In tutto ciò il videogioco è cambiato e non poco, sia nei linguaggi adoperati che nel vero e proprio impianto che ne costituisce la fruizione. Vivere un’opera del genere oggi è insomma un’esperienza totalmente diversa da quella che era dieci anni fa, e allo stesso tempo oggi non abbiamo idea di cosa ci riserverà il futuro. Ed è proprio questo il bello, no?
L’importante è essere in grado di comprendere davvero ciò a cui ci troviamo di fronte, in un processo che troppo spesso tendiamo a dare per scontato. Il videogioco non è insomma una banale forma di intrattenimento, e quel che vogliamo fare oggi è raccontare quello che, per noi, è l’approccio corretto a questo strumento così ricco di potenziale. Cominciamo con un bel salto indietro nel tempo, fino alla seconda metà degli anni Cinquanta…
Conoscere il videogioco, dagli albori a oggi
Quello che state per leggere no, non è un articolo riassuntivo della storia dei videogiochi: un argomento che abbiamo già trattato in passato ma che, oggi, accenneremo appena per focalizzarci su un altro concetto. Andremo infatti a parlare in maniera più approfondita dell’esperienza insita in un prodotto videoludico, e di quanto sia importante cogliere le sue sfumature nel modo corretto.
Il balzo indietro nel tempo ci serve per dare un’occhiata a quelli che sono gli albori di questo medium, con un titolo che molti di voi avranno sicuramente già sentito nominare: Tennis for Two, ideato da William Higinbotham e Robert V. Dvorak. Docenti di fisica al Brookhaven National Laboratory, i due diedero vita a un progetto capace di spiegare e insegnare delle semplici leggi della fisica… Tramite un altrettanto semplice gioco elettronico, col quale simulare in maniera grezza ma funzionale una partita di tennis.
Si tratta di uno dei primi esempi di videogioco della storia, concepita all’interno di quell’ambiente accademico in cui prodotti del genere rimarranno circoscritti per diverso tempo prima di emergere. Prima, insomma, di esplodere nel panorama mainstream.
Nel maggio del 1972 troviamo Magnavox Odyssey, la prima console domestica della storia, seguita pochi mesi dopo dall’indimenticabile Pong di Atari. Due concezioni che alzarono l’asticella di un’industria che si apprestava a esplodere in via definitiva. Gli anni Ottanta, in questo senso, furono un decennio davvero emblematico: Nintendo ne fu forse la protagonista indiscussa, rilasciando un prodotto come NES capace di vendere più di 60 milioni di unità in tutto il mondo.
Da allora la strada è stata quasi totalmente in discesa, e il videogioco ha attraversato periodi di forte innovazione e momenti di splendore pressoché irripetibili. Senza dimenticare una sempre più marcata convergenza con altri medium (pensiamo ad esempio al cinema) e il ricco corollario di nuove tecnologie che nascono praticamente ogni anno. Insomma, cos’è diventato oggi il videogioco? Possiamo affermare che si tratti di uno strumento:
- Di comunicazione, perché in grado di trasmettere messaggi e valori ben precisi grazie a linguaggi sempre più raffinati;
- Per educare e istruire, con un’integrazione sempre più marcata in piattaforme di formazione e poco alla volta anche in vari ambienti scolastici;
- Di marketing, con alcune applicazioni (ad esempio, quelle di gamification) in grado di agire a più livelli nella promozione di un prodotto.
E si tratta soltanto di tre possibilità, alle quali ne potremmo aggiungere un numero potenzialmente infinito. Ed è proprio questo un primo step da compiere nell’approcciarsi a questo medium: è fondamentale comprendere la varietà dell’offerta a cui ci troviamo davanti, considerando di conseguenza l’impressionante portata della stessa. Un videogioco insomma non è più soltanto un passatempo, nella maniera più assoluta.
Questione di… Approccio!
Comprendere il media videoludico e le sue mille sfaccettature è un’impresa non da poco, soprattutto se vi siete da poco avvicinati a quello che ormai non ha senso considerare un fenomeno passeggero. Sono infatti passati più di sessant’anni da quando il videogioco ha fatto la sua comparsa, e da allora non ha smesso di lasciare tracce sempre più importanti nella storia.
Una considerazione questa che può aiutarci a capire, un passo alla volta, con che cosa abbiamo davvero a che fare. Il videogioco è infatti uno strumento di comunicazione (e, come abbiamo visto, non solo) davvero denso di significati: è bene essere consapevoli del valore di un’opera di questo genere, che talvolta può addirittura essere elevata ad arte. Esatto: analizzare che cosa il videogioco rappresenti può condurci, con il giusto approccio, a cogliere elementi che prima magari tendevamo a sottovalutare.
Parlare di “arte” non significa insomma usare un termine esagerato, proprio perché il linguaggio del videogioco si è ormai evoluto arrivando a trascendere standard e definizioni che lo contraddistinguevano agli inizi. Fondamentale è a questo punto compiere un’altra operazione non da poco, ovvero sviluppare un forte occhio critico in questo senso. Cosa significa? Semplicemente iniziare a valutare, così com’è possibile fare per una canzone o per un film, cosa merita la nostra attenzione e cosa no.
È grazie a un approccio di questo tipo che un utente riesce a prendere gli aspetti più positivi del medium, focalizzandosi su un genere o filone che sa di poter apprezzare in quanto in linea con i propri gusti. Il succo del discorso è molto semplice: dobbiamo trovare ciò che fa per noi, e per farlo serve uno sguardo capace di comprendere il videogioco per ciò che è veramente.
Al contrario di quanto troppo spesso si tenda a credere, magari influenzati da un’errata comunicazione, il videogioco è infatti una cosa seria. La trasmissione di valori e di messaggi non è del resto un elemento comune a qualunque mezzo del genere, ma in ogni caso è sempre bene prendere le giuste misure. La “serietà” in questo frangente non è da prendere come un fattore intoccabile e imprescindibile, tutt’altro.
Alcuni prodotti videoludici nascono con un obiettivo chiaro e semplice: intrattenere, senza pretese e senza dover per forza veicolare messaggi particolari. Ed è proprio questo ciò che rende il tutto così eccezionale: tutti noi abbiamo la possibilità di (ri)scoprire videogiochi che sposino i nostri gusti, le nostre esigenze o che siano particolarmente adatti a un dato periodo della nostra vita. Può capitarci di volere a tutti i costi vivere un’esperienza narrativa profonda e toccante, così come di essere alla ricerca di un semplice passatempo giusto per trascorrere qualche ora. Qualunque sia il vostro obiettivo, insomma, troverete senza ombra di dubbio il videogioco che fa per voi: del resto, a conti fatti, non è che una semplice questione di approccio.