Recensione

Dragon Quest 3 HD-2D Remake | Recensione - Un'opera immortale che rinasce

Dragon Quest HD-2D Remake è un sacro frammento di storia per il genere d'appartenenza e per la saga immortale, ma saprai proporsi al mercato moderno?

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a cura di Ecletogiuseppe Mucciacciuoli

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Molti pensano che Dragon Quest sia solo le sue musiche epiche, i suoni inconfondibili e quei mostri impossibili da non abbracciare. La filosofia madre della serie è però stata di grande impatto nella mia vita, più dei suoi elementi artistici iconici. Così come accennavo nell’anteprima di Dragon Quest 3 HD-2D Remake, il binomio creativo formato da Yuji Horii e Akira Toriyama mi colse alla sprovvista. Avevo circa 8 anni quando l’ottavo capitolo della saga fece prepotentemente ingresso nella mia vita di giocatore in erba.

Alle elementari mi interrogavo con il mio compagno di banco su cosa volesse dire il titolo, mentre lui cercava di convincermi che significasse “Questione di Draghi”. Io pensai che aveva perfettamente senso. Come ogni fiaba che si rispetti ci sarà un mostro brutto e cattivo ad aspettarmi, magari un drago squamoso e avido di tesori. Ciò che ricordo indelebilmente è che un pomeriggio, mentre scarrozzavo con il mio personaggi nel mondo di gioco, mi imbattei in Leopold, un nemico strano e insolito.

La filosofia immortale del drago

Non mi emanava la stessa serenità e spensieratezza degli altri. Seguitò la sua storia che, per ovvie ragioni, non segue la ragion d’essere di questa recensione. Fu però quell’incontro ad avermi cambiato, sorpreso e confuso. Come può un gioco così apparentemente morbido e buffo ad un tratto diventare cruento e spregevole? La trama prese piede in un crescendo di mistero e oscurità tonante. 

Mostri sorridenti e linee di disegno morbide mi stavano solo ingannando: dietro c’era molto di più ad attendermi e più mi addentrai in quel mondo, più lui si faceva meno semplice nella sua lettura. La filosofia di Dragon Quest stava spiegando le sue regali ali dinanzi a me ed io ero lì, attonito, come un bimbo che all’ultima pagina di una fiaba a colori non trova il finale, ma una foto realistica di una scena del crimine. Strano, insolito, destabilizzante, ma cavolo curioso e affascinante.

Plasmare su nuove esigenze

Dragon Quest per me è questo: l’arte di trattare storie profonde, con l'apparente arte di una fiaba eterna. Nella religiosa impresa di esaminare quanto avesse ancora da offrire Dragon Quest 3 HD-2D Remake, sono inciampato in tali ricordi, che mi hanno spronato alla riflessione. Come e perché consigliare Dragon Quest a qualcuno? Bisogna essere onesti, il pubblico di oggi non è - in buona parte - incline a riprendere il ritmo dei titoli passati. Possiamo stare ore in cattedra a urlare quanto sia importante la saga e della sua incredibile influenza su opere del calibro di Final Fantasy e Pokémon, ma non basterebbe.

Quest’ultimi hanno preso molto dalla poetica di Yuji Horii, ma poi hanno preso vie sensibilmente diverse. Tuttavia, non bastano frammenti di storia videoludica per rendere un prodotto di nuovo appetibile. Oltre al lato estetico, ci sono meccaniche e tempi che vanno rivisti in funzione di come i nuovi fruitori si approcciano al medium. Senza considerare che non tutti i grandi nomi del passato sono invecchiati ugualmente bene, a prescindere dalla loro importanza. In Dragon Quest 3 HD-2D Remake questo concetto è stato preso molto seriamente.

Atmosfere ariose e rinfrescanti

Si è ricercato il delicato connubio tra la sacralità dell’opera principale e una più digeribile modernizzazione. In primis, l’opera ha mantenuto la struttura di base del mondo di gioco, ma è stato fatto un enorme lavoro sul comparto grafico. Trainata dal successo di Octopath Traveler, l’arte visiva proposta riesce nell’impresa di rendere tridimensionale l’atmosfera che solo avevamo immaginato nei pixel del prodotto originale.

