Ne abbiamo parlato sempre più ampiamente nelle precedenti prove, prima quella della versione demo e, a seguire, l'anteprima di questo titolo che i fanatici del genere JRPG e della software house nipponica stanno attendendo con trepidazione. Ci stiamo riferendo a Bravely Default 2, un titolo di Square Enix previsto in uscita il prossimo 26 febbraio sulla console di casa Nintendo, la portatile Switch, per vivere ovunque ci troviamo le storie narrate in questo nuovo capitolo. Abbiamo già assaggiato alcuni bocconi piuttosto saporiti di questa versione, ma cosa ci attende per davvero? Quali sono i dettagli mancanti del titolo in questione, in attesa che possiate averlo finalmente sulle vostre console? Ne parliamo nella nostra recensione, evitando il più possibile di rivelare spoiler, dedicata a un titolo che ricorda molto, nella grafica e in alcune dinamiche, i prodotti più classici della software house nipponica: dalla saga di Final Fantasy a Octopath Traveler, passando per i vari Mana.
Bravely Default 2: nuova console, vecchi stilemi
Per chi non fosse del tutto avvezzo a questo titolo, è bene sapere che stiamo parlando del seguito, in ordine cronologico di uno dei titoli più apprezzati su Nintendo 3DS, in grado di riprendere i classici stilemi grafici e narrativi della buona tradizione videoludica giapponese. Non potevano non fare capolino di nuovo le incantevoli caratteristiche della realizzazione artistica delle ambientazioni, proprio come se fossero dipinte sullo schermo a mano, che ci accompagnano per tutta l'avventura, ma non senza alcuni difetti che andremo a vedere nel corso della recensione.
Cominciamo dunque con un breve riepilogo della storia, in parte vista già in occasione della nostra anteprima: subito nel prologo, dal titolo L'oceano interno chiama, facciamo la conoscenza di Seth, un marinaio vittima di una tempesta che ha colpito la sua nave e che lo ha gettato fuori bordo. Per via di questo incidente, viene ritrovato sulla spiaggia vicina da una ragazza, che altri non è che la principessa Gloria di Musa, figlia del re Vernon, e da Sir Sloan, suo saggio consigliere. Comincia così il nostro percorso in un mondo aperto anche ai giocatori che non conoscono questa saga, in quanto il titolo è ambientato in un mondo diverso da quello del primo titolo e non mostra alcuna traccia di legami con gli altri Bravely Default: Flying Fairy e Bravely Second: End Layer, al netto di qualche similarità, ma niente di particolarmente pregnante che non possa cogliere un neofita del franchise.
I protagonisti di Bravely Default II sono quattro, che andiamo a scoprire a breve, e il loro compito è quello di ritrovare le quattro pietre sacre e rimetterle al loro posto, al fine di riportare pace e serenità nel mondo. Parliamo ancora una volta, ben ricalcando lo stile delle saghe elaborate da Square Enix, dei Cristalli, che qui richiamano i quattro elementi: Acqua, Vento, Terra e Fuoco. Le pietre sono state a lungo conservate nel Regno di Musa, ma la totale distruzione di questo ha portato alla trafugamento e scomparsa di questi. Casus belli che porta all'azione i nostri eroi, i quali meritano di essere conosciuti nel dettaglio.
Due li abbiamo già anticipati: si tratta dell'affascinante principessa Gloria Musa, in viaggio per compiere la missione complessa e fondamentale che i membri della famiglia reale si tramandano di generazione in generazione: vegliare sui cristalli e sul futuro del mondo. Abbiamo anche avuto modo di conoscere sin dai primissimi momenti Seth, il giovane marinaio che ora sul continente di Excillant e accompagnato da Elvis Lazlow, originario di Wiswald e desideroso di riuscire a decifrare i segreti nascosti nel libro che ha ereditato dal suo mentore, e da Adelle Ein, guerriera mercenaria che lo studioso ha assunto come guardia del corpo.
Personaggi di "classe" e combattimenti strategici
Gli ultimi due protagonisti citati, Elvis e Adelle, si riveleranno essere necessari in quanto ci introducono all’uso delle classi, una delle caratteristiche principali delle abilità disponibili per rendere i nostri eroi più potenti in battaglia. Le classi funzionano grazie a pietre speciali, gli Asterischi, che consentono, proprio come nei capitoli precedenti, di far cambiare classe ai personaggi e di attribuire loro anche una classe secondaria. Gli Asterischi costituiscono il fulcro del gameplay, dal punto di vista strategico, una caratteristica fondamentale per proseguire in questo titolo, la cui difficoltà di base, lo ricordiamo, viene selezionata tra facile, normale e difficile a inizio partita e può essere cambiata in qualsiasi momento.
