Emulatori e abandonware, facciamo chiarezza!

Emulatori e abandonware sono legali? Che confusione! Cerchiamo di fare un po' di ordine con questo articolo.

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a cura di Gioele Maria Pignati

Quante volte avrai sentito definire il mondo dei videogiochi come giovane, colorato e frizzante? Gli ultimi due aggettivi sono senza dubbio corretti ma in quanto a gioventù si può dire che anche l’ambiente dei videogame cominci ad aver raggiunto una certa maturità. Non si tratta sicuramente di un mondo anziano, ma di anni e di prodotti lasciati alle spalle ormai ce ne sono parecchi. Chi con gli otto bit, chi con i sedici, chi con i trentadue, chi con bit che nemmeno venivano contati più, insomma ognuno di noi ha iniziato la sua carriera di videogiocatore in un differente periodo storico. Dal primo gioco potrebbero essere passati mesi come potrebbero essere trascorsi lunghi anni.

Fatto sta che il mercato dei videogiochi, al di là di tutto e di tutti, prosegue il suo inesorabile viaggio verso il futuro. Spesso però arriva la nostalgia, torna la voglia di recuperare un gioco da un passato glorioso, ma magari la console dove il videogame era uscito ora non viene più venduta, forse il titolo stesso non è più in commercio ed il sogno di rivivere le emozioni del passato si infrange inesorabilmente.

E’ così che, vuoi o non vuoi, ci si imbatte in un mondo molto particolare: quello degli emulatori e degli abandonware. Gli emulatori sono dei software in grado di riprodurre il funzionamento di un sistema diverso rispetto a quello su cui girano. Gli abandonware invece sono vecchi prodotti in qualche modo usciti dal circuito commerciale. Mentre quella dell’abandonware è una condizione in cui versa automaticamente un prodotto in determinate condizioni dopo un certo numero di anni, gli emulatori sono invece applicativi nuovi, programmati da uno o più sviluppatori, che vengono inventati per finalità differenti: in certi casi c’è la volontà dichiarata di preservare vecchi sistemi del passato di cui sono diventati difficilmente reperibili i supporti fisici, in altri casi c’è la volontà di guadagnare dalla vendita al pubblico dell’applicativo stesso.

La questione

Niente di particolare fin qui. Ci si potrebbe limitare nel constatare che vogliamo recuperare un vecchio titolo per pc, non più in commercio, e così scarichiamo un abandonware, oppure, nel caso di un titolo per console, facciamo il download di un emulatore, scarichiamo il bios della piattaforma corrispondente e la rom o l’iso giusta e facciamo partire il tutto. La domanda che però sorge spontanea è: ma è legale ciò che stiamo facendo?

La risposta ad un interrogativo apparentemente così innocente è tutt’altro che semplice, anzi in realtà si tratta di quanto di più complesso tu possa chiedere. Rispondere con chiarezza e precisione assoluta alle domande relative a tali questioni non è possibile perché abbiamo a che fare con situazioni borderline, zone grigie a livello giuridico. Non essendoci una giurisprudenza consolidata sull’argomento, ci si deve per forza di cose basare su numerose correnti di pensiero e soprattutto sul diritto statunitense.

Tra l’altro non siamo giuristi, per questo useremo sempre il condizionale senza avere la pretesa di dare una risposta definitiva alla questioni che esporremo. Il nostro scopo è solo quello di raggruppare in maniera un po’ più chiara e comprensibile il mare magnum di correnti, scuole di pensiero ed opinioni relative all’argomento. Noi ce la metteremo tutta, cominciamo dunque!

Gli emulatori sono legali?

Gli emulatori in quanto tali sono quasi sicuramente legali perché sono dei semplici software in grado di riprodurre il funzionamento di un sistema diverso. Finchè gli emulatori usano codice personale dovrebbe andare tutto bene. Il problema sorge invece qualora l’emulatore venga distribuito insieme al bios, il cuore di una macchina a livello di applicativo, di una determinata console. Quello è codice originale sviluppato da terzi. Allora in tal caso l’emulatore potrebbe risultare fuori legge.

In teoria è ammissibile solo l’estrazione da parte dell’utente del bios dalla macchina in proprio possesso. Invece si cadrebbe sicuramente nell’illegalità qualora si arrivi a scaricare il bios da un sito internet privo dell’autorizzazione a distribuire tale file. Pertanto emulatori famosi come il MAME, in grado di riprodurre una gran quantità di giochi arcade, ed altri programmi ancora, sarebbero da considerare completamente legali, perché basati su codice differente rispetto a quello delle piattaforme originali e distribuiti privi dei bios necessari al loro funzionamento. L’unico caso di illegalità, anche qualora si abbia a che fare con codice diverso da quello originale, potrebbe essere quello in cui qualcuno decida di commercializzare una macchina con caricata tutta una serie di emulatori.

