastonata in un'epoca del passato, ma che ancora oggi dimostra la sua forza narrativa grazie a due casi ramificati e in grado di catturare il giocatore in un contesto talmente ben realizzato da essere quasi reale. Il contesto urbano, le leggende, le indagini della polizia e le relazioni con tutti i personaggi coinvolti del caso, dal poliziotto a guardia del corpo fino agli studenti di passaggio, creano un'armonia così ben realizzata che bastano i primi minuti di assestamento per respirarla a pieni polmoni.
Chiaramente tra i due The Girl Who Stands Behind è forse quello più horror considerato l'intreccio legato al fantasma della scuola, mentre The Missing Heir è una storia che abbraccia una comunità più ampia dell'istituto scolastico e vi fa calare in quella che è la situazione sociale di una piccola comunità legata a tradizioni e giochi di potere nascosti tra i sorrisi dei locali. Ciò è possibile solo grazie alla scelta originale di mettervi in prima persona nel giro delle indagini, decidendo quando parlare con qualcuno, su che temi interrogarlo, come ispezionare l'ambiente e quando riflettere. Venendo dal Famicom sono funzioni molto semplici a cui corrispondono dei dialoghi più o meno lunghi o ripetuti, il che "rompe" un po' quell'aura di realismo nei momenti in cui vi impantanate e vi sentite ripetere le stesse battute per diverse volte. Tuttavia, anche grazie al grande lavoro di doppiaggio fatto proprio per i remake, il coinvolgimento con le vicende è alle stelle e la loro credibilità aumenta la macchina del mistero dietro i due Famicom Detective Club.
I titoli infatti, da quello che abbiamo provato, hanno un ottimo intreccio investigativo e prendono il piede giusto nel fornire al giocatore solo alcuni pezzi del puzzle per volta, andando a costruire un'immagine più chiara solo dopo alcuni importanti passi. Certo, si tratta di avventure comunque guidate verso una direzione specifica, tuttavia la loro esposizione e controllo delle azioni vi permette di poter ragionare liberamente senza sentirvi costretti verso una specifica conclusione o un sospettato più evidenziato degli altri. Ma quanto e come questo verrà elaborato nel gioco finale è ancora uno dei misteri delle due indagini.
Come uno show
Sotto la luce del sole c'è però la qualità maggiore della restaurazione di Famicom Detective Club: un motore grafico che trasforma la visual novel in un anime che prende vita grazie alla tecnologia live 2D. Ogni scena, animazione o personaggio – perfino gli elementi di sfondo – si muove in una maniera talmente fluida che ci ha lasciati sorpresi ben più di una volta. Potete scordare le inquadrature fisse e le scene intervallate da frame statici: qui tutto si muove come se fosse un episodio di uno show televisivo. La qualità di questo approccio, nello specifico, si denota dalla voglia di Mages di rendere ogni scena un momento in cui sfoggiarlo, evitando quindi che i trucchi più belli dal punto di vista grafico siano esclusivi delle scene clou. Un dialogo minore o il viaggio verso una parte della città, apparentemente poco importanti per la trama, assumono gli stessi connotati dei momenti migliori, evitando quindi di spezzare questo particolare incantesimo tecnico che al giorno d'oggi è senza dubbio uno degli esperimenti più pioneristici del panorama.
In particolar modo, la restaurazione di Famicom Detective Club è il suo punto a favore proprio per coloro che non gradiscono le visual novel per il loro feeling da libro. Certo, ci saranno comunque un sacco di dialoghi e l'assenza della lingua italiana può essere un difetto se si considera la verbosità del gioco, ma per come viene mostrata l'azione sullo schermo non si ha mai la sensazione di essere fermi lì a dialogare con qualcuno. Da un momento all'altro può arrivare un personaggio a darci nuovi sviluppi, qualcuno può farci un cenno, un dettaglio può illuminarsi sullo sfondo o dei passanti si ritrovano a camminare dietro il nostro interlocutore per puro caso: non esiste distinzione tra il momento del dialogo, quello dell'indagine o della cutscene, tutto è parte di un flusso e quel flusso permette al giocatore di non sentirsi un semplice spettatore tra le mille righe di testo.
Insomma, il nostro primo contatto con Famicom Detective Club è di una positività lampante. Non solo parliamo di storie scritte da una penna della caratura di Yoshio Sakamoto, ma anche di un lavoro eccezionalmente moderno da parte di Mages che apre letteralmente la strada a un futuro di visual novel molto più interattive e perfettamente giocabili sia in portabilità che alla TV. Come un buon libro, che ci fa compagnia nei tragitti sui mezzi pubblici, i misteri di The Missing Heir e The Girl Who Stands Behind possono accompagnarci nella loro forma migliore in ogni momento, racchiudendo nelle loro animazioni fluide un doppiaggio di tutto rispetto e una storia capace di unire il meglio della scrittura, dell'estetica e della sonorità. Proprio come uno dei migliori film di Dario Argento.
Famicom Detective Club: The Missing Heir & The Girl Who Stands Behind usciranno digitalmente il 14 maggio 2021 sul Nintendo eShop.