Endling - Extinction is Forever | Recensione

La nostra recensione di Endling - Extinction is Forever, il nuovo videogioco sviluppato da Herobeat Studios

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a cura di Nicholas Mercurio

Da qualche parte, volente o nolente, abbiamo una data di scadenza, ed Endling – Extinction is Forever ce lo fa capire senza tante cerimonie. È inevitabile, non possiamo scappare dal nostro destino e neppure dagli eventi che potrebbero coinvolgerci. La realtà, quella lontana dal mondo virtuale, ce lo fa capire con brutalità e, nel frattempo, non si accontenta di farci portare sulle spalle un peso fin troppo pesante da sostenere da soli.

Là fuori c’è un mondo caotico che non si accontenta di distruggere i sogni e le esistenze altrui, ma fa di tutto per costringere a vivere in una realtà opprimente e brutale, capace non solo di mettere in difficoltà il prossimo, ma di farlo pentire delle scelte intraprese durante un qualsiasi percorso di vita. E allora ci domandiamo, un po’ per curiosità, cosa ci sia oltre: un mondo da salvare? Una principessa in difficoltà? Oppure, semplicemente, una famiglia da salvaguardare?

Perché Endling – Extinction is Forever parte da questo presupposto, e non include solamente una mamma volpe e i suoi cuccioli, ma parla direttamente di noi, del nostro mondo, dello stesso mondo che stiamo perdendo e che, in un modo o nell’altro, potrebbe diventare irrecuperabile, se non iniziamo a dargli la dovuta importanza.

Una mamma che sopravvive e ama: il racconto dolce di un mondo sprovvisto di empatia

Sviluppato da Herobeat Studios, con il supporto allo sviluppo del game designer Samuel Molina, Endling – Extinction is Forever potremmo facilmente riassumerla come una fiaba contemporanea, che dalla Disney non attinge solo i concetti che hanno fatto di Bambi il film d’animazione più iconico degli ultimi quarant’anni. Se potessimo tornare indietro nel tempo, in effetti, penseremmo che il racconto dello studio spagnolo non sia nient’altro che una proposta non particolarmente innovativa, perché i temi emozionali ed empatici sono trattati in tante produzioni.

Eppure, in una giungla ormai sempre più alla ricerca di innovazione e del divertimento più trascinante e coinvolgente, esiste qualcuno che preferisce affrontare certi temi in maniera differente, coinvolgendo non soltanto le diramazioni e le esaltazioni di una narrazione forte e convincente, ma mostrando con sensibilità come il mondo sia complesso da approcciare, se non vengono prese le dovute contromisure.

Impersoniamo una volpe in un mondo di stenti e paure, in una realtà triste e indefinita che vive alla giornata, sopportando il peso di un mondo che ormai è perduto. L’umanità ha perso la speranza nel mondo, e quest’ultimo ha deciso di mettere un punto e a capo sulle esistenze altrui. Tutto è diventato impalpabile, lontano, appena percettibile; tutto si è tramutato nel passato, in una realtà lontana che non corrisponde più a cos’era un tempo. Il mondo è andato: è disintegrato e sfruttato. Non sappiamo cosa sia accaduto ma, considerando le immagini a schermo, quel tutto che consideravamo importante è diventato il passato. C’è un mondo che, ormai, sopravvive alla giornata, e l’umanità, che gli va appresso, non può fare nient’altro che arrancare.

In Endling – Extinction is Forever viviamo il rapimento di un nostro piccolo di volpe, mentre tutto – a partire dal racconto – assume un significato ben più profondo e inaspettato, che ci mostra quanto sia sottile una realtà simile da quanto lo è la nostra realtà. Nel nostro pianeta è accaduto qualcosa: c’è stata una catastrofe e ora gli unici sopravvissuti si uccidono a vicenda, compiendo gesti orribili. In effetti, è da qui che parte il nostro racconto: da una fuga rocambolesca in mezzo alle fiamme per raggiungere un luogo sicuro, inconsapevoli del resto.

Siamo una volpe incinta in una tana che attende di dare alla luce i suoi figli, e nel prologo accade questo: diamo quattro speranze al mondo, ognuna di esse con un pelo diverso e una propria sensibilità. Cuccioli che, in un modo o nell’altro, non dobbiamo solamente crescere e proteggere, ma accudire ed educare. Il team spagnolo, puntando su questo approccio, è stato di tratteggiare dei comportamenti che di umano hanno tutto. Nel nostro approfondimento dedicato a Stray, infatti, abbiamo parlato di come gli animali possano replicare i comportamenti umani e, a riguardo, potremmo dire che sono proprio loro a insegnarci cosa voglia dire collegarci con un’altra esistenza. Ci è capitato in passato con NieR e Death Stranding, ma è accaduto anche con altre produzioni intimiste ed empatiche, di cui abbiamo già parlato in diverse occasioni sulle nostre pagine.

