Dead Island 2 | Recensione
Con Dead Island 2, Dambuster Studios riesce nell'arduo compito di riportare pienamente in vita un'IP considerata morta e sepolta.
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a cura di Andrea Maiellano
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Il Duke Nukem Forever dello scorso decennio è finalmente realtà! Il prossimo 21 Aprile, difatti, Dead Island 2 vedrà finalmente la luce, mostrando all’intero panorama videoludico che la sua esistenza non era una leggenda metropolitana.
Il merito del risorgimento di uno dei franchise più apprezzati dell’epoca PlayStation 3 / Xbox 360, va ai Mancuniani di Dambuster Studios, i quali hanno accettato l’ardua sfida di prendere in mano un progetto che, dopo un numero imprecisato di ripartenze, sembrava oramai destinato all’oblio videoludico.
A differenza di quanto si può pensare, però, il team di Manchester non si è limitato a salvare un progetto morente ma ha voluto raccogliere la pesante eredità lasciata da Techland e mostrare al mondo intero quanto questo brand abbia ancora molte cose da dire… nel farlo, però, hanno anche voluto proporre una delle produzioni più divertenti e sorprendenti di questa prima metà del 2023.
Sei Personaggi In Cerca D’Autore
La storia di Dead Island 2 comincia come il più classico dei B-Movie a tema zombie, con i sei protagonisti che riescono, in maniera più o meno lecita, a imbarcarsi sull’ultimo volo messo a disposizione dall’esercito degli Stati Uniti, per evacuare la contea di Los Angeles oramai invasa dagli zombie.
Il solito incidente di percorso farà precipitare l’aereo, facendo sopravvivere esclusivamente il protagonista che avremo scelto e pochi altri superstiti, ora impegnati nel trovare una via di fuga dalla contea in quarantena. Se tutto ciò non bastasse, prima ancora di poter vedere i titoli di testa il nostro alter ego verrà morso da un non morto, scoprendo di essere immune al virus e potendo quindi caricarsi sulle spalle l’enorme fardello dell’organizzare una fuga per gli ultimi abitanti rimasti ancora in vita.
Un incipit molto semplice e decisamente telefonato ma che riesce, nella sua leggerezza, a dare il via a una storia frivola e sopra le righe che punta tutto sul divertire il giocatore con una scrittura a metà strada fra il Raimi degli anni 80 e il Reese di Zombieland, riuscendo a risultare convincente fino ai titoli di coda.
Non è solo la storia, però, a rendere accattivante il comparto narrativo di Dead Island 2, poiché per tutta la durata dell’avventura, il giocatore verrà letteralmente investito da una pletora di citazioni al cinema, e alla letteratura, del genere, riuscendo nell’arduo compito di saziare la fame di tutti gli amanti dei non-morti.
In caso ve lo stesse chiedendo, no! Nessuno dei sei personaggi selezionabili all’inizio dell’avventura avrà collegamenti emotivi con gli altri protagonisti, andando quindi a giustificare, come confermato anche dagli sviluppatori, una narrazione che non subirà grosse variazioni in base alla scelta fatta dal giocatore e confinando la scelta iniziale al mero gusto del giocatore e al suo stile di gioco.
In termini di mera longevità, invece, Dead Island 2 può contare su una ventina abbondante di missioni principali (le quali potranno essere portate in poco meno di venti ore di gioco), una cinquantina di attività secondarie e una moltitudine di segreti, sfide e micro-missioni che faranno levitare notevolmente il monte ore necessario per completare il gioco al 100%.
Ma Los Angeles Non È Un’Isola?!
È vero! Los Angeles non è un’isola e considerano che il gioco si chiama Dead Island 2, questo dettaglio potrebbe far storcere il naso a molti ma, dopo aver scambiato quattro chiacchiere con Dambuster Studios, posso garantirvi che i ragazzi di Nottingham si sapranno far perdonare per questa “terribile gaffe”.
