Dead Rising Deluxe Remastered: Frank West è tornato! | Provato

Siamo tornati a Willamette, dopo quasi vent'anni, per provare le prime ore di Dead Rising Deluxe Remastered e ne siamo rimasti estasiati

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a cura di Andrea Maiellano

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Vi ricordate quanto il primo Dead Rising riuscì a smottare il panorama videoludico dell’epoca? L’esclusiva per Xbox 360, uscita nel 2006, fu un vero e proprio manifesto di un modo di fare videogiochi che, poco a poco, sta scoparendo sempre di più nelle produzioni doppia e tripla a, in virtù di un appiattimento generale molto meno rischioso e, sicuramente, più redditizio. 

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Eppure, proprio i tratti distintivi di quel primo capitolo, permisero a Dead Rising di diventare la sesta IP più importante, e redditizia, di Capcom.

Dead Rising Deluxe Remastered non è una semplice remastered ma nemmeno un sontuoso remake.

Non stupisce, quindi, che dopo quattro seguiti costellati di decisioni sempre meno convincenti, e la chiusura della divisione Capcom Vancouver che aveva gestito la serie di Dead Rising fino all’ultimo capitolo uscito nel 2016, a Capcom rimanevano solo due opzioni: abbandonare Dead Rising o provare a rilanciare la serie partendo proprio da quegli elementi che, nel 2006, lo resero un successo incredibile.

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Il fatto che il prossimo 18 settembre arrivi sugli store digitali (in edizione fisica arriverà solo a novembre) Dead Rising Deluxe Remastered, dovrebbe rispondere, in maniera lampante, su quale decisione abbia preso Capcom.

Ha senso un’altra remastered?

Considerando la storia della saga di Dead Rising e di come Frank West sia diventato, al netto della volontà dei suoi creatori, un’icona del videogioco moderno, una riedizione del primo capitolo ha molto più senso di un quinto capitolo canonico.

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La serie stava subendo un periodo di stanca narrativa già dal terzo capitolo e i fan della serie non hanno mai del tutto apprezzato la decisione di Capcom di cambiare protagonista a ogni capitolo (infatti Dead Rising 2 Off The Records ebbe per assurdo più successo del seguito canonico). Se poi si pensa a come si sia persa, capitolo dopo capitolo, quella miscela perfetta fra tensione e baldoria che adornava ogni pixel del primo capitolo, trovo molto sensato che Capcom abbia deciso di tornare alle origini e, magari, dare un nuovo corso alla serie partendo proprio da quel primo, incredibile, capitolo.

Frank West... uno di noi

Il successo di Frank West non è casuale. In un periodo in cui i giochi realizzati in Giappone presentavano protagonisti al limite della perfezione fisica, atletica e caratteriale, proporre un personaggio come Frank, che altro non è che un reporter fuori forma che vive la sua vita alla ricerca dello scoop con cui svoltare, fu perfetto, specialmente per il mercato statunitense nel quale Capcom voleva fare breccia con Dead Rising. Frank fotografa corpi morti senza farsi problemi, Frank beve, Frank guarda i fondoschiena che gli si parano davanti con estrema naturalezza e, soprattutto, non fa niente per niente in cambio, almeno fino a che non subentra quel minimo di morale che ancora fa parte di lui.

Non è un remake… non è una remastered.

Mai come in questo caso, l’aver coniato un nuovo termine (seppur ironico e in linea con il passato scanzonato della serie) si è rivelata una scelta azzeccata.

Dead Rising Deluxe Remastered, difatti, non ha niente da spartire con le operazioni “remastered” che tanto andavano per la maggiore nelle scorse generazioni di console, ma allo stesso tempo non è nemmeno un remake vero e proprio.

Capcom, difatti, ha compiuto un’operazione molto simile alla Crash Bandicoot N. Sane Trilogy, ovvero ha preso lo scheletro originale del 2006, lo ha ricostruito graficamente con il suo celebre RE Engine per renderlo graficamente al passo con le produzioni odierne e poi ha iniziato a lavorare di fino per limare le farraginosità del passato, oltre a modificare un paio di contenuti per allineare il gioco alla cultura odierna.

