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Dying Light 2 Stay Human sorprende con il suo open world | Recensione

Siamo finalmente pronti a raccontarvi di Dying Light 2 Stay Human, l'atteso secondo capitolo dell'Action/Survival di Techland!

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a cura di Andrea Riviera

Managing Editor

Sono passati ben quattro anni dall'annuncio di Dying Light 2 Stay Human avvenuto durante l'E3 2018 e da quel periodo di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, da ritardi improvvisi sino a momenti che hanno portato un'inevitabile preoccupazione nei confronti del gioco di Techland. Chiaro che l'attesa per il gioco, soprattutto dopo l'ottimo lavoro svolto con il primo capitolo, è sempre stata piuttosto spasmodica, anche considerando le enormi premesse del team di sviluppo conscio di voler progettare un'opera non solo migliore ma persino rivoluzionaria.

Il passare del tempo, però, ha messo alla luce una serie di limiti impossibili da non considerare. Limiti che hanno costretto i ragazzi polacchi a fare un passo indietro, mettere da parte l'ambizione e realizzare un'esperienza non estremamente innovativa, ma comunque di grandissimo livello. Dying Light 2 Stay Human può essere considerato come la prima grande opera multipiattaforma dell'anno, nonché rientrare senza problemi tra i migliori giochi di questo 2022 e in questa recensione vi spieghiamo il perché.

Buona Notte e buona fortuna!

Dying Light 2 Stay Human

Le vicende di Dying Light 2 Stay Human avvengono ben 15 anni dopo la spaventosa avventura di Kyle Crane svoltasi nel primo capitolo. Le cose sono radicalmente cambiate e il virus, che sembrava sconfitto su Harran, è invece ritornato (a causa di scelte scellerate dell'umanità) spazzando via la maggior parte della popolazione mondiale.

I pochi sopravvissuti ora vivono in piccoli avamposti comunicanti fra loro, proteggendosi con luci UV e barricate, mentre altri preferiscono rifugiarsi sui tetti lontani dagli infetti. Una situazione drammatica che ha inevitabilmente portato a rivolte e scontri per le risorse di prima necessità: cibo e acqua in primis.

In tutto questo, c'è anche chi prova a vivere fuori da questi piccoli conglomerati "abitati", i Pellegrini. Questi sono persone emarginate e definiti, dalla maggior parte della popolazione, come "esseri pericolosi". Il protagonista di cui vestiamo i panni, Aiden, è proprio uno di loro.

Aiden è in cerca di sua sorella, Mia, scomparsa diversi anni prima e vittima, come lui, di un passato oscuro e tormentato. La storia principale si alterna tra la ricerca disperata dei ricordi di quando Aiden era bambino e le vicende interne dell'ultimo bastione dell'umanità, Villedor. Definita anche come "The City", la città di Villedor è interamente circondata da mura altissime che impediscono agli infetti, che popolano l'esterno, di invaderla.

Internamente è suddivisa in grossi quartieri controllati da tre grandi fazione: I Rinnegati, i Pacificatori e i Sopravvissuti. I primi sono persone spregevoli, pronti a tutto pur di uccidere e rubare le risorse altrui, nonché considerabili come i veri antagonisti del gioco; I Peacekeeper, invece, è l'ultima forza militare e di difesa presente in città, sono autoproclamati, ma i loro obbiettivi sono onorevoli, anche se svolgono il loro compito limitando la libertà dei Sopravvissuti e delle loro scelte.

Nel gioco è possibile trovare una serie di strutture fondamentali per il proseguo dell'avventura, strutture che possono essere assegnate ai Pacificatori o ai Sopravvissuti, garantendo aiuti addizionali all'interno dell'open world. Questa funzione è molto diversa da quella che era stata pensata inizialmente, infatti il City Alignment di Dying Light 2 doveva essere inizialmente una vera e propria rivoluzione nei videogiochi a mondo aperto, permettendo alla mappa di gioco di cambiare radicalmente, fornendoci allo stesso modo uno status con le varie fazioni.

Una caratteristica forse troppo ambiziosa, che ha costretto il team a fare un passo indietro per concentrarsi su un modello più semplice e maggiormente orientato a fornirci dei mezzi di supporto a seconda della decisione presa (aiuti nel combattimento con i Pacificatori e mezzo parkour aggiuntivi se si scelgono i Sopravvissuti).

