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Call of Duty: Black Ops 6 | Recensione di un FPS imperdibile

Treyarch e Raven Software confezionano il Call of Duty migliore degli ultimi 10 anni sotto ogni profilo: campagna, multigiocatore e Zombi.

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a cura di Martina Fargnoli

Editor

Call of Duty: Black Ops 6 ha già scritto un nuovo capitolo della storia segnando l’approdo al day one su Game Pass e il lancio migliore della serie, ma si tratta semplicemente dell’ennesima stanca iterazione di una formula ormai collaudata o c’è di più?

Una delle critiche spesso mosse al franchise di Call of Duty è quella di non innovare più di tanto, eppure ogni capitolo riesce a far emergere le sue peculiarità e punti di forza, frutto anche della forte impronta e della visione d’insieme data dagli studi principali che si susseguono alla guida dello sviluppo del gioco. In oltre un ventennio, Call of Duty ha consolidato una formula che è diventata lo standard di riferimento per gli sparatutto in prima persona di stampo arcade. Senza la presenza di questi punti saldi si penserebbe immediatamente a un altro gioco. Quando si ha una base così importante, così caratteristica, non è così facile e immediato innestare delle novità, né tantomeno si può pensare di farlo in modo dirompente da rompere quel perfetto equilibrio che fa di CoD uno dei giochi più giocati, amati e odiati di sempre.

Se c'è però una serie interna al franchise che non si è mai seduta troppo sugli allori ed è stata fucina di sperimentazione, è senza ombra di dubbio Black Ops. Ogni iterazione ha in qualche modo cercato di portare delle idee nuove per la saga, soprattutto nell’approccio allo svolgimento della campagna single player, ma anche sul fronte delle modalità multigiocatore non sono mancati tentativi per migliorarne la fluidità e la reattività. Black Ops 6 raccoglie l’eredità di tutti i capitoli precedenti per perfezionarsi ulteriormente e introduce le giuste, mirate, novità che rendono questo capitolo la scelta obbligata per tutti gli amanti degli sparatutto frenetici e dannatamente coinvolgenti.

Una campagna con i fiocchi

Il primo obiettivo da centrare per Black Ops 6 era far dimenticare della deludente campagna di Modern Warfare 3, compito che Treyarch e Raven Software hanno superato senza grandi difficoltà concentrandosi sulle leve giuste: prima di tutto una longevità consistente, circa 8/9 ore di campagna, dal ritmo ben calibrato che alterna momenti esplosivi che lasciano senza fiato, ad altri più distensivi dove prendersi il proprio tempo per esplorare e pianificare l'approccio migliore. Sebbene la campagna segua uno sviluppo più lineare rispetto a Cold War, e non si avventura in un inedito mix di generi come fece Black Ops II, è nella struttura delle missioni e nel modo in cui queste si susseguono che Black Ops 6 riesce a sorprendere.

La campagna offre missioni più classiche, dal taglio cinematografico e da seguire senza particolari deviazioni rispetto a quanto progettato dal team per noi, a missioni caratterizzate da diversi approcci e scelte fino ad altre semi-open world con obiettivi da perseguire in autonomia e facoltativi qualora non ci si volesse dedicare a tutte le attività proposte. Queste ultime due tipologie non si ripetono mai nello stesso modo, né la loro presenza appare forzata contribuendo quindi a dare la giusta varietà.

In una delle missioni ci siamo trovati sotto copertura come fotoreporter per seguire un evento di gala a Capitol Station ed ottenere la scansione della retina del senatore McKenna. Qui avevamo tre possibili strade per completare la missione e sceglierne una bloccava l'accesso alle altre. Potevamo recuperare un biglietto con le informazioni di un incontro segreto, scovare i dettagli di una relazione extraconiugale o indagare i legami del senatore con la criminalità.

