Black Myth: Wukong è un perfetto esempio di Yin e Yang | Recensione
Dopo esserci avvicinati con cautela a Black Myth: Wukong, siamo rimasti sorpresi dall'opera prima di Game Science, seppur sia piena di luci e ombre.
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a cura di Andrea Maiellano
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Black Myth: Wukong è una di quelle produzioni a cui ci si avvicina con estrema cautela. Vuoi perché è il primo progetto tripla A di una software house praticamente sconosciuta in occidente, vuoi perché è una produzione proveniente da una nazione che solo negli ultimi anni sta mostrando i muscoli nel settore videoludico, vuoi per i costanti rinvii che ha subito o vuoi per una serie di trailer "troppo belli per essere veri", è normale che dopo le recenti scottature subite con produzioni presentate in maniera analoga, ci siamo avvicinati a Wukong con il timore di trovarci di fronte all'ennesimo fuoco di paglia.
Invece ci siamo ritrovati di fronte a un ottimo action game, ricolmo di buone intuizioni, con un'ottima cura per i dettagli e capace di far percepire l'estremo amore che gli sviluppatori provano per l'opera a cui si ispira.
Ovviamente sono percepibili tutte le ingenuità di uno studio che si raffronta per la prima volta di fronte a una produzione così ambiziosa, ma è indubbio che le numerose ombre che ammantano Black Myth: Wukong, non riescono ad adombrare le tantissime luci che lo fanno risplendere.
Riscrivere un classico
Black Myth: Wukong mostra fin dai primi momenti le sue due priorità: stupire con la sua imponenza e raccontare una storia ai giocatori, seguendo i canoni della narrazione cinese e lascia in mano al prologo questa, importante, incombenza.
I primi minuti di Black Myth: Wukong, difatti, narrano le fasi finali di "Viaggio in Occidente" (l'opera a cui fa riferimento il gioco), sciorinando di fronte al giocatore un setting paragonabile agli Shonen giapponesi, adornato da una maestosità grafica che mostra il fianco giusto a un paio di sbavature qua e la.
Il prologo è sontuoso e si premura fin da subito nel far capire al giocatore che Black Myth: Wukong non è una trasposizione 1:1 di "Viaggio in Occidente", quanto più una sua riscrittura.
Il protagonista, difatti, è un prescelto della tribù dei Wukong, che partirà per un viaggio alla ricerca di quella che sembra l'unico modo per riportare alla vita i resti pietrificati del leggendario eroe Sun Wukong.
Questo exploit narrativo, per quanto possa risultare banale, si è rivelato perfetto per adempiere a due compiti ben precisi: regalare un prologo che, da buon action game, permetta al giocatore di capire quanto forte potrà diventare il protagonista nelle fasi finali del suo viaggio e, soprattutto, prendersi delle licenze narrative che rendano questa riscrittura di "Viaggio in Occidente" più allineata con un action game frenetico come Black Myth: Wukong.
In merito al comparto narrativo possiamo dirvi che la storia è scorsa fluida per tutte le 30 ore che ci sono volute per portarlo a termine. Riteniamo importante, però, informarvi che potreste trovare il ritmo delle varie cinematiche fin troppo dilatato. Black Myth: Wukong segue il ritmo narrativo della letteratura cinese, motivo per il quale in numerosi momenti potreste trovare i tempi gestiti in maniera fin troppo compassata, anche se, dal canto nostro, abbiamo trovato questa scelta narrativa non solo perfettamente in linea con l'opera che vuole ri-raccontare, ma soprattutto ottimi per dare il giusto respiro a un'opera che, altrimenti, sarebbe composta solo da una serie infinita di meravigliosi, e frenetici, combattimenti.
Non è un Souls-Like
Oramai il pensiero comune vuole che qualsiasi gioco presenti: dei checkpoint che permettono di far riposare il protagonista, combattimenti complessi e una fiaschetta per curarsi, diventi automaticamente un Souls-Like.
Bene, Black Myth Wukong: non lo è e, anzi, ci ha ricordato molto di più l'ultima trilogia di Ninja Gaiden, rispetto a qualsivoglia Souls-Like, anche se è ovvio che, come molti altri esponenti del genere, abbia pescato alcune meccaniche rese celebri dalle produzioni FromSoftware.
Black Myth: Wukong è un action frenetico, con meccaniche complesse che si concentrano, per la maggior parte, sull'utilizzo del bastone a disposizione del protagonista.
Sebbene l'uso di una sola arma non sia raro nei titoli puramente action, Game Science è stata molto intelligente nello sviluppare un albero delle abilità capace di far apprendere al protagonista un ventaglio molto ampio di mosse aggiuntive, posture e stili di combattimento.