Un'altra importante differenza rispetto al primo capitolo sono le scelte narrative che portano Aiden a bivi che cambiano non solo il proseguo della storia, ma anche, e soprattutto, il finale della sua storia. In molti casi dobbiamo ammettere che alcune scelte influiscono, facendo aumentare o diminuire le ore di gioco necessarie per completare la main quest (circa una ventina). In generale, comunque, la componente narrativa offre spunti molto interessanti, ma che nel concreto si limitano notevolmente, soprattutto nella parte finale.

L'antagonista, che inizialmente pare abbia una caratterizzazione decisamente affascinante, si perde un po' per strada verso le ultime ore. Un gran peccato, perché le basi per dar vita a una grande storia c'erano tutte e anche i colpi di scena lasciavano presagire a qualcosa di potenzialmente memorabile, limitato tuttavia a una buona scrittura e una storia soddisfacente ma nulla più.

Villedor, ovvero il nostro parco giochi

Al di là di tutto il comparto legato alla storyline, Dying Light 2 Stay Human è prima di tutto un videogioco nel senso letterale della parola. In questo secondo capitolo tutto il gameplay è stato notevolmente migliorato, rendendolo ancora più vario, completo e divertente rispetto al già più che promosso primo capitolo, ulteriormente impreziosito dalla ritrovata modalità co-op a quattro giocatori.

Villedor è una città ricca di cose da fare: rifugi e mulini a vento da sbloccare, attività e missioni secondarie, sfide, incontri casuali in cui ci viene richiesto di salvare delle persone in difficoltà o eliminare dei banditi e soprattutto tanta, tanta esplorazione. Muoversi per una città non è mai stato così spassoso, spingendoci a sfruttare quasi totalmente tutte le incredibili abilità parkour di Aiden (ora con oltre 3000 animazioni), oltre che il rampino e la paravela.

Non c'è un singolo luogo della città che non sia collegato sia verticalmente che orizzontalmente, testimonianza di un lavoro sul level design straordinario che ci ha lasciato davvero a bocca aperta, soprattutto considerando la mole impressionante di numeri di interni visitabili.

Per farvi un esempio: un secondo siamo a svolgere una sfida di velocità e un attimo dopo ci ritroviamo in una casa al buio circondato da infetti, in cerca di qualche tesoro o materiale da rivendere ai mercanti; usciti, possiamo valutare di tornare a un avamposto per riposarci, oppure affrontare un'attività notturna in grado di darci delle ricompense extra (a nostro rischio e pericolo). Insomma, tanta varietà e tanta qualità che raramente si trova in un titolo open world di questa portata.

E sul combat system? Possiamo decidere di combattere con le armi sguainate, oppure prediligere un approccio più stealth e meno suicida, tutto sta a seconda delle nostre decisioni e del nostro modo di giocare. Non essendoci più armi da fuoco (scelta ben contestualizzata a livello di lore), tutto è relegato agli scontri all'arma bianca (o a distanza con l'arco), una scelta che ha permesso al team di sviluppo di lavorare in maniera incisiva sul miglioramento di animazioni e di conseguenza sulle schivate, parate e hit box.

In generale il tutto funziona, anche perché le tantissime nuove tecniche parkour applicate ai combattimenti diversificano le situazioni e non danno origini a momenti ridondanti. Anche l'ambiente che ci circonda può essere essenziale per la nostra sopravvivenza, permettendoci di sfruttarlo a nostro favore (bombole di benzina, lance e quant'altro). La vera nota negativa risiede nell'intelligenza artificiale, migliorata rispetto alla prova di ottobre, ma ancora un po' insoddisfacente nel suo complesso. Basta infatti attendere la prima offensiva da parte degli avversari per schivarla abilmente e abbatterli in scioltezza, diverso il discorso quando ci si ritrova in mezzo a un'orda di infetti, una situazione che ci costringe, quasi sempre, alla fuga.

Anche tutto il sistema di progressione ci ha piacevolmente convinto: le missioni, i combattimenti e il parkour ci permettono di farci ottenere dei punti esperienza da sfruttare nelle categorie "Combattimento" e "Parkour", permettendoci di sbloccare determinati skill che aggiungono delle vere e proprie nuove caratteristiche di gameplay ad Aiden, cambiando radicalmente anche le nostre possibilità di movimento nell'open world.

Ulteriori tecniche possono venire sbloccare solo ottenendo tre inibitori, che ci consentono di assegnare un punto a scelta tra "Forza" e "Vigore", aumentando di conseguenza anche i punti vita nel primo caso e i punti stamina nel secondo, questi ultimi essenziali per arrampicarci, correre e soprattutto combattere.

