Mai come in questo periodo storico i videogiochi sono riusciti a raggiungere una popolarità tale. Questo media interattivo è ancora giovane ma è già stato in grado di dimostrare molto a un livello globale, tanto che molti studi e ricerche prendono molto seriamente questo argomento. Ne è l'esempio una recentissima ricerca che vede come protagonisti centinaia di migliaia di neuroni, i quali sono riusciti a imparare a giocare a un grande classico del videogioco come Pong.
Il tutto nasce da una ricerca portata avanti dalla start-up australiana Cortical Labs di Melbourne, la quale ha preso 800.000 neuroni sia umani che di topo e ha dimostrato come essi siano in grado di imparare a giocare a Pong, praticamente il nonno di tutti i videogiochi. Questo esperimento ha permesso di dimostrare l'intelligenza intrinseca delle cellule cerebrali e la cosa molto interessante è che potrebbe aprire delle importanti possibilità nello studio sull'epilessia e sulla demenza.
Gli 800.000 neuroni sono stati collegati a un computer sul quale stava venendo eseguito Pong. Questo ha permesso ai neuroni di trovarsi nella situazione di ricevere una serie di input differenti a seconda di quanto accadeva sullo schermo e nel corso della partita. La cosa interessante per gli scienziati, è stato osservare come i neuroni riuscivano a dare impulsi sempre più vigorosi ogniqualvolta la pallina veniva colpita nel videogioco.
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“Questo è solo l'inizio di una nuova frontiera nella comprensione dell'intelligenza. La nostra ricerca va a toccare gli aspetti fondamentali non solo di cosa significhi essere umani, ma anche di cosa significhi essere vivi e intelligenti per elaborare informazioni ed essere senzienti in un mondo dinamico in continua evoluzione”, questo è quanto ha dichiarato Brett Kagan, ricercatrice della Cortical Labs.
È intervenuto anche Karl Friston, neuroscienziato teorico dell' University College di Londra, il quale ha dichiarato che "ci sono aspetti meravigliosi e pionieristici in questo esperimento, e sono quelli di fornire ai neuroni sensazioni, feedback e, soprattutto, la capacità di agire. Tutto ciò è notevole. Non puoi insegnare questo tipo di auto-organizzazione semplicemente perché, a differenza di un animale domestico, questi piccoli cervelli non hanno provato nessun senso di ricompensa o punizione".