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a cura di Ecleto Mucciacciuoli

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Cyberpunk 2077 da cosa può ripartire? CD Projekt Red ha una strada tutta in salita, lastricata di oneri e macchiata dalla rabbia di molti consumatori. Fallire in questo settore è spaventosamente semplice, ma tra tutti gli errori che provocano increspature difficili da sanare, c’è sicuramente quello legato alla fidelizzazione della community. Dopo la pubblicazione e diffusione degli obiettivi futuri dell’azienda sul lungo termine, è ora imperativo recuperare la fiducia creata negli anni. La software house polacca ha dato il respiro della vita ad opere che di caratura internazionale: basti pensare che The Witcher 3: Wild Hunt è tra i giochi più importanti di sempre per molti aspetti, ed ha insegnato al mondo RPG.

L’arte che sgorga da tutte le beltà dell’universo fantasy reso ora digitale, unito alla mano esperta di un team che ha sempre eccelso nella scrittura ludica, sono due verità impossibili da controbattere. La qualità forgiata nei molti anni di cura dell’universo di The Witcher ha reso CD Projekt Red rinomata per la sua profondità ludica, oltre che per il loro zelante e meticoloso lavoro nella ricostruzione delle ambientazioni. Da qui vorrei partire. L’eredità del team è pesante e le aspettative sono sempre molto alte, ma è anche accaduto di vacillare. Il caso di Cyberpunk 2077 è una pagina nera per l’industria del videogioco, un giorno di bugie gonfiate dal marketing e di negligenze sul fronte della resa finale del gioco.

Cyberpunk 2077 sarà nei libri di storia

Tra decine di anni, molto probabilmente, questo caso mediatico verrà studiato e narrato come una della case history più crude e peccaminose dell’industria. Premesse che potrebbero sembrare marcate, severe e mosse da un fruitore ferito, ma così non è. Cyberpunk 2077 lo apprezzo per il suo cuore artistico e narrativo, poiché lo ritengo una futuristica poesia fatta di neon e dilemmi sugli spigoli dell’animo umano. La contraddizione etica e morale che ammanta la trama, così come il sinistro bagliore delle luci di Night City, nascondono un universo denso di intrecci ben raccontati.

La gestione del prodotto finale ha però piazzato un’etichetta maleodorante e pruriginosa sull’IP. Ora il mondo collega il fallimento in fase di ottimizzazione a tutto il lavoro che c’è dietro. Come una malattia incontrollabile e ben radicata, i tentacoli della mal gestione dei bug e delle promesse non mantenute hanno offuscato e incancrenito quello che in realtà c’è di bello nel gioco. Siamo dinnanzi a un momento in cui si preferisce ricordare solo gli sbagli e quasi mai ciò che invece merita di essere ricordato. L'industria deve evitare gli errori che ha fatto il team prima dell'uscita, così come l'utenza deve imparare a discernere il marketing dal cuore artistico. Siamo noi ad essere ciechi o e il veleno del dibattito ad averci reso deliranti?

Storie di un mondo distopico

Il primo grande problema del caso Cyberpunk 2077 è che ormai si tratta di una nicchia ad aver apprezzato il gioco nella sua qualità artistica. Non parlo di numeri social o vendite nei negozi, ma di persone che davvero hanno compreso quanto di sublime c’era al suo interno. Sublime non è un aggettivo a caso, perché è esattamente ciò che serve per descrivere l’enorme lavoro compiuto per la scrittura dei personaggi, trama e quest secondarie. Ci sono storie a Night City che sono più struggenti ed emotivamente dirompenti di alcuni risvolti principali e ho detto già molto così. Storie credibili, cupe, eticamente angoscianti e mosse da atmosfere avvolgenti. Giocate a Cyberpunk 2077, completate ciò che ha da offrirvi e non rimarrete indifferenti a quello che ho detto. Sapete cosa trovo affascinante e magnetico dei mondi distopici? È che nascano dai nostri sogni, affogano in essi e riemergono come incubi.

