Empire of the Ants | Recensione - Come sarebbe impersonare una formica?
Finalmente possiamo parlarvi di Empire of the Ants, il primo gioco di Tower Five che ci immerge nell'omonimo romanzo di Bernard Werber.
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a cura di Andrea Riviera
Managing Editor
Se avete una certa età o banalmente apprezzate i videogiochi retro, allora sicuramente conoscete It Came From The Desert, un'avventura horror in cui bisognava affrontare delle formiche enormi. In Empire of the Ants è invece l'opposto: vestiamo i panni di una formica, intenta a conoscere il mondo, guidare legioni di sorelle contro le termiti e fare lo stretto necessario per offrire il suo contributo nello sviluppo del formicaio.
Sono abbastanza certo che già da queste prime righe ho attirato la vostra curiosità, d'altro canto chi non vorrebbe impersonare una formica? A parte gli entomofobici, si intende. Ebbene, il gioco strategico/esplorativo di Tower Five e Microids non nasce per caso, ma è profondamente ispirato dall'omonimo romanzo di Bernard Werber del 1991, un vero e proprio classico letterario tradotto in più di 30 lingue.
Siamo dunque dinanzi a un'esperienza che già dalle premesse punta sull'originalità e sull'essere atipica. Ma al di là di tutto questo, ci avrà davvero convinto?
Un piccolo mondo, ma pieno di sorprese
La genesi di Empire of the Ants ha richiesto oltre tre anni di lavoro e ha coinvolto più di 20 esperti del settore, molti dei quali vantano collaborazioni precedenti con studi del calibro di Creative Assembly, Ubisoft e Wargaming. Questa squadra, unita dalla passione e dall’esperienza, ha voluto fortemente realizzare un gioco in grado di combinare diversi generi tra loro, puntando parecchio sul realismo grafico (che vi racconterò poco sotto). L’adattamento videoludico tende a mantenere il fulcro della "storia del romanzo", offrendo una visione profonda e decisamente affascinante del mondo delle formiche.
La trama si sviluppa attorno alle vicende della formica 103.683 (sì, è il nostro nome) e racconta il ciclo di vita della colonia attraverso una struttura narrativa che intreccia avventura e divulgazione scientifica, esattamente come nel libro di Werber. Nel gioco, siamo veniamo immersi nel microcosmo della colonia, dove è necessario gestire risorse, affrontare pericoli naturali e costruire un esercito di insetti, tutto mentre lottiamo per la sopravvivenza contro minacce esterne e predatori naturali.
È possibile comunicare con le altre "nostre" sorelle, scambiando opinioni e cercando ci capirne di più del mondo attorno a noi, così come è possibile esplorare una vera e propria enciclopedia entomologa che consente di tenere traccia di tutti gli altri esseri presenti in natura.
Il racconto, quindi, è più focalizzato sull'insegnarci molto sul mondo delle formiche e di quello che sta attorno al formicaio, magari non in maniera divertente e folle come in Z la Formica o in A Bugs Life, ma certamente con grande cura nei dettagli e tanta passione.
Ok, ora che siamo una formica... che si fa?
In Empire of the Ants ci vengono affidati diversi compiti, ognuno dei quali rappresenta un genere ludico completamente differente. Per esempio ci viene richiesto di catturare altri insetti, oppure ritrovare delle nostre sorelle o raggiungere un luogo in particolare, tutte azioni che esaltano la modalità esplorazione. In questi momenti possiamo girovagare ovunque nella mappa di gioco: scalare alberi e rocce, saltare tra le foglie e analizzare oggetti sconosciuti come lattine o barattoli, lasciati per la gran maggior parte delle volte da persone poco educate.
In questi momenti entra in gioco proprio la passione per la natura e la entomologia (ovvero la passione per gli insetti): possiamo infatti scoprire nuove specie, catalogarle e poi approfondirle nell'enciclopedia accennata poco fa. Insomma, esplorare non è solo obbligato per fini narrativi, ma implica anche delle possibilità di conoscere un po' di più del mondo degli insetti.
