EA non mi vuole bene! Non vedo altre ragioni se non questa per l’avermi invitato a questa presentazione a porte chiuse del nuovo Dead Space Remake (che potete preordinare su Amazon). Lo sa quanto è ancora lontano il 27 Gennaio 2023, così come sa quanto io non aspettassi altro che ripercorrere gli angoscianti corridoi della USG Ishimura… eppure ha voluto invitarmi, generandomi un’attesa ancora più spasmodica in merito a questa operazione tanto chiacchierata quanto attesa da chi, come me, è cresciuto a pane e survival horror.
Come dite? Fanboy?! No, no, non fraintendetemi! Per quanto io abbia adorato i primi due Dead Space, e quasi tutte le produzioni satellite a essi correlate, fin dall’annuncio di questo remake ho iniziato a provare emozioni discordanti. E no! non perché remake, remastered e reboot siano “iniziative orrende atte solo a speculare sui poveri polli” ma per il semplice motivo che un’opera come Dead Space merita di essere rivisitata con il giusto rispetto e consapevolezza, onde evitare di mandare tutto in vacca come la stessa EA fece con il terzo capitolo (che ricordiamoci sempre tutti che non è mai esistito ed è sempre stato solo un brutto sogno).
Prima che iniziate a trasalire, o a imbracciare i forconi, perché mi sono azzardato a dire che sto aspettando il remake di un titolo uscito “solamente” nel 2008, vorrei ricordarvi che oltre a essere una delle produzioni più importanti, per il genere survival horror, della settima generazione di console da gioco, fu anche un titolo in grado di fare scuola. Capace di raccogliere le ottime idee proposte da Capcom con lo storico Resident Evil 4 e mostrare al mondo che era possibile realizzare un survival horror in terza persona senza eccedere con le componenti action, inserire co-op di alcun tipo o prendere a pugni dei macigni a favore di camera.
Inoltre, non raccontiamoci storielle, Dead Space è un marchio che merita di essere rispolverato e non ci sono altre maniere se non attraverso un remake in grado di restituire le stesse sensazioni del capitolo originale, attraverso delle soluzioni ludiche al passo con i tempi. Come dite? Sarebbe bastato un nuovo capitolo? No! Dopo lo scempio fatto con il terzo episodio della serie, un quarto capitolo sarebbe stato visto con scetticismo, senza contare che la serie è oramai lontana dalle scene da circa un decennio. Ah! Capisco! Dite che una nuova IP in questi casi avrebbe più senso… vi devo forse ricordare la fiumana di critiche rivolte a The Callisto Protocol poiché è troppo simile a Dead Space, come se ci si dimenticasse sempre che le due produzioni condividano lo stesso creatore?
Dead Space Remake, un nuovo inizio
La realtà dei fatti è che per riportare in vita Dead Space c’era bisogno di un remake, una produzione che ne riprendesse quell’essenza invecchiata dannatamente bene e la vestisse con un abito nuovo, per certi versi più elegante. Il vero problema di queste produzioni rimane sempre la stessa: come si fa a migliorare qualcosa che, almeno nei nostri ricordi, era già perfetto? La verità si cela proprio in questa frase perché, rullo di tamburi, Dead Space non era perfetto ed EA Motive me lo ha mostrato senza mezzi termini durante una presentazione capace di tranquillizzarmi sulla buona riuscita di questa impresa.
Analogamente a quanto svolto da Capcom con il remake di Resident Evil 2, anche EA Motive con Dead Space ha deciso di prendere il prodotto originale e andarne a sistemare tutti quegli aspetti che, per un motivo o per l’altro, non funzionavano ieri come oggi. Oltre a questo enorme opera di restauro, gli sviluppatori hanno anche deciso di inserire tutti quegli aspetti che, nei videogiochi odierni, non possono mancare, infilandoci anche qualche novità particolarmente interessante. Partendo proprio dalla USG Ishimura l’enorme nave spaziale che, come nel Dead Space originale, è a tutti gli effetti parte integrante dell’avventura di Isaac e che in questo remake è stata resa completamente esplorabile, senza tutte quei vincoli generati nella versione originale del titolo dai cambi di capitolo o, molto banalmente, dai caricamenti.
