Chained Echoes | Recensione - Un magnifico JRPG che non arriva dal Giappone
La nostra recensione di Chained Echoes, sviluppato dal game designer tedesco Matthias Linda, al suo primo videogioco
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a cura di Nicholas Mercurio
Il termine “Resilienza” lo trovo da sempre affascinante. Se unito ad altri vocaboli come “Passione”, “Sogno” e “Visione”, non può che venirne fuori qualcosa di straordinario. E quanto è nato dall’insieme di queste parole è Chained Echoes, sviluppato da una sola persona, il tedesco Matthias Linda, alla sua prima opera pubblicata ovunque. Appassionato da sempre di JRPG del calibro di Chrono Trigger, Final Fantasy, Xenogears e Xenoblade Chronicles, questo giovane game designer ha lavorato alla sua opera per tredici lunghi anni, aggiustando ogni minima sfaccettatura della sua opera, sperimentando, sbagliando per reinserirle completamente e facendosi aiutare in questo percorso da poche persone che si sono dedicate alle composizioni e alle infiorettature del suo mondo, mentre a tutto, ma proprio a tutto, ci ha pensato lui: un lavoro impegnativo, lungo e faticoso, ma di certo stimolante e, considerando il risultato finale, particolarmente considerevole.
Se dopo Andrew Shofield e il suo Tunic qualcuno pensava di averla viste tutte, nessuno immaginava che una sola persona potesse arrivare a creare qualcosa di più immenso, prendendo dal genere dedicato solo il meglio, sfruttando particolarità narrative e ludiche per creare un videogioco con un’anima capace di arrivare al suo scopo, conquistando e meravigliando. Perché sì, lo sottolineo: giocare a Chained Echoes è stato come respirare una ventata d’aria fresca; è stato come prendere un treno non sapendo dove mi portasse, ed è stato come tornare bambino all’improvviso. Al tempo ero meravigliato dal fantasy e dalle sue potenzialità, e non immaginavo quanto sarebbe stato importante per me durante tutta la mia crescita.
Poi sono arrivati i videogiochi e ogni cosa ha preso una direzione che non mi sarei mai aspettato, e se già prima mi era tutto ignoto e misterioso, in quel particolare momento non avevo idea di che mondo mi aspettasse là fuori. In seguito, succede che conosci uno sviluppatore tedesco che riesce a unire le due cose, che mette a punto una narrazione ottima e che costruisce un game design intelligente. Da un’esperienza del genere puoi uscirne in due modi: o sorpreso, o mostruosamente deluso. Nel primo caso, perché l’opera è andata oltre le aspettative; nel secondo, invece, perché la produzione non ha saputo confrontarsi con i JRPG che intende sfidare. Io ne sono uscito tremendamente appagato perché Matthias Linda ha creato esattamente un JRPG unendo due particolarità: la fluidità di un racconto intrigante con un gameplay di gioco che intrattiene ed esplode in ogni momento. Non contando l’esplorazione, un elemento che in Chained Echoes è fondamentale per godere l’esperienza al suo massimo.
Un giovane e una pietra magica: no, non è la solita storia fantasy
Un mondo in guerra, navi volanti che sfrecciano nel cielo, animali antropomorfi, mercenari al soldo del più ricco e una pietra preziosa che può ridare al mondo intero uno scopo non belligerante. Potrebbe essere la trama del nuovo libro di Neil Gaiman, ma in realtà è il preludio alle avventure del giovane Glenn, il protagonista delle vicende di Chained Echoes, che si ritrova assieme all’amico Kylian in missione per conto del miglior offerente. Il continente di Valandis, in perenne conflitto, è dominato da tre nazioni che non conoscono la pace, interessate più al profitto e alla devastazione che a un mondo lieto.
Non facendovi troppe rivelazioni, la pietra preziosa che i due amici raccolgono dopo essere sopravvissuti a svariate orde nemiche, scatena una fortissima esplosione che cancella quasi tutti gli esseri viventi, proiettando i due protagonisti in un futuro lontano. Si risvegliano in una terra diversa, eppure comunque consumata dall’odio, dalla paura e dall’affarismo. In poche ore si comprende che la narrazione di Matthias Linda, fluida e mai banale, si incastra con ogni avvenimento in modo peculiare. La storia tocca elementi delicati e affronta tematiche affatto banali. La sua qualità, però, non si appura soltanto da questo, bensì da com’è raccontato ogni personaggio.