Tutti gli attacchi, e le manovre evasive, consumano la canonica stamina, ma le schivate perfette possono farla recuperare istantaneamente, in maniera tale da garantire, ai giocatori più smaliziati, un flow praticamente infinito.
Le combo più basiche si reggono sulla giusta mescola di attacchi leggeri e caricati, ma questi ultimi, con il progredire dell'avventura, potranno fornire una serie di effetti secondari dall'alto tasso strategico, quali la resistenza ai colpi degli avversari per un breve lasso di tempo o la rigenerazione di un piccolo quantitativo di salute.
Laddove il combattimento con il solo bastone già riesce a garantire il giusto tasso di strategia, e varietà, al combat system di Black Myth: Wukong, per variegare maggiormente l'azione di gioco, gli sviluppatori hanno introdotto una serie di aggiunte decisamente interessanti.
Innanzitutto, con il progredire dell'avventura, il prescelto potrà imparare una serie di incantesimi che gli permetteranno di gestire maggiormente il campo di battaglia. Fra magie che permettono di pietrificare momentaneamente gli avversari e tecniche di moltiplicazione capaci di generare una serie di cloni, che si premuniranno di ridurre lo svantaggio numerico quando necessario, la varietà di tecniche che il protagonista avrà a disposizione nelle fasi avanzate dell'avventura sarà in grado di trasformare letteralmente l'approccio alle varie battaglie.
Infine, come se non fosse a sufficienza quanto elencato fino a ora, il protagonista sarà in grado di assorbire lo spirito di alcuni boss, potendosi trasformare in questi ultimi (senza consumare mana o stamina) per un breve periodo di tempo, potendo sfruttare le loro tecniche speciali e aggiungendo un ulteriore livello di strategia a quello che, solo in apparenza, sembra un combat system molto basilare.
Uno sviluppo molto tradizionale
Come da tradizione per il genere, anche in Black Myth Wukong troviamo una serie di alberi delle abilità che potranno essere espansi sfruttando l'esperienza guadagnata combattendo. Tutte le varie sezioni risultano molto chiare e improntate ad allineare lo stile di combattimento del prescelto, a quello del giocatore. Come da copione, non si potrà sbloccare tutto con facilità, così come le varie parti di equipaggiamento che si reperiranno durante il corso dell'avventura, forniranno dei bonus molto specifici, capaci di cucirsi attorno allo stile di gioco scelto.
Coma abbiamo accennato fin dal titolo di questa analisi, il difetto più grande di Black Myth: Wukong è quello di presentare sempre delle sbavature, anche piuttosto marcate, che controbilancino gli aspetti positivi. In questo specifico caso, a sporcare un combat system davvero eccelso, troviamo un numero eccessivo di boss opzionali, legati a doppio filo a una curva della difficoltà che, in diversi frangenti, presenta dei picchi artificiali capaci di sbilanciare, almeno parzialmente, l'esperienza di gioco.
Partendo proprio dai boss, quelli principali sono tutti incredibilmente ben realizzati, sia in termini di pattern di attacco che per quanto riguarda il loro design e le arene che li ospiteranno.
Il problema, se così possiamo chiamarlo, sono i boss secondari. Questi ultimi, non solo tendono a essere troppi, e nemmeno tutti memorabili in termini di character design, ma molti di essi sono sbilanciati in maniera fin troppo artificiale.
Sovente capiterà di ritrovarsi di fronte a nemici che sono delle vere e proprie "spugne", capaci di incassare un quantitativo di danni incredibilmente elevato e di mettere k.o. il nostro protagonista con un paio di combo ben assestate.
Ovviamente si può decidere di ignorarli, rinunicando alle ricompense a essi associate, ma considerando che Black Myth: Wukong, proprio in virtù del suo ottimo combat system, tende a spronare il giocatore a passare da un combattimento all'altro, ritrovarsi a spendere decine di minuti per abbattere un nemico opzionale e poi percepire un drastico calo della difficoltà per tutto il resto del capitolo che si sta giocando, sporca irrimediabilmente quella che, di fatto, è un'esperienza davvero ottima sotto molteplici aspetti.
Infine, abbiamo notato che alcune hitbox, in degli specifici combattimenti, sono completamente fuori fuoco e mal calibrate. Sappiamo che Game Science ha in programma alcune patch a ridosso del day one, quindi siamo confidenti che si tratti di una sbavatura che verrà risolta nel breve periodo.
Vasto non vuol dire ricco
Poteva il level design di Wukong essere immune a questa costante presenza di chiari e scuri? Ovviamente no e, infatti, la struttura delle varie aree risulta sontuosa sotto molteplici aspetti e, allo stesso tempo, vittima dell'inesperienza di Game Science.
