Control e Alan Wake: i mondi di Remedy uniti in uno solo

Il nostro approfondimento dedicato a Control e Alan Wake, in occasione dell'annuncio del nuovo videogioco di Remedy e del suo universo

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a cura di Nicholas Mercurio

L’oscurità è dentro e attorno al mondo, e in Control e Alan Wake è laddove non immagineremmo neppure. Spesso si manifesta in maniera improvvisa, e altre volte preferisce presentarsi sin da subito, prosciugando qualunque cosa si trovi davanti e buttando il mondo nelle tenebre, che ormai, incontrastate, non si limitano soltanto a colpire chi è in difficoltà, ma anche coloro che sono irrecuperabili, dispersi nei meandri del buio, alla costante ricerca della luce. Control e Alan Wake, sviluppate da Remedy e create dalla mente di Sam Lake, sono opere che rientrano in una categoria a parte, tra la metanarrativa e l’esperienza paranormale, tra la fantascienza e il thriller, tra l’ignoto e la scoperta di realtà alternative diversa da quella cui si è abituati.

Nel panorama dei videogiochi, in più di un’occasione, mi è capitato di interfacciarmi con opere diverse, alcune delle quali puntavano a creare un’atmosfera e una storia capaci di proiettare il giocatore in un’esperienza insolita, da libro, film o telefilm. Sam Lake è uno scrittore abile e un autore di videogiochi che, nel corso della sua carriera, ha confezionato opere capaci di coinvolgere diversi media, proponendo l’epopea del dolore di May Payne e poco dopo Alan Wake, seguendo successivamente il percorso con Quantum Break e poi Control, l’ultima sua creazione. Impegnare la propria penna per creare opere simili, che sono collegate le une alle altre, non è affatto semplice, specie quando il panorama è rimpinguato da opere molto simili tra loro, che apportano raramente qualche novità in una giungla già satura di suo.

È un mercato complesso, insomma, per quei videogiochi cervellotici come Alan Wake, Control e Quantum Break, eppure il loro successo deriva proprio da questo fitto alone di mistero, celato agli occhi di chi non li conosce davvero e non ha mai sentito parlare. Proprio come la serie NieR, che però ha coinvolto diversamente il pubblico, le opere sviluppate da Remedy seguono quindi un percorso differente, affrontando tematiche e situazioni che alcuni potrebbero recepire nel modo sbagliato. Parlare di queste opere, infatti, è complesso quanto capirle, ma lo scopo di questo approfondimento è spiegarvi come Control e Alan Wake siano legati da questo filo conduttore che è forte quanto i fili del destino tirate dalle Norme, le antiche signore del Fato norrene. Ed è proprio il destino, infatti, alla base dello sviluppo narrativo di Alan Wake e Control, che si è scoperto non esisterebbero senza l’altro, come se Jesse e Alan prendessero fiato dallo stesso polmone, quando in realtà sono due creature provenienti dalla penna di uno scrittore alla ricerca della sua nuova ispirazione.

Già questo, in effetti, potrebbe essere un ottimo modo per introdurre adeguatamente le due produzioni, poiché sia Alan Wake che Control hanno un approccio diverso dagli altri videogiochi nel raccontarsi. La scrittura è un mondo complesso, sia chiaro, ma se c’è qualcosa che si coglie da entrambi i lavori di Sam Lake, è che il corpo narrativo scelto per entrambe le pubblicazioni è simile a un libro thriller che nasconde dei segreti. E no, non parlo dell’assassino che si nasconde in un treno, aspettando il momento giusto per assestare il colpo fatale. Mi riferisco, in realtà, allo scheletro del racconto che rende grande una storia. In questo caso due storie, l’una diversa dall’altra, ma simili e potenti al tempo stesso. Tutto è iniziato nel buio di una stanza, e tutto è continuato tra il tempo e l’ignoto, mentre la Presenza Oscura si insinuava nella mente di Alan Wake. Tutto è iniziato dalla speranza, e tutto è continuato per riprendere il controllo di un luogo che, però, era più in subbuglio che mai.