Perché Gleen e Kylian non sono gli unici protagonisti cui qualcuno potrebbe affezionarsi all’interno del racconto: in tal senso, Matthias Linda è riuscito a crearne ulteriori, ognuno di essi con un carattere e una personalità. Già, mi sono affezionato a ciascuno di loro, in parte per merito dell’ottimo lavoro svolto dal game designer tedesco, e poi per la loro scrittura, che non risulta mai di troppo e risulta sempre puntuale. Conoscere gli altri protagonisti, vivendo scene e momenti commoventi, permette di capire il messaggio dell’autore, che non ha lasciato nulla al caso. Per qualcuno potrebbe essere naturale vedere personaggi ben scritti e strutturati, ma quando una singola persona riesce a curarli in maniera quasi perfetta, incastrando ogni singolo momento con dovizia e attenzione, allora si è davanti a un talento di questo panorama che non ha nulla da invidiare a nomi certamente blasonati, e forse il paragone con certi autori è assolutamente inutile. Oltre a Gleen e Kylian, il divertimento si estende quindi con altri cinque personaggi del tutto diversi dai già citati eroi dell’esperienza. In tantissimi JRPG, comprese opere del calibro di Tales of Arise e Final Fantasy, conoscere i personaggi durante l’esperienza è uno dei lati che amo maggiormente, perché mi permette di creare così un rapporto del tutto inedito. In parole povere, i personaggi non meneranno sempre le mani, ma si fermeranno a riflettere su cosa sta accadendo loro, mentre penseranno a come superare un ostacolo all’apparenza insormontabile, mentre racconteranno dettagli intimi delle loro esistenze.
A riguardo, ogni dialogo è scritto e pensato con intelligenza, strutturato in maniera ottima proprio per non lasciare nulla al caso, perché tutto venga raccontato e affrontato a dovere. È un metodo comunicativo che adoro in qualunque JRPG, e Matthias Linda lo ha inserito con una naturalezza a tratti commovente. Il termine “Commovente”, ve lo assicuro, non è messo a caso, perché ogni storia raccontata dai vari protagonisti colpisce, lascia sgomenti e intrattiene così a lungo che diventa quasi una necessità capire perché qualcuno di loro è tormentato, felice o triste. Una costruzione del genere, capace di lasciare strascichi sul lungo corso, dà modo di non confondersi ed offre, quindi, una maggiore consapevolezza dei protagonisti che si hanno di fronte. Non tutti si accorgono quanto è importante riconoscere la bellezza in determinati protagonisti, ma in Chained Echoes avviene in modo così sincero da scalfire il giocatore.
Gleen è un giovane che ha lasciato il suo passato, e ha un legame con la madre, un forte legame che spera di ricucire in futuro, mentre Victor ha un forte senso dell’onore, che spera non venga mai rotto. Ciascuno di loro si parla così a lungo che quanto viene fuori è magico solo per le parole che vengono pronunciate, alle volte pesanti come un macigno, e in tante altre occasioni leggere e apprezzate come il miglior consiglio al mondo. Quando vi troverete faccia a faccia con ognuno di loro, mentre affronterete i loro patemi e le loro difficoltà, capirete che avrete di fronte dei protagonisti inaspettati. Dei protagonisti che rompono la quarta, la quinta e la sesta parete, e che si fanno conoscere attraverso le loro esperienze. Alcune vi faranno piangere e altre, invece, vi lasceranno con un sorriso commosso sul volto.
Queste esperienze si fondono nei momenti concitati, per poi esplodere tutte assieme. Per farsi amare, soprattutto, e per farsi apprezzare, lasciando il giocatore alle prese con una profonda ma considerevole conclusione: ogni storia conta, anche la più piccola. Chained Echoes è questo, d’altronde, nel suo ritmo ben congeniato e centrato: un viaggio che parla con semplicità di legami, perdite, fallimenti e rivalsa. Una storia che parla al cuore, alla mente e allo spirito, non tradendo i suoi magnifici punti di arrivo, raggiungibili solo per chi ha la consapevolezza dei propri mezzi e delle proprie conoscenze. Una fiaba o una favola, chiamatela come volete, davvero ben riuscita.
Chained Echoes è il magistrale connubio fra classico e moderno
Classico e moderno possono coesistere? È una domanda che mi sono sempre posto, nel corso di questi anni. La risposta è un sì secco, perché se da un lato della medaglia la nostalgia prende il sopravvento, dall’altro il moderno ha un fascino tutto suo. Se poi c’è pure il progresso, ancora meglio, ma con Chained Echoes il discorso è un altro: non si sta parlando solo di un’opera che cattura gli elementi vincenti del passato e di una rivisitazione di alcune opere, ma di un videogioco con un approccio che funziona perché è pensato proprio per essere raggiungibile a tutti, e non solo alla nicchia di appassionati. Lo si comprende sin dai primi istanti, quando si muove Gleen nella mappa in 16-bit strutturata personalmente dal game designer tedesco.
Chained Echoes è un JRPG che funziona perché è ottimamente costruito e pensato. Tredici anni di sviluppo, d’altronde, non sono pochi. Proprio come i grandi classici del genere, l’opera di Matthias Linda ha una visuale dall’alto verso il basso. L’esplorazione è un valore aggiunto fondamentale perché dà modo al giocatore di esplorare al meglio ogni area nascosta, scoprendo segreti e nuove armi, oltre a minerali utili per rinforzare il proprio armamentario. Ma a sorprendere davvero è il level design: lo sviluppatore tedesco ha riempito letteralmente ogni area di punti di interesse, posizionando le creature e le tante altre fiere sapientemente.
