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RECENSIONE

Emio - L'uomo che sorride: Famicom Detective Club | Recensione

Famicom Detective Club ritorna con un sequel dopo 35 anni dall'ultimo capitolo canonico e lo fa con un thriller mozzafiato.

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a cura di Andrea Maiellano

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Se c’è una cosa che non mi stancherò mai di dire, è che Nintendo andrebbe solamente elogiata per aver sfruttato sapientemente il successo planetario di Switch, per riportare alla luce una serie di proprietà intellettuali oramai perse negli anfratti del tempo. 

Famicom Detective Club è una di queste. La serie, composta da tre capitoli usciti per NES, Super NES e Satellaview, rappresentò uno degli esponenti più importanti del genere delle visual novel… almeno in Giappone visto che la sua peculiare distribuzione (avvenuta tramite Famicom Disk System, Nintendo Power e Satellaview), assieme al genere di appartenenza, non la resero appetibile alla divisione americana di Nintendo, impedendole di arrivare in Occidente fino a 2021, anno nel quale nintendo rilasciò i remake per Switch dei primi due episodi della serie. 

Emio - L'uomo che sorride è il terzo capitolo di Famicom Detective Club, uscito 35 anni dopo l'ultima iterazione ufficiale della serie.

Una decisione indubbiamente encomiabile, ma che si scontrò con una realizzazione che, nuovamente, tagliò fuori una fetta di utenti, visto che i remake vennero localizzati in un numero inferiore di lingue rispetto alle altre esclusive di Nintendo (tagliando fuori l’Italiano).

Fino a qui sembra trattarsi della più classica delle “operazioni nostaglia”, pensata per riproporre delle celebri produzioni del passato a un pubblico di nuovi giocato, ma nel momento in cui nintendo annunciò Emio - L’uomo che sorride, il recupero di Famicom Detective Club ha ottenuto dei contorni completamente inediti. 

Già solo il fatto che si tratti di un sequel uscito 35 anni dopo l’ultimo capitolo canonico della serie (quello per Satellaview è stato apparentemente declassato a spin-off), dovrebbe dire molto sulla visione che Nintendo ha nei confronti delle sue proprietà intellettuali, ma se a questo ci si aggiunge il fatto che Emio - L’uomo che sorride si proponga come un seguito con gli stessi pregi, e gli stessi difetti, del recente remake, conferma che il “Colosso di Kyoto” ha le idee chiare su quale sarà il futuro della serie e su cosa siano le sue caratteristiche.

Le leggende hanno sempre un fondo di verità

In una serata come tante, nei pressi di un impianto idrico situato fuori città, viene commesso un efferato omicidio. Un ragazzino delle medie viene strangolato e il suo corpo abbandonato vicino alla recinzione del tetro stabilimento.

L’unico segno particolare lasciato dal killer, è un vecchio sacchetto di carta, posto sul volto della vittima, con disegnato sopra un tetro, e stilizzato, sorriso… un dettaglio che ricorda il modus operandi di un killer coinvolto in una serie di omicidi avvenuti diciotto anni prima e che generarono la leggenda metropolitana dell’uomo che sorride.

I pochi indizi presenti sulla scena del crimine, portano la polizia a contattare il detective Usagi, il quale porta con se i suoi due assistenti: Ayumi Tachibana e il nostro protagonista privo di nome. 

Per chi ha giocato i due remake usciti nel 2021 questi nomi non saranno nuovi, ma per tutti gli altri non temete… Emio - L’uomo che sorride, non richiede di aver giocato i capitoli precedenti di Famicom Detective Club e per quanto durante la vicenda appaiano personaggi del passato, o vengano citati avvenimenti precedenti, viene sempre fatto con estremo rispetto di chi si approccerà per la prima volta alla serie con questo capitolo.

