Diablo Immortal può salvare Blizzard dall'inferno?

Dopo anni di vicissitudini spiacevoli, Blizzard sembrava ormai il fantasma di sé stessa... almeno fino all'uscita di Diablo Immortal

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a cura di Raffaele Giasi

Senior Editor

Chiariamolo subito, questa non è una recensione. Non lo è perché Diablo Immortal ci ha colti di sorpresa e lo ha fatto in positivo. Anche al netto delle varie presentazioni, e dei vari gameplay diffusi già in tempi non sospetti, temevamo che all'uscita il gioco si sarebbe presentato come una sorta di “bignami di Diablo”, con tante idee sì, ma anche con poca reale concretezza, oltre che lo spauracchio di un mostro che affligge da tempo il settore del gaming mobile: le micro transazioni.

Perché dobbiamo ammetterlo: quando un grande nome del mondo del gaming si affaccia al mercato mobile, c'è sempre quel malcelato timore che le cose andranno a catafascio, perché se dici “mobile” dici quasi sempre “free to play”, e se dici “free to play” si allarga l'orizzonte sconfinato del tetro mondo delle micro transazioni che, diciamocelo, non sono un bel vivere e non fanno mai piacere, specie se poi si scade nel pay to win.

Con questa premessa, e vedendo quello che è successo a Ni No Kuni che ha avuto la sfortuna di uscire giusto qualche giorno prima (per altro con tutta una serie di problemi legati proprio alle transazioni), è ovvio che all'arrivo di Diablo Immortal sui vari App Store (e su PC, perché si... c'è anche lì), si sia stati pervasi da un certo timore, ovvero che Blizzard (e NetEase Games, che il gioco lo ha in gran parte sviluppato) avrebbero mandato in malora anche quell'ultimo baluardo che era rimasto dello storico retaggio dell'azienda, almeno prima che questa finisse nel mezzo di un uragano mediatico dal quale, come saprete, fa ancora fatica a risollevarsi.

Spoiler: non è andata così...

Non è questa la sede per discutere delle tristi vicende che hanno macchiato l'azienda, né della gestione controversa da parte di Activision, tuttavia è indubbio che Diablo Immortal, più che essere “soltanto” il titolo mobile più atteso di sempre, avesse su di sé anche il peso di ripulire un po' l'immagine di Blizzard, proponendosi con un prodotto che potesse ridarle lustro verso quel grande pubblico da cui non solo l'azienda si era allontanata, ma dal quale era stata anche evitata, viste le accuse ed i procedimenti legali che si sono susseguiti, anche aggravati agli occhi dei fan, per la lunga e snervante attesa di Diablo IV.

Ebbene, nell'attesa che vi si consegni una recensione degna di questo nome (per la qual cosa occorrerà ancora un po', vista la mole di contenuti presenti nel gioco), lasciate che vi si dica intanto che Diablo Immortal non è solo uno dei titoli mobile migliori che si siano mai visti ma che, salvo per la direzione artistica, presa di peso da Diablo 3 (e lì son gusti), è persino superiore a quest'ultimo per mole di contenuti e, ad occhio, anche per le dimensioni effettive del mondo di gioco.

Diablo Immortal è tanta roba, senza troppi giri di parole. Si tratta di un titolo che non solo non perde lo smalto e la complessità della serie originale, ma che si prodiga di fare bene sotto praticamente qualsiasi aspetto: sia esso la trama, o il gameplay, o il mero lato tecnico.

Sostanzialmente parliamo di un Diablo 3.5, fatto e finito, che pur sacrificato nello schermo di uno smartphone, riesce a restituire con potenza ed eleganza quello che è il mood della serie originale, attorniandosi di un mucchio di attività secondarie accessibili praticamente da subito, ed unendo a queste anche uno scheletro da MMORPG, che vi permetterà di interagire costantemente con altri giocatori, senza che però la loro presenza intacchi, anche solo alla lontana, l'eventualità che vogliate giocare l'intera campagna (o tutto il gioco) da soli.

