Un recente studio pubblicato su Nature Biotechnology ha rivelato come l'utilizzo dei videogiochi e della passione dei giocatori possa contribuire significativamente alla ricerca scientifica, in particolare nell'ambito della biomedicina. Attraverso un minigioco incluso nel celebre titolo Borderlands 3, circa 4,5 milioni di giocatori in tutto il mondo hanno partecipato a una delle più grandi iniziative di scienza partecipativa, contribuendo a ridefinire le stime sulle relazioni evolutive dei microbi presenti nell'intestino umano.
Il gioco, chiamato Borderlands Science, propone agli utenti di allineare sequenze di piastrelle per rappresentare le basi genetiche dei microorganismi. Questa semplice meccanica di gioco ha permesso di ottenere risultati che migliorano quelli prodotti dai migliori algoritmi esistenti, dimostrando come le capacità umane possano ancora eccellere in compiti specifici, come la risoluzione di puzzle genetici, rispetto all'intelligenza artificiale.
L'idea di incorporare l'analisi del DNA in un videogioco di grande successo commerciale proviene da Attila Szantner, professor associato all'Università McGill e CEO e cofondatore di MMOS. Questa iniziativa dimostra il potenziale di coinvolgimento del vasto pubblico dei videogiocatori per affrontare sfide scientifiche complesse, utilizzando il tempo e le capacità cognitive spesi nei giochi in modo produttivo.
I risultati ottenuti dai giocatori di Borderlands Science non hanno solamente permesso di migliorare la conoscenza sulle relazioni evolutive dei microbi intestinali, ma hanno anche posto le basi per il futuro sviluppo di programmi di intelligenza artificiale più efficaci e accurati nella loro capacità di analizzare sequenze di DNA. La ricerca ha dimostrato come giochi di massa possono produrre dati scientifici preziosi e validi, aprendo la porta a futuri progetti simili in altri videogiochi, incentivando così una positiva sinergia tra i mondi scientifico e videoludico.
Il coinvolgimento di una base così ampia di cittadini scienziati attraverso il videogioco ha anche l'intento di combattere le paure e i pregiudizi verso la scienza, costruendo comunità online impegnate a promuovere la conoscenza scientifica. Jérôme Waldispühl, professore associato alla Scuola di Informatica dell'Università McGill e autore senior dello studio, ha evidenziato l'enorme quantità di dati raccolta dai giocatori in breve tempo, superando di gran lunga le aspettative del team di ricerca.
I dati raccolti tramite Borderlands Science sono destinati ad avere un impatto considerevole sulla comprensione del ruolo dei microbi nella salute umana, consentendo ai ricercatori di stabilire correlazioni più precise tra specifici gruppi di microrganismi e vari aspetti della vita umana, come l'alimentazione, l'invecchiamento e la predisposizione a malattie quali la malattia infiammatoria intestinale e l'Alzheimer.