Tuttavia, per arrivare al dunque: cosa succede in Endling – Extinction is Forever di così straordinario? Intanto, passiamo da indossare i panni di una gattina a calarci nel pelo rossastro di una volpe in fuga da un mondo che, ormai, non ha più nulla di bello, se non qualche sprazzo di luce qua e là. Mettiamo al mondo delle creature in un momento complesso, dove niente è più certo, dove tutti sopravvivono alla giornata e dove tutto, ormai, è sulla sottile linea rossa che divide la vita dalla morte. E il mondo, inevitabilmente, è alla mercé della distruzione voluta dall’uomo, in una veste concettuale e reale che è sottile come una lama più affilata al mondo, perché ci butta nel bel mezzo di un contesto difficile da immaginare.

“Io sono qui, da ora in poi” (Tarzan, Disney): il nostro tutto è dentro e fuori di noi

Impersonare una volpe, ovviamente, richiede un grande impegno, specie in un mondo come il nostro. E far crescere dei cuccioli non è per nulla facile, soprattutto perché i pericoli sono in ogni angolo, persino là dove non lo immaginiamo neppure. Il game design di Endling – Extinction is Forever è in realtà molto semplice ed essenziale, ma partiamo intanto dalla visuale, con la telecamera che segue la nostra mamma volpe mentre attraversa le mappe di gioco, esplorando le aree che si aprono di fronte a noi pronte ad accoglierci in maniera alle volte brutale, e tante altre volte come se volessero darci un benvenuto pesante e insopportabile. Al netto di questo, però, la mamma volpe che impersoniamo non si sfama e non le servono particolari accortezze, se non procacciare del cibo alla prole che è impossibilitata a farlo da sola.

Inizialmente, partiamo con quattro cuccioli per poi ritrovarcene tre, con uno di essi rapito da un bracconiere in cerca di una bella pelliccia da vendere. Se il contesto è forte, lo è anche la trama, perché la mamma volpe, spinta in questa fiaba a ritrovare il suo figlioletto, si ritrova a inseguire delle visioni, incapaci di darle informazioni esaustive sulla posizione del suo cucciolo. Man mano che si avanza, ovviamente, le cose si fanno interessanti. La particolarità del gameplay di gioco, per l’appunto, sfrutta l’olfatto della volpe per seguire gli odori più persistenti, che sono indicati di colore verde qualora si cercasse del cibo, mentre di viola se si stanno cercando tracce del figlioletto smarrito. Se lo scopo del gioco può sembrarvi essenziale, c’è un motivo: la sua struttura è pensata per estendersi notte dopo notte, portandoci a esplorare le sue aree e i suoi cambiamenti.

Ma, nel complesso, c’è molto altro: dormire corrisponde ad abbassare la sazietà dei propri cuccioli, che richiedono, man mano che crescono, del cibo sempre più sostanzioso. Non stiamo parlando soltanto di pesce ma anche di lepri e, qualora fossimo in difficoltà a causa di un mondo ormai allo scatafascio, possiamo dare ai nostri cuccioli dei topi e della spazzatura, che potrebbero non essere adatti per la loro crescita. Tuttavia, di fronte al nulla è meglio il piuttosto, come recita un proverbio milanese, che in un contesto simile è il più azzeccato che potremmo utilizzare.

Come lo è la notte, il momento più adatto per cercare cibo e insegnare ai cuccioli a strisciare, a saltare e a superare un ostacolo all’apparenza invalicabile e complesso. Perché, man mano che si avanza nell’esperienza, è proprio questo l’aspetto più curioso e riuscito, capace di esaltare non solo il game design e la proposta, ma di dare un senso di continuità alle creature che abbiamo messo al mondo. I cuccioli imparano a fronteggiarlo come è toccato a noi imparare a camminare per non cascare per terra, e in quanto madri virtuali abbiamo una grande responsabilità: crescerli affinché loro possano vivere sereni in un mondo che invece di essere si concentra ad apparire e a guadagnare.

Sia chiaro, per qualcuno Endling – Extinction is Forever potrebbe in effetti essere ripetitivo, con delle meccaniche fin troppo simili le une alle altre e un sistema di gioco che, invece di proporre altro nella sua struttura, preferisce andare sul sicuro. È un po’ il suo tallone d’Achille, se ci pensiamo, ma a questo c’è una spiegazione: la produzione non vuole essere un videogioco sfavillante e non intende proporre meccaniche complesse, figuriamoci poi una grafica spacca mascella. No, non vuole niente di tutto questo: si presenta con uno scopo a cui arriva senza troppe complicazioni, dimostrandoci con naturalezza quanto possa essere piacevole sopravvivere in un mondo costantemente alla mercè dei suoi limiti. L’opera creata da Herobeat Studios, insomma, non vuole esagerare o aggiungere, costringendosi ad aggiustare sul lungo corso.

