Era settembre 2020 quando i media, quelli di settore ma anche quelli generalisti, vista la sua rilevanza, diedero notizia dell'inizio dell'operazione di acquisizione di Bethesda, publisher di produzioni come The Elder Scrolls e DOOM, da parte di Microsoft. A sei mesi di distanza tale operazione è stata completata e da ieri 9 marzo a tutti gli effetti Bethesda Softworks è di proprietà del colosso di Redmond, insieme ai suoi team di sviluppo: Bethesda Game Studios, id Software, ZeniMax Online Studios, Arkane, MachineGames, Tango Gameworks, Alpha Dog e Roundhouse Studios.
In questi mesi in molti, semplici appassionati così come giornalisti e analisti, si sono interrogati riguardo quali ripercussioni tale imponentissima operazione (costata a Microsoft sette miliardi e mezzo di dollari) avrebbe avuto: in un'ottica più generale, relativa all'industria videoludica nel suo complesso, a come un tale movimento di capitali l'avrebbe potuta segnare, ma anche in una più particolare, relativa al destino di tutte quelle produzioni in sviluppo presso i team coinvolti nell'operazione. Banalmente, quello che in molti si sono chiesti è stato: “ma ora The Elder Scrolls VI arriverà solo su PC e Xbox Series X e S o anche su PlayStation 5?”
A questa domanda il presidente di Xbox, Phil Spencer, e la divisione tutta, hanno evitato accuratamente di rispondere, e nemmeno ieri, nel momento dell'annuncio dell'ufficialità della conclusione dell'acquisizione, sono arrivate indicazioni precise. Nella comunicazione a esso legata infatti è stato riportato che "alcuni nuovi giochi saranno esclusive PC e Xbox", senza però scendere ulteriormente nel dettaglio, il che, fino a quando non si conosceranno la natura, la rilevanza e la portata dei giochi in questione potrebbe significare tutto o niente, dalla più grande conquista di esclusive di sempre a un sostanziale mantenimento dello status quo attuale.
Sul brevissimo termine è stato annunciato che vari giochi pubblicati da Bethesda andranno ad arricchire la libreria di titoli a immediata disposizione degli abbonati a Xbox Game Pass, ma ciò non solo non sposterà chissà quali equilibri, ma non è nemmeno una novità, dato che produzioni come DOOM Eternal e The Elder Scrolls V: Skyrim ne fanno già da tempo parte. Cosa possa accadere invece sul medio e sul lungo termine, intendendo con questo lasso di tempo i prossimi due, tre anni è tutto da vedere, e vogliamo provare a fare qualche ipotesi.
La più facile, in certo senso la più scontata, è quella che vede tramutarsi in esclusive PC e Xbox Series X e S tutte le produzioni attualmente in lavorazione sotto l'ala protettiva di Bethesda. Il ragionamento che ne sta alla base è estremamente semplice: nel momento in cui Microsoft arriva a sborsare sette miliardi e mezzo di dollari lo fa tanto per irrobustire la propria proposta quanto per assicurarsi un margine (e che margine!) sulla diretta concorrente, Sony. Concorrente, ricordiamocelo, perché al netto di tutte le belle parole spese dalle parti (soprattutto lato Redmond), la sicuramente genuina stima reciproca, si tratta di aziende in competizione tra loro per l'ottenimento delle attenzioni dei giocatori nel settore dell'intrattenimento digitale. Se c'è qualcuno che nel panorama videoludico odierno prova a giocare un'altra partita quello è Nintendo, sicuramente non Microsoft e Sony.
Il fatto che a Redmond abbiano estratto dal portafoglio così tanti soldi però potrebbe far immaginare anche uno scenario diverso da quello più scontato. Commentando qualche settimana fa il prossimo arrivo su PC di alcune esclusive PlayStation 4 il presidente di Sony Interactive Entertainment, Jim Ryan, ha detto cose molto semplici e condivisibili: oggi sviluppare videogiochi costa tantissimo, quindi per massimizzare i profitti (anche qui una nota: stiamo parlando di aziende che rincorrono il guadagno, non di onlus) è del tutto naturale cercare di intercettare un maggior numero di consumatori, soprattutto quando l'utenza affezionata non si esprime negativamente al riguardo. Perché quindi Microsoft dovrebbe far diversamente, privandosi della possibilità di ottenere grossi ricavi anche su PlayStation 5? Per quanto possano essere importanti le esclusive non spostano più il mercato, per quante console si possano “rubare” alla concorrenza, perché rinunciare in partenza a basi installate di centinaia di milioni di console?
C'è poi un altro elemento da aggiungere all'equazione, che può renderla più complessa ma che potrebbe essere utilizzato in maniera intelligente per differenziare l'offerta: Xbox Game Pass. Microsoft ha già detto che non ne escluderebbe a priori il lancio su altre piattaforme, ma che questo avverrebbe solo se vi potesse portare anche tutto il resto dell'esperienza Xbox. Di fatto un'intera infrastruttura, quindi un qualcosa non solo più complesso, ma dalla forte identità, che le concorrenti non possono accogliere per ovvