Il futuro del gaming non è negli abbonamenti, dice un noto analista

I servizi in abbonamento videoludici non raggiungono le aspettative di crescita, secondo l'analista Mat Piscatella. Vediamo i dettagli.

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a cura di Andrea Riviera

Managing Editor

I servizi di abbonamento videoludici sembrano aver raggiunto un plateau dopo l'iniziale entusiasmo. Nonostante le aspettative di una crescita continua, servizi come Xbox Game Pass e PlayStation Plus hanno mostrato una sostanziale stagnazione negli ultimi anni, mantenendo numeri stabili che suggeriscono un mercato ormai maturo. L'unica eccezione significativa è stata registrata nell'ultimo trimestre del 2023, quando l'inclusione di Call of Duty nel catalogo di Game Pass ha generato un incremento temporaneo del 12% negli Stati Uniti, un dato che tuttavia non ha modificato il trend generale.

L'analista Mat Piscatella ha recentemente evidenziato questa situazione, commentando che "la spesa per gli abbonamenti videoludici negli Stati Uniti è rimasta praticamente piatta per anni" dopo il periodo di espansione verificatosi tra il 2020 e il 2021. Una considerazione che assume particolare rilevanza alla luce delle recenti decisioni di Sony di rimuovere numerosi titoli dal catalogo di PlayStation Plus Extra e Premium, sollevando interrogativi sulla sostenibilità a lungo termine di questi modelli.

US spending on video game subscriptions had been basically flat for years following 2020-21 growth, only boosted by 12% in Q4 thanks to CoD going to Game Pass. Subscriptions are certainly not THE future of gaming (although they can continue to be part of it).

Mat Piscatella (@matpiscatella.bsky.social) 2025-04-27T19:14:33.105Z

Piscatella ha inoltre sottolineato come questi servizi non rappresentino necessariamente "il futuro del gaming", pur riconoscendo che continueranno ad essere una componente del panorama videoludico. Una prospettiva che invita a riconsiderare le previsioni entusiastiche formulate negli anni scorsi riguardo alla centralità degli abbonamenti nell'ecosistema dei videogiochi.

La stagnazione del mercato degli abbonamenti solleva importanti questioni sul modello economico che sostiene questi servizi. Sebbene Microsoft abbia dichiarato, circa un anno fa, che Xbox Game Pass sia redditizio per l'azienda, l'assenza di una crescita sostanziale suggerisce che il settore potrebbe aver già raggiunto il suo potenziale massimo in termini di utenza.

Le decisioni di Sony riguardo PlayStation Plus appaiono particolarmente significative in questo contesto. La rimozione di titoli dal catalogo sembra contraddire la promessa originale di un'offerta in continua espansione, suggerendo invece difficoltà nel mantenere un equilibrio tra costi e ricavi. Questa strategia di ridimensionamento dell'offerta potrebbe rappresentare un tentativo di ottimizzare la redditività a fronte di un bacino di utenti che non cresce come previsto.

L'inclusione di Call of Duty nel catalogo di Game Pass (acquistabile su Amazon) era stata anticipata come un potenziale punto di svolta che avrebbe potuto attirare masse di nuovi abbonati. Tuttavia, i dati analizzati da Piscatella rivelano un impatto più contenuto del previsto, con un incremento significativo ma limitato al periodo immediatamente successivo all'introduzione del titolo, senza generare un cambiamento strutturale nelle tendenze di lungo periodo.

Questa dinamica evidenzia come anche i titoli di punta, capaci di vendere milioni di copie, possano avere un'influenza limitata quando inseriti in un contesto di abbonamento. Gli utenti sembrano ormai divisi tra coloro che hanno già abbracciato questo modello e quelli che preferiscono l'acquisto tradizionale, con una zona grigia di potenziali nuovi abbonati che appare sempre più ristretta.

Le prospettive future per questi servizi potrebbero quindi orientarsi verso una diversificazione dell'offerta piuttosto che un'espansione numerica degli abbonati. Microsoft e Sony potrebbero dover ripensare le proprie strategie, concentrandosi sulla fidelizzazione degli utenti esistenti attraverso contenuti esclusivi e vantaggi aggiuntivi, piuttosto che inseguire una crescita che i dati suggeriscono essere sempre più difficile da ottenere nel mercato attuale.

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