Ci propone delle aree completamente esplorabili e da approcciare come desideriamo, dove possiamo interagire con dei tronchi per depistare i bracconieri e, nel frattempo, fuggire via dalla tana di un tasso, che nel frattempo è diventato nostro amico in tutta questa disperazione. È un’opera che, con semplicità e una buona dose di cura e attenzione, arriva al suo obiettivo.

Complice un ottimo game design, che si incastra in maniera omogena attraverso tutte le sue caratteristiche, Endling – Extinction is Forever si dimostra forte e legato a un vecchio modo di sviluppare i videogiochi, che mai come oggi risulta calzante e appassionante soprattutto nel panorama indipendente, attualmente al centro di nuove produzioni iconiche. In mercato simile, dove è difficile emergere, Endling – Extinction is Forever stupisce con semplicità perché è questo cosa vuole essere per il pubblico: un’opera che possa essere giocata e apprezzata, nonché compresa da tutti, con una morale finale da fare invidia a certi libri iconici della letteratura mondiale.

Soprattutto grazie a essi, esalta il suo messaggio finale e confeziona un videogioco che sorprende e meraviglia, dimostrandoci come possa bastare veramente poco per sorprendere questo mondo, vedendolo crescere passo dopo passo. Il game design di gioco, sostanzialmente, trasmette questo messaggio sin dal primo momento, perché ci mette di fronte a delle scelte e alle loro conseguenze, finendo poi per delinearsi in tutte le sue più che funzionali e soddisfacenti caratteristiche.

Non aspettatevi un Call of Duty, un Neon White e tanto meno qualcosa di complesso e adrenalinico, perché Endling – Extinction is Forever, nel suo messaggio finale, assesta un pugno nello stomaco dritto e preciso senza tante cerimonie. Come, pensavate fosse un’avventura narrativa, di quelle a cui siamo quasi tutti abituati? Vivendo questo videogioco, assorbendolo come abbiamo fatto noi per cinque ore, potreste rimanerne sorpresi. Al di fuori del suo messaggio, il videogioco di Herobeat Studios è comunque forte e ben delineato, con molte sfumature al suo interno che lo rendono ancora più travolgente e appassionante.

Un art design da cartone: Endling è una fiaba in tutto e per tutto

Immergendoci in questo mondo apocalittico e triste, ci siamo anche approcciati a un art design di primo livello, che ha saputo coinvolgerci ed emozionarci. Il design è ispirato ai film d’animazione della Disney in tutto e per tutto, ricordando persino alcune ambientazioni che sono state inserite in molte occasioni anche da altre compagnie concorrenti.

Ma a parte questo, Endling – Extinction is Forever è un’opera che trasuda amore per il mondo e per il suo futuro, che mai come oggi è incerto. Vediamo il pianeta scaldarsi, le foreste bruciare e il clima farsi rovente giorno dopo giorno, con i ghiacciai che si sciolgono e con la siccità ormai come una vera e propria realtà. Se in Stray abbiamo scritto che è come se avessimo un’etichetta con la data di scadenza attaccata all’altezza del cuore, nel caso di Endling possiamo assicurarvi che i messaggi al suo interno, complici l’ambientazione e le atmosfere, lasciano con un sorriso agrodolce in bocca, ma non possiamo farvi spoiler.

Parlando della direzione artistica, siamo rimasti incantati dalla ricostruzione delle ambientazioni, che sono state disegnate a mano e implementate in maniera particolareggiata e attenta. Le animazioni dei protagonisti, che ci hanno sorpreso, non le abbiamo mai trovate di troppo e ci hanno convinto, nello specifico quando saltavamo da un ostacolo all’altro o quando abbaiavamo, con la mamma volpe che allungava il bacino. Sembrano cose secondarie, in effetti, ma è proprio questo a rendere Endling – Extinction is Forever un’opera straordinaria, educativa e significativa, dedicata a chiunque desideri ampliare i propri orizzonti.

Inoltre, un altro punto a suo favore è la localizzazione in italiano, utile per chiunque non voglia fare altro che godersi l’esperienza senza dover per forza mettersi accanto un dizionario o utilizzare Google traduttore, utilissimo se si vuole comprendere un dialogo. In definitiva, Endling – Extinction is Forever è un’opera commovente e trascinante, capace non solo di intrattenere e sorprendere, ma di dimostrarsi vera e tangibile come poche altre sono presenti nel panorama videoludica, una vera e propria fitta foresta da cui diventa alle volte difficile fuggire. Ma se abbiamo impersonato una volpe, potrebbe diventare molto più semplice di quanto immaginiamo. Forse basta solo scoprirlo.

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