Crime Boss: Rockay City | Recensione - Payday incontra il gestionale
Crime Boss: Rockay City è il nuovo gioco sviluppato da Ingame Studios ed edito da 505 Games per PC (con esclusiva Epic Store), PS5 ed Xbox serie X|S (ma per le console la data di uscita non è stata ancora specificata).
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a cura di Lorenzo Quadrini
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In sintesi
Crime Boss: Rockay City è il nuovo gioco sviluppato da Ingame Studios ed edito da 505 Games per PC (con esclusiva Epic Store), PS5 ed Xbox serie X|S (ma per le console la data di uscita non è stata ancora specificata).
Crime Boss: Rockay City è il nuovo gioco sviluppato da Ingame Studios ed edito da 505 Games per PC (con esclusiva Epic Store), PS5 ed Xbox serie X|S (ma per le console la data di uscita non è stata ancora specificata). Il titolo promette una serie di interessanti commistioni di generi, con un focus primario nello sparatutto in prima persona nonché nell’approccio tattico dei diversi livelli di gioco. A questa ossatura, che caratterizza anche le diverse modalità offerte dal titolo, si aggiunge anche una forte componente strategica ed un “pizzico” di roguelite.
Crime Boss: Rockay City propone 3 modalità di gioco principali: la campagna single player (Baker’s Battle), una modalità incentrata sull’esperienza coop (Crime Time) ed una serie di mini campagne pensate per far giocare gli utenti ai massimi livelli di PG ed oggetti, evitando il grind di Baker’s Battle (Urban Legends).
Alla conquista di Rockay City
La campagna rimane il piatto forte dell’esperienza, nella quale Ingame Studios ha deciso di utilizzare immagino buona parte del budget per il cachet di una serie di star hollywoodiane dei primi anni 90. Il cast è davvero impressionante, soprattutto se parametrato agli standard di qualsiasi altro videogame recente: Michael Madsen, Kim Basinger, Danny Trejo, Danny Glover, Vanilla Ice, Michael Rooker, Damion Poitier e Chuck Norris (che potrebbe battere il nostro Dario Argento per il primato di peggior doppiaggio videoludico di sempre). La trama segue Baker (Michael Madsen) nella sua corsa alla conquista criminale di Rockay City - una specie di Miami di fine anni 80, inizio anni 90 - città fino a poco prima governata da un “King” della mala la cui morte ha lasciato un evidente vuoto di potere. Nel tentativo di riempire questo vuoto, Baker si circonda di fedeli alleati (tra cui Kim Basinger e Michael Rooker nei loro rispettivi ruoli) che proveranno ad aiutarlo nell’arduo compito di inondare Rockay City di droga, armi e furti aggravati.
Personalmente ho sempre adorato il gusto a tratti infantile, a tratti goffo, ma sempre divertente, dei crime-action movie del 1990, per cui Crime Boss: Rockay City ha attirato subito le mie simpatie. La narrazione a volte prende binari ingenui, oltreché mal gestiti: alcune cutscene sono pensate esclusivamente per lasciare spazio al roster di attori ed alle battutacce piene di doppi sensi ed umorismo da quattro soldi, per poi passare a sintetizzare con due parole eventi macroscopici (come per esempio la morte del King). Ad ogni modo, i personaggi sono simpatici ed accattivanti ed il taglio cinematografico aiuta a digerire una storia certo non sensazionale ma quantomeno divertente. Molto divertente è anche il dualismo tra Baker, due rivali criminali (Hielo e Dollar Dragon) e l’eroe per eccellenza Chuck Norris. A Norris è anche affidato l’elemento di chiusura della campagna, ma ci arriverò tra poco .
La modalità campagna si dipana in due fasi principali: la gestione del nascente impero criminale di Baker e le missioni vere e proprie. Crime Boss: Rockay City cerca di implementare un primo strato gestionale, similmente a quanto fatto anche da Empire of Sin, dove il giocatore ha a disposizione una mappa della città divisa in quartieri conquistabili. Ad ogni conquista territoriale corrisponderà sia un introito di denaro, sia lo sblocco di numerose missioni filler. Il denaro serve a pagare i membri del proprio team criminale - che crescono di livello ed equipaggiamento - nonché i “soldati”, chiamati ad occuparsi delle sole missioni di conquista.
Il lettore avrà notato, quindi, che oltre alla macro gestione della campagna di espansione all’interno di Rockay City bisogna anche affrontare tutta la parte della micro gestione dei membri del team criminale. Qui, però, le cose si fanno molto più deludenti del previsto. Innanzitutto segnalo una clamorosa mancanza di intuitività nel capire come e quanto un PG cresca di livello, che si somma alla praticamente casuale modalità di sblocco dei perks (il che rende qualsiasi pianificazione a lungo termine della crescita del roster praticamente inutile). Questa casualità è inserita anche nello sblocco dei perks della “campagna”, i quali sono perenni ed assicurano i bonus previsti anche nelle successive run. Peccato anche qui non avere alcun tipo di pianificazione, se non nella scelta di un’opzione su tre.
