Call of Duty, Activision promette paghe più alte e poi partono i licenziamenti

Un intero dipartimento impegnato in Call of Duty è stato licenziato dopo le promesse di un adeguamento salariale: ecco i dettagli della vicenda.

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a cura di Alessandro Adinolfi

Stando a quanto riportato su Twitter, Activision avrebbe licenziato buona parte del team QA di Call of Duty presente in Raven Software dopo aver promesso per mesi un adeguamento salariale. A svelare cosa sia successo all'interno della software house, che si è occupata di sviluppare Warzone (la modalità Battle Royale dello shooter) è stato Austin O'Brien, community manager del team di sviluppo, in un lungo tweet decisamente polemico nei confronti del publisher.

O'Brien ha svelato ciò che è successo nella notte italiana. "Sono stupito. I miei amici del team QA di Raven sono stati inondati di promesse, per mesi, di un adeguamento salariale da parte di Activision. Oggi, uno ad uno, elementi molto validi del team sono stati licenziati", ha scritto O'Brien. Il post ovviamente non si ferma qui e continua: O'Brien ha svelato che diverse persone avevano chiesto il trasferimento presso gli uffici di Madison (in Wisconsin) e ora dovranno abbandonare il loro posto di lavoro il 28 di gennaio 2022.

"Se non è ancora chiaro, questa è una stupidaggine", continua O'Brien. "Non è corretto promettere alle persone qualcosa di meglio e poi buttarle fuori. Sono infuriato". Non è una situazione piacevole: Raven Software è autrice di una delle modalità più giocate di Call of Duty e che richiede tra l'altro tantissimi test prima di lanciare un qualsiasi aggiornamento e con la situazione che vive Activision, oggi allontanata anche dai The Game Awards 2021, sicuramente il tutto non è un buon segnale per il publisher.

O'Brien ha chiesto di condividere a tutti i suoi contatti eventuali posizioni aperte nei team QA. Activision e Raven Software non si sono ancora esposte a livello di comunicazioni. Pratiche simili (promettere condizioni di lavoro migliori per poi licenziare a fine rapporto lavorativo) sono molto comuni in diversi settori, incluso quello dei videogiochi. Il publisher di Call of Duty però non sta attraversando un buon momento, tra le denunce e le accuse di molestie sessuali, coperte addirittura dal CEO. Restiamo in attesa di eventuali comunicati ufficiali da parte di Irvine, che possano chiarire al meglio questa situazione controversa.

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