Quando From Software rilasciò in esclusiva per PlayStation 3 quel Demon’s Souls che oggi tutti conosciamo molto bene, in pochi avrebbero immaginato che la creatura concepita da Hidetaka Miyazaki avrebbe portato alla concretizzazione di un vero e proprio genere di riferimento. Dopo i continui successi riscossi dai vari Dark Souls, numerosi team di sviluppo hanno infatti tentato la fortuna arricchendo il sempre più vasto mondo dei Souls Like, tra produzioni imperdibili e cocenti fallimenti. In attesa di scoprire qualche succulenta novità su Elden Ring - la nuova produzione targata From Software che punta a settare nuovi standard per il genere su PlayStation 5 e Xbox Series X/S -, abbiamo quindi deciso di scoprire insieme a voi altri cinque Souls Like (o, in qualche caso, produzioni che per le proprie meccaniche ludiche sono particolarmente assimilabili a suddetto genere) da recuperare in attesa di quella che sarà la portata principale di questo lauto banchetto. Inoltre, per l’occasione abbiamo deciso di escludere tutte le opere che From Software ha portato alla luce nel corso di questi anni, così da poter dare maggior risalto a produzioni che potreste esservi persi per strada.
5 Souls Like da giocare in attesa di Elden Ring
The Surge 2
Dopo un primo capitolo caratterizzato da alcune intriganti idee purtroppo non ben amalgamate tra loro, i ragazzi di Deck13 Interactive sono tornati alla ribalta con un secondo episodio pensato per porre rimedio a tutti gli errori fatti in passato. Facendo tesoro delle critiche ricevute, il team si è impegnato nella realizzazione di un Souls Like ben più robusto nella struttura ludica che, pur nelle sue ingenuità di fondo, s’identifica come un vistoso passo in avanti rispetto al suo predecessore. Le fondamenta già solide del primo capitolo sono state infatti rimaneggiate e notevolmente ampliate, soprattutto in termini di crafting, armi e avversari; ancora una volta, la parola d’ordine è “personalizzazione”, con una vasta gamma di possibilità lasciate nelle mani del giocatore di turno per permettergli di creare la propria build dei sogni.
Boss-fight particolarmente piacevoli da affrontare affiancate da un’apprezzabile varietà delle ambientazioni – vuoi anche per un contesto sci-fi capace di regalare in più occasioni degli splendidi scorci – vanno ad affiancare un riuscito combat-system dove ogni avversario, se preso alla leggera, rischierà di mandarci all’altro mondo. The Surge 2 è ancora lontano dall’eccellenza che la software house punta a raggiungere con le sue produzioni, ma la creatura che è andata concretizzandosi dopo anni di duro lavoro rappresenta un ottimo punto di partenza, oltre che una piacevole distrazione in attesa di Elden Ring.
Remnant From The Ashes
Quello dei Souls Like è un genere che fin dall’alba dei tempi ha sempre puntato su ambientazioni medievaleggianti e combattimenti fisici, tra spade, scudi e scintillanti armature con cui affrontare non morti, agguerriti soldati e giganteschi draghi pronti a trasformarci in un gustoso spuntino. Remanant From The Ashes segue invece strade alternative, abbandonando – almeno in parte – gli enormi castelli fatiscenti e le oscure catacombe strapiene d’insidie per catapultarci direttamente ai giorni nostri, su un pianeta Terra oramai in rovina dopo che una terribile calamità a quasi portato all’estinzione della razza umana, con i pochi superstiti che lottano ogni giorno per un pezzo di pane e un po’ d’acqua.
È proprio in questo contesto che dovremo muoverci, con i ragazzi di Gunfire Games che ci faranno vestire i panni del sopravvissuto di turno ritrovatosi a dover intraprendere un lungo e tortuoso viaggio alla ricerca di risposte; ed è qui che il team ha puntato verso strade particolarmente intriganti. Mettendo (quasi) totalmente da parte ogni forma di combattimento melee, l’opera ci vedrà impugnare prevalentemente pistole, fucili a pompa e mitragliatrici di ogni forma e dimensione con cui affrontare le orde di pericolosi avversari che ci si pareranno innanzi. Con il suo soddisfacente combat-system e una personalizzazione del proprio armamentario di tutto rispetto, la produzione va configurandosi come un riuscito Souls Like in grado d’offrire scontri particolarmente ostici e divertente che con la sua riuscita lore non lesina neanche sotto il profilo narrativo.
Blasphemous
Tra le innumerevoli produzioni desiderose di scioccare il videogiocatore di turno, Blasphemous è indubbiamente una tra le più riuscite. Sviluppato dai capaci ragazzi di The Game Kitchen, la produzione sfoggia infatti un mondo ludico e un background indimenticabili, dove la religione diventa il collante di un’avventura cruenta e a tratti raccapricciante, ma al contempo splendidamente affascinante. Nemici, boss, ambientazioni e personaggi, infatti, presentano sempre qualche controverso rimando religioso e sono innumerevoli le situazioni in cui ci si ritrova spiazzati, colpiti al cuore da una direzione artistica di prim’ordine che, grazie anche a un sapiente utilizzo della pixel-art, sfoggia a più riprese degli scorci indimenticabili.
