Chorus, un viaggio all'insegna della vendetta | Recensione

Chorus è un'avventura spaziale dall'alto tasso adrenalinico che punta a rapirci nel suo vasto e ricco universo; eccovi la nostra recensione.

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a cura di Luca di Carlo

Quello della fantascienza è un tema che fin dall’alba dei tempi ha saputo affascinare grandi e piccini, sognatori curiosi di sapere quale incredibile futuro spetterà alla nostra specie. Dai libri alla televisione, dal cinema ai videogiochi, il vasto mercato dell’entertainment ha sempre puntato a sfruttare al meglio il genere sci-fi, raccontando indimenticabili storie fatte di razze aliene nascoste in galassie lontane, guerre intergalattiche e intrepidi avventurieri dell’ignoto pronti a tutto. Parliamo insomma di un gigantesco calderone di possibilità, uno sterminato universo d’opzioni in cui anche Fishlabs Entertainment e Deep Silver si sono voluti lanciare senza remora alcuna, il tutto per andare a confezionare un prodotto affascinante e carico di carisma che punta a farci vivere un’avventura indimenticabile.

Da queste ambiziose premesse è così nato Chorus, shooter spaziale annunciato nell’estate del 2020 e ora finalmente pronto a debuttare sul mercato. Con dichiarazioni altisonanti alle spalle e l’interesse alle stelle, abbiamo quindi acceso la nostra PlayStation 5, avviato i motori della nostra navicella, e ci siamo infine lanciati nello spazio profondo, alla ricerca di redenzione e, soprattutto, vendetta.

Spazio, ultima frontiera

In un lontano futuro non meglio precisato, l’umanità ha compiuto passi da gigante nell’esplorazione dell’universo, arrivando a colonizzare intere galassie che avrebbero dovuto portare a un’era di pace e prosperità utopica, un sogno scontratosi con l’amara realtà dei fatti. Terribili carestie e guerre tra imperi autoproclamatisi hanno infatti portato alla morte di miliardi d’anime innocenti, dividendo la specie umana come mai prima d’allora. Privati di un governo e senza una guida sufficientemente forte, i superstiti si sono così ben presto divisi in innumerevoli fazioni oramai stanche di combattere.

Consci degli orrori vissuti e spaventati all’idea di un nuovo conflitto a livello galattico, rappresentanti delle varie parti in gioco si sono così accordati su una tregua che ha permesso all’umanità di tornare a risplendere di luce propria. Proprio quando il peggio sembrava essere oramai passato, ecco però che una voce si erge più forte di tutte le altre; a parlare è il Grande Profeta, uomo a capo di un potente culto mosso dal desiderio di riunire l’umanità sotto un’unica bandiera. Alle parole di pace e speranza della Cerchia – questo è il nome del movimento posto sotto la guida del Grande Profeta – seguono però genocidi di massa e stermini su vasta scala nei confronti di chiunque decida di non sottostare alla ferrea dottrina del culto, il quale può contare su piloti dalle formidabili capacità.

Sarà proprio in questo tetro contesto che faremo la conoscenza di Nara, vera e propria "Prescelta" del Grande Profeta persasi in una spirale senza fine di morte e distruzione e pronta a tutto pur di soddisfare gli ordini della Cerchia. Anche un soldato tanto letale può però giungere al fatidico punto di rottura, in questo caso presentatosi quando la ragazza, oramai schiacciata dall’oscurità, è riuscita ad aprire un varco interdimensionale ai danni di un pianeta ribelle, interamente distrutto nel processo. Schiacciata dai sensi di colpa per le miliardi di vite spentesi in un singolo istante, Nara si rende conto di quanto la Cerchia e il Grande Profeta siano corrotti, dandosi infine alla fuga.

Rifugiatasi nel Sistema Stega insieme alla sua nave senziente Forsaken, la giovane comincia così una nuova vita, desiderosa di trovare una qualche forma di redenzione per gli orribili atti commessi in passato. Quando però tra i mercantili e nei bar cominciano a circolare voci su una non meglio precisata forza armata che si sta avvicinando, Nara capisce che lo scontro con la Cerchia è inevitabile. Come avrete probabilmente capito leggendo quanto scritto finora, la sceneggiatura di Chorus poggia su basi solide ma che sanno di già visto, il tutto in un susseguirsi di eventi che seguono strade già battute in passato, pur senza perdere però di mordente nel suo incedere.

Il buon ritmo che caratterizza le vicende narrate viene infatti affiancato da un’ottima regia di fondo capace di sfoggiare qualche piacevole colpo di scena che, pur senza fare urlare al miracolo, tiene alto l’interesse dall’introduzione fino ai titoli di coda, merito anche di tante piccole scelte morali capaci di rendere ancor più unico il viaggio che affronteremo. Fulcro dell’intera esperienza va poi ricercata non solo in Nara, tanto forte e risoluta nelle sue intenzioni quanto spezzata e angosciata dai demoni del suo passato, bensì anche dalla stessa Forsaken, la nostra fidata navicella senziente.

Tra i due è percepibile un forte legame che andrà intensificandosi (nel bene e nel male) man mano che procederemo nell’avventura, una relazione di rispetto reciproco ma anche palpabile diffidenza percepibile con forza durante i numerosissimi scambi di battute che i nostri "eroi" avranno. Meno d’impatto si è invece purtroppo rivelato il cast di “contorno” che, salvo un paio di eccezioni, non ha mai fatto realmente breccia nei nostri cuori, colpa soprattutto di una struttura scenica dove tutti gli NPC – più o meno importanti – saranno raffigurati da una mera immagine statica.