La vera pena è la sopravvivenza

Parlare di legami non è mai semplice, specie quando si cerca di analizzare il racconto di Alan Wake e Control, spiegando in modo attento e approfondito lo scheletro del racconto, oltre che le sue ispirazioni. Jesse e Alan, due personaggi ben distinti tra loro, vivevano esistenze felici, lontane dai pericoli dell’Agenzia e dagli orrori di Couldron Lake. Jesse è cresciuta da sola, vivendo alla giornata, mentre Alan è invece uno scrittore, uno scrittore di quelli bravi, capaci di potersi sostentare con la propria arte.

Parlando di Alan Wake, un autore celebre che ha sempre avuto molta fortuna e ha pubblicato diversi libri, non si è mai sottolineato quanto in realtà fosse completamente alla mercé delle sue ansie e paure, a causa del blocco dello scrittore, che lo ha reso per un periodo inquieto. La vacanza a Couldron Lake, per l’appunto, doveva essere un momento di felicità e svago, un modo per ritrovare l’ispirazione perduta e dare un senso alla sua esistenza, devastata dal panico che prova mentre osserva sua moglie Alice preoccuparsi per lui a tal punto da seguirlo ovunque, consigliandogli addirittura un luogo adeguato che possa consentirgli di ritrovare un po’ di felicità. Alan, tuttavia, è convinto che possa curarsi da solo, affrontando i patemi dell’animo e le sue conseguenze, vivendo al contempo nell’oscurità della propria mente, che piano piano prende sempre più il sopravvento. Intanto che però cerca di trovare un modo per uscirne, sperando sul serio che Bright Falls possa dargli un po’ di serenità, prova sconforto perché teme di perdere Alice.

Quando non si ha il pieno controllo della propria mente, infatti, si perde in anticipo qualunque contatto con la realtà. Si comincia a guardare la vita in modo diverso, da spettatori, come se si venisse estraniati dal proprio corpo, che si muove nervosamente avanti e indietro alla ricerca di una motivazione qualunque. Oltre a essere un modo speciale per delineare una storia che abbia in mente di esplorare i patemi dell’animo, Sam Lake ha scelto quindi un approccio utile a catturare le paure che Alan Wake prova mentre affronta la Presenza Oscura e la scomparsa di Alice.

Il terrore che prova, lo stesso di cui parla mentre scopre cosa sta accadendo, è antitetico alla poesia dell’orrore, che Stephen King considera importante, e ne abbiamo avuto prova con Misery e Secret Window, quest’ultimo in realtà il romanzo che più di tutti si avvicina alle ispirazioni dello scrittore finlandese, traendo da esse soltanto le cose migliori. Studiando l’oscurità e le sue conseguenze nella mente di qualcuno, Sam Lake è stato in grado di caratterizzare Alan Wake con intelligenza e profondità, sottolineando come sia diviso tra tenebre e paura mentre cerca Alice a Bright Falls, o in quello che ne rimane. Perché a cambiare non è solamente lui, ma anche cosa ha attorno.

Jesse Faden, invece, entra nella struttura dell’Agenzia con lo scopo di ritrovare suo fratello e trovare una spiegazione agli strani avvenimenti che lo hanno coinvolto. È guidata da Polaris, che l’ha sempre guidata sin da bambina, dandole conforto e ascolto. Una volta dentro l’Agenzia, spera di poter ritrovare suo fratello, portandolo via e non guardandosi indietro. Eppure, gli avvenimenti inspiegabili di cui è vittima da quando era bambina continuano imperterriti a minacciarla.

L’Agenzia, che è un luogo di contegno del paranormale, è sotto stretta sorveglianza da un Direttore, che guida un manipolo di persone che si occupano di tenere alla larga l’Hiss dalle persone al suo interno. Jesse Faden, a differenza di Alan Wake, è una protagonista che conosce il paranormale attraverso Polaris, ma non sa esattamente come esso si manifesti e perché esista un’agenzia che si occupa di proteggere le altre persone da questi eventi. Sa solo che deve trovare suo fratello e dare un senso alla sua vita, che l’ha costretta a fuggire da una parte all’altra degli Stati Uniti con la speranza di trovare qualcosa per cui valesse vivere. Non facendovi spoiler, il racconto di Control non si esaurisce ma viene descritto come un viaggio intimista da Sam Lake, che doveva trovare un pretesto narrativo ancora più marcato per descriverne le sfaccettature.