Il team di sviluppo, difatti, non voleva solamente restituire ai giocatori quella sensazione di “paradiso infranto”, che ammantava il capitolo precedente della serie, ma voleva anche un’ambientazione che permettesse sia di espandere in direzioni del tutto nuove il level design, che garantire un degno palcoscenico ai personaggi sopra le righe che metteranno in scena la storia di Dead Island 2.
In tutta onestà, non potevano fare scelta migliore visto che già solamente fra le spiagge assolate di Venice Beach, le stradine di campagna della periferia di Beverly Hills e le lussuose abitazioni che caratterizzano Bel Air, la Hell-A di Dead Island 2 offre una varietà di ambientazioni davvero vasta, la quale ha permesso al team di Dambuster di sbizzarrirsi in termini di level design e se la vostra paura è che si sia persa completamente la continuità con il precedente capitolo, non preoccupatevi perché il team di Dambuster ha saggiamente introdotto alcuni elementi narrativi, e non, in grado di collegare questo capitolo alle vicende che afflissero l’isola di Banoi nell’oramai lontano 2011.
Prima di continuare va fatta un’importante premessa, se non vi piace esplorare per il mero gusto della scoperta, ma preferite avventure maggiormente guidate e lineari, l’esperienza offerta da Dead Island 2 potrebbe deludervi brutalmente, in quanto l’avventura principale, nelle sue circa venti ore di durata, propone delle situazioni decisamente simili fra loro, limitandosi a farvi visitare parzialmente ogni ambientazione di gioco, mentre sarete impegnati a portare a termine delle missioni che si limiteranno a farvi andare dal punto a al punto b, eliminando ogni tipologia di non morto vi si parerà davanti.
Chiarito questo aspetto è doveroso informarvi anche che Dead Island 2 non è un open world ma utilizza un numero definito di mappe, liberamente esplorabili e interconnesse fra loro, per garantire al giocatore un’esplorazione degli ambienti elevatissima, oltre a sfruttare questi spazi più contenuti per ottenere una resa grafica indubbiamente convincente.
Quasi tutte le strutture presenti nelle varie mappe che compongono Los Angeles, o Hell-A come la chiamano amichevolmente gli sviluppatori di Dead Island 2, sono interamente esplorabili e contengono al loro interno una notevole quantità di segreti. Fra chiavi da trovare per poter aprire bunker, casseforti e intere abitazioni, missioni secondarie dalla narrativa eccentrica, puzzle ambientali semplici ma brillanti e un fortissimo focus nel voler lasciar parlare le ambientazioni piuttosto che gli NPC, è sorprendente come ogni più piccolo dettaglio sia stato curato con un attenzione maniacale, nel tentativo di spronare il giocatore all’esplorare ogni metro quadrato di Los Angeles per scoprire tutte quelle piccole storie di vita quotidiana, mentre ci si diletta nella ricerca di armi, segreti e risorse.
In parole povere, Dead Island 2 riesce a centrare, quasi pienamente, quell’obiettivo che più e più volte è stato mancato da numerosi open world molto più pretenziosi, riuscendo a regalare un mondo di gioco immersivo, in costante evoluzione e ricco di storie pronte per essere scoperte dai giocatori che decideranno di perdersi fra le assolate strade della contea di Los Angeles.
Come affermavo poc’anzi, però, gli sforzi profusi dagli sviluppatori in termini di world building, rischieranno di essere apprezzati appieno quasi esclusivamente da chi deciderà di immergersi completamente nella Hell-A realizzata da Dambuster. Un dettaglio che potrebbe sembrare poco importante ma che, a conti fatti, risulta come un "obiettivo centrato a metà", considerando che molte delle ottime idee presenti all’interno delle attività secondarie di Dead Island 2, potevano essere sfruttate nella storia principale per renderla meno ridondante.
Ne Smembra Più la Lama Che La Penna
Dead Island 2 non si potrebbe considerare un degno seguito del celebre titolo del 2011, senza un combat system a base di attacchi melee, armi stravaganti, tanto crafting e una spolverata di dinamiche da GDR. Dambuster, indubbiamente, ha rispettato le cosiddette “regole del gioco”, seguendo pedissequamente il canovaccio scritto da Techland al punto dal ripetere alcuni di quegli “errori di gioventù”, realizzati proprio dagli sviluppatori che diedero la luce al franchise.
