E-sports: Stermy e Pow3r, Basement Café ospita i campioni del gaming professionistico

Sabato 28 novembre sbarca a Basement Café by Lavazza la prima puntata dedicata al mondo degli esport: protagonisti Stermy e Pow3r.

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a cura di Nicola Armondi

Sabato 28 novembre sbarca a Basement Café by Lavazza la prima puntata dedicata al mondo degli esport: con l’autore Antonio Dikele Distefano ci sono i gamer Alessandro Avallone, detto Stermy, e Giorgio Calandrelli, in arte Pow3r.

Quanto sono vicini il mondo dei videogiochi e la nostra realtà quotidiana? Più di quanto pensiamo, fantasia e finzione a parte: i tempi sono maturi per trattare la sfera del gaming non solo come intrattenimento, ma come parte integrante della nostra educazione.

Scagli una pietra chi non si è mai lasciato prendere da un videogioco, o non è mai stato ammaliato da una sala giochi o dallo schermo di un pc, fino alle sofisticate console o grazie ai nostri smartphone. Dalla competizione sportiva all’azione avvolgente dei first person shooter, dai giochi di strategia fino a quelli in team, i videogame sono qui per restare: la nuova stagione di Basement Café by Lavazza porta così la prima puntata dedicata al fenomeno, giovanile e non, del gaming e lo fa con il suo autore e padrone di casa, Antonio Dikele Distefano. Stavolta gli fanno compagnia due icone indiscusse del gaming italiano e internazionale, Alessandro Avallone, in arte Stermy, e Giorgio Calandrelli, nome in codice Pow3r.

Il futuro è il fil rouge di questa edizione della pausa caffè più cult di YouTube: Antonio Dikele Distefano, conduttore e autore del programma, ha già affrontato la discussione con i rapper Massimo Pericolo, Tedua, Emis Killa e Lazza; lo affianca in questa avventura Sofia Viscardi con i nuovi appuntamenti sul canale YouTube della fortunata serie, che a sua volta ha incontrato le coppie Camihawke e Silvia Semenzin, come Achille Lauro e Francesca Barra e in attesa di ospitare Myss Keta e Gad Lerner (3/12), Jorit e Michela Murgia (10/12), Paolo Nespoli e Francesca Michielin (17/12).

Gli ospiti di questo nuovo appuntamento sono forse poco noti alle cronache mainstream, ma idoli acclamati e riconosciuti in ogni momento, online e offline, dalla massa crescente dei gamer, atleti delle piattaforme digitali, inevitabilmente figli di questi tempi così dinamici e sempre connessi. Non a caso, il Comitato Olimpico Internazionale discute sempre più spesso dell’inserimento degli esport tra le discipline dei Giochi Olimpici dei prossimi anni. Uno dei più grandi campioni italiani si chiama Stermy, nella vita Alessandro Avallone, ligure di origine e londinese di adozione, che conta nel suo palmarès trofei in oltre 10 giochi diversi. Pow3r invece è il gamertag - il “nome di battaglia” - di Giorgio Calandrelli, romano di Ostia, uno degli streamer più importanti d’Italia: da Call of Duty a Fortnite, sono celebri le sue sessioni di gioco condivise con migliaia di utenti live (dai 30 ai 70 mila, in streaming).

Che vita trascorre un gamer? Quando gioca per piacere o per lavoro? E quando stacca la spina, con quali occhi vede la realtà? Sono domande retoriche per Alessandro e Giorgio, giovani e già maturi idoli per migliaia di follower, che vedono e descrivono la propria professione con semplicità e naturalezza, quella di chi vive appieno il presente e ne è felice. Competizione e rispetto sono i mantra di ogni partita, lo ripetono all’unisono: calma e consapevolezza del proprio avversario, per dare il cento per cento in ogni momento e migliorarsi ogni giorno, non c’è più spazio per la foga delle prime volte.

Ogni videogioco è una storia: oggi i videogiochi sono una forma d’arte a 360 gradi”, esordisce Pow3r, “consumare un videogioco significa viverlo, non è un distanziamento dalla realtà, può anche solo esser visto come un film interattivo”. Con una funzione catartica, ammettono: le regole della vita comune, che siano leggi o buon senso, sono spesso le stesse anche per i personaggi dei videogiochi, seppur in modo diverso le cause finiscono sempre per generare effetti calcolabili.

Giocando puoi imparare una lingua, per esempio, moltissimi ragazzi oggi parlano in inglese anche grazie alle community. O imparare la storia: dentro l’esperienza del gioco, anche il divertimento porta utilità, c’è una funzione educativa”, crede Stermy. Il gioco non è sospensione dell’educazione, ma una parte di essa per alcuni genitori: è questa la via da seguire, senza demonizzazioni. “Se in Italia esiste il pro player, la figura del giocatore professionista, è grazie a Stermy!”, sentenzia Pow3r verso l’amico e suo mentore, il quale invece glissa: “Ho rappresentato il mio paese con orgoglio, ma non ho ancora ricevuto nulla”. La strada da fare è ancora lunga, possiamo intanto tenere accesi i computer.

Tra interazione e intrattenimento, sono tanti i titoli al cinema che hanno seguito le riflessioni sulle implicazioni etiche e ludiche della vita nei videogame. Basement Cafè ne ha come di consueto selezionati quattro spezzoni, capaci di orientare gli ospiti nelle loro riflessioni. Si parte con Ready player one, distopia futuristica a firma Steven Spielberg del 2018, per proseguire con Stand By Me di Rob Reiner, anno 1986, avventurosa storia di rivalsa di quattro ragazzi (che oggi sarebbero definiti nerd contro i loro bulli), fino al fantascientifico Ender’s Game dalla regia di Gavin Hood del 2013, dove l’apprendimento bellico è simulato con giochi di strategia. Chiude il celebre The Truman Show (Peter Weir, 1998), dove il protagonista, solo in apparenza agiato e tranquillo, capisce il motivo della sua estraneazione, della sua vita parallela molto più famosa.

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