Se da una parte abbiamo uno scrittore tormentato, dall’altra c’è una ragazza che spera di riabbracciare suo fratello. C’è però tanto altro oltre la proverbiale tana del Bianconiglio, e a riguardo non potrebbe mancare uno studio oculato delle spiegazioni degli avvenimenti paranormali. Tornando tuttavia ai due protagonisti, sia Jesse che Alan si ritrovano in una situazione che non conoscono, divisi tra la realtà, la finzione e la fine. Alan è nell’oscurità, costretto al suo interno dalle scelte sbagliate del passato e traviato dalla Presenza Oscura a tal punto da non riconoscersi più, e non vive più un’esistenza, ma sopravvive al suo buio, che lo sta distruggendo, cambiandolo per sempre. Alan Wake, infatti, si chiudeva con lo scrittore che batte nervosamente le dita sulla macchina da scrivere, come se cercasse uno scampo da quella paura attraverso le parole. Jesse, però, impara a conoscere più da vicino cosa sta accedendo leggendo documenti, imparando cos’è l’Hiss e come agisce nel mondo attorno a lei.

Diventa la Direttrice, ma non senza sacrificare prima una parte importante di sé stessa, che al contempo è già consumata a causa delle scoperte all’interno dell’Agenzia. Prendere il controllo, insomma, è ben più costoso di quanto chiunque possa immaginare, oltre che pericoloso, ed è qui che l’intera narrazione ruota, cercando al contempo di rappresentare una protagonista in reale difficoltà. Nonostante il suo compito sia complesso, Jesse Faden lo accetta senza esitare, consapevole che soltanto in questo modo potrà riavere suo fratello e capire cosa sta succedendo.

Sia Alan Wake che Jesse, infatti, sono legati dalla medesima speranza che sembra un miraggio, ma in realtà è contemplabile, oltre che raggiungibile e di facile approccio. Jesse Faden raggiunge la sua consapevolezza soltanto una volta che è inutile combattere, e che l’unico modo che ha per battere l’Hiss è sconfiggerlo al suo stesso gioco, piegandosi a quell’irrazionalità che non comprende e disprezza. Alan, invece, è prosciugato dall’oscurità, immerso nelle sue parole e nei suoi pensieri, che non perdono di valore ma cercano di farlo impazzire. L’oscurità è una minaccia, un mostro che non riesce a battere, e si insinua nelle sue sinapsi e nel suo corpo a tal punto da fargli desiderare di essere morto. Le filosofie di entrambe le opere, infatti, cercano di raccontare un contesto attraverso lo studio approfondito della metanarrazione, che funziona in modo esaltante all’interno dell’esperienza perché permette di capire appieno certe scelte prese da Sam Lake.

Couldron Lake, ora, non esiste senza Alan Wake, poiché è l’unica fonte di vita che l’oscurità possiede per generarsi e diventare più forte. E se quell’oscurità fosse invece originata da Alan stesso, che non riesce più a trovare alcun contatto con la realtà? È una domanda sensata perché, oltre a c’entrare con Control, permette di comprendere al meglio le due anime del metaverso creato da Remedy.

Control e Alan Wake: i legami del passato, del presente e del futuro

Chiunque abbia giocato Control ed è un appassionato dei videogiochi Remedy, sa benissimo cosa è accaduto nel DLC Control: AWE, che esplora la situazione in cui Alan Wake verte a causa della Presenza Oscura. Si capisce, in tal senso, che Alan è in una situazione drammatica. Attirato dall’oscurità e costretto da essa a piegarsi alla sua volontà, nel frattempo cerca una via di fuga, trovando solo il silenzio e il vuoto. Quando mi sono interfacciato con AWE, subito dopo aver concluso Alan Wake Remastered, ho sin da subito capito che l’Hiss è solo uno dei tanti fenomeni paranormali che si insinuano nella nostra realtà. La Presenza Oscura, che nel DLC viene spiegata celermente, è soltanto un’altra forma della stessa corruzione che ha colpito l’Agenzia. A questo punto, però, viene da chiedersi cosa la stia generando e perché, in che modo si possa risolvere ogni cosa e come Alan Wake possa sopravvivere.