Non fraintendetemi, smembrare zombie con accrocchi contundenti è dannatamente soddisfacente ma dopo dodici anni ritrovarmi nuovamente a non percepire una pesantezza convincente, ogniqualvolta colpisca un morto vivente con una delle numerose armi a mia disposizione, mi ha fatto storcere un po’ il naso. Per fortuna in mio soccorso è intervenuto lo splendido FLESH System, ovvero il fiore all’occhiello di Dead Island 2 in grado di garantire uno smembramento dinamico dei corpi, che comincia dallo scorticamento della pelle fino alla lacerazione degli organi interni.
Questo innovativo sistema, oltre a garantire livelli tutti nuovi di gore, si prodiga nel garantire delle hitbox sempre precise al millimetro, mostrando chiaramente dove, e quanto in profondità, si saranno colpiti i nemici. Una meccanica che, in tutta onestà, è riuscita a sorprendermi e disgustarmi allo stesso tempo proprio per la sua estrema crudezza unità a una resa grafica a dir poco eccezionale e che sono certo che riuscirà a garantire ore e ore di gioia agli amanti degli sbudellamenti.
Oltre ai meravigliosi smembramenti messi in scena da Dambuster, Dead Island 2 offre una libertà d’approcci davvero interessante, la quale unisce fisica e chimica in un mix che renderà felice tutti i fan di “1000 modi per morire”. Per le strade di Los Angeles, difatti, si potranno sfruttare una moltitudine di elementi presenti nelle varie ambientazioni per realizzare un’altresì vastissimo numero di trappole mortali.
Per farvi un rapido esempio: avete appena costruito un coltello elettrico e vicino a un garage scorgete una tanica piena d’acqua; tronfi delle vostre basilari conoscenze nel campo della chimica, decidete di portarla con voi, innaffiando la strada alle vostre spalle nel mentre che attirate l’attenzione dei vari zombi presenti nel quartiere. Una volta che un numero abbastanza nutrito di non-morti vi starà seguendo, camminando ovviamente sul cemento bagnato che vi sarete appena lasciati alle spalle, vi girate di scatto e colpite la strada con il vostro coltello elettrico per realizzare un’ottima frittura di zombi.
Questo è solo un veloce esempio ma credetemi che le possibilità sono pressoché infinite, anche in virtù della moltitudine di elementi messi a disposizione dei giocatori all'interno delle vare aree di gioco.
Volendo spendere due parole in merito ai non-morti, la varietà di zombie presenti in Dead Island 2 risulta realizzata con spiccata intelligenza, andando a imporre al giocatore di realizzare armi con elementi differenti per potersi confrontare senza troppe preoccupazioni con i vai nemici presenti a Hell-A.
Non fraintendetemi, non vi troverete ad affrontare zombie elementali ma è indubbio che se cercherete di affrontare un pompiere non-morto, il quale avrà addosso una divisa ignifuga, con un’arma pensata per dare fuoco alle vittime, vi troverete in una situazione poco piacevole; allo stesso modo cercare di sparare al torace di un “fu poliziotto anti sommossa” si risolverà in un nulla di fatto, imponendovi di trovare un’arma contundente tale da fracassare le protezioni in kevlar prima di poterlo smembrare.
Per quanto riguarda le armi, invece, ho apprezzato il sistema di crafting solamente a metà. Se da un lato poter prendere un machete e montarci sopra i bruciatori di una fiamma ossidrica risulta appagante, il non poter realizzare delle vere e proprie fusioni fra le armi (come avveniva per esempio nella serie Dead Rising) mi ha leggermente deluso. Sia chiaro la varietà non mancherà mai, e si potranno trovare delle armi uniche decisamente peculiari, ma avrei preferito trovare anche dei progetti di armi sopra le righe invece che esclusivamente nuove modifiche per gli oggetti che ho raccolto per strada.