Per intenderci, stiamo parlando di quelle piattaforme da gioco, prodotte in maniera più o meno professionale e vendute da certi store online, con già installati numerosi software dedicati all’emulazione. In tale situazione società come Sony, Nintendo, Microsoft ed altre potrebbero intentare una causa per concorrenza sleale nei confronti di coloro che commercializzano tali macchine. Fa riflettere poi come nella maggior parte dei casi queste piattaforme vengano vendute con centinaia di bios, rom ed iso già salvati in memoria, ma questo è un altro discorso ancora, sicuramente più grave.

Le rom e le iso sono legali?

Rom e iso in pratica dovrebbero essere la stessa cosa. La differenza consisterebbe solo nel supporto d’origine: si parla di rom relativamente a giochi originariamente residenti su cartuccia o su chip, si parla di iso relativamente a titoli provenienti da supporto ottico. Le rom e le iso sono in sostanza file immagine contenenti una copia dei dati estratti dal supporto originale, che esso sia un chip, una cartuccia o un disco.

A livello di legalità per rom ed iso dovrebbe valere sempre il discorso relativo ai bios: dovrebbe essere ammissibile detenere una rom o una iso solo qualora si sia in possesso del gioco originale. La rom o la iso però andrebbe estratta personalmente dal proprio supporto, allo stesso modo del bios, e non andrebbe invece scaricata da siti web non autorizzati. Nel caso di lecito possesso del titolo originale si parlerebbe dunque di copia di backup. Questa copia però va eliminata qualora si rivenda il gioco. La legge non pone limiti particolari alla vendita dei videogiochi usati, ma relativamente alle copie di riserva del videogame va tenuta in considerazione la licenza di utilizzo.

Sia per i giochi su supporto fisico che per quelli acquistati in formato digitale le licenze possono essere singole o multiple. Nel caso di vendita del proprio videogame ad un altro individuo occorre sempre vedere cosa dice la licenza. Ovviamente se questa era del tipo singolo allora occorrerà disinstallare il gioco ed eliminare qualsiasi copia sia stata fatta. Non sarebbe vera invece la voce che affermerebbe che per non cadere nell’illegalità, nel caso di scaricamento indiscriminato di bios, rom o iso da certi siti, basterebbe cancellare i file entro 24 ore. Pare si tratti di una vera e propria bufala diffusa ad arte sul web.

È legale disporre liberamente degli abandonware?

In teoria no perché si tratta comunque di materiale coperto dal diritto d’autore. Poi molti giochi pc scaricati, per funzionare senza disco o al di fuori di uno store, avrebbero comunque bisogno di modifiche al software e quindi di violazioni delle protezioni. Innanzitutto bisogna specificare che il termine abandoware non ha valore legale. Si tratta di una definizione che ha preso forma su internet nel corso del tempo. Con abandonware solitamente si indica un software pubblicato da diversi anni (il numero esatto varia in base alle correnti di pensiero) colpito da obsolescenza e non più di interesse commerciale, ma comunque ancora protetto dal diritto di autore.

Ci sono vari motivi per cui un gioco diventa abandonware: mancato supporto commerciale, una generazione di console che finisce, chiusura dell’azienda che ha creato il titolo, problemi di diritti con elementi interni al gioco, come canzoni o marchi presenti nell’opera. Fatto sta che il gioco per qualche motivo non viene più commercializzato in negozi fisici e digitali. Ci sono persino siti che si occupano di elencare quali di queste opere vengono via via rimosse dal circuito commerciale.

Il discorso riguarda sia i giochi nativi per pc, sia gli emulatori. Molte persone si impegnano a sostenere vere e proprie battaglie circa l’ammissibilità etica del libero ed indiscriminato utilizzo degli abandonware puntando tutto sul discorso della preservazione storica di opere che altrimenti cadrebbero nel dimenticatoio e sul fatto che “tanto non ci guadagnerebbe più nessuno”. Il problema però risiede sempre nella regolazione dell’utilizzo di questi titoli da parte della legge sul diritto d’autore: considerando che il diritto d’autore scade dopo settant’anni dalla morte di chi ha creato un’opera, praticamente tutti i videogame esistenti sarebbero ancora protetti. Inoltre in alcuni casi potrebbero valere delle strategie di mercato simili a quelle di certe grandi aziende che conservano in cassaforte vecchi film aspettando il momento propizio per ritirarli fuori.

Ma allora la pirateria?

Le opinioni a riguardo sono molteplici. Nintendo per esempio si oppone in maniera tenace all’utilizzo indiscriminato di rom ed emulatori. Vedrebbe il tutto non solo come pirateria informatica, ma come una vera e propria minaccia per l’industria dei videogiochi. Certi autori di videogame considerano in maniera positiva l’utilizzo di emulazione e simili mentre altri sono più cauti se non contrari.

Al di là di tutto la definizione di pirateria informatica ricomprenderebbe l’accesso senza autorizzazione a dati riservati, l’hard disk loading, la contraffazione del software, ma anche, e questo interessa a noi, in primo luogo la diffusione, pure quella gratuita, a mezzo di reti informatiche, di programmi non originali con violazione del copyright ed in secondo luogo la violazione della licenza di utilizzo del software.