Analizzare ulteriormente il comparto narrativo di Emio sarebbe un sacrilegio, visto che l’aspetto più importante di una visual novel è proprio la sua capacità di tenere incollato il giocatore fino alle sue battute finali.

Quello che possiamo dirvi, però è che questo terzo capitolo di Famicom Detective Club riesce a tenere alta l’attenzione del giocatore fino alle sue fasi finali, proponendo colpi di scena poco telefonati e un ritmo della narrazione che poche volte cede il passo a momenti di stanca, o troppo compassati.

Ovviamente saranno presenti tutti quei brevi momenti demenziali, o tendenti al comico, tipici delle produzioni giapponesi, ma gli sviluppatori sono stati molto bravi nell’inserirli sempre nei momenti giusti, riuscendo a non rompere mai l’immersione al giocatore, specialmente quando si diletterà, inconsapevolmente, a provare a tirare le prime conclusioni sull’intricato caso.

Un gameplay inciso nella roccia

Esattamente come per i due capitoli precedenti, anche Emio - l’uomo che sorride presenta le stesse dinamiche di gioco, con pochissime differenze rispetto ai recenti remake.

Famicom Detective Club è una serie di visual novel investigative e, come tale, presenta un’interattività ridotta all’osso. Principalmente quello che verrà chiesto di fare al giocatore, sarà di scegliere da un menù quale azione far intraprendere al protagonista (fra chiedere, ascoltare, pensare, indagare, osservare e così via) durante le varie scene che si susseguiranno. 

Nella maggior parte dei casi, ci si troverà a dialogare con i vari personaggi che si incontreranno, cercando di carpire il maggior numero di informazioni possibili inanellando nell’ordine corretto le varie azioni a disposizione.

Per farvi un esempio pratico: il protagonista potrebbe chiedere a una personaggio in merito a un determinato luogo e, notando una reazione particolare, riflettere su questa cosa, prima di chiedere di nuovo per provare a capire il perché di quella reazione, sbloccando altre linee di dialogo con i rispettivi indizi da annotare sul suo taccuino.

Oltre ai numerosi dialoghi da intavolare con i vari personaggi, si potrà indagare sui differenti luoghi che si visiteranno (semplicemente spostando una lente sulle schermate e analizzando i punti di interesse) e sfruttare il proprio telefono cellulare per chiamare colleghi, e indiziati, nei momenti in cui sarà utile ricevere un consiglio o sbloccare una situazione di stallo. 

Il tutto si limita a questo, come da prassi per le visual novel scritte bene, lasciando all’ottima storia di Emio - l’uomo che sorride, il compito di tenere sempre alta l’attenzione del giocatore. 

In apertura vi avevamo accennato al fatto che Emio - L’uomo che sorride si propone come un seguito con gli stessi pregi, e gli stessi difetti, del remake del 2021 e, se siete fra quelli che hanno giocato, o rigiocato, i primi due capitoli della saga, avrete sicuramente notato che in moltissimi momenti l’azione di gioco subiva uno stallo vero e proprio perché non era più comprensibile come proseguire.

Ecco, in Emio - l’uomo che sorride, questa cosa si ripete in maniera pressoché identica. In molteplici situazioni, difatti, non sarà una mancata deduzione a impedirvi di proseguire ma lo stesso “stallo artificiale” che si era già visto nei precedenti remake. 

Per far capire meglio a chi non ha giocato i primi due capitoli, ci saranno svariate occasioni in cui tutte le opzioni disponibili parranno esaurite e nulla sembrerà offrirvi spunti o suggerimenti di sorta. 

Nei giochi originali (sia in quelli usciti oltre trent’anni fa che nei remake) per sbloccare la situazione risultava necessario provare e riprovare, in una tediosa sessione di “trial and error”, tutte le opzioni a disposizione, sperando che qualcosa si sbloccasse.

A volte risultava necessario ripetere la stessa azione più volte, ottenendo come risposta la stessa identica linea di dialogo fino a che, magicamente, non cambiava.