La partenza è quella che conosciamo: scegliendo tra una delle sei classi disponibili (Barbaro, Crociato, Cacciatore di demoni, Monaco, Negromante e Mago) vi avventurerete di nuovo per le terre di Sanctuarium, in quello che è un episodio narrativo piuttosto esteso, che si svolgerà tra gli eventi del secondo e del terzo gioco.

Già a partire dal menù di scelta dei personaggi, che mette in mostra una versione ben rifinita e appagante dei modelli delle varie classi, si ha subito l'idea che quello che si ha per le mani non è un mero specchietto per le allodole, ma un prodotto costruito con un certo know how, giacché non solo i modelli sono ottimi per dettagli e rifiniture, ma il titolo dispone anche di un ricchissimo editor, che vi permetterà di creare il vostro avatar secondo quelli che sono i vostri gusti, e con ben pochi limiti.

Ovviamente il tutto va analizzato secondo una chiave molto specifica, quella di un titolo mobile, il cui software al completo richiede un ingombro di poco più di 12 GB di spazio di archiviazione. In questo senso, per quanto si sia lontani dai più versatili e potenti editor in circolazione, e per quanto la grafica non sia effettivamente rifinita quanto quella di Diablo 3 (anche solo in versione console), è evidente che Diablo Immortal si propone come un mezzo miracolo, soprattutto quando poi, superato l'editor, si mette mano al gioco in sé e se ne possono saggiare le performance.

Il nostro test è stato effettuato in gran parte su Huawei P30 Pro, uno smartphone che ai suoi tempi si poteva considerare un top di gamma, ma che oggi è ovviamente inseribile nella fascia media del mercato, tanto in termini di prezzo quanto di performance. Non parliamo, insomma, di un dispositivo che parrebbe in grado di fronteggiare titoli esosi in termini di prestazioni, e che per questo abbiamo scelto come punto di riferimento, consci che non tutti possono contare su top di gamma di uscita recentissima o, ancor meglio, degli smartphone da gaming.

Già ci immaginavamo problemi a iosa, quanto meno in termini di framerate, clipping e imput lag, ed invece già prima della patch d'uscita, che ha risolto molti problemi in termini di stabilità, Diablo Immortal si è comportato più che bene, soprattutto grazie ai suoi numerosi parametri prestazionali, che permettono di ottimizzare le performance del gioco in base al dispositivo di cui si dispone. Cosa che comunque il gioco fa in automatico, ed in modo eccellente, preferendo la resa complessiva dell'esperienza di gioco alla generale resa visiva, che resta comunque molto appagante, soprattutto per quanti non hanno disprezzato lo stile del terzo capitolo.

Immortal gira benissimo, qualsiasi sia la circostanza. Per spremere ancor di più il gioco abbiamo deciso di avviare la nostra campagna con il negromante, non solo classe prediletta del sottoscritto, ma anche quella che, grazie alla creazione di non morti vari, permette di portare con sé già un piccolo manipoli di personaggi, per altro controllati dalla IA. Lo scopo era quello di testare se il gioco reggesse il colpo, ovvero se oltre ad un party (che può essere persino formato da 8 giocatori), e se al netto dei numerosi giocatori presenti ormai su ogni server, il nostro piccolo gruppo di scheletri potesse in qualche modo mettere in difficoltà lo smartphone e, dunque, la resa del gioco.

Ebbene, anche in questo caso Diablo Immortal funziona benissimo, ed anche se non neghiamo qualche leggerissimo calo di framerate in situazioni che abbiamo volutamente reso problematiche (party enorme, aggro incondizionato di mostri, ed evocazioni ed effetti a più non posso), il gioco risponde bene praticamente sempre, garantendo anche un caricamento molto veloce delle diverse aree di gioco, specie dopo che vi sarete prodigati nel download completo di ogni singolo pacchetto dati.