Il risultato è indubbiamente sorprendente, seppur non privo di sbavature. I nuovi modelli realizzati per personaggi e ambientazioni sono ricolmi di dettagli e riescono a non sfigurare se confrontati con le più recedenti produzioni di Capcom.

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Lo stesso, purtroppo, non si può dire per le animazioni facciali dei vari personaggi, i quali, al netto dei protagonisti, pur avendo un ventaglio di animazioni nuove di zecca, tradiscono i quasi vent’anni della celebre produzione di Capcom.

Lo stesso vale per le compenetrazioni presenti nell’originale, e presenti in maniera identica anche in questa Deluxe Remastered. Al netto di queste sbavature grafiche, indubbiamente giustificabili, è impressionante come Dead Rising Deluxe Remastered riesca a mostrare quanto tecnicamente avanzata fosse la produzione di Capcom, già nel 2006. 

Un manifesto su come fare i videogiochi

Per chi non ne fosse a conoscenza, una parte delle critiche riservate ai capitoli successivi al primo Dead Rising, accusavano gli sviluppatori di non aver riposto la stessa cura dei dettagli presente nel primo capitolo. Basta, difatti, una breve ricerca su internet (se non avete a disposizione i giochi originali per poterlo constatare voi stessi) per comprendere quanto Capcom abbia cambiato direzione, puntando tutto sull’offrire una maggiore quantità rispetto a una migliore qualità.

Le animazioni degli smembramenti diventarono sempre meno e sempre più scriptate, la fisica venne ridotta sensibilmente, i corpi degli zombi sparivano molto più rapidamente dagli ambienti di gioco e, ovviamente, la difficoltà che contraddistinse il primo capitolo (e che per molti risultò persino frustrante) fece spazio sempre più a un esasperato playground privo di qualsivoglia difficoltà, al punto che gli ultimi capitoli vennero paragonati, molto ironicamente, a dei Just Cause con gli zombi.

Il primo Dead Rising, invece, era una perfetta mescola di ironia, critica sociale, horror di serie b, sfida appagante e, soprattutto, totale libertà di scelta. Per chi non ne fosse a conoscenza, la modalità “72 ore”, che altro non è che la campagna principale del gioco, propone proprio tre giorni “in game” (quindi con il tempo che passa ovviamente più velocemente) in cui il giocatore avrà, letteralmente, carta bianca su come far passare il tempo a Frank West. 

Si può decidere di seguire la storia principale (seguendo una serie di casi ripartiti all’interno delle 72 ore), dedicarsi al salvataggio di tutti i superstiti, dare la caccia ai vari psicopatici (i boss del gioco, quasi tutti opzionali) o, molto banalmente, esplorare il centro commerciale mescolando tutte queste cose. 

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Al momento non posso dirvi se questa Deluxe Remastered sia totalmente in linea con il gioco originale anche su questo aspetto, ma il Dead Rising del 2006 aveva ben sette finali in cui ci si poteva imbattere, tutti pensati per chiudere la storia che il giocatore aveva deciso di scrivere. 

Ovviamente questo limite temporale non piacque a molti giocatori, i quali lo trovarono limitante, motivo per il quale nei capitoli successivi questo “tempo misurato” si trasformò sempre più in un mero pretesto narrativo, più che in un vero e proprio timer, andando per certi versi a snaturare l’essenza stessa della serie.

Dead Rising, difatti, non pone limiti al giocatore, anzi, lo pone però di fronte a delle scelte ben precise, le quali non solo garantiscono un’estrema rigiocabilità al titolo ma, soprattutto, riescono sempre a offrire un viaggio diverso al giocatore.

Un concetto forse troppo avveniristico per l’epoca e, per certi versi, troppo anacronistico per i giorni d’oggi (visto che  la maggior parte dei giocatori vuole semplicemente portare a termine in scioltezza delle storie interattive), ma che indubbiamente riesce a conquistare chi gli da fiducia, diventando ben presto una vera e propria dipendenza.

