Steel Reign è il nome dell'ultima espansione che, in ordine temporale, va ad arricchire ed espandere l'universo di Fallout 76: negli ultimi due anni, infatti, Bethesda si è prodigata per cercare di migliorare l'ultimo capitolo della serie, nato con l'idea di portare Fallout nel mondo dei giochi online persistenti, con un universo condiviso e in continua evoluzione, e anche per questo parecchio criticato. Fino ad oggi, Todd Howard e compagni sono intervenuti soprattutto sugli aspetti che hanno maggiormente deluso la community: la mancanza di consistenza dal punto di vista narrativo, la relativa povertà di contenuti nelle fasi avanzate dell'avventura e le numerose incertezze legate alle quest, agli aspetti social e, ultimi ma non ultimi, ai tanto vituperati problemi tecnici del Creation Engine. Questi ultimi, al tempo stesso, penalizzavano (e in buona parte continuano a penalizzare) diversi aspetti dell'offerta ludica, fra cui il puro e semplice divertimento scaturito, pad alla mano, dalle sparatorie.
Rivoltare Fallout 76 come un calzino per farlo diventare qualcosa di completamente diverso non era affatto semplice, ma a Bethesda Game Studios - che, per capirci, nel contesto della grande famiglia appena acquisita da Microsoft sono gli autori di Fallout 4 e Skyrim - va senz'altro riconosciuta una certa caparbietà nel continuare a provarci, chissà per quanto tempo ancora. A due anni e mezzo (quasi tre) dalla sua uscita originale, va detto, il gioco è cambiato parecchio, soprattutto dopo l'arrivo di Wastelanders: ma basterà per far tornare ai "delusi" la voglia di farsi un altro giretto nelle lande desolate della Virginia Occidentale?
Addio (momentaneo?) alla Confraternita D'Acciaio
Steel Reign, per farla breve e lunga allo stesso tempo, è il seguito della questline cominciata con Steel Dawn lo scorso novembre, legata alla Confraternita d'Acciaio, una delle fazioni sociopolitiche presenti nell'universo di Fallout. È impossibile valutare la seconda parte senza quantomeno tenere conto della prima: le missioni legate alla Confraternita, del resto, sono strutturate in una serie unica e organica, completabile in circa 8-10 ore senza particolari scossoni a livello narrativo, la metà delle quali dedicate alla seconda parte.
La curiosità legata alla conclusione della storia, che mette la parola fine all'arco narrativo di una delle fazioni più militarizzate della serie, era effettivamente parecchia: pur aggiungendo una discreta quantità di carne al fuoco, tuttavia, Steel Reign perde un po' in mordente a lungo andare, soprattutto nelle due missioni conclusive delle cinque disponibili.
Un vero peccato, anche perché poi quando si tira fuori l'infinito sottotesto narrativo c'è letteralmente da brindare: come da tradizione per il brand, è infatti possibile perdersi per ore nello sterminato mare di olonastri e appunti da leggere, rimettendo insieme gli eventi pezzo dopo pezzo. Gran parte dei connotati storici legati al ruolo dei valorosi paladini in Appalachia e a Fort Atlas, residuato bellico della guerra nucleare fra Stati Uniti e Cina che ha completamente devastato il mondo di Fallout, si perdono qui: per capirci davvero qualcosa, insomma, dovrete improvvisarvi voi stessi "scribi" (gli studiosi e i letterati, nella lore della serie).
La linea narrativa che riguarda la Confraternita non introduce granché di rilevante nella struttura delle missioni, che rimangono generalmente sullo stesso livello a cui Fallout 76 ci ha abituati fino ad oggi, cioè capaci di stimolarvi solo se siete fra quei giocatori che amano perdersi nei meandri dell'universo di riferimento, ricchissimo di cose da scoprire e da vedere. Nelle missioni "giocate", però, tolta qualche piccola eccezione, l'ultimo DLC inciampa nella solita struttura piatta e priva di mordente.
