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Recensione

Dragon Age: The Veilguard | Recensione - Un gioco godibile e poco più

Sono passati esattamente 10 anni da Dragon Age Inquisition, sarà riuscito Dragon Age: The Veilguard a convincerci pienamente?

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a cura di Andrea Riviera

Managing Editor

  • Pro
    • Tecnicamente e graficamente davvero ben fatto
    • Il combattimento è divertente e fluido
    • Level design soddisfacente
  • Contro
    • La scrittura, semplicemente, funziona poco e male
    • Si nota che si tratta di un progetto che doveva essere tutt'altro
    • La componente GDR non esiste più
    • Artisticamente non ha una vera e propria identità

Il verdetto di Tom's Hardware

7
Dragon Age The Veilguard non è il grande ritorno di BioWare che speravamo, anzi, sembra un progetto nato con mille dubbi e partorito da un'idea completamente diversa da quella che abbiamo vissuto nelle nostre 70 ore di gioco. Il gioco ci prova e sarebbe sbagliato non ammetterlo: cerca di abbracciare nuovi elementi, ma lo fa in maniera totalmente sbagliata e incoerente, anche a causa di una scrittura superficiale e di una direzione artistica senza una vera identità.
Per fortuna il sistema di combattimento funziona molto bene, nonostante le meccaniche GDR si siano completamente perse a favore di un gameplay action. Alcuni potrebbero apprezzarlo, altri molto meno.
Insomma, parliamo di un'esperienza certamente godibile, ma ben lontana dalle premesse iniziali, forse anche per via di uno sviluppo chiaramente travagliato. Quello che possiamo augurarci è che il team capisca effettivamente quale sia il loro vero obbiettivo, nella speranza che il prossimo Dragon Age o anche solo il nuovo Mass Effect, possano regalarci delle storie e delle emozioni alla pari di quanto abbiamo vissuto con le loro precedenti opere, intrise di passione e di vero amore verso il videogioco.

Sono passati esattamente 10 anni da Dragon Age Inquisition, terzo episodio della popolare serie fantasy di Bioware che ha saputo dar vita a una nutrita fan base, grazie soprattutto al primo leggendario capitolo, Dragon Age Origins.

In questi anni il team ha dovuto affrontare una serie di difficoltà interne, cambi di gestione, di strategie e anche di progetti, mettendosi alle spalle fallimenti enormi come Mass Effect Andromeda e Anthem, portando la software house a fare dei decisi passi indietro per riassestarsi e ripartire da zero per non rischiare di chiudere baracca e burattini.

La ripartenza passa proprio dal quarto capitolo di Dragon Age, annunciato nel 2019, ricomparso nel 2022 con il nome "Dreadwolf" e rinominato nel 2024 come Dragon Age: The Veilguard. Insomma, già da queste premesse, è possibile notare delle difficoltà non di poco conto nella gestione dello sviluppo, soprattutto a livello comunicativo.

A ogni modo quello che conta è sempre la qualità del prodotto e al netto di tutto e in generale, pur averci regalato 80 ore godibile, questa nuova iterazione ci ha lasciato un po' l'amaro in bocca.

A guardia del "Velo"

In Dragon Age: The Veilguard vestiamo i panni di Rook, intento a sventare, insieme a un nutrito gruppo di personaggi (tra cui alcuni già ben visti e conosciuti nella serie di Dragon Age) gli apparenti temibili piani di Solas (personaggio già conosciuto in Inquisition) per aprire il Velo e liberare i Demoni nel mondo. 

La storia principale di The Veilguard si concentra sui personaggi, ciascuno con storie che il giocatore può esplorare e influenzare con le classiche scelte morali tipiche di Bioware. La storia non parte a ritmi serrati, prediligendo un racconto più lento e compassato che nelle prime ore non ci ha convinto particolarmente, ma che riesce comunque trovare una sua quadra nel corso del percorso, seppur non esaltando particolarmente.

La scrittura dei personaggi e dei dialoghi, che in passato è stata il cuore pulsante di Dragon Age, qui è più lineare e meno intensa, puntando maggiormente sulla regia che su dialoghi davvero memorabili e utili ai fini della vicenda. In generale l'intero mood del titolo sembra più essere orientato su un prodotto più affine ai classici film "Marvel" rispetto a una storia fantasy ben pensata come Origins. La storia, che ci dovrebbe immergere in un racconto in cui dovremmo essere costantemente sotto una minaccia imminente intenta a distruggere il mondo, non fa nulla per farci davvero sentire in quella situazione di pericolo, dando vita spesso a dissonanze narrative al limite del fastidioso e integrando quest secondarie poco utili al contesto narrativo.

