Secondo i membri del Congresso, il governo cinese “usa la forza e le dimensioni della propria economia per mettere a tacere le voci contrarie”. “Dal momento che Blizzard rappresenta una colonna portante dell’industria videoludica - continua la lettera - la vostra deludente decisione potrebbe scoraggiare i giocatori che vogliono promuovere i diritti umani e le libertà fondamentali. Non a caso molti giocatori di tutto il mondo hanno preso atto delle vostre azioni, invitando comprensibilmente a boicottare i siti Activision Blizzard”. Alla fine della lettera i cinque membri del Congresso invitano con forza Blizzard a rivedere la decisione.
“Mentre il governo cinese estende la propria campagna intimidatoria - si legge ancora nella lettera al CEO Kotick - la sua società deve decidere se guardare oltre gli interessi economici, promuovendo i valori americani come la libertà di pensiero o di parola, o se cedere alle richieste di Pechino per preservare i propri interessi di mercato. Vi invitiamo urgentemente e con fermezza a rivedere la decisione nei confronti di Mr Chung. Avete l’opportunità di invertire la rotta. Vi sollecitiamo a farlo”.
A distanza di quasi due settimane dallo scoppio della polemica, il dibattito non accenna quindi a fermarsi nonostante Activision Blizzard abbia restituito i premi in denaro e ridotto la sospensione di Blitzchung da dodici a sei mesi. L’azienda ha infatti sospeso altri giocatori di Hearthstone che avevano deciso di emulare il giocatore e si prevedono adesso manifestazioni di protesta molto partecipate al prossimo BlizzCon che si terrà il primo e il 2 novembre prossimi.