Giungendo infine agli aspetti più “ruolistici” (le virgolette in questo caso sono d’obbligo), la nuova produzione di Dambuster propone un sistema di carte che permetterà al proprio alter ego di ottenere nuove abilità (attive o passive) che lo renderanno maggiormente efficiente durante gli scontri con i non morti.
Queste carte potranno essere guadagnate salendo di livello durante le ore spese a Hell-A e potranno essere inserite, in numero limitato, all’interno del canonico albero delle abilità, per realizzare delle build molto basilari. Per quanto questa meccanica funzioni a dovere, non ho potuto riscontrare un reale impatto ai fini ultimi dell’esperienza, arrivando persino a dimenticarmi, in certi momenti, di andare a guardare quali carte avessi sbloccato e le migliorie a esse associate.
Poco interessante, invece, la gestione del livello del personaggio, il cui unico scopo reale è quello di generare un "muro virtuale" che impedisca l'accesso a sezioni dell'avventura avanzate o renda "lievemente più pepate" le missioni principali nel momento in cui si prende la decisione di non dedicarsi minimamente all'esplorazione di Los Angeles.
Dead Rising 2 Su Next Gen
Ho avuto la possibilità di provare Dead Island 2 sia su Xbox Series X che su PlayStation 5 e, in entrambi i casi, mi sono trovato di fronte a una produzione ben ottimizzata e in grado di restituirmi un’esperienza finale indubbiamente piacevole.
Graficamente Los Angeles è impressionante per la mole di dettagli presenti e per la loro realizzazione davvero convincente; gli zombie, per quanto non siano eccessivamente vari in termini di meri modelli poligonali, sono tutti realizzati con una cura sconvolgente per quanto riguarda i corpi e le reazioni di essi ai colpi che gli verranno inferti.
Meno convincenti, invece, i modelli poligonali dei vari personaggi che si incontreranno a Los Angeles, i quali per quanto siano ricchi di dettagli e graficamente convincenti, presentano animazioni meno fluide e, per certi versi, poco realistiche.
Per quanto riguarda le performance, invece, Dead Island 2 si è comportato molto bene su entrambe le console di nuova generazione, offrendo delle impostazioni predefinite che mi hanno permesso di godere della nuova produzione di Dambuster a 60 frame per secondo (seppur con qualche sporadico calo nelle situazioni più concitate) e una risoluzione dinamica che mirava ai 4K.
In termini meramente grafici non ho potuto notare grandi sbavature se non una manciata di pop-up di alcune ombre e qualche zombie comparso dal nulla per un caricamento leggermente più pigro degli ambienti di gioco. In conclusione non mi resta che dirvi che Dead Island 2 e interamente doppiato in inglese con tutti i testi a schermo localizzati in Italiano, sottotitoli dei dialoghi inclusi.
Voto Recensione di Dead Island 2 - PlayStation 5
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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- World Building di pregevole fattura...
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- Combat System impreziosito dall'ottimo FLESH System...
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- Longevo, immersivo e ricco di cose da fare.
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- Varietà di approcci agli scontri, e alle fasi esplorative, davvero elevata.
Contro
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-... ma poco sfruttato nell'avventura principale.
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-... ma ancora un volta la pesantezza dei colpi scarseggia nel farsi percepire.
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- Se non si ama esplorare potrebbe risultare tedioso e ridondante.
Commento
Dead Island 2 è una produzione che punta tutto su un divertimento immediato e genuino. Per raggiungere tale scopo si avvale di un world building realizzato in maniera sopraffina, di un gameplay immediato e divertente e di una narrazione disimpegnata e costellata di personaggi caratterizzati in maniera indubbiamente esasperata. Seppur siamo di fronte a una ripartenza, più che convincente, di un franchise che era oramai considerato morto e sepolto, permangono alcune sbavature vecchie di dodici anni che speriamo vengano ripulite in un futuro nuovo capitolo della saga. Per il momento, però, non mi resta altro che ringraziare Dambuster per l’ottimo lavoro svolto.