Ogni scenario era l’ideale per destreggiarsi con azioni silenziose, anche se le fasi stealth obbligatorie rimangono come da tradizione piuttosto limitate negli strumenti a disposizione e il comportamento nemico non è dei più brillanti, essendo nulla di più di ostacoli facilmente aggirabili o NPC ingannabili. Estraendo con rapidità la pistola silenziata si esce da qualsiasi fase di allerta assestando colpi precisi, salvando così ogni maldestro tentativo di stealth dal fallimento. Del resto, Call of Duty si esprime al meglio ad armi spianate e quando si ha accesso a tutto un ventaglio di gadget e serie di punti che Black Ops 6 mette in mostra nelle missioni più aperte. 

Dalla mappa tattica si selezionano gli obiettivi specifici di missione o le secondarie, come il ripulire avamposti nemici, aiutare le forze alleate, recuperare casse di approvvigionamenti e sabotare siti SAM. Azioni non necessarie ma che potranno facilitare di gran lunga la missione principale. Ogni punto è raggiungibile guidando un veicolo e scegliendo l’ordine che si preferisce, così come la potenza di fuoco che si vuole utilizzare. Contrassegnare le difese antiaeree per un attacco con mortaio è un’operazione semplice che permetterà di chiudere la pratica in fretta, ma salire sul campanile di un vecchio edificio in rovina e mettersi a cecchinare con calma gli sprovveduti nemici è altrettanto soddisfacente.

Nella campagna di Black Ops 6 abbiamo trovato il giusto equilibrio tra il sentirsi una spia in un’operazione ad alto rischio e il sentirsi il super soldato che con le sue sole abilità sbaraglia un’intera organizzazione armata fino ai denti, finendo per non annoiarci mai. Nel quartier generale che darà il via ogni volta alle operazioni, è possibile spendere crediti recuperati in gioco per potenziare alcuni aspetti dell'esperienza di gioco e personalizzare il proprio stile di gioco. Modifiche alle piastre che si possono portare, alla durata degli effetti dei gadget o il miglioramento delle performance di un’arma sono piccolissimi incrementi che nel complesso dell’esperienza finale non cambiano più di tanto il gioco. 



Pur completando la campagna a difficoltà veterano, non abbiamo particolarmente sentito l’impatto di queste modifiche, a dire il vero, neanche il bisogno di andare a migliorare il rinculo di un’arma o la quantità di munizioni visto che il gioco è sempre molto attento a fornire tutti gli strumenti necessari per non ritrovarsi in situazioni di stallo. Poter attivare un bonus alla salute o una protezione in più fa indubbiamente piacere, ma non stravolge nulla e Black Ops 6 funziona bene perché ormai ha un gunplay tarato al millimetro e un feeling con le armi invidiabile. Se a tutto ciò aggiungiamo il nuovo sistema di movimento più sciolto e immediato, viene da sé che Call of Duty si gioca benissimo anche senza upgrade. 

La base però funziona anche da hub dove poter approfondire il background dei nuovi personaggi introdotti, comprenderne i pensieri sugli eventi in corso e persino risolvere enigmi e trovare materiali che offrono qualche spunto in più, ma a meno di non essere particolarmente investiti nelle vicende di tutta la saga di Black Ops, il tessuto narrativo generale è sviluppato in modo un po’ grossolano, seppur godibile. Non mancherà certo qualche colpo di scena e ci sarà spazio persino per una parte centrale dalle tinte horror, oltre ad accenni più psicologici che giocano con la nostra mente come ci hanno abituato anche i capitoli precedenti. 

La campagna di Black Ops 6 è più cauta nella sperimentazione, ma affinando pochi e precisi elementi presi dal passato e mescolandoli coerentemente e secondo la giusta misura, riesce a porsi come una delle migliori campagne degli ultimi 10 anni. Era da tanto tempo che giocando un Call of Duty non rimanevamo sorpresi dal modo in cui si susseguono le missioni proposte e allo stesso tempo nessuna delle missioni ad approccio libero è risultata ripetitiva o inserita come riempitivo. Il maggior tempo di sviluppo dedicato a Black Ops 6 ha dato chiaramente i suoi frutti; tutto l’opposto di quel pasticcio di MW3. 

