A circa due anni dal ritorno dell'armata Furon sul pianeta Terra, che tanto aveva galvanizzato i giocatori cresciuti a pane e PlayStation 2, Destroy All Humans torna con un nuovo remake, stavolta dedicato al secondo capitolo, considerato anche il più bello da chi, almeno all'epoca, si era innamorato delle folli imprese dell'alieno Cryptosporidium (o solo Crypto, per amici e nemici), con quel suo mix di follia, vaghe oscenità a la Mike Myers, e tanto sano cazzeggio digitale.
Del resto, se ne avete memoria, erano quelli gli anni del post GTA III, che aveva portato alla nascita del moderno concetto di open world, con tutto quello che ne conseguiva in termini ludici e di proposte da parte del mercato. I titoli a mappa aperta cominciarono a fioccare praticamente ovunque, proponendosi con ambienti più o meno ricchi e sfaccettati, quasi tutti con lo scopo di offrire una scatola dei giocattoli con cui i giocatori potessero divertirsi nei modi più disparati, e non senza un certo gusto per il caos.
Era l'epoca dei sandbox, che ebbero sì una fortuna immensa, ma da cui sopravvissero pochissimi esponenti di valore, sostanzialmente i soli GTA e Saints Row (ovvero la sua versione più tamarra e strafottente, per altro recentemente tornata sul mercato), ed in minor misura la stessa serie di Destroy All Humans che, restando nelle retrovie, perse a mano a mano il suo smalto, finendo nel dimenticatoio dopo un quarto capitolo giudicato unanimamente sciatto, se non proprio indegno.
Ora, dalle ceneri di quella che fu Pandemic Games (gente decisamente a proprio agio col caos a schermo, visti i natali di titli come Star Wars: Battlefron e la serie Mercenaries), THQ Nordic ha raccolto l'eredità della serie consegnando ai fan di lunga data, un mai troppo agognato ritorno. Nel 2020 avevamo assistito al ritorno di Destroy All Humans!, con un remake attento e, per molti aspetti, quasi sorprendente, oggi è il turno del secondo capitolo che, col titolo “Reprobed”, sembra voler solcare sempre meglio la strada per un ritorno in grande stile. Ma ci riuscirà?
Ultimatum alla Terra
Archiviati gli eventi del primo capitolo, Destroy All Humans! 2 riprende le fila più o meno da dove le avevamo lasciate, ma con un piccolo cambio di protagonista. Cryptosporidium-137, infatti, è morto, finendo anche sul tavolo operatorio dei servizi segreti americani, ed al suo posto c'è ora il clone 138 che, a causa di un mix di geni alieni e non, è venuto su con un particolare interesse (sessuale) verso il gentil sesso, il che lo ha portato a passare gli ultimi anni in incognito, tra un festino e l'altro, nei panni del Presidente degli Stati Uniti!
Insomma, l'invasione aliena è stata messa in stand by, e Crypto 138 di gode la bella vita, almeno fino all'arrivo a Bay City (versione locale di San Francisco) dell'intelligente Russa del KGB che, in piena Guerra Fredda, ha deciso di sbarcare silenziosamente in America per tentare di fermare la minaccia Furon prima che questa possa minacciare le mire dell'Unione Sovietica.
International Man of Mistery
Da questo pretesto, non troppo accurato, e da un attacco devastante alla nave madre Furon in orbita intorno alla Terra, parte quindi il pretesto narrativo di Destroy All Humans! 2 - Reprobed che, non deviando di una virgola dalla traccia del precedente remake, ripropone in tutto e per tutto le dinamiche narrative del gioco originale, con tanto di quel sense of humor che, per quanto scorretto, se non proprio anacronistico per i tempi che corrono, resta inaspettatamente frizzante e gradevole, senza mai essere troppo osceno o volgare.
E dunque, se nel primo titolo ad essere scimmiottata era la cultura degli anni '50, e quella fascinazione per il racconto fantascientifico surreale e spesso grottesco, un po' nello stile di Mars Attack!, con Reprobed ad essere presa di mira è la cultura hippy, e quell'atmosfera da spy movie tipica di fine anni '60, e inizio anni '70.
