Dragon Age: The Veilguard | Recensione [IN AGGIORNAMENTO]

Sono passati esattamente 10 anni da Dragon Age Inquisition, sarà riuscito Dragon Age: The Veilguard a convincerci pienamente?

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a cura di Andrea Riviera

Managing Editor

Sono passati esattamente 10 anni da Dragon Age Inquisition, terzo episodio della popolare serie fantasy di Bioware che ha saputo dar vita a una nutrita fan base, grazie soprattutto al primo leggendario capitolo, Dragon Age Origins.

In questi anni il team ha dovuto affrontare una serie di difficoltà interne, cambi di gestione, di strategie e anche di progetti, mettendosi alle spalle fallimenti enormi come Mass Effect Andromeda e Anthem, portando la software house a fare dei decisi passi indietro per riassestarsi e ripartire da zero per non rischiare di chiudere baracca e burattini.

La ripartenza passa proprio dal quarto capitolo di Dragon Age, annunciato nel 2019, ricomparso nel 2022 con il nome "Dreadwolf" e rinominato nel 2024 come Dragon Age: The Veilguard. Insomma, già da queste premesse, è possibile notare delle difficoltà non di poco conto nella gestione dello sviluppo, soprattutto a livello comunicativo.

A ogni modo quello che conta è sempre la qualità del prodotto e al netto di tutto, le prime ore di questa nuova iterazione non ci stanno dispiacendo, lasciandoci però dei dubbi evidenti lato scrittura e un'esperienza che sembra provenire da un progetto completamente diverso rispetto a quello che vuole davvero essere in realtà.

A guardia del "Velo"

In Dragon Age: The Veilguard vestiamo i panni di Rook, intento a sventare, insieme a un nutrito gruppo di personaggi (tra cui alcuni già ben visti e conosciuti nella serie di Dragon Age) gli apparenti temibili piani di Solas (personaggio già conosciuto in Inquisition) per aprire il Velo e liberare i Demoni nel mondo. 

La storia principale di The Veilguard si concentra sui personaggi, ciascuno con storie che il giocatore può esplorare e influenzare con le classiche scelte morali tipiche di Bioware. La storia non parte a ritmi serrati, prediligendo un racconto più lento e compassato che nelle prime ore non ci ha convinto particolarmente, ma che riesce comunque trovare una sua quadra nel corso del percorso, seppur non esaltando particolarmente.

La scrittura dei personaggi e dei dialoghi, che in passato è stata il cuore pulsante di Dragon Age, qui è più lineare e meno intensa, puntando maggiormente sulla regia che su dialoghi davvero memorabili e utili ai fini della vicenda. In generale l'intero mood del titolo sembra più essere orientato su un prodotto più affine ai classici film "Marvel" rispetto a una storia fantasy ben pensata come Origins. Insomma, nonostante non siamo ancora arrivati al finale -e per questo abbiamo deciso di rimandare il voto-, la storia, che ci dovrebbe immergere in un racconto in cui dovremmo essere costantemente sotto una minaccia imminente intenta a distruggere il mondo, non fa nulla per farci davvero sentire in quella situazione di pericolo, dando vita spesso a dissonanze narrative al limite del fastidioso e integrando quest secondarie poco utili al contesto narrativo.

Più action che altro

Il cuore del gameplay ha subito una trasformazione radicale, abbracciando una dinamica decisamente più action. A differenza dei precedenti capitoli in cui la strategia e la gestione del party avevano un ruolo predominante, The Veilguard si basa su un combat system fluido che richiede ai giocatori di attaccare, parare e schivare, mettendo da parte le complesse meccaniche tattiche. Gli amanti dei GDR tradizionali come Baldur's Gate 3 potrebbero trovare poco interessanti queste scelte creative, ma chi privilegia l’azione e il dinamismo a discapito della profondità strategica rimarrà certamente soddisfatto dal combat system messo in piedi da Bioware. Il sistema riesce a essere gratificante (al di là dei soliti impatti poco convincenti), integrando un set di abilità speciali per ogni compagno, attivabili tramite una ruota dei comandi sia attraverso la pausa tattica sia in maniera real-time.

Il vero problema è la sua profondità. Il gioco prova a tutti i costi a farci variare con abilità diverse, ma alla fine dei conti si finisce per usare sempre le stesse skill per tutta la durata del gioco. Non c'è quindi quelle grande possibilità che il team ha cercato di farci credere nei primi video, spesso raccontando quanto le possibilità fossero infinite.

Una Thedas dai toni... vibranti

A livello tecnico, Dragon Age: The Veilguard è senza dubbio impressionante. Grazie al Frostbite, il gioco gode di una solidità rara, con caricamenti rapidi e luoghi splendidi e da vedere e da esplorare. Le ambientazioni sono realizzate con cura, rendendo giustizia a un mondo che riesce a trasmettere quella commistione tra magia e oscurità tipica della serie.

Graficamente, il titolo è quindi all’altezza delle aspettative, ma presenta alcune sbavature nelle animazioni, che a volte risultano poco fluide o ripetitive, soprattutto nelle interazioni tra i personaggi. 

Più che altro è dal punto di vista estetico che The Veilguard ci ha convinto meno. Bioware ha optato per uno stile fantasy più pulito, distaccandosi quasi completamente dalle atmosfere oscure e medievaleggianti dei titoli precedenti, puntando sulla ricchezza delle ambientazioni e su colori molto sgargianti. Quantomeno, i luoghi di Thedas sono progettati con cura e offrono molta varietà, perdendo però quella "cupezza" che ha reso celebre Origins. 

Dragon Age: The Veilguard sfrutta DLSS 3 per migliorare la fluidità, NVIDIA Reflex per ridurre la latenza e il ray tracing per creare ombre e riflessi realistici, dando al mondo di gioco una qualità visiva di alto livello con un framerate elevato. 

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La colonna sonora, invece, è piacevolmente immersiva: pur non eccellendo con brani memorabili, riesce a creare la giusta atmosfera e a supportare l’azione con un accompagnamento sonoro che si adatta perfettamente alle varie situazioni del gioco.

Prime Impressioni

Non siamo ancora pronti a raccontarvi in maniera dettagliata le nostre impressioni su Dragon Age: The Veilguard, ma questo primo sguardo può darvi certamente delle idee preliminari su cosa possiamo aspettarci da questo nuovo capitolo. La narrativa non ci ha pienamente convinto per ora, ma il gameplay, pur distaccandosi dai canoni classici della serie, offre delle dinamiche molto interessanti seppur non particolarmente apprezzabili dai puristi del GDR. Tecnicamente e graficamente siamo assolutamente su buoni livelli, se non ottimi, mentre la direzione artistica pecca un po' di "eccessiva" pulizia. Dragon Age: The Veilguard sembra avere le potenzialità per essere un nuovo punto di partenza per la saga, ma resta da vedere se riuscirà a conquistare anche i fan di vecchia data. Esposto ciò, rimandiamo il giudizio finale nel corso della settimana.

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