L'unico vero difetto di questa dinamica riguarda inevitabilmente la telecamera. Mi è capitato, di tanto in tanto, di finire testa in giù in alcune bottiglie o in tunnel stretti, momento che ha creato un po' di confusione, non riuscendo minimamente a capire dove ero e dove dovevo andare. A parte quello, spostarsi non è complicatissimo, anche se richiede inizialmente un po' di allenamento per quanto concerne i salti, stando attenti a non finire nell'acqua... in nella pancia di qualche predatore, come i ragni.
Il vero fulcro del gioco riguarda la componente strategica e tattica del gioco. Nella prima è possibile persino adibire un nido per poter realizzare diverse tipologie di insetti per combattere i nostri acerrimi nemici, le Termiti. Per farlo è richiesto il recupero di "legna" e "cibo", assimilabile da frutta presente attorno, rami, oppure banalmente realizzando "strutture" ad hoc pensate proprio per accumulare risorse. Insomma, un RTS vecchio stampo, incentrato sui potenziamenti, sull'espansione dei nidi e sulla conquista dei territori avversari, modalità presenti anche in multigiocatore online (tutti contro tutti e 1vs1).
Una volta realizzato il nostro "esercito", entra in azione la parte tattica, dove dovremmo gestire bene le nostre legioni, seguendo attentamente il classico schema carta, forbici e sasso, dove ogni tipologia di insetto che produciamo diventa utile nel combattere un'altra tipologia nemica. La vera difficoltà resta nel saper controllare attentamente le nostre legioni, posizionando magari gli "artiglieri" in posizioni sopra elevate, attaccando prima con i tank e successivamente lavorare ai fianchi con le nostre formidabili formiche operaie e guerriere. A offrire ulteriore supporto durante gli scontri sono i "poteri", o meglio delle abilità che consentono di aumentare il danno inflitto, curare o velocizzare attacchi e movimenti. Mano a mano che le partite diventano complesse, risulta sempre più fondamentale sfruttarle per prevalere.
Devo ammettere comunque che non mi aspettavo che il tutto fosse così intuitivo, inoltre con il pad mi sono trovato molto bene nella gestione delle armate. Gli sviluppatori, quindi, hanno svolto un ottimo lavoro sotto questo punto di vista. Chiaramente mouse e tastiera risultano ancora la migliore soluzione d'approccio, ma se avete intenzione di acquistare il gioco su console fossi in voi tirerei un sospiro di sollievo.
Un gioco iper-realistico
A offrire un impatto in più al gioco ci pensa la componente artistica e visiva che gli sviluppatori hanno voluto cucire intorno a Empire of the Ants. Le ambientazioni, infatti, risultano fotorealistiche: incredibilmente dettagliate, nonché una vera gioia per gli occhi. Gran parte del merito va soprattutto all’Unreal Engine 5, un motore che ha già dimostrato un'incredibile impatto estetico, perfetto per rappresentare al meglio il mondo delle formiche che i ragazzi di Tower Five volevano realizzare.
Non solo, pensate che le varie stagioni e l’alternanza giorno-notte influenzano profondamente il gameplay, obbligando il più delle volte a pianificare le sue mosse in base alle condizioni ambientali. Durante i mesi invernali, per farvi un esempio, le risorse scarseggiano più del dovuto, costringendo a una strategia di risparmio per assicurare la sopravvivenza della colonia. Anche i comportamenti delle creature cambiano in base alle temperature e alle ore del giorno, rendendo il gioco molto dinamico sotto tutti i punti di vista.
C'è poi il bellissimo comparto audio, affidato a Mathieu Alvado, conosciuto per il suo lavoro sulle colonne sonore di Rayman Origins e Rayman Legends, e Mark Choi, che ha contribuito con arrangiamenti di pianoforte per titoli come Baldur’s Gate 3 e Princess Mononoke (musical). Tutte le tracce ci sono sembrate perfettamente coerenti con lo spirito dell'opera, alternando melodie tranquille durante l'esplorative, a momenti più ritmati durante gli scontri. In generale siamo dinanzi a un lavoro degno di nota.
Voto Recensione di Empire of the Ants
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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Artisticamente e graficamente molto bello
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Un vero e proprio viaggio alla scoperta dell'entomologia
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La componente strategica è semplice ma divertente
Contro
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La telecamera a volte fa impazzire
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La parte esplorativa è meno interessante