Ci sono grotte, che si possono esplorare mentre si sta compiendo una missione della campagna principale o le varie quest secondarie, oltre a tante aree che è possibile visitare. Al loro interno si possono trovare oggetti utili, alcuni fondamentali durante gli scontri. I combattimenti a turni, in tal senso, sono ovviamente classici. Da una parte c’è la compagine affiatata e dall’altra i nemici da battere. Ci sono attacchi rapidi, magie, utilizzo di oggetti e offensive speciali, da utilizzare solo dopo aver riempito la barra posta in fondo, a destra dello schermo. Gli scontri, rapidi e coinvolgenti, permettono addirittura di adottare diverse strategie tra i vari componenti del gruppo. Prima di ogni scontro, è sempre meglio controllare il menu delle opzioni, in maniera tale da preparare il miglior schieramento possibile in base al nemico o al boss che si è chiamati a battere.
La battaglie, inoltre, danno il meglio di loro grazie all’overdrive, un sistema che permette di equilibrare la difficoltà degli avversari, da mantenere sempre sul verde, proprio per impedire che i personaggi vengano colpiti da attacchi più potenti, scatenando così l’overheat, in cui i danni sono raddoppiati. Inoltre, è possibile usare magie curative, spendendo i TP (in parole povere, i punti mana), che si riempiono proprio come la vitalità alla conclusione di ogni scontro. Un’aggiunta azzeccata è stata la possibilità di cambiare i membri del gruppo durante i combattimenti, permettendo così di adottare strategie diverse per differenziare l’approccio tattico. E non lo nascondo, è di certo la meccanica più memorabile della produzione, non togliendo nulla all’ottimo lavoro fatto fra il bilanciamento dell’overdrive e dell’overheat. Sono combattimenti impegnativi, specie quando si sbloccano le Sky Armor, dove gli scontri subiscono un’impennata della difficoltà.
Una pixel art da sogno
La direzione artistica della produzione, forte del suo motore grafico in 16-bit, offre scenari d’impatto. L’anno scorso ho decantato questo stile in opere come Signalis, Prodeus e NORCO, e in questo caso gli spaccati ambientali sanno sempre cosa raccontare e come. Il merito è soprattutto di un lavoro egregio di cura e attenzione dei particolari, specie durante la presentazione delle città, tra alti castelli e luoghi ameni che raccontano di un mondo incredibile. Chained Echoes, tuttavia, non inserisce solo elementi fantasy ma implementa anche quelli steampunk, con un risultato assolutamente apprezzabile, che unisce due generi in una sola opera, com’è stato fatto con Terramare.
Inoltre, i riferimenti a nomi della letteratura fantasy potrebbero far sorridere gli appassionati, come Robb e Tormund. Il prologo, peraltro, presenta navi volanti che funzionano grazie a motori avanguardistici, che potrebbero ricordare Stardust, una delle opere migliori del già citato Neil Gaiman. Il lavoro svolto da Matthias Linda, dunque, non è fine a sé stesso. Pur ispirandosi a grandi nomi del panorama JRPG, in Chained Echoes è riuscito a equilibrare la sua visione creativa con il passato e la modernità, catturando elementi appartenenti alla cultura di massa. Davanti a un’opera del genere, costruita sia per lodare quel passato tanto amato da Linda quanto per espandere il panorama con un JRPG che non proviene dal Giappone, restare incantati è inevitabile, perché il suo approccio è riuscito. Non lo nego, non ci avrei mai scommesso un euro. Poi, però, ci sono finito dentro e ora, con difficoltà, ne sono uscito.
Voto Recensione di Chained Echoes - Xbox Series X
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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- Un'opera narrativamente intensa e coinvolgente, con colpi di genio che potrebbero essere apprezzati da chi ama le grandi storie
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- Un gameplay vivo, pulsante e sfaccettato: ottime le aggiunte, davvero apprezzate man mano che si avanza al suo interno
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- Un mondo da vivere e assorbire grazie all'esplorazione, una parte fondamentale dell'esperienza nella sua interezza
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- Musiche entusiasmanti e ben azzeccate
Contro
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- Il solo idioma inglese potrebbe sfiduciare molti
Commento
In definitiva, Chained Echoes è un JRPG che conquista grazie a una narrativa centrata e fluida. La storia raccontata, classica ma comunque coinvolgente, colpisce specialmente grazie ai suoi protagonisti. Se non altro, è incredibile come una persona sola sia riuscita a proporre un'opera simile, riuscendo nel complesso tentativo di arrivare all'obiettivo e sorprendere. Un modo unico per avvicinare i nostalgici e i neofiti a un genere sempre affascinante.
Informazioni sul prodotto
Chained Echoes - Xbox Series X