Multigiocatore sempre al top del genere

Tornando per un attimo alla premessa fatta in apertura e cioè cosa caratterizza Call of Duty? Potremmo rispondere che uno degli ingredienti chiave è la sua immediatezza. Quella capacità di lanciarti sul campo di battaglia ed essere assuefatto da quel mix di azione costante e velocità a tal punto da non accorgerti che le partite che hai fatto sono 20 e non 2. Con Call of Duty: Black Ops 6, il team si è concentrato sulla rapidità e sulla fluidità sotto svariati aspetti: dalle modifiche al sistema di movimento fino alla progettazione di mappe più piccole e meno complesse che facilitano la concentrazione degli scontri, non però senza problemi. 

Il Movimento Assoluto, già provato durante la beta (e discusso qui), funziona bene e permette di muoversi con grande slancio in qualsiasi direzione rendendo molto più semplice muoversi all’interno delle mappe, ma soprattutto fornisce un ulteriore livello di reattività di fronte alle minacce. Riuscire a sottrarsi al fuoco nemico con un passo laterale o balzando all’indietro può significare avere una chance ulteriore di rimanere in vita e vincere lo scontro. Poter mirare da sdraiati con una capacità di controllo mai avuta in passato è un altro utile arnese al proprio arsenale per sorprendere il nemico. Queste aggiunte non rivoluzionano assolutamente nulla, ma semmai elevano il numero delle possibilità a propria disposizione e si incastrano bene in un sistema di movimento che già di per sé sapeva regalare grandi soddisfazioni se si riuscivano a concatenare scivolate, salti e sprint tattici. 



Una maggiore libertà di movimento può però al contempo esasperare ancor di più il caos generato da partite dove i giocatori si muovono a velocità supersoniche o saltano da finestre con sprezzante disdegno verso la vita stessa. Una confusione generale che viene facilitata anche da mappe non particolarmente ampie, anche per gli standard delle mappe di medie dimensioni a cui siamo stati abituati. Ciò significa che i giocatori sono sempre piuttosto ravvicinati e se da un lato è positivo che si creino frequenti occasioni di ingaggiare, dall’altro ci sono parsi mancare degli incentivi a sfruttare davvero il Movimento Assoluto per interagire in modo creativo con il layout delle mappe. Mappe più ristrette e ritmo di gioco più accelerato significa anche problemi con i punti di respawn. Talvolta si rientra in gioco con una tale repentinità da ritrovarsi nuovamente di fronte al nemico che ci ha appena uccisi. 

Oltre a queste novità, anche gli equipaggiamenti hanno subito delle piccole modifiche nel segno dell’immediatezza. Adesso la maggior parte degli accessori non ha svantaggi quando viene equipaggiata. Ciò semplifica la scelta di ottiche, calci e altri accessori, ma onestamente preferivamo un sistema più profondo dove si poteva creare più varietà tra le build. Ciò che abbiamo indubbiamente apprezzato è invece lo sblocco e la condivisione delle ottiche tra armi della stessa classe in modo da scendere in campo già in parte attrezzati e senza dover perdere inutile tempo a sbloccare contenuti che non avrebbe senso limitare a un’arma soltanto. Nel complesso c’è una buona varietà di armi, tutte molto distintive e che si comportano egregiamente una volta premuto il grilletto.

In termini di modalità avevamo già notato quanto le novità siano davvero poche e comunque molto legate a modalità già viste in passato con delle semplici variazioni sul tema. Esecuzione è a tutti gli effetti una variante della più classica scorta di un VIP, con l’aggiunta di piastre di armatura per rendere più coriaceo il bersaglio principale. Bisognerà aspettare il lancio della stagione 1, il 14 novembre, per avere il primo drop di nuovi contenuti. Con il ritorno dell’amato sistema dei Prestigi, però, non mancano di certo sfide e obiettivi da conquistare che sapranno tenere molto impegnati tutti gli amanti del completismo.