Adrenalina tra le stelle a 360°

Da un punto di vista squisitamente ludico, Chorus si configura come un vero e proprio open-world a livello galattico, con varie mappe facenti parte di altrettanti Sistemi Stellari liberamente esplorabili a bordo della nostra Forsaken. L’intera avventura verrà infatti vissuta da dentro l’abitacolo di una navicella spaziale – sulla falsariga di Everspace o Starlink –, con numerose missioni secondarie e obiettivi opzionali ad arricchire una produzione straripante di contenuti. Inseguimenti con i propulsori a pieno regime, corse spericolate tra giganteschi asteroidi e missioni di ricerca e salvataggio saranno all’ordine del giorno, ma è indubbio che il vero fulcro dell’esperienza resti il combat-system, caratterizzatosi per delle idee particolarmente azzeccate, seppur afflitte da qualche criticità di fondo.

I primi minuti a bordo della nostra navetta si sono rivelati particolarmente difficoltosi e in più di un’occasione abbiamo finito con lo schiantarci miseramente dopo un avvitamento finito male o una curva presa con troppa leggerezza. Già dopo la prima oretta in-game, però, abbiamo iniziato a prendere familiarità con l’enorme libertà di movimento offerteci dal sistema di guida, che nelle mani di un pilota sufficientemente esperto permetterà di eseguire manovre degne di un film. Lanciarsi alla carica contro un gruppo di caccia nemici schivando raggi laser che volano in ogni dove è un’esperienza dall’elevato tasso adrenalinico, ma è quando a questo si vanno a concatenare slalom tra detriti spaziali e virate gravitazionali di 180° capace di porci in posizione di vantaggio rispetto all’avversario che le reali potenzialità del sistema di combattimento vengono messe alla luce.

Gli scontri che vivremo in Chorus appaiono avvincenti e appaganti, anche grazie a un livello di sfida capace di mettere in difficoltà in più di un’occasione visto che pochi colpi ben assestati saranno sufficienti per disattivare i vostri scudi, e in più di un occasione abbiamo provato un reale senso d’orgoglio dopo esserci salvati d’impaccio da situazioni particolarmente critiche. Ad aggiungere ancor più pepe all’intera esperienza ci pensano poi numerosi potenziamenti per la propria navetta tra scafi, scudi e armamenti vari – ottenibili trovando materiali in giro per la galassia o acquistandoli dai mercanti con i crediti ottenibili in partita –, un sistema di progressione a livelli del proprio personaggio che migliorerà le nostre statistiche ogni qualvolta compiremo qualche azione in-game e un insieme di peculiari poteri psichici particolarmente utili.

Nel corso del gioco, sbloccheremo infatti varie capacità uniche con le quali sarà possibile ottenere diversi vantaggi tattici, come un sorta di sonar utile per percepire qualsiasi oggetto e traccia vitale nei paraggi o, ancora, un piccolo balzo interdimensionale con il quale teletrasportarci direttamente dietro al nemico di turno. Riuscire a sfruttare al massimo le capacità di Nara sarà essenziale per avere la meglio durante gli scontri e la loro applicazione pratica si è rivelata splendidamente amalgamata all’economia di gioco, dandoci un vantaggio non indifferente pur senza per questo renderci invincibili.

Una zoppicante meraviglia

Se fino ad ora ci siamo lasciati andare ad un susseguirsi infinito di elogi alla creatura targata Fishlabs Entertainment e Deep Silver, purtroppo dobbiamo ora concentrarci sulle dote nolenti di una produzione che ha mostrato il fianco a qualche criticità di troppo. In primis, rimanendo sempre saldamente ancorati al combat-system, l’assenza di un qualsivoglia sistema di lock-on dei nemici renderà spesso gli scontri più frenetici particolarmente difficili da leggere e in varie occasione ci siamo ritrovati a dover girare su noi stessi nel tentativo di capire dove si trovasse l’avversario di turno.

Parlando poi proprio dei nemici, la varietà di navette avversarie non fa certo gridare al miracolo e ciò porterà, a lungo andare, a un ciclico ripetersi di combattimenti spaziali che sapranno spesso di già visto, un vero peccato visto che un pizzico d’impegno in più sotto tale aspetto avrebbe giovato non poco all’esperienza. Inoltre, al momento il codice di gioco ci è parso ancora particolarmente sporco, con vari bug e glitch che in più di un’occasione hanno bruscamente interrotto i nostri viaggi tra le stelle.

Oltre a un paio di veri e propri crash del gioco che ci hanno rispedito direttamente alla homepage di PlayStation 5, abbiamo assistito a incarichi secondari che non si attivavano, oggetti d’interesse che non apparivano su schermo, avversari scomparsi innanzi ai nostri occhi e molto altro ancora, una serie di problematiche che in vari frangenti hanno complicato non poco la nostra partita ma che siamo sicuri verranno corrette quanto prima con qualche patch. In termini più prettamente tecnici, invece, Chorus si è rivelato un vero e proprio splendore per gli occhi.

Grande cura è stata posta nella realizzazione delle navi spaziali – la Forsaken in primis, ovviamente – e delle varie ambientazioni esplorabili, con scorci mozzafiato che in più di un’occasione ci hanno lasciato a bocca aperta. Spiccano poi effetti particellari di spessore e un’ottima conta poligonale, con la nostra Nara a rappresentare ovviamente una punta di diamante in tal senso, il tutto affiancato a dei granitici 60FPS che hanno contribuito a rendere l’avventura ancora più fluida e avvincente. Buono anche il comparto sonoro, con una soundratck che accompagna piacevolmente il giocatore nelle sue scorribande e un doppiaggio inglese – con localizzazione dei testi in italiano – ben realizzato.

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