Il titolo è suddiviso in capitolo, ambientati in diverse aree vaste, ricche di dettagli e sontuose per quanto concerne il comparto grafico. Il problema, però, è che il level design di queste ultime è molto scarno e si riduce a presentare mappe di grandi dimensioni, piene di strade percorribili, qualche segreto ben nascosto ma incapaci di spingere il giocatore a esplorarle.
La struttura di Wukong, difatti, si basa sul passare da un combattimento all'altro, seguendo una scia luminosa che permette di tenere sott'occhio la retta via. Tutte le aree, pur seguendo la narrazione una struttura molto lineare e suddivisa in capitoli, sono completamente esplorabili e, soprattutto, è possibile teletrasportarsi in qualsiasi posto già visitato, semplicemente sfruttando i vari checkpoint che si incontreranno lungo il cammino.
Il problema, però, sopraggiunge quando ci si rende conto della piattezza delle planimetrie delle varie aree, che in moltissimi casi si presentano come degli splendidi quadri privi di reali punti di interesse, al netto di qualche forziere nascosto o di qualche creatura opzionale da abbattere.
Sono presenti delle missioni secondarie e parecchi segreti da scoprire (capaci di aggiungere un ulteriore decina abbondante di ore all'esperienza di gioco) ma la loro realizzazione non risulta allo stesso livello dell'avventura principale, mostrando chiaramente che Game Science ha ancora moltissimo margine di miglioramento.
Sia chiaro, non si tratta di un difetto capace di rovinare l'esperienza di gioco complessiva, ma indubbiamente una maggiore "compatezza contenutistica" avrebbe giovato a rendere meno dispersive, inutilmente lunghe e poco stimolanti, alcune sezioni del gioco.
Tecnicamente sontuoso
C'è poco da discutere, Black Myth: Wukong è uno dei titoli più impressionanti, sotto il profilo grafico, di questo 2024. Cominciando dai paesaggi, passando per i dettagli dei personaggi e le loro animazioni in combattimento, fino ad arrivare alla cura dei dettagli riposta da Game Science in ogni singola area di gioco, Wukong è una produzione davvero spettacolare da vedere.... almeno per quanto riguarda la versione PC del gioco.
Difatti, al momento, le uniche versioni disponibili per le recensioni sono state quelle per PC, ma l'elevata scalabilità del gioco ci lascia ben sperare per la controparte PS5 del titolo.
Due paroline sugli handheld
Al netto dei risultati riscontrabili usando il benchmark rilasciato da Game Science per testare la propria configurazione, Black Myth: Wukong si comporta in maniera leggermente diversa una volta che si avvierà su Steam Deck, Lenovo Legion GO o Rog Ally. Sull'handheld di Valve, il gioco presenta un frame rate di 30 FPS (con tutti i parametri regolati verso il basso) abbastanza solido, ma con un frame pace che necessità di essere sistemato. Sugli handheld dotati di uno Z1 Extreme, invece, si riesce a ottenere un framerate che oscilla tra i 45 FPS e i 55 FPS, garantendo un'esperienza complessiva molto più soddisfacente.
Per quanto riguarda la versione PC, abbiamo testato il titolo con una 4070 laptop (90 W) e una 4070 standard. Nel primo caso abbiamo ottenuto 60 fps stabili, sfruttando il frame generator, con tutti i dettagli al massimo e disattivando il ray tracing. Con la controparte desktop, invece, il risultato non è cambiato sostanzialmente, al netto che abbiamo potuto aggiungere il ray tracing al minimo e ottenere un leggero aumento degli fps. In ambedue i test abbiamo giocato a una risoluzione di 1600p.
Venendo, infine, alle immancabili sbavature che minano il comparto tecnico del titolo, abbiamo potuto notare una serie di artifici grafici durante le animazioni più rapide, un pochino di sporcizia nei movimenti dei materiali vaporosi (quali nuove e fumo) e qualche effetto particellare fuori fuoco.
Le animazioni facciali dei vari personaggi, inoltre, non sono sempre allo stesso livello del resto della produzione, così come il doppiaggio in Inglese non eccelle per quanto riguarda le prove attoriali dei doppiatori, facendo preferire quello in lingua originale.
Nulla da eccepire sulla localizzazione in Italiano, la quale, grazie alla patch rilasciata oggi (giorno di lancio del gioco), ora risulta completa sotto ogni aspetto e priva di "mostruosità grammaticali".
Voto Recensione di Black Myth: Wukong
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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Combat system sopraffino...
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Graficamente sontuoso...
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Longevo e ricco di contenuti...
Contro
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... ma minato da alcuni sbilanciamenti artificiali della difficoltà.
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... ma con sbavature che mostrano l'inesperienza di Game Science.
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... ma il troppo stroppia.