Una scelta che, già in origine, era sfiziosa e ben orchestrata, anche grazie a dei dialoghi spesso piacevolmente sconclusionati, e ad una recitazione sempre eccessiva e sopra le righe, che caricava a dismisura la già enorme componente parodistica del gioco. La cosa che incuriosisce è che questo escamotage funziona ancora oggi, e sebbene sia evidente che il gioco sia invecchiato per tematiche e “savoire faire”, la proposta sopra le righe di Destroy All Humans! 2 - Reprobed, anche per contrasto con il tono ormai serio e composto di molte produzioni videoludiche, è quasi spiazzante, un po' come rivedere un amico che si pensava ormai scomparso nel nulla... se non proprio morto.
Certo, non siamo qui a raccontarvi che ci si sganascia dalla risate dall'inizio alla fine, ma considerando che nulla è stato toccato, sia in termini di dialoghi (per altro ottimamente rimasterizzati), né in termini di trama, è quasi sorprendete quanto il tutto funzioni ancora bene, pur chiaro che si sia disposti ad accettare cliché, stereotipi sociali, ed un certo linguaggio. In questo senso, magari lo abbiamo già detto, giocare a Destroy è un po' come rivedere oggi un film di Austin Powers (e pure lui era tornato, ad un certo punto, negli anni '60): è osceno, malconcio e volgare, eppure è un guilty pleasure fatto e finito.
DNA invariato
Ciò detto: com'è questo remake di Destroy All Humans! 2? Diremmo “buono”, anche perché eredita in toto quanto di buono era stato fatto dal capitolo precedente che, come ricorderete, aveva riscritto buona parte del sistema di gioco, adattandolo, anzitutto, ad un sistema di controllo al passo con i tempi.
Da questo punto di vista non ci sono sorprese: Reprobed viaggia sugli stessi binari del suo diretto predecessore, godendo delle medesime migliorie tecniche e dello stesso impatto visivo. Anche il motore ci è parso il medesimo e, in linea di massima, il salto di qualità rispetto al passato è da ricercarsi tutto nella nuova direzione artistica, che ha arricchito, e non di poco, il colpo d'occhio generale, su cui ritorneremo a breve.
Se, dunque, trattandosi di un remake era più che lecito aspettarsi consistenti migliorie per ciò che concerne il comparto tecnico, vale la pena chiedersi se, nel mezzo, il team di Black Forest Games non abbia operato qualche variazione rispetto al passato, magari anche per rendere l'esperienza di gioco un tantinello più ricca e variegata di quanto non lo fosse in origine. Ebbene, se si guarda sotto la superficie è piacevole notare piccoli ma consistenti dettagli, che contribuiscono non solo ad aggiornate gli standard ludici ad un registro più moderno, ma anche a facilitare la vita dei giocatori, laddove un tempo potevano sentirsi frustrati, se non proprio annoiati, da alcune sottili scelte del game design originale.
L'esempio più lampante è nella progressione delle abilità aliene di Crypto che, come nella versione originale, sono tutte basate sulla raccolta del DNA umano per poter sbloccare importanti aggiornamenti. Parliamo delle abilità che riguardano, ad esempio, la telecinesi o la lettura del pensiero e che, come nel gioco originale, richiedono la raccolta di campioni di DNA terrestre da “frullare” nella propria astronave. Un'attività che nel gioco originale risultava davvero tediosa, perché richiedeva la ricerca di umani con specifiche caratteristiche, spesso non proprio immediati da stanare sulle mappe contenute, ma comunque abbastanza ampie.
Black Forest, invece, ha optato per un sistema più immediato, che richiede di catturare non uno specifico umano, ma diversi elementi di un unico gruppo (poliziotti, militari, agenti segreti, ecc...) disponibili in specifiche aree di ogni mappa, ed un minimo diversificati in base alla regione visitata. Questo, come capirete, rende lo sviluppo delle abilità molto più semplice e immediato, anche se forse la semplificazione è stata eccessiva, per quanto funzionale.