Ovviamente è possibile potenziare tutto il nostro equipaggiamento e modificare le nostri armi con particolari effetti elementali (fuoco, fulmine... ) in grado di recare enormi danni agli infetti e agli umani. Insomma, a livello di personalizzazione le scelte sono infinite e spetta solo a noi decidere come migliorare e quando farlo.

Dying Light 2 fra luci e ombre

Dying Light 2 Stay Human è un titolo, come abbiamo già avuto modo di raccontarvi, piuttosto grande. Il mondo di gioco ha un'estensione che è pari a quattro volte quella del primo capitolo, quindi capite bene che i ragazzi polacchi hanno dato vita a qualcosa di veramente enorme.

Perché sottolineiamo ciò? Il motivo è piuttosto semplice: nonostante l'esplorazione di Villedor sia incredibilmente soddisfacente in ogni sua parte, non possiamo dire la stessa cosa per tutta la componente visiva. Non fraintendeteci, ovviamente, il gioco è godibile e in alcune parti (soprattutto in modalità ray tracing) mette in mostra un comparto tecnico interessante (soprattutto per quanto concerne l'illuminazione), tuttavia già dalle prime ore diventa subito chiaro di star giocando a un videogioco cross-gen con alcuni limiti visivi, tra cui rientrano soprattutto delle texture ed effetti particellari poco esaltanti.

Come abbiamo sottolineato sono sottigliezze grafiche che vanno chiaramente esposte, ma è anche vero che Techland ha svolto un lavoro impressionante sul world building, con centinaia di interni visitabili e una verticalità senza precedenti, impreziositi da una distanza visiva notevole.  Se si considera, inoltre, che siamo dinanzi a un gioco disponibile anche su Xbox One e PlayStation 4, è presto evidente come la software house abbia già ottenuto un risultato invidiabile, che su PC ad alte prestazioni e su console in modalità "qualità" riesce a dare il meglio in ogni suo comparto. Tuttavia, il nostro suggerimento rimane quello di approcciarlo in "Performance Mode". Il gioco a 60+ FPS non sorprende come in Quality o ray tracing mode, ma il gameplay ne beneficia parecchio.

Su console di nuova generazione il gioco offre tre modalità distinte:
  • Qualità in 4K a 30FPS
  • Ray Tracing in 1080p a 30FPS con ray tracing
  • Performance Mode in 1080p a 60+FPS

Buono il comparto audio, con musiche accuratamente contestualizzate e soprattutto un sound design davvero eccellente. Durante le esplorazioni notturne o negli edifici abbandonati, il rumore dei passi o il verso degli infetti (soprattutto con un paio di cuffie) esalta di molto l'esperienza, rendendola unica e piuttosto immersiva. Non è presente il doppiaggio in italiano, ma la recitazione generale è più che ottima e i sottotitoli ben leggibili.

Voto Recensione di Dying Light 2 Stay Human - Xbox Series X


8.6

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • Vario e ricco di cose da fare

  • Level design sopraffino

  • Gameplay estremamente soddisfacente

  • Spunti narrativi interessanti...

Contro

  • I.A. degli umani migliorabile

  • Visivamente non sempre al top e una rifinitura aggiuntiva non avrebbe guastato

  • ... ma non sempre concreti

Commento

Dying Light 2 Stay Human è un seguito solido nonché uno degli open world meglio strutturati degli ultimi anni. Il grandissimo lavoro sul level design esalta un mondo di gioco enorme e vario, dove il gameplay si evolve di pari passo con le nostre scelte, dando vita a un'avventura estremamente dinamica e mai monotona. A dispetto di un'intelligenza artificiale rivedibile e di un impatto visivo tra alti e bassi, Techland è riuscita a realizzare una produzione di assoluto livello, un'esperienza destinata a porre delle basi importanti per un franchise, ora più che mai proiettato verso un futuro roseo e anche più ambizioso. Considerando i tantissimi rimandi e le vicissitudini legate al suo sviluppo, il risultato finale è senza dubbio meno scontato di quanto avremmo pensato; non si tratta certamente della rivoluzione attesa fino a qualche anno fa, ma sicuramente una giusta evoluzione di un titolo che prova, spesso riuscendoci, a eccellere dove altri hanno fallito negli Action/Adventure.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Dying Light 2 Stay Human - Xbox Series X

Dying Light 2 Stay Human - Xbox Series X

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