Ecco in Emio- l’uomo che sorride, questo aspetto è nuovamente presente e, per quanto sia ovvio che per Yoshiko Sakamoto (il producer della serie) sia una soluzione di gameplay interessante, la realtà dei fatti è che risulta solamente frustrante e capace di abbattere drasticamente il ritmo della narrazione. 

Se nei titoli originali questa soluzione poteva venire in qualche modo giustificata, nei remake e specialmente in questo capitolo inedito, questa soluzione risulta esclusivamente pigra e atta a introdurre una complicazione al giocatore, totalmente artificiale, di cui non se ne sente il bisogno. 

Sarebbe bastata una linea di dialogo leggermente diversa, ma allo stesso tempo capace di far comprendere al giocatore quale azione andava ripetuta più volte, per rendere più naturale questa scelta di gameplay, ma così proprio non funziona e, speriamo, che nei prossimi capitoli questo aspetto venga rivisto.

Artisticamente Encomiabile

Già con i precedenti remake era evidente che se Nintendo avesse preso le ottime illustrazioni utilizzate per questa rivisitazione in chiave moderna di Famicom Detective Club e ne avesse fatto degli anime, ci saremmo trovati fra le mani una serie di gialii di stampo giapponese di encomiabile fattura. 

Tutto, dalle atmosfere, al design dei personaggi, fino alle musiche composte per Emio - l’uomo che sorride, sono di primissimo livello e capaci di far immergere completamente il giocatore in un thriller, a tinte horror, capace catalizzare completamente l’attenzione fino alla fine. 

Ovviamente non poteva, e non doveva, essere diversamente, visto che per un’abbondante decina di ore ci si troverà fondamentalmente a leggere un romano interattivo. 

Un aspetto della realizzazione tecnica di questo nuovo capitolo di Famicom Detective Club, però, non ci ha proprio convinto, risultando, almeno per noi, come una enorme occasione sprecata.

Una produzione come Emio, dove ci si limita a scegliere fra un bacino di opzioni o ad analizzare i paesaggi a schermo, si sarebbe sposata perfettamente con dei controlli touch che permettessero al giocatore di scollegare i Joy-Con e accasciarsi su un divano solo con il copro di Switch fra le mani.

Invece si è deciso di escludere completamente questa opzione, obbligando il giocatore a scegliere fra le varie opzioni usando lo stick analogico, e il pulsante A, e a spostarsi fra le ambientazioni con un cursore, a forma di lente d’ingrandimento, fin troppo lento nei suoi movimenti.

Nulla da eccepire, invece, sulla localizzazione in Italiano. L'adattamento è stato fatto con estrema cura e i giochi di parole, presenti in lingua originale, sono stati convertiti con la giusta attenzione per contestualizzarli nella nostra lingua.

Voto Recensione di Emio - L'uomo che sorride: Famicom Detective Club


8

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • Comparto narrativo eccellente

  • Artisticamente encomiabile

Contro

  • Momenti di stallo artificiale anacronistici

  • Totale assenza di controlli touch

Commento

Se amate le visual novel, e vi piacciono i thriller dalle tinte horror, Emio - L'uomo che sorride è un'esperienza che dovrete assolutamente provare. Il terzo capitolo di Famicom Detective club, pur non essendo esente da problemi, si presenta con un comparto narrativo molto solido e capace di far passare oltre alle decisioni anacronistiche degli sviluppatori. Indubbiamente una maggior cura di questi dettagli lo avrebbero reso molto più appetibile per un bacino di giocatori più ampio, ma anche così si rivela come una splendida boccata d'aria fresca.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Emio - L'uomo che sorride: Famicom Detective Club

Emio - L'uomo che sorride: Famicom Detective Club

Emio - L'uomo che sorride è il terzo capitolo di Famicom Detective Club, uscito a 35 anni di distanza dal precedente episodio.
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