Un altro segnale di miglioramento della “quality of life” generale, è poi nella struttura di una serie di obiettivi secondari per ogni missione che, oltre a concorrere per lo sblocco di alcuni sfiziosi costumi per il nostro Furon, servono anzitutto per raccogliere le “Celle Furotech”, ovvero la moneta utile al potenziamento delle armi. Portare a termine gli obiettivi secondari, significa quasi sempre ottenere almeno un token extra per il potenziamento, e visto che per un potenziamento ne servono come minimo 8, se non anche 20, capirete bene che spenderete parecchio del vostro tempo per completare gli obiettivi secondari, oltre che le diverse missioni aggiuntive presenti sulle mappe.
Tranquilli però, la difficoltà del gioco è tarata pesantemente verso il basso, tanto che anche alzandola al massimo, sono solo 2 o 3 le situazioni in cui potreste trovarvi davvero in difficoltà, è più che altro per il numero di nemici, non certo per la loro intelligenza, giacché questa, pur avendo fatto molti passi avanti rispetto al gioco per PS2, è rimasta comunque molto elementare, rendendo la gran parte degli NPC dei meri manichini balistici.
Insomma: il risultato è buono, si poteva fare davvero di più, anche perché le missioni in sé, il cui completamento vi impiegherà circa 10 ore per la storia principale, e forse altre 5 per il completamento totale, sono rimaste ancorate alla scarsa proposta del gioco originale. Indubbiamente Destroy All Humans! 2 si comporta meglio del capitolo precedente, e c'è sicuramente qualche momento molto indovinato, ma la sintesi è di una scarsa varietà e diversificazione degli incarichi, rimasti ancorati ai limiti di 3 generazioni fa, e che comunque anche all'epoca risultava stucchevole e ingiustificata, specie considerando la concorrenza.
Armato per uccidere
Per quanto riguarda le aggiunte vere e proprie, Destroy All Humans! 2 - Reprobed potrebbe lasciare deluso ben più di qualche fan, già solo in tema d'armamentario, visto che c'è solo un'aggiunta significativa alle armi impugnate da Crypto, ovvero il visore “Amore libero”, che non ha alcun effetto distruttivo ma si limita a far ballare praticamente tutti i nemici a schermo, a patto di riuscire a prendersi una manciata di secondi per caricarla al massimo. Se siete pratici della serie di Ratchet & Clank, qui siamo praticamente dalle parti del "Discotron", con la differenza di poter davvero far ballare l'intera schiera di nemici a schermo, offrendovi non solo un attimo per ripianificare la devastazione, ma anche per sparire velocemente dalla circolazione quando (e succede) le forze nemiche si fanno soverchianti. Insomma, un gadget comodo, capace anche di togliervi le castagne dal fuoco.
Oltre a ciò, torna anche una delle più gradite introduzioni del precedente remake, ovvero il sistema S.K.A.T.E., originariamente assente anche dal secondo gioco, ma che rende l'esplorazione e il movimento molto più dinamici e piacevoli. Sostanzialmente parliamo della possibilità di effettuare un dash che, se prolungato, permette a Crypto di flutture ad un palmo dal suolo, proprio come se si trovasse su di uno skateboard invisibile. In questo modo il nostro Furon non solo può schivare più efficacemente i colpi nemici, ma può anche esplorare la mappa in velocità, giacché lo S.K.A.T.E. non ha limiti in termini di durata, e può essere utilizzato per andare in lungo e in largo, alternandolo anche all'uso del classico jetpack, la cui combinazione attenta permette di arrivare da un capo all'altro della mappa molto velocemente. Non solo, perché lo S.K.A.T.E. funziona egregiamente anche sull'acqua, da sempre nemica della razza Furon, permettendoci così di evitare una molte spiacevole e prematura, specie in mappe come Bay City e Takoshima.
Il buono...