Tra boccheggianti pianure e fitti alberi, troneggiano i centri abitati che imparerete ad amare per la loro semplice complessità. Termine strano penserete, eppure, sebbene la planimetria possa sembrare semplice, grazie alla ristrutturazione emerge un’atmosfera più accogliente e carica di segreti che fremono di essere risolti. Quello che un tempo sembrava uno scarno pavimento con qualche colonna, ora è un palazzo rigoglioso con una luce che sembra squarciarne l’architettura.

Blasfemia creativa o pigrizia?

Tutto è aperto, ma anche ben condensato sulla mappa e sono sicuro che apprezzerete i dettagli che rendono gli ambienti così energici e vibranti. Lato gameplay non ci sono stati stravolgimenti significativi rispetto l’originale, ma il team di Dragon Quest 3 HD-2D Remake ha dovuto comunque rendere l’esperienza più fluida. Ciò che preoccupava era la presenza di combattimenti tediosi e poco coinvolgenti, ma la soluzione è stata ben presentata. Innanzitutto, è possibile aumentare la velocità del testo durante la risoluzioni degli attacchi. Banale, certo, ma necessario.

A velocità normale ogni attacco ha un piccolo momento di attesa che lo separa dalla sua corretta esecuzione. Dopo qualche combattimento potreste avvertire la necessità di velocizzare il processo, anche perché durante gli incontri è tutto abbastanza statico a schermo. Da lodare sicuramente il lavoro fatto nel rifacimento delle animazioni dei nemici, che religiosamente sfruttano i disegni originali, ma poi qualche piccolo timidezza c’è. Un grazie sincero anche per aver inserito il salvataggio accessibile in qualunque momento: un qualcosa che aveva macchiato di ingiustificata difficoltà l’opera originale.

Un'avventura senza tempo e limite

Lasciare il tutto più fedele possibile al passato è tendenzialmente un pregio in questi casi, ma forse il processo di snellimento del gameplay avrebbe richiesto qualche miglioria. Dragon Quest 3 HD-2D Remake, come accennavo, è il primo titolo del brand che occorre consigliare a chi vuole scoprire o riscoprire la genesi della saga che ha trainato il genere JRPG, ma non è comunque sempre facilmente digeribile. I combattimenti non sono propriamente immersivi, ma almeno mantengono il cuore della filosofia originale.

La creazione del party è forse l’aspetto più intrigante e potreste trovarlo appagante. La combinazione di classi diverse stimola l’ingegno creativo durante l’assetto tattico. Questo perché l’approccio brutale non paga sempre, anzi, e quindi occorrerà a più riprese rivedere i personaggi da aggiungere al nostro gruppo. Bilanciare magie offensive, di difesa e avere qualche alternativa per il danno fisico può essere una scelta saggia, ma sono sicuro che troverete una combinazione ancora più apprezzabile.

Eredità dal passato

Fortunatamente i centri abitati offrono tutti i servizi adatti al vostro palato avventuroso. Negozi e locande sempre a disposizione per supportare il vostro viaggio, il tutto accompagnato da un gradevole ciclo giorno-notte, che non solo è propedeutico per lo stesso gameplay, ma è stato anche da esempio per la storia del videogioco. Il passare del tempo avrà impatto sulla vostra esperienza, quindi armatevi bene a dovere prima di partire. Sulla trama non ha molto senso dilungarmi, anche perché non dormirei la notte nel rovinare l’esperienza a qualche novizio.

Ciononostante, Dragon Quest 3 HD-2D Remake ha un’importanza simbolica. Come ho approfondito nell’anteprima, l’opera è in realtà il primo capitolo da giocare in ordine cronologico, in quanto vera apertura della trilogia di Erdrick. Nella sinossi il grande eroe Ortega era partito per provare a sconfiggere l’Ultrademone Padramos, ma fallendo nell’impresa. Ora il testimone è passato nelle mani del figlio che deve provare ad adempiere al destino del padre. C’è un cattivone e noi siamo gli eroi, cose già viste? Ah, quanto amerete sbagliarvi.

Le novità non sempre ingolosiscono

Oltre al rifacimento grafico e la fluidità di combattimento, un’altra curiosa novità è la personalizzazione in Dragon Quest 3 HD-2D Remake. Si potrà, infatti, scegliere tra ragazzo e ragazza prima di partire per l’avventura. In generale su vari personaggi sarà possibile modificare altri elementi estetici tra cui ornamenti estetici e dettagli fisici, ma nessuno, ovviamente, impatterà sul gameplay. Niente di particolarmente sorprendente, ma comunque piacevole per chi ama sbizzarrisci nell’esibire il proprio stile.