Non bisogna fraintende le parole di EA Motive, perché per quanto la USG Ishimura sarà completamente esplorabile, rimarranno alcune aree che inizialmente non potranno essere visitate liberamente per motivi puramente narrativi. Allo steso tempo, però, la possibilità di rendere la celebre nave spaziale una mappa liberamente esplorabile, ha permesso agli sviluppatori di introdurre un elemento completamente inedito nel remake di Dead Space: l’Intensity Director. Questa novità si pone l’arduo compito di tenere in vita tutto ciò che di non morto si muove per i corridoi della Ishimura, andando a rendere le fasi di backtracking sempre diverse e imprevedibili. Il concetto alla base dell’Intensity Director è quello di fare in modo che il giocatore, anche una volta che avrà preso confidenza con l’intricata planimetria della Ishimura, ci penserà sempre due volte prima di lanciarsi a recuperare una risorsa lasciata in precedenza.
Dopo aver presentato l’Intensity Director, il cicerone dell’evento si è prodigato nel mostrare come Dead Space segua un mantra molto importante: rimanere “True To Original”. Per confermare la sua affermazione mi è stata mostrato un estratto del terzo capitolo di Dead Space, affiancando il filmato a un estratto del gioco originale per mostrare quanto gli sviluppatori abbiano voluto mantenere intatte le scene, le ambientazioni e i jump scare più iconici dell’opera del 2008.
Siamo indubbiamente su un livello differente rispetto ai remake di Capcom in quanto Dead Space non si limita nel voler “raccontare meglio” una storia ma lavora di fino per migliorare sotto molteplici aspetti il gioco originale, restando saldamente in equilibrio fra la copia 1:1 e un prodotto completamente inedito. Il filmato mostratomi, in effetti, mostra un Dead Space nettamente migliore rispetto al passato a cominciare da un comparto tecnico che, sotto praticamente ogni aspetto, riesce a rendere ancora più ansiogena, dove possibile, l’atmosfera generale.
La voce di Isaac cambia in base alle sue emozioni, facendo trasparire chiaramente, durante le conversazioni via radio, affaticamento, paura o mancanza di ossigeno. E se vi state chiedendo se io sia impazzito? No, non lo sono. EA Motive ha deciso di far parlare Isaac in Dead Space, ritenendo questo aspetto del gioco originale, troppo vetusto per sopravvivere ai giorni nostri. Una scelta discutibile? Si, fino a quando non si nota come i dialoghi presenti in questo remake funzionino senza danneggiare le atmosfere originali e, anzi, riuscendo a rendere più ricco il comparto narrativo.
Il resto della presentazione si è prodigato nel mostrare come siano stati mantenuti, e addirittura ampliati, gli aspetti “horrorrifici” del titolo originale e come le nuove tecnologie abbiano permesso di realizzare un impianto di illuminazione migliore sotto ogni aspetto, di offrire un comparto fisico molto più naturale e in grado di permettere al giocatore di sfruttare le abilità di Isaac in maniera creativa e di garantire un comparto sonoro molto più ricco di sfumature.
A chiudere la presentazione c’è stato un piccolissimo momento dedicato all’importanza che ha avuto la community di Dead Space durante lo sviluppo del gioco. EA Motive, difatti, ha voluto consultarsi con loro per poter offrire la migliore esperienza possibile, venendo incontro prima di tutto alle richieste dei giocatori. Come vi dicevo poc’anzi, Dead Space si è mostrato in splendida forma e la recente presentazione non ha fatto altro che rincuorarmi sul lavoro di EA Motive. Il remake sembra sviluppato bene sotto ogni suo aspetto, rispettoso del materiale originale e pensato per abbracciare giocatori vecchi e nuovi e proporsi come una ripartenza per una serie che, oramai da troppo tempo, è sparita dai riflettori.