Se non altro, però, l'update si fa parzialmente perdonare in tutte le aggiunte di contorno alla storia. Wastelanders, in tal senso, aveva rappresentato una sorta di foundation update: oltre agli NPC e a vere e proprie storyline simili ai precedenti Fallout, l'aggiornamento era intervenuto pressoché su ogni aspetto della struttura di gioco, introducendo una mole smisurata di miglioramenti alla qualità della vita, che avevano reso 76 un Fallout un po' meno "indigesto" anche ai fan di lunga data. Steel Reign, come il predecessore Steel Dawn, espande ulteriormente una parte di quei miglioramenti, ad esempio per quanto riguarda il crafting, che ora consente di modificare gli oggetti standard per assegnare loro attributi leggendari a vostra scelta.
Più power armor per tutti!
Le modifiche leggendarie, inoltre, sono state applicate (finalmente!) anche alle armature atomiche: ciò è stato possibile grazie ai nuclei leggendari, nuovi componenti di creazione che possono essere facilmente farmati giocando determinate tipologie di eventi pubblici. Gli enormi involucri di metallo, insomma, potranno essere personalizzati ancora di più, fino a diventare armature davvero uniche, dotate di perk ottenibili randomicamente tramite loot o "ricercabili" tramite il crafting stesso.
A proposito dei perk, anche questo sistema è stato espanso da Steel Reign, sia per quanto riguarda le armi che le armature, per tutte le classi di rarità degli oggetti, siano essi a una stella, a due o tre. Ai tempi di Fallout 4, la decisione di generare e applicare bonus randomici agli oggetti era stata parecchio criticata, ma in Fallout 76, un aggiornamento dopo l'altro, Bethesda sembrerebbe aver trovato una quadra, dando ai giocatori grande libertà e al contempo permettendo loro di acquisire oggetti potenti e unici, da "sfoggiare" come i premi più ambiti delle quest più impegnative dei precedenti capitoli.
Dal punto di vista dei miglioramenti legati alla qualità della vita, arrivati letteralmente a migliaia dai tempi del lancio, Steel Reign si limita a proseguire quanto cominciato da Wastelanders, con la differenza che, rispetto a quello, rimane una patch di dimensioni tutto sommato inferiori e con un elenco di modifiche meno nutrito. Gran parte delle novità che non vi abbiamo ancora elencato, in effetti, rientrano semplicemente in quella che è l'organica evoluzione di Fallout 76, a cominciare dall'arrivo della Stagione 5, Fuga dal 42° secolo, che nasconde un Battle Pass camuffato da gioco da tavolo con protagonista K.D. Inkwell, con diversi nuovi oggetti cosmetici (skin per armi, armature, armature atomiche, ecc.) e decorazioni per il C.A.M.P.
Una delle modifiche più rilevanti di Steel Reign consiste nell'applicazione del sistema di legendary armor anche alle armature atomiche.
A ciò va aggiunto Fallout Worlds, una sorta di "mini sandbox" a tempo limitato, che arriverà dapprima sui server di test e poi su quelli pubblici nelle prossime settimane: in questa peculiare modalità, che Bethesda introdurrà a tempo limitato per tastare l'interesse dei giocatori, sarà possibile costruire il proprio avamposto negli insediamenti principali dell'Appalachia, di fatto "colonizzando" anche le grandi città.
A livello tecnico, infine, Fallout 76 rimane afflitto dai soliti, gravi problemi, soprattutto su console. L'update Steel Reign, come prevedibile, non fa granché in tal senso, tolto il corposo elenco di bugfix che da diverso tempo accompagna ogni aggiornamento del gioco. Sarebbe lecito, visto il tempo trascorso, attendersi un update next gen per PS5, Xbox Series X e Xbox Series S, macchine su cui le scorribande in West Virginia potrebbero se non altro far dimenticare il retrogusto da settima generazione (PS3/360) che si prova giocando Fallout 76 su PS4 e Xbox One S.
In attesa di una patch o di una versione specifica per l'hardware di nuova generazione, tuttavia, l'unica possibilità per godere di un'esperienza un po' più simile a quella PC (in assoluto, e di gran lunga, la meglio ripulita di tutte e la meno piagata da problemi tecnici) rimane affidarsi all'FPS Boost sulle due console di Microsoft, che, a fronte di un sacrificio nella risoluzione, maggiormente sopportabile su Series X, schioda il frame rate dai 30 FPS originari (tra i più fastidiosi mai visti, e ne abbiamo visti tanti), raggiungendo i 60.