Zombi torna alle origini

Il bilanciamento tra vecchio e nuovo si ritrova anche nella modalità cooperativa Zombi che torna (fortunatamente) a proporre round di orde di non morti e altre temibili creature in mappe più curate, dove la ricerca di segreti e lore diventa parte integrante dell’esperienza. Se nella modalità multigiocatore il Movimento Assoluto non è così impattante, in Zombi ha davvero modo di poter fare la differenza. Quando schiere di nemici ti bloccano ogni via, potersi muovere con agilità o cambiare repentinamente il passo, fa davvero la differenza. 

Scatti, scivolate e tuffi possono poi essere ulteriormente personalizzati e resi più letali grazie al nuovo sistema dei Potenziatori che permette di equipaggiare degli upgrade che modificano diversi aspetti dell’esperienza classica di Zombi: dai perk-a-cola ai potenziamenti da campo, passando per le mod munizioni. 

I potenziatori devono essere "ricercati" prima di poter essere utilizzati, il che rappresenta la principale attività di progressione che vi porterà a giocare innumerevoli match. La ricerca avviene infatti molto lentamente perché se ne può avviare una alla volta e a seconda di quanti potenziamenti si sono già sbloccati ne saranno a mano a mano disponibili altri tra cui poter effettuare la propria scelta. Insieme a GobbleGum, equipaggiamenti e abilità costituiscono le basi del sistema di personalizzazione che potrà essere sfruttato per definire la build ideale per il proprio stile di gioco.

Al lancio sono presenti due mappe, Liberty Falls e Terminus, entrambe molto distintive e caratterizzate da una struttura unica. Anche gli obiettivi di missione cambiano, con Liberty Falls che vi impegnerà ad aprire porte per ampliare la mappa e sbloccare punti di interesse e Terminus che invece vi richiederà di accendere e difendere una serie di generatori per alimentare la struttura. Il resto si svolge praticamente come sempre: si uccidono i nemici, si guadagnano soldi che possono essere spesi per acquistare armi alle pareti, perk e potenziamenti di ogni tipo per sopravvivere il maggior numero di round.

Treyarch ha sapientemente combinato la nostalgia dei primi capitoli con alcuni aggiustamenti che ben si sposano con sistemi di gioco ormai rodati e ben funzionanti. Le nuove aggiunte, come potenziatori e il movimento assoluto, aggiungono profondità e varietà all'esperienza, mentre le mappe più focalizzate sull’esplorazione e i misteri, offrono tutto ciò che i fan di Zombi potevano chiedere. 

Voto Recensione di Call of Duty: Black Ops 6


8.5

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • Campagna dal buon ritmo e dalla buona varietà delle missioni proposte

  • Il Movimento Assoluto funziona nella pratica, rendendo tutto più fluido in ogni modalità di gioco

  • Il ritorno alle origini per Zombi è una scelta vincente

Contro

  • Il pacchetto mappe multiplayer quest’anno non è particolarmente brillante

  • Permangono alcuni problemi relativi agli spawn e a una minor pulizia generale dell’esperienza

Commento

Il tempo di sviluppo extra concesso agli sviluppatori ha permesso di creare un'esperienza nel complesso sorprendente e ben rifinita. Call of Duty: Black Ops 6 segna un nuovo standard per le campagne single player della serie, unendo meccaniche familiari a poche ma convincenti nuove idee che sanno intrattenere e stupire fino ai titoli di coda. La modalità Zombi torna alla struttura a round e, grazie al Movimento Assoluto e a un design ben studiato delle mappe, regala un'esperienza elettrizzante. Il comparto multigiocatore diventa ancora più immediato, frenetico e dinamico risultando quasi impossibile posare il controller tra un match e l’altro. Quello che al momento manca è un pacchetto di mappe più allettante e qualche novità nelle modalità di gioco, ma c’è di fronte a noi un intero anno di contenuti da giudicare che plasmeranno l’esperienza multiplayer fino al prossimo capitolo della serie.

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