Non essendoci però una giurisprudenza consolidata tutto resta in forse e, soprattutto, relativamente a vecchi prodotti videoludici, essendo spesso difficile reperire le note informative che accompagnavano i titoli, risulta difficoltoso comprendere quando ci si trovi effettivamente di fronte ad una violazione e bisognerebbe comunque fare una valutazione caso per caso. Andrebbe tenuta in considerazione poi la differente posizione del pirata, il quale commetterebbe un vero e proprio reato, e dell’utente che, approfittando della pirateria senza scopo di lucro, secondo certe correnti commetterebbe solo un illecito amministrativo.

In Italia comunque relativamente a tali questioni opera la normativa sul diritto d'autore. Inoltre col DPCM del 15 settembre 2008 è stato creato un Comitato tecnico contro la pirateria digitale e multimediale. Contro gli illeciti del settore è preposta la polizia postale e delle comunicazioni. Va inoltre tenuta in considerazione la regolamentazione delle comunicazioni elettroniche da parte di Agcom, l’autorità amministrativa indipendente italiana per le garanzie nelle comunicazioni. Cercando di contrastare la pirateria l’Agcom è arrivata a determinare la chiusura di siti con server sul territorio nazionale e l’oscuramento di altri con base estera.

Nonostante tutto però ancora imperversano piattaforme che, senza aver avuto alcuna autorizzazione, permettono di scaricare indiscriminatamente rom, iso, bios ed abandonware. A volte poi queste pagine contengono malware e guadagnano grazie a banner pubblicitari relativi ad importanti aziende che la maggior parte delle volte non controllano quali piattaforme ospitino effettivamente le proprie inserzioni.

Alternative certamente legali rispetto ad emulazione ed abandonware

Riassumendo, gli emulatori dovrebbero essere legali, ma, per restare in regola, bios, rom ed iso andrebbero solamente estratti da prodotti in proprio possesso. Inoltre gli abandonware non potrebbero essere utilizzati indiscriminatamente. Quando tutto però si rivela nebuloso e grigio conviene non rischiare affidandosi ad alternative sicuramente legali.

Il caso più semplice da prendere in considerazione è quello delle remaster: vecchi giochi per piattaforme passate diventano reperibili in versione aggiornata sui vari store. Fanno scuola Nintendo e GOG. In quest’ultimo caso ad esempio si riescono a riportare in auge vecchi titoli per pc garantendone la compatibilità e l’affidabilità con i sistemi più moderni. C’è poi la retrocompatibilità delle console: basti pensare alla PlayStation 5 che riesce ad eseguire correttamente molti giochi della PlayStation 4, spesso con grafica migliorata, e lo stesso si può dire di Xbox Series X che addirittura sarebbe in grado di far funzionare i dischi della prima Xbox del 2001.

Ci sono poi le mini console, versioni piccole e tecnologicamente aggiornate delle vecchie piattaforme originali, come il Super Nintendo Classic Mini, la Sony Playstation Classic ed altre ancora, contenenti un certo numero di titoli classici e compatibili con i moderni televisori mediante uscita HDMI. Il sistema più complesso e meno vantaggioso ovviamente resta quello di procurarsi le piattaforme ed i supporti originali. La scarsa convenienza deriva dai prezzi dell’usato, spesso proibitivi, e dall’incertezza sulla durata del supporto fisico che si va ad acquistare.

Certamente, non tutti i giochi classici risultano reperibili mediante questi sistemi appena elencati, ma ciò non convalida legalmente l’utilizzo libero di rom, iso, emulatori ed abandonware. Le questioni portate avanti da molti, relative alla preservazione dei giochi classici dell’oblio, che rischiano di scomparire per mancata commercializzazione o per l’usura dei supporti fisici o ancora per mancati porting esteri, meritano di essere ascoltate, perciò si spera piuttosto in un impegno maggiore da parte delle aziende di videogiochi in tale direzione. C’è poi chi sfrutterebbe gli emulatori per migliorare la grafica dei vecchi titoli e anche qui deve vertere l’impegno delle aziende le quali devono riproporre le proprie opere con una forma aggiornata e con contenuti extra appetibili, evitando invece certe remastered tristemente famose, a causa di numerosi elementi fuori posto, che tanto fanno arrabbiare i fan.

Se cerchi ulteriori punti di vista relativi agli argomenti trattati ti consigliamo pure gli articoli di Michele Pintaudi relativi a retrogaming ed abandonware. Speriamo vivamente di aver fatto un minimo di chiarezza in più in questo terreno così frastagliato ed incerto. Ovviamente non abbiamo potuto portare sicurezze, quello che abbiamo fatto invece è stato cercare di schematizzare in maniera sintetica una questione che però risulta ancora fortemente aperta e nebulosa. Facci sapere cosa ne pensi.

Se questo articolo ha stuzzicato la tua voglia di giochi classici, perché non cominciare proprio da un Super Nintendo Classic Mini?
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