Dal punto di vista puramente tecnico, Destroy All Humans! 2 - Reprobed si comporta in modo altalenante, tanto da farci sperare che una patch al day one (di cui non abbiamo notizia al momento della scrittura di questo articolo) sistemi i numerosi, e spesso disastrosi, problemi che si materializzano a schermo.
Prima però, le note positive: Reprobed offre, anzitutto, un colpo d'occhio davvero ottimo, in continuità col precedente capitolo/remake. Parliamo di una ricostruzione totale di modelli, ambienti, equipaggiamenti ed effettistica, con un risultato davvero lodevole, ammodernando il gioco in modo intelligente, pur chiaro che l'ampiezza delle mappe, o anche solo i personaggi principali, non sono stati intaccati dal alcun tipo di revisione in termini di contenuti.
Insomma, è pura revisione tecnica e artistica, più che contenutistica, con il risultato di modelli, ambienti e personaggi vari dal colpo d'occhio piacevole, e dallo stile è volutamente esagerato e cartoonesco. Gli ambienti, in particolare, sono quelli che risentono più evidentemente di questa revisione, non solo per la mole di poligoni e dettagli, ma anche per fattori come i colori, le cui palette sono sempre calzanti ed in tono con le atmosfere delle diverse mappe di gioco, rendendo il tutto calzante ed appagante, perfettamente in linea con quello che vorrebbe essere il tono, seppur scherzoso, dell'intera opera.
Gli ambienti non sono stati semplicemente rimaneggiati, ma praticamente ricostruiti da zero, con alcuni di essi che si differenziano pesantemente, almeno dal punto di vista artistico, tecnico ed esplorativo, rispetto al passato. Tunguska e Solaris, in particolare, sono i livelli che meglio risentono di questo aggiornamento, perdendo gran parte della loro sciatta e (forzata) desolazione originale, e riacquistando piacevolezza e spessore, sia artistico che ludico.
Dal punto di vista artistico, ma anche poligonale, il lavoro è insomma di alto livello, ed è per altro anche accentuato da una buona effettistica che, in particolare, offre il meglio di sé negli effetti volumetrici. Fate esplodere un palazzo con un attacco meteorico, e vedrete alzarsi dal suolo un'immensa e fitta coltre di detriti, così densa da oscurare lo schermo. Un effetto per certi aspetti fastidioso, ma perfettamente plausibile, che rafforza l'idea di un lavoro fatto con cognizione di causa che, paradossalmente, non fa che evidenziare ogni lato negativo in cui ci siamo imbattuti in fase di review.
...Il brutto
Reprobed, infatti, ci ha dato non pochi grattacapi in termini di bug, ed anche in generale la pulizia non è mai stata al top, neanche nei momenti di esplorazione più placidi. Il gioco, testato su PS5 con un codice digitale (e dunque, almeno in teoria, avvantaggiato dalla particolare architettura della console) è stabile sui 30 FPS, ma soffre costanti problemi di tearing, sintomo di alcune sbavature nascoste tra le frequenze di aggiornamento.
Pochi i pop up, ma un mucchio di oggetti buggati sono spesso capitati a schermo, come veicoli che finiscono per inabissarsi nell'asfalto, specie in prossimità di strade in salita, o altri che esplodono, fluttuano o spariscono improvvisamente. Anche le missioni ci hanno dato non pochi problemi, con bug che hanno mandato in crush la console, ed altri che, sfortunatamente, ci hanno costretto persino a chiudere la sessione e caricare dal checkpoint, per altro non sempre risolvendo il problema “al primo colpo”.
Come se non bastasse, il gioco soffre spesso di problemi con le animazioni degli NPC, che a volte si accalcano inspiegabilmente ai veicoli o ai muri, oltre che a soffrire di un problema evidente di sincronizzazione audio, sia sul labiale dei dialoghi che nell'effettistica, il che è evidente in buona parte degli intermezzi narrativi. Insomma, un disastro, di cui è impossibile che il team di sviluppo sia all'oscuro e che, quasi sicuramente, sarà risolto con uno o due aggiornamenti, magari il primo già al day one. Nel mentre, tuttavia, non avendo notizie in merito, non possiamo che limitarci a segnalare la cosa, togliendo “sulla fiducia” un mezzo punto dal voto finale. E solo mezzo per mere questioni di affetto.
