Director’s Cut = Remaster
In tutta sincerità, quando durante l’evento di Keighley venne annunciata la Director’s Cut di Death Stranding, pensavamo davvero si trattasse di una trovata dell’autore giapponese (non che prima di questo caso non esistessero operazioni di questo tipo, sia chiaro). Adesso, dopo l’annuncio di Ghost of Tsushima per PS5 e le dichiarazioni di Hermen Hulst, siamo certi del coinvolgimento estremo da parte di Sony. Probabilmente, consapevoli del fatto che la retrocompatibilità delle nuove console avrebbe nullificato la necessità di puntare sulle remaster puramente tecniche, soprattutto nei casi in cui il gioco in questione abbia già una risoluzione di rendering molto elevata, hanno dato vita a questo fenomeno che potrebbe rivelarsi molto longevo. Qui lo diciamo e qui non lo neghiamo, preparatevi a The Last of Us e Bloodborne Director’s Cut.
Tuttavia, critiche a parte, se gestito con criterio e non con la sola voglia di vendere nuovamente gli stessi prodotti, questo fenomeno potrebbe addirittura rivelarsi benevolo. Ed è forse il caso di Death Stranding, che al netto di alcune superficiali aggiunte pare abbia indovinato la formula per la distribuzione, non rinunciando ad una buona mole contenutistica.
Gioie e dolori
Cominciamo dagli elementi positivi, a giudicare dai commenti apparsi in rete nelle scorse settimane, anche abbastanza importanti. Se possedete una copia di Death Stranding per PS4, digitale o fisica che sia, con soli 10$ otterrete tutte le nuove aggiunte tecniche e contenutistiche della Director’s Cut. Un approccio, questo, decisamente più corretto e rispettoso nei confronti di chi ha già comprato una copia del prodotto. Addirittura, persino l’intero costo della versione per PS5 non è particolarmente esoso (50€ per l’edizione standard e 60€ per la deluxe, contro gli 80€ di Ghost of Tsushima), soprattutto considerando che la versione per PS4 si attesta sui 25/30€ sui vari store digitali e non.
Ma passiamo alla sostanza, al contenuto vero e proprio.
Innanzitutto, grazie alle prime informazioni apparse nel trailer, apprendiamo che si tratta di una rivisitazione tecnica non banalissima, che renderà il gioco di Kojima una app nativa per PS5 con tanto di supporto alla risoluzione 4K e ai 60 FPS, liberamente selezionabili dalle impostazioni del gioco. Ricordiamo inoltre che Death Stranding non aveva ricevuto alcuna patch per la nuova ammiraglia PlayStation, quindi ci troviamo di fronte ad un’aggiunta decisamente di rilievo. Lo sono meno, purtroppo, alcune insistenti migliorie apportate al comparto action della produzione. Death Stranding, tutti coloro che hanno avuto modo di approfondirlo, lo sanno: è un prodotto abbastanza controverso, votato alla non violenza e che fa di tutto per non sposare pienamente le dinamiche più comuni nei videogiochi odierni. Azioni come prendere la mira, sparare o picchiare i Muli sono le meno impattanti dell’intero viaggio, e lo sono in modo sfacciato, non velato. In Death Stranding siamo un corriere che porta pacchi e attraversa un'America decimata, non un soldato o un eroe. È per questi motivi che qualche azione vista all’interno del trailer ci è parsa dannatamente fuori luogo e non pertinente. Davvero non ci spieghiamo la necessità di potenziare il corpo a corpo e le dinamiche di combattimento, al punto da spingerci a riflettere sul fatto che potrebbe essere stata Sony a volere queste aggiunte, scelta un po’ forte atta a vendere il prodotto anche a chi non si era dimostrato particolarmente interessato durante la prima release. Quello che stiamo cercando di comunicarvi è che non ci sono sembrate scelte dettate dall’autore, bensì dal mercato e dalla major, in questo caso PlayStation. Un indizio che avvalora la nostra tesi è proprio lo stile e l’intero montaggio del trailer, sprovvisto dei guizzi del creativo giapponese e pieno di sequenze spettacolarizzate.
L’impronta di Kojima, però, fortunatamente compare in alcuni spezzoni, ad esempio nelle nuove gare, nei nuovi interessanti gadget e nelle missioni di trama. Non ci fossero state le insistenti sequenze action, si sarebbe trattato di un’edizione sulla carta eccezionale e in perfetto stile Hideo Kojima, ricalcando quanto fatto con Metal Gear Solid 2 Substance e Metal Gear Solid 3 Subsistence. Posta in questo modo, invece, è un’edizione fatta di gioie e dolori. Speriamo, quantomeno, di poter ignorare autonomamente alcune delle nuove aggiunte e concentrarci sui contenuti pertinenti al gioco e più Kojimiani.
Dualsense e cooperazione
Proseguendo con gli elementi di rilievo di questa Director's Cut di Death Stranding, è il caso di menzionare alcune aggiunte omesse dal trailer ufficiale. Innanzitutto, il gioco supporterà nativamente il Controller Dualsense di PS5, sia per quanto riguarda la vibrazione adattiva che i grilletti. Seconda cosa, sicuramente meno prevedibile, in questa versione sarà possibile cooperare con i propri amici per la rinascita degli Stati Uniti D'America, ovviamente sempre in modo asincrono. In sostanza, potrete decidere ( supponiamo) in quale server giocare, e magari dar vita a veri e propri clan di Porters sparsi per tutto il globo. Tale aggiunta sarà supportata anche da classifiche online.
Come ribadito poco sopra, l'introduzione di dinamiche online ancora più accentuate è davvero notevole perché potenzia uno degli aspetti più riusciti dell'originale Death Stranding e permetterà ai giocatori di avere più controllo sulle costruzioni e sul loro mantenimento.
In definitiva, dunque, Death Stranding Director's Cut è la miglior versione del gioco di Hideo Kojima, la più completa e sorprendente. Mentre rimaniamo ansiosi di approfondire meglio alcuni aspetti non proprio a fuoco, l'invito è di tenere d'occhio questa produzione, soprattutto nel caso in cui ve la foste persa nel 2019.
Appuntamento per il prossimo 24 settembre. Tomorrow is in your hands!