Anche i controlli sono più che dignitosi e, premessa la possibilità di utilizzare un pad da collegare allo smartphone, i controlli touch dello schermo sono comodi e responsivi, e permettono di giocare anche per qualche ora in modo “comodo”, per quanto giocare su smartphone – lo sappiamo – non sia un'attività per tutti, soprattutto se lo schermo va messo in orizzontale e si parla di un gameplay che prevede una pulsantiera a schermo.

Ora, lo ribadiamo: questo è un antipasto, una premessa a quella che sarà la recensione, ma la bellezza di Diablo Immortal, la sua indiscutibile qualità e, soprattutto, la sua grande proposta ludica, ricca sì di possibilità di acquisto, ma mai realmente influenti sull'economia di gioco, rendono il titolo Blizzard una piccola perla e, indubbiamente, uno dei migliori capitoli di Diablo, al netto di quelli che sono i limiti che dipendono da una produzione prettamente orientata al gioco mobile.

Perché funziona? Perché tutto è al proprio posto, e perché si respira quell'aria di avventura e costante azione che caratterizza la serie da sempre, e che in questa sua piccola veste non solo non si perde, ma permette persino di goderne a spezzoni, anche solo per una decina di minuti, per andare incontro alla natura mordi e fuggi tipicamente relegata al gaming su mobile.

Nel suo piccolo (che poi piccolo non è), Diablo Immortal dimostra due cose importanti: non solo che è tempo di sradicare il concetto, spesso superficiale e veicolato dal pregiudizio, che il gaming su mobile sia appannaggio solo dei giocatori più casualoni, ma anche e soprattutto che Blizzard stia tornando sui suoi passi e sia decisa a fare le cose per bene. Non perché l'azienda non abbia mancato di eccellere negli ultimi anni (Hearthstone e Overwatch sono lì a ricordarcelo), ma perché dopo le vicende mediatiche che hanno portato molti esponenti della vecchia guardia a lasciare (o peggio) è ovvio che Blizzard abbia perso non solo credibilità e smalto, ma anche quelle competenze che la rendevano una delle più amate e celebrate case del mondo dei videogame.

Anche i problemi di sviluppo legati a Diablo IV, rallentato dall'abbandono di alcune figure chiave, avevano gettato un'ombra su Blizzard ed il suo stato di salute e questo, ovviamente, è un qualcosa che impatta sui giocatori in modo consistente, specie perché parliamo non solo di uno dei titoli più attesi sia su PC che su console, ma anche di una delle serie più amate, copiate, emulate ed attese di sempre.

Grazie al supporto di NetEase Games, il cui mestiere sarà evidente a chiunque abbia giocato anche solo a Diablo II, Blizzard è riuscita nel non facile intento di creare un prodotto aggraziato, divertente, ricco, non privo di spazi per le micro transazioni, ma equilibrato quel tanto che basta da poter galvanizzare qualsiasi giocatore di Diablo che abbia voglia solo di giocare e basta, senza spendere un centesimo e magari in compagnia di qualche buon amico.

Diablo Immortal è il nuovo capitolo di un'azienda che sembrava (e forse è stata) sull'orlo del baratro per tanto tempo e per tanti motivi. Un'azienda che ha indubbiamente tradito, in vari modi, la fiducia dei suoi utenti, ma che ora sembra animata da uno spirito di piacevole e concreta rivalsa, così grande, così potente, così evidente da poter trasformare un potenziale bagno di sangue come un gioco mobile, in un successo che è già enorme e meritatissimo.

Insomma, tornando al titolo: può Diablo Immortal salvare Blizzard dall'Inferno? Per ora diremmo seccamente di sì, ben chiaro che non possiamo (né vogliamo) esprimerci su quello che è lo stato di salute dell'azienda, in termini di immagine come della sua situazione legale, diremmo che il gioco è tanto buono e ben fatto da restituire comunque una certa fiducia verso il nome “Blizzard”, che indubbiamente resterà per sempre macchiato dagli atti scellerati e recenti che ne hanno macchiato la storia, ma che dal punto di vista del solo sviluppo, ora come ora, sembra pronta più che mai a voler tornare a fare le cose per bene.

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