La vocazione, ossia la scelta di classe, avrà un peso fondamentale durante tutto io gioco. Ci saranno molte alternative a disposizione, ma dovrete fare attenzione a sviluppare quella che di più soddisfa il vostro stile ludico, perché poi gli altri personaggi che sceglierete dovranno colmare le carenze che, inevitabilmente, non potrete colmare. Menzione d’onore per il Domamostri, una classe che incarna in tutto e per tutto l’essenza dei giochi Pokémon, nonché il delizioso tributo offerto in Like a Dragon.

Parliamo di una vocazione in grado di sfruttare i mostri in battaglia e ognuno di essi avrà una propria inclinazione tattica. I simpatici mostriciattoli avranno caratteristiche uniche e abilità peculiari, infatti potrete adattare lo scontro schierandone uno capace di fare magie molto potenti o, se ne avrete bisogno, uno in grado di supportare il resto del party con magie di difesa.

Su cosa bisognava lavorare meglio?

Prima del verdetto della bilancia ormai il mio personale confronto aperto su cosa si sarebbe potuto fare per migliorare l’opera. Sebbene Dragon Quest 3 HD-2D Remake sia il ritorno di un grande classico e sia stato ritagliato su misura seguendo il tratteggio dell’originale, si vede che manca di coraggio in certi aspetti. Già oggigiorno le lotte a turni si stanno stringendo intorno ad una nicchia di utenti, perché ormai l’attenzione media in titoli tattici va scemando. Non bastano i buoni propositi nelle animazione e mettere un tasto per rendere il testo più veloce.

È come mettere il 2x a un video online e sperare così che sia più godibile a prescindere. Bisognava osare di più, magari rendendo più dinamici i combattimenti, oppure rendendo lo scenario più immersivo. A lungo andare il nuovo giocatore, davanti allo stesso scontro ripetuto, non riesce a sentirsi coinvolto. Gli scontri dovevano essere più moderni, anche rischiando nel rifare alcune animazioni. Non si può prendere da Octopath Traveler solo la grafica senza notare che con una semplicità disarmante si era anche riusciti a rendere combattimenti 2D molto più galvanizzanti con qualche effetto aggiuntivo.

 

Voto Recensione di Dragon Quest 3 HD-2D Recensione


8

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • Visivamente appagante

  • Un remake confezionato con qualità

  • Sacra trasposizione dell'originale

  • Aggiunte sufficienti...

  • risolti alcuni limiti dell'opera originale

Contro

  • ...ma non adatte al mercato odierno

  • combattimenti che potevano essere più stimolanti

Commento

Tempo fa andai in somma meditazione nel ricercare i giochi che hanno rivoluzionato meccaniche ludiche o tendenze di mercato. Dragon Quest 3 HD-2D Remake è esattamente il ritorno di quel gioco che ha insegnato al mondo come fare impreziosire il genere GDR di elementi che sarebbero diventati base per il successo. Il rifacimento grafico aiuta l’occhio a sentirsi avvolto e coccolato nel mondo partorito dalla mente di Yuji Horii e Akira Toriyama. Ambienti bidimensionali che un tempo erano solo un ammasso di aridi pixel, ora sembrano squarciare quasi la terza dimensione, anche grazie a un certosino ricamo nei dettagli ambientali. Le aree sono colme di segreti bramose di essere rivoltate, mentre lo sfondo appare più vivido che mai. I combattimenti adempiono al loro compitino senza eccessive lodi. Velocizzare le battaglie e ricamare animazioni originali con tanta cura sono sicuro che non sarà abbastanza per molti. Manca spettacolarizzazione e coraggio nel modernizzare alcune dinamiche di battaglia. Si rende tutto più digeribile, ma al lungo andare l’eccessiva staticità degli scontri finisce per piegare l’attenzione. Per il resto si tratta di un gioco confezionato con rispetto, amore e dedizione, che cerca di creare un ponte con il passato sfoggiando la sua pagina di storia migliore. Premesse lodevoli che però potrebbero trovare il duro cemento fatto delle nuove abitudini dei consumatori. 
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