La strategia, come dicevamo, diventa necessaria da usare contro boss, mostri e qualsiasi tipo di nemico si presenti, in quanto dovrà essere studiata in base alle classi, che decideremo come assegnare ai nostri personaggi con i loro ruoli ben specifici. Ma anche quando i mostri dell’overworld scapperanno intimoriti dalle nostre abilità, chi ci darà del filo da torcere saranno i boss presenti all’interno di Bravely Default 2. Per ogni boss fight infatti dovremo prestare attenzione e concentrarci sui punti di forza e di debolezza del nemico, una tattica fondamentale per avere la meglio. Una piccola distrazione, e il game over potrebbe essere dietro l'angolo.
Si tratta dunque di vere e proprie sfide dove però più si rischia, più sarà alta e di valore la ricompensa, dandoci così un estremo senso di soddisfazione una volta completate. Dunque, il combattimento richiede tutta la nostra attenzione, anche grazie al ritorno del sistema Brave e Default, noto a coloro che avevano già messo le mani sui titoli precedenti e che dà il nome alla saga. Questo è in grado di portare una ventata d’aria fresca alla classica formula dei giochi RPG a turni, consentendoci di ponderare la nostra strategia e di scegliere tra attacchi devastanti, perdendo i turni successivi, o di rimanere in difesa, per guadagnare turni a seguire.
https://youtu.be/QDn0NTi0gDAAbbiamo dunque la possibilità di calibrare al meglio, ma non sempre nel modo giusto e migliore, le tattiche da mettere in campo, e trovare l’equilibrio necessario a sfidare e avere la meglio sull’ampia varietà di nemici che ci troveremo ad affrontare non sarà affatto facile, o almeno non sempre, come è normale che sia. Il sistema di combattimento infine presenta un’interfaccia basata sull’implementazione di indicatori che riprendono il Active Time Battle System già caro ad alcuni titoli di Final Fantasy, per citare una delle saghe più discusse recentemente.
In battaglia, vi sono degli indicatori che si trovano sotto i parametri dei personaggi e si riempiono lentamente, indicando quale sarà l’ordine di intervento dei singoli eroi in battaglia, indicazione che chiaramente non ci viene data per i nemici. Abbiamo però un piccolo suggerimento anche per quanto riguarda l’intervento dei nemici: compare sullo schermo un’icona simile al simbolo di un punto esclamativo, il quale appare sugli avversari che stanno per attaccare, ma senza rivelare l’ordine dei colpi che ci verranno inferti.
Panorami disegnati a mano (ma poco apprezzabili)
Guardando infine al comparto grafico, non possiamo dirci pienamente soddisfatti della resa complessiva, tra fondali che faticano talvolta a caricare, fastidiosi glitch "graffianti" e anacronistici sullo schermo, oltre a qualche scatto del motore di gioco che rende non sempre fluida e naturale l'esperienza complessiva. Se la tavolozza di colori con cui viene dipinto questo mondo è davvero ampia e dal gusto raffinato, vi sono altri dettagli balzati all’occhio che denunciano una parziale incuria nel lavoro, come già anticipato in sede di anteprima. Accanto ai classici stilemi nella rappresentazione delle finestre di dialogo dal gusto "antiquato" della migliore tradizione dei JRPG fiabeschi, tornano i classici scenari disegnati a mano e la rappresentazione in versione chibi dei vari personaggi, già incontrati in titoli precedenti quali World Of Final Fantasy o la versione chibi appunto di Final Fantasy XV.
Se l'attenzione alla resa dei personaggi prevede diversi costumi a seconda delle loro classi, non sono mancate legnosità e imperfezioni in alcuni dettagli grafici. Questi si ritrovano non solo nella resa degli elementi naturali e dei fondali, ma anche nelle transizioni da un luogo all'altro, rendendo non sempre facile e fluida la transizione dei fondali. Nulla di davvero impattante, tale da inficiare il lavoro svolto, ma che non ci ha del tutto convinto, soprattutto nella rappresentazione dei personaggi in movimento, dove le forme poligonali non sono state del tutto stondate e curate.