La storia prende davvero il via solo nelle ore finali, con un ritmo davvero serrato di momento e situazioni abbastanza incredibili che tuttavia faticano a compensare una partenza e una parte centrale decisamente poco interessante.

Più action che altro

Il cuore del gameplay ha subito una trasformazione radicale, abbracciando una dinamica decisamente più action. A differenza dei precedenti capitoli in cui la strategia e la gestione del party avevano un ruolo predominante, The Veilguard si basa su un combat system fluido che richiede ai giocatori di attaccare, parare e schivare, mettendo da parte le complesse meccaniche tattiche. Gli amanti dei GDR tradizionali come Baldur's Gate 3 potrebbero trovare poco interessanti queste scelte creative, ma chi privilegia l’azione e il dinamismo a discapito della profondità strategica rimarrà certamente soddisfatto dal combat system messo in piedi da Bioware. Il sistema riesce a essere gratificante (al di là dei soliti impatti poco convincenti), integrando un set di abilità speciali per ogni compagno, attivabili tramite una ruota dei comandi sia attraverso la pausa tattica sia in maniera real-time.

Il vero problema è la sua profondità. Il gioco prova a tutti i costi a farci variare con abilità diverse, ma alla fine dei conti si finisce per usare sempre le stesse skill per tutta la durata del gioco. Non c'è quindi quelle grande possibilità che il team ha cercato di farci credere nei primi video, spesso raccontando quanto le possibilità fossero infinite.

Chiaro, uno degli aspetti più deludenti di The Veilguard rimane progressiva perdita dell’anima da gioco di ruolo che ormai ha cominciato a intravedersi dal secondo capitolo in avanti. Ogni compagno ha un ruolo predefinito e non può essere sviluppato in modo libero, a differenza del protagonista.

Anche il sistema di loot è poco soddisfacente: si trovano una marea di oggetti poco interessanti ed equipaggiamento inutile (e nella maggior parte delle volte molto scarso) . Tutto il contrario rispetto magari a Origins (o anche solo Dragon Age 2) dove gli oggetti che trovavano erano davvero preziosi, incentivando l'esplorazione.

Per fortuna le mappe sono pensate bene con un design funzionale che ci consente di esplorare con soddisfazione in tutte le zone del titolo. L'unica nota stonata è che non essendo un open world, spostarsi tra i vari luoghi implica un caricamento, spezzando l'immersione generale.

Una Thedas dai toni... vibranti

A livello tecnico, Dragon Age: The Veilguard è senza dubbio impressionante. Grazie al Frostbite, il gioco gode di una solidità rara, con caricamenti rapidi e luoghi splendidi e da vedere e da esplorare. Le ambientazioni sono realizzate con cura, rendendo giustizia a un mondo che riesce a trasmettere quella commistione tra magia e oscurità tipica della serie.

Graficamente, il titolo è quindi all’altezza delle aspettative, ma presenta alcune sbavature nelle animazioni, che a volte risultano poco fluide o ripetitive, soprattutto nelle interazioni tra i personaggi. 

Più che altro è dal punto di vista estetico che The Veilguard ci ha convinto meno. Bioware ha optato per uno stile fantasy più pulito, distaccandosi quasi completamente dalle atmosfere oscure e medievaleggianti dei titoli precedenti, puntando sulla ricchezza delle ambientazioni e su colori molto sgargianti. Quantomeno, i luoghi di Thedas sono progettati con cura e offrono molta varietà, perdendo però quella "cupezza" che ha reso celebre Origins. 

Dragon Age: The Veilguard sfrutta DLSS 3 per migliorare la fluidità, NVIDIA Reflex per ridurre la latenza e il ray tracing per creare ombre e riflessi realistici, dando al mondo di gioco una qualità visiva di alto livello con un framerate elevato. 

Inoltre, se sottoscrivete un abbonamento di 6 mesi su GeForce NOW, riceverete una copia di Dragon Age: The Veilguard gratuitamente

La colonna sonora, invece, è piacevolmente immersiva grazia al buon lavoro di Hans Zimmer e Lorne Balfe: pur non eccellendo con brani memorabili, riesce a creare la giusta atmosfera e a supportare l’azione con un accompagnamento sonoro che si adatta perfettamente alle varie situazioni del gioco.

A deludere è il doppiaggio, con interpretazioni appena sufficienti con prove recitative estranee e poco incisive.

 

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