Quello appena descritto è il sistema roguelite ideato dagli sviluppatori, che per incentivare la rigiocabilità della campagna di Crime Boss: Rockay City hanno introdotto due ipotesi di gameover: la morte di Baker (il quale può essere usato durante le missioni) e l’intervento di Chuck Norris. Quest’ultimo potrà sgominare la nostra intera rete criminale, qualora l’approccio del giocatore alle missioni diventi troppo violento: ogniqualvolta si prediligerà la sparatoria allo stealth, lo Sceriffo raccoglierà indizi utili alla cattura di Baker. Quindi, ricapitolo per fare ordine nella descrizione di Baker’s Battle: gestione del roster, dell’equipaggiamento e delle attività criminali; perma-death dei PG e sistema di perks roguelite; missioni non rigiocabili e game-over (al fine di effettuare successive run).
Un gioco ancora troppo grezzo
Ritengo evidente che questo strano, ma non per forza inefficace, miscuglio di generi sia servito agli sviluppatori innanzitutto per differenziare Crime Boss: Rockay City dal suo competitor principale (ossia Payday), nonché per incentivare una rigiocabilità ed un approccio meno monotono alle missioni. Il tentativo, però, cozza poi con la resa effettiva del gioco durante i livelli della campagna. Nonostante lo stealth sia quasi necessario per evitare il game-over, ho trovato davvero difficoltoso capire come gestire l’approccio morbido, complice l’assenza di un briefing della missione adeguato nonché di un sistema di controllo della IA dei propri compagni.
Gestire questi ultimi è davvero snervante, costringendoci praticamente sempre a switchare da un PG all’altro, facendo tutto da soli (ed allungando di molto i tempi di realizzazione della missione). Ancora, risulta poco chiaro come approcciare in maniera furtiva certi personaggi, nonché in che modo i mob ostili deambulino ed interagiscono all’interno dei livelli. Per farla breve, molto spesso mi sono ritrovato a dover gestire missioni finite in carneficina, con sparatorie selvagge ed ondate di nemici dotati di scarsissima reattività. Evitare di morire in questi casi si riduce esclusivamente al trovare il riparo adatto per poi sparare come nel far west, compiere l’obiettivo (quasi sempre si tratta di rubare qualcosa) e scappare.
I problemi che ho evidenziato fin qui sono sicuramente meno significativi nelle altre due modalità di gioco - soprattutto in quella coop, dove la presenza di altri giocatori mitiga l’assenza di una IA degna di questo nome ed aiuta ad affrontare le missioni in maniera più rigorosa ed attenta alle tattiche di battaglia. Per quanto concerne il comparto tecnico, in maniera simile a quanto visto per il gameplay, Crime Boss: Rockay City risulta sottotono (soprattutto vedendo il prezzo di acquisto). Le cutscene sono indubbiamente ben fatte ed in generale il mood delle ambientazioni, nonché le differenti mappe proposte proceduralmente dalla campagna, soddisfano l’occhio.
Purtroppo, però, il livello risulta appena sufficiente, soprattutto nel momento in cui l’azione entra nel vivo: animazioni non sempre fluide, dinamica di sparo che non convince nel feedback del colpo e delle textures non proprio eccezionali. Un peccato, soprattutto perché il parco armi è intrigante ed anche la resa in-game non è affatto banale (parlo soprattutto della ricostruzione fedele dei modelli e delle tipologie di rateo di fuoco e di impatto sui nemici). Sottolineo in ultima battuta invece l’ottimo lavoro sulle musiche, che ho trovato davvero interessanti, mai ripetitive e studiate per una resa ottimale del contesto di riferimento.
Voto Recensione di Crime Boss: Rockay City
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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- Cast di stelle hollywoodiane
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- Musiche molto ispirate
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- Bellissimo mood anni '90
Contro
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- Sistema roguelite da rivedere
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- Tecnicamente poco accurato
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- IA davvero per nulla intelligente
Commento
Crime Boss: Rockay City è un gioco intraprendente, che scherza su alcuni generi cinematografici iconici (come l'action movie dei primi 90) e che nel frattempo descrive in maniera precisa e puntuale quelle stesse sensazioni, quelle "vibes" tanto care soprattutto ai giocatori di una certa fascia di età. Il cast eccezionale di interpreti è necessariamente un bonus, ma sospetto che rappresenti anche il maggiore sforzo economico sostenuto dalla produzione, la quale appare fiacca per quanto concerne il gameplay delle missioni e la fase più gestionale della campagna. Visto il prezzo e la resa visiva non eccezionale, mi sento di consigliare Crime Boss: Rockay City con qualche riserva per gli appassionati del genere.