AWE, in tal senso, si conclude dando informazioni sull’esistenza di Alan Wake 2, già annunciato proprio nella parte conclusiva del contenuto aggiuntivo. La parte conclusiva di Alan Wake, infatti, parlava di qualcuno che, un giorno, sarebbe accorso in aiuto dello scrittore. Le domande a riguardo, che coinvolgono le due produzioni, sono ancora tutte senza risposta: cosa sta succedendo ad Alan Wake? In che modo sta scrivendo il suo ritorno? È ancora nell’oscurità? Come sta resistendo ad essa? E ancora, perché questo anello di congiunzione sembra contenere molto più di quanto immaginiamo? In tal senso, Jesse Faden potrebbe essere un personaggio della mente stessa di Alan, oppure una protagonista reale che conosce tutto dello scrittore grazie ai documenti ritrovati nel settore investigativo dell’Agenzia. Durante la mia esperienza all’interno di AWE, infatti, ho scoperto che tutti i registri parlavano degli strani avvenimenti di Bright Falls, e che ognuno di essi fosse legato alla scomparsa di due persone a Couldron Lake. Alcuni sembravano elenchi di persone che hanno visto Alan Wake e sua moglie Alice, mentre altri registri della polizia aggiornati, tra cui un dossier risalente all’arrivo degli sposini nella cittadina.

In Control: AWE, inoltre, c’è una disamina sul passato e il presente dello scrittore, che appare in difficoltà creativa e in confusione. Questa è stata una delle informazioni più sconcertanti che io abbia trovato: appare come un pretesto per condannare Alan Wake come un insano di mente, ma la verità è che lui sta rischiando di essere inghiottito per sempre nelle tenebre. Le dita premono i tasti della macchina da scrivere, mentre a capo chino continua imperterrito a supervisionare le bozze: è convinto che la scrittura possa farlo uscire da lì, e che creare un personaggio eroico possa essere la soluzione.

Dubito fortemente che Jesse Faden sia in realtà frutto dell’immaginazione dello scrittore, perché l’Hiss e Polaris sono già due eventi paranormali consistenti, e quanto è accaduto a Bright Falls non lascia spazio ad altre interpretazioni sulla natura delle due opere. Sono legate, certo, ma la realtà dei fatti, nonostante sia tutto assurdo e alle volte incomprensibile, è assolutamente chiara: Jesse Faden non è la creazione della mente dello scrittore, e Alan Wake sta scrivendo qualcosa che possa consentirgli di ricordare chi è. A questo punto è lecito domandarsi se riuscirà a trovare la fuga che tanto auspica, ma il suo fato sembra segnato: non può farcelo da solo, perché l’oscurità comanda la sua mente e il suo spirito. Mentre le dita si muovono, la sua mente cerca di trovare uno scampo dal buio. Spera di rivedere la luce e di provare un po’ di pace, che sembra aver dimenticato. Le sue dita si muovono, il suo respiro si fa sempre più stanco e il suo futuro è dominato dall’oscurità. C’è ancora speranza per Alan Wake?

Cosa aspettarsi dal futuro di Control 2?

Il legame tra Alan Wake e Control, dunque, si concretizza con AWE, estendendo di conseguenza l’universo tracciato da Sam Lake in questi ultimi tre anni. Parlando tuttavia del futuro di Control, che ha parecchi significati e potrebbe confezionare una storia diversa, c’è da chiedersi se gli avvenimenti del secondo capitolo che vede protagonista Jass Faden coinvolgeranno anche Alan Wake 2. Giunti a questo punto, in effetti, la risposta potrebbe essere un secco sì, considerando l’approccio scelto da Sam Lake nel tessere una storia che sapesse coinvolgere entrambi i mondi.

Se non altro, non si può chiedere di meglio: The Foundation, il primo contenuto aggiuntivo di Control, dava un’infarinatura sulla Oldest House e le sue origini. È un mistero aggrovigliato ancora a risolvere, scardinare e sistemare, specie se il collegamento con Alan Wake si concretizzerà. Il futuro, d’altronde, è ancora tutto da scrivere. Lo scrittore e la direttrice, mai uniti come ora, sono già legati dalla penna di Sam Lake, e dopo il Labirinto del Posacenere, il momento più alto di Control, non vediamo l’ora di scoprire cosa celi l’oscurità in ogni sua forma.

Gli incubi esistono al di fuori della ragione e le spiegazioni divertono ben poco, sono antitetiche alla poesia del terrore” – Stephen King.

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