Il punto è che sono sempre stati parte del nostro immaginario, semplicemente sono la degenerazione dei nostri desideri o dell’eccesso di sicurezza dei nostri ideali. Desideriamo il progresso tecnologico, ma rabbrividiamo dinnanzi alla barbarie cibernetica che rende Night City un paradiso tormentato. Esseri umani che barattano la loro umanità per delle performance o persone che bramano così tanto l’immortalità da vincolarla ai limiti dell’abisso digitale. Mette i brividi, no? Ed è esattamente tutto quello che si respira in Cyberpunk 2077 a livello narrativo. Ciò che invece è da demolire e ricostruire con maggiore sicurezza è l’intelligenza artificiale, che non rende giustizia all’immersività regalata dal comparto narrativo.

Night City rivalutata in Edgerunners

Il futuro di Cyberpunk 2077 è già realtà, poiché il team è sullo sviluppo del progetto Orion, ossia il secondo capito spirituale del brand. Potenzieranno quello che già è stato positivo e dovranno lavorare sulle crepe rattoppate dalle patch. La qualità tecnica del gioco è da rimodellare, anche se ora l’opera ha ritrovato dignità con le varie patch. Ciò che è difficile da risanare è la fiducia del consumatore: un argomento difficile e delicato, anche per chi studia e ama le strategie di marketing come me. Come valorizzare e salvare quanto di buono fatto nel primo capitolo? Come modificate la percezione del brand nella mente del consumatore?

L’associazione Cyberpunk 2077-bug è una beffa limata dal tempo certo, ma è una voragine qualitativa per le proprietà intangibili del brand. Fortuna - e duro lavoro - hanno voluto che la serie animata su Netflix promossa da CD Projekt Red, Cyberpunk Edgerunners, abbia riacceso l’entusiasmo dei player per Cyberpunk 2077 ma, cosa decisamente più importante, ha stregato e ingolosito tante persone, sia i feriti acquirenti, che nuovi utenti. L’universo narrativo vince anche su questo fronte e ci ricorda il binomio che ha reso il brand appetibile: storia dell’universo dark fantasy e le strade folli di Night City.

Nella serie si assapora l’amaro destino di chi vive nella povertà, la mano avida delle corporazioni che tutto stringe e soffoca, ma anche i sogni di una città che desidera rivalsa. Le emozioni crude promosse dall’opera sono le rievocazioni simboliche di quelle che abbiamo imparato a toccare con mano nella città virtuale in Cyberpunk 2077. Night City è gonfia di misteri e ha ancora tanti racconti lastricati di rancore e disillusione da scrivere, ma deve migliorare in ottica next gen. Sebbene la città conservi la degna atmosfera dell’idea originale, oltre all’estetica maniacale, sembra che tiri un po’ il freno.

Questo non vuol dire che sia fatta male o che non meriti le nostra urla di gioia nel contemplarla, ma ci sono tante aree che sono state gestite con il contagocce. Una Night City più ricca di interazione, così da elevarla dal buono fino all’eccellenza, sarebbe il diamante perfetto per un’opera che già sa decantare benissimo le vicissitudini dei suoi abitanti. Un pizzico di vita in più e potrebbe diventare la città più iconica del mondo videoludico.

La fiaba oscura ancora non completata di Cyberpunk 2077 merita fiducia. La merita perché le tematiche toccate nell'attuale progetto, così come i memorabili personaggi che le incarnano, hanno un'anima ben definita e un occhio attento capisce che sono state amalgamate con amore. Night City possiede un alone unico, quasi maledetto, ed è un recipiente per moltissime storie che urlano di essere raccontate, anche perché molto vicine a noi, forse più di quanto crediamo. Ripartire dagli intrecci narrativi, dai protagonisti che rubano il palco e dal brusio che rende Night City così malinconica. Un'occasione di rivalsa che non richiedere inventare, ma modellare.

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