Destroy All Humans in due è meglio... più o meno
In chiusura segnaliamo che, come nel titolo originale, anche Reprobed include una sfiziosa modalità cooperativa che, come prevedibile, metterà il giocatore 2 nei panni di uno dei cloni di Crypto, per altro splendidamente differenziabili grazie al buon numero di costumi sbloccabili già a gioco avviato. Un'esperienza che funziona abbastanza bene, e che raddoppia la quantità di caos a schermo, potendo disporre non di uno, ma di due arrabbiatissimi Furon in giro a fare danni. Si tratta di un'aggiunta semplice ma spesso efficace che, come immaginerete, dà il meglio di sé in due specifici contesti: le missioni di distruzione di massa, ed il puro cazzeggio.
Per il resto, il gioco, pur contenendo comunque missioni che funzionano bene in coppia, non offre alcun guizzo o pretesto narrativo per un'avventura vissuta in due, ed anzi finisce solo per essere caotico, soprattutto quando ci si mettono di mezzo alcuni obiettivi specifici in cui, magari, è importante uccidere nemici in un certo modo, e non in preda alla mera furia omicida.
Un piccolo prezzo da pagare ma che, visto il concetto di “remake” poteva quanto meno contenere un blando pretesto narrativo (del resto i temi di invasione e clonazione sono propri della lore del gioco). Insomma, un'occasione mancata che, per altro, si spreca ancora di più se si pensa alle altre 2 possibilità presenti per il gioco in coppia, ereditate direttamente dalla versione originale del gioco, ovvero il “Duello” ed il “Tennis telecinetico”.
Il primo non è altro che una sorta di deathmatch a punti in cui ci si deve spendere per creare distruzione in una parte circoscritta di una delle mappe di gioco. Non c'è davvero molto altro da dire se non che, oltre ad accumulare punti uccidendo gli NPC, si può uccidere anche l'avversario, per ottenere qualche punto extra. Insomma, non il massimo del divertimento.
L'altra, potenzialmente più carina, è una modalità basata sul gioco del tennis in cui ci si scambierà colpi (telecinetici), scaraventando oggetti di varie dimensioni nel campo avversario. Alle spalle di questo ci sono 3 portali rotondi, anch'essi di diversi dimensioni, e per far punto occorrerà scagliare gli oggetti/palle in uno dei portali, ognuno con un punteggio diverso.
Il punto è che il sistema direzionale dei colpi è davvero molto fallace, e si finisce per correre da una parte all'altra del piccolo campo premendo a raffica i dorsali, uno demandato ai colpi semplici, l'altro ad una potente schiacciata. Non c'è una vera e propria mira, e la fisica delle palle è del tutto irrealistica, e così capita di non riuscire a colpire nulla o che una delle palle finisca per rimbalzare da sola sulla mappa per diversi secondi, con un risultato inizialmente divertente, poi terribilmente tedioso.
A margine di tutto ci si chiede perché, anche qui, non ci si sia spesi per qualche modalità extra, fosse anche stata una serie di piccoli minigame come il succitato tennis, bastava veramente poco per rendere il pacchetto più apprezzabile e divertente, anche considerando quanto si è costruito in termini poligonali nel gioco originale. Certo, come contentino c'è la possibilità di ricevere (o almeno così ci è stato detto), a titolo gratuito, il piccolo titolo multiplayer “Destroy All Humans: Clone Carnage” con il preorder del gioco (valore commerciale 12,99€), che altro non è che uno shooter competitivo per 4 giocatori, interamente basato sul motore del gioco ma, diciamocelo, non è che sia un regalo coi fiocchi, né un qualcosa che possa risollevarci da una modalità multiplayer sostanzialmente datata e poco interessante.