Blasphemous non è però solo un gran bel vedere, bensì anche un piacere da giocare, un’avventura 2D che pur rientrando propriamente nel genere dei Metroidvania, incarna alla perfezione l’essenza dei migliori Souls Like con le sue soluzioni ludiche; l’ottima varietà di nemici e il riuscito level design che caratterizza ogni mappa contribuiscono a dissipare almeno in parte la ripetitività derivante da un backtracking a tratti fin troppo forzato, e i vari potenziamenti ottenibili per il proprio alter-ego digitale e per la sua fidata spada, la Mea Culpa, impreziosiscono ancor di più i combattimenti, i quali esplodono in un tripudio di sangue e violenza proprio nelle boss-fight, una più indimenticabile dell’altra. Blasphemous è un viaggio nella follia dettata dall’estremismo religioso, un peccaminoso turbinio di morte e violenza che difficilmente vi lascerà impassibili, ponendovi innanzi ad orrori visivi – e concettuali – che farete fatica a dimenticare; se siete alla ricerca della redenzione, non è qui che la troverete.
Nioh Collection
Come abbiamo già avuto modo di affermare poco sopra, quello dei Souls Like è un genere che nel corso di questi ultimi anni è letteralmente esploso, offrendo all’industria un incredibile quantitativo d’opere più o meno riuscite che hanno tormentato e affascinato il pubblico in un susseguirsi senza fine di Game Over “vissuti” a denti stretti. Tra i tanti giochi disponibili sul mercato, è però indubbio che Nioh sia quello che più di ogni altro è riuscito a presentarsi con una sua identità ben distinta, pur caratterizzandosi per quegli elementi ludici di fondo che rappresentano le colonne portanti di questo florido genere in continua espansione.
I falò diventano templi in cui pregare e le anime si trasformano in amrita da accumulare gelosamente, ma le basi sono quelle oramai rodate a cui tutti siamo abituati. Ciò che cambia va cercato più in profondità, a partire da un gameplay particolarmente stratificato e “libero”, lì dove le centinaia d’armi e armature disponibili – affiancate da varie Stance utilizzabili, ognuna con i propri pro e contro – offrono una personalizzazione invidiabile. Da grandi build derivano però grandi responsabilità, ed è forse qui che il Team Ninja ha in parte fallito; “rompere” il gioco diventando delle vere divinità in Terra è infatti abbastanza facile, così come sarà possibile ritrovarsi a dover fare i conti con accesi scontri dove la frustrazione raggiungerà vette inimmaginabili a causa di un livello della difficoltà a tratti spaventosamente sbilanciato.
In tal senso, proprio Nioh 2 ha rappresentato l’occasione perfetta per porre rimedio al problema, il tutto senza però lesinare sotto il profilo delle novità, lì dove alcune nuove e azzeccate meccaniche ludiche hanno contribuito ad arricchire ancor di più l’esperienza generale. Aggiungete al tutto un affascinante Giappone feudale in accoppiata con un vasto susseguirsi d’avversari splendidamente realizzati – il tutto attingendo a piene mani dal folklore nipponico – ed ecco che vi si parerà innanzi una delle migliori saghe in salsa Souls Like di questi ultimi anni, due opere che tutti i fan del genere non dovrebbero assolutamente lasciarsi sfuggire.
Hollow Knight
Inutile girarci troppo attorno, Hollow Knight non è solamente uno splendido Metroidvania 2D arricchito da svariate meccaniche proprie di un Souls Like, ma s’identifica anche come una delle migliori produzioni della scorsa generazione videoludica. L’opera, sviluppata dal talentuoso Team Cherry, ci vedrà impersonare i panni di un non meglio specificato Cavaliere appena giunto a Nidosacro per scoprirne ogni segreto. Questo enorme mondo, un tempo riconosciuto come un florido impero in espansione, oggi non è altri che un ammasso di edifici fatiscenti e corpi ambulanti che si trascinano in cerca di nuove vittime, e rappresenta a tutti gli effetti il vero cuore pulsante della produzione.
Merito di un level design tanto intricato quanto magnificamente riuscito, le vaste mappe in cui potremo andare muovendoci mettono in mostra maestosi scorci a ogni passo e offrono un inarrestabile tripudio di segreti, cavità nascoste e vie sotterranee che si ricollegano tra loro con insospettabile maestria, rendendo particolarmente piacevole l’esplorazione di ogni più piccola area di gioco. Come ogni metroidvania che si rispetti, le prime ore dell’avventura ci faranno sentire lenti e impacciati ma man mano che proseguiremo nel nostro lungo e tortuoso viaggio sbloccando nuove abilità e possibilità – potendo così accedere anche a zone di Nidosacro precedentemente bloccate –, andremo scoprendo le vere potenzialità dell’opera, il cui gameplay andrà aprendosi innanzi ai nostri occhi in un turbinio di salti, schivate, parate e colpi ben piazzati.
In questo riuscito connubio di possibilità, però, sono i boss a identificarsi come i fiori all’occhiello della produzione, innumerevoli creature splendidamente realizzate e ben diversificate sempre in grado d’offrire scontri incredibilmente accesi, con una sfida generale tarata verso l’alto che saprà mettere in difficoltà anche i giocatori più capaci. Hollow Knight mette in mostra un carisma che produzioni dal budget ben più elevato possono solo sognarsi, merito anche di un lavoro generale in termini d’art design da dieci e lode, lì dove ogni oggetto, creatura e scenario si caratterizza per una maniacale attenzione ai dettagli. Aggiungete al tutto anche una serie d’espansioni completamente gratuite grazie alle quali sono stati introdotti ancor più boss, ambientazioni e opzioni ludiche ed ecco che vi ritroverete tra le mani un’esperienza imperdibile, l’antipasto perfetto in attesa di quell’Elden Ring che tutti quanti attendiamo con l’acquolina in bocca... il tutto senza poi dimenticare l'altrettanto chiacchieratissimo Hollow Knight Silksong.
Se non vedete l’ora di lanciarvi nella Next-Gen, vi consigliamo di tenere sotto controllo Amazon, dove le nuove console dovrebbero tornare presto disponibili.