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a cura di Francesco Dellagiacoma

Si chiamano "agenti", e sono delle intelligenze artificiali avanzate implementate all'interno di Battlefield. Imparano in due semplicissime maniere: sbaglia-e-ripeti e imita. EA DICE ha annunciato al GDC che dal 2016 ha allenato queste particolari intelligenze artificiali nel suo titolo di punta, con lo scopo di rendere in futuro le sfide dei giocatori contro il PC sempre più difficili.

Gli agenti di EA non funzionano come semplici bot, istruiti per eseguire un preciso scopo, ma imparando all'inizio dai giocatori reali e poi sperimentando per conto loro. La "fetta" iniziale dell'intelligenza di queste IA è appunto data dall'imitazione, e costituisce solo il 2% del totale imparato dagli agenti, i quali poi tentano di crescere da soli.

Battlefield 1 cover

Quando compiono certe azioni (uccidere nemici, ad esempio) gli agenti vengono premiati, ma alcune scelte di EA DICE si sono rivelate infruttuose. Magnus Nordin ha spiegato che gli agenti sono molto bravi a schivare i colpi, e hanno imparato ad aggiustare la mira a seconda del rinculo dell'arma. D'altra parte però quando non trovano nemici da combattere, tendono a girarsi continuamente attorno alla ricerca di qualche obiettivo secondario che gli fornisca punti bonus, un comportamento non stupido, ma nemmeno così intelligente.

Arthur Juliani, ingegnere senior addetto al machine learning per EA ha spiegato che l'approccio dell'azienda è stato simile a quello delle prime ricerche in questo campo, ma non per questo meno solido. Progetti come gli agenti di Battlefield 1, OpenAI e DeepMind per StarCraft 2 e DOTA 2 hanno dimostrato che questo tipo di approccio funziona.

Un FPS è probabilmente una delle tipologie di gioco più complesse e presenta variabili praticamente infinite, il terreno ideale per addestrare delle intelligenze artificiali. Nordin ha spiegato che al contrario degli esperimenti fatti con gli scacchi e con il gioco cinese go, uno sparatutto e la sua difficoltà rendono il machine learning molto più complesso.

Lo scopo finale di EA non è quello di restare nel campo dell'intelligenza artificiale, ma di capire come le IA possano migliorare l'esperienza degli sviluppatori, venendo addestrate ad esempio a trovare bug, exploit e migliorare il bilanciamento del gioco. Gli agenti non saranno presenti nel prossimo Battlefield, ma probabilmente nel successivo, e siamo sicuri daranno parecchio filo da torcere a tutti.


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