Cyberpunk 2077: Schreier svela in un reportage cosa è andato storto

Jason Schreier ha recentemente svelato in un lungo reportage tutti i retroscena legati al lungo e travagliato sviluppo di Cyberpunk 2077.

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a cura di Luca di Carlo

Fin dal suo arrivo sul mercato, Cyberpunk 2077 ha fatto largamente parlare di sé, in particolar modo a causa di un livello qualitativo generale che non ha rispettato quegli standard a cui i ragazzi di CD Projekt Red ci avevano abituati. Le gravi problematiche che hanno colpito le versioni Old-Gen della produzione, in accoppiata a un'infinità di bug e a svariate promesse non mantenute, hanno portato il team a dover affrontare una situazione particolarmente complessa - senza contare ulteriori incombenze, come le patch Next-Gen pensate per PlayStation 5 e Xbox Series X/S che probabilmente usciranno con un certo ritardo rispetto ai piani originali -, a maggior ragione ora che anche l'antitrust polacca ha deciso di tenere d'occhio la situazione venutasi a creare per capire come il tutto andrà evolvendosi... ma come si è arrivati a questo punto?

La domanda che in molti si stanno ponendo è proprio questa, com'è possibile che un titolo così atteso sia uscito in uno stato tanto disastroso? La risposta è arrivata grazie al lavoro di Jason Schreier, il quale ha recentemente pubblicato su Bloomberg un lungo resoconto estrapolato da svariate interviste fatte ad alcuni dipendenti di CD Projekt Red che hanno lavorato a Cyberpunk 2077. Il quadro complessivo venutosi a presentare sembrerebbe aver messo in mostra enormi difficoltà e, soprattutto, una sentita incapacità generale da parte di tutta la dirigenza nel riuscire a gestire i lavori per un progetto tanto importante.

In primis, svariati sviluppatori hanno voluto parlare della situazione crunch, questione salita alla ribalta proprio nei mesi che hanno preceduto il lancio del gioco. Secondo quanto riportato, sembrerebbe infatti che nessuno sia stato esplicitamente obbligato a lavorare più del dovuto, seppur si sia parlato di forti pressioni durate interi mesi per spingere i membri della software house a fare quante più ore di straordinari possibili. In particolare, l'audio programmer Adrian Jakubiak ha raccontato di aver più volte lavorato cinque volte a settimana per 13 ore al giorno, mettendo tra l'altro in evidenza come alcuni sviluppatori abbiano addirittura perso la propria famiglia a causa di ciò, tra divorzi e separazioni.

Ad esasperare ancor di più la situazione ci avrebbero pensato i dirigenti di CD Projekt Red che, pur di veder finito Cyberpunk 2077, hanno fatto finta di nulla. Curiosamente, alcuni membri del team hanno evidenziato similitudini con il caso Anthem e Bioware, parlando di alte cariche della società sicure del fatto che il gioco, nonostante ogni problema riscontrato, alla fine avrebbe funzionato come per magia. Sempre secondo Jakubiak, tutti sapevano più o meno chiaramente in che condizioni vertesse il progetto, seppur nessuno avesse capito la reale entità del danno. Secondo le interviste fatte, in molti hanno inoltre messo in evidenza le incapacità di CD Projekt Red nel gestire al meglio il progetto, al punto tale che i lavori su Cyberpunk 2077 sarebbero iniziati solo nel 2016, a ben quattro anni di distanza dal primo annuncio, avvenuto nel 2012.

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