Willamette nel 2024

Venendo al gameplay, e alle modifiche apportate da questa Deluxe Remastered, giocando i primi 2 casi principali ho potuto notare parecchie limature alla struttura originale, ma anche parecchie anomalie che spero verranno corrette nella versione finale del gioco.

Innanzitutto le centinaia di animazioni differenti (sia per gli smembramenti che per le colluttazioni), presenti nel titolo originale, sono ancora tutte al loro posto, così come la fisica dei corpi rimane convincente oggi come nel 2006. I controlli sono stati rivisti dove serviva, rendendo Frank maggiormente governabile e meno ingessato; allo stesso tempo, però, non è stato stravolto il moveset del protagonista, il quale risulterà lento, e pesante, nelle fasi iniziali dell’avventura, esattamente come dovrebbe essere un reporter poco in forma e per nulla addestrato al combattimento.

I moveset delle centinaia di armi improvvisate sono rimasti pressoché identici, mentre l’intelligenza artificiale dei superstiti (e di tutti i personaggi che affiancheranno Frank durante l’avventura) è stata migliorata, rendendoli meno tonti e più proattivi.

Queste migliorie, però, hanno reso anche meno difficili alcuni scontri con i boss, visto che sia i superstiti più intelligenti, che un sistema di controllo meno farraginoso, vanno in contrasto con delle boss fight cucite attorno proprio a quelle arretratezze tecniche.

Ora abbattere uno psicopatico risulta, forse, fin troppo semplice rispetto al passato, ma aspetto di stendere la recensione finale, e di provare la versione completa del titolo, prima di espormi troppo sotto questo aspetto.

Per quanto riguarda le modifiche alla quality of life del gioco, troviamo dei menù rivisti e corretti in ogni loro aspetto e che, finalmente, permettono di tenere traccia dei progressi, delle sfide opzionali, degli obiettivi e delle abilità apprese da Frank, in maniera rapida e precisa.

Per quanto riguarda, infine, le novità introdotte in questa Deluxe Remastered, al momento non ho avuto modo di approfondire cosa succeda nlle fasi finali dell’avventura ma ho potuto constare che sono stati introdotti i componenti della macchina fotografica, i quali permettono di incrementare le opzioni presenti nella “modalità foto”, per realizzare degli scatti molto più accurati. 

Già che vi sto parlando della modalità foto, vi anticipo già che è stata rimossa la possibilità di fare scatti erotici. La categoria non è più presente e le missioni opzionali associate a questa tipologia di foto sono stati, molto banalmente, sostituiti con dei contenuti simili nella forma ma decisamente diversi nella sostanza.

Vi basti sapere che ora, se deciderete di scattare foto a scollature, fondoschiena e situazioni ambigue, in alcuni casi le donne direttamente interessate, insulteranno senza mezzi termini Frank per il suo comportamento. So che non è l’unico cambiamento apportato per allineare il gioco alla cultura odierna, ma anche in questo caso aspetto di provare la versione finale del titolo per esprimermi a dovere. 

In conclusione posso dirvi che queste prime ore spese a Willamette mi hanno entusiasmato tanto quanto lo fecero nel 2006. È indubbio che Dead Rising Deluxe Remastered non sia una produzione tripla A (e il prezzo budget a cui viene venduto è li per confermarlo) ma la bontà del suo gameplay, la coerenza del suo comparto narrativo sopra le righe, ma perfettamente allineato con la critica sociale che vuole muovere, e l’ottima caratterizzazione di Frank West, riescono a risultare fresche e divertenti ancora oggi.

Credo che sia una delle poche volte che mi sento di approvare un’operazione del genere da parte di una software house, visto che Dead Rising, come vi dicevo anche in apertura, merita tuto il successo che ha avuto ma, allo stesso tempo, merita anche di proseguire su binari diversi da quelli intrapresi in passato. Speriamo di trovarci di fronte a un nuovo, roseo, inizio.

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