Tra tutte le popolari esclusive Sony uscite nel corso degli ultimi anni passati sono davvero poche quelle produzioni che non sono riuscite a fare del tutto centro. Tra queste è c'è stato il "caso" Days Gone; un più che ottimo titolo che, però, è andato incontro a un serie di situazioni non felici, sia nel momento di lancio che dopo qualche mese dopo all'uscita del gioco. Ora, a distanza di anni, il game director del titolo di Bend Studios è tornato a parlare di quell'esperienza, andando anche a muso duro contro le recensioni dell'epoca.
Proprio di recente è stato lo stesso John Garvin a riportare in auge l'argomento sul proprio profilo Twitter. Il game director di Days Gone ad oggi non è più in Bend Studio dopo una serie di diatribe relative anche allo sviluppo di un possibile sequel mai approvato da Sony. Ora, a distanza di tre anni dal lancio dell'open world post-apocalittico a tema infetti, Garvin se la prende principalmente con recensioni e recensori.
Per il director sono fondamentalmente tre i motivi che hanno portato Days Gone (lo potete acquistare su Amazon) a ricevere un tiepido benvenuto da critica e pubblico. In primis Garvin parla del lato tecnico del gioco appena fu rilasciato, con l'esperienza che era piena di problematiche come bug e cali di frame. In secondo luogo si scaglia contro i recensori, i quali, secondo il director, non si sono presi la briga di giocare per bene il titolo prima di sancirne difetti e pregi.
In conclusione, secondo la visione di John Garvin, molte delle recensioni di Days Gone sono state troppo "woke", coi recensori che si son preoccupati troppo di trovare il pelo nell'uovo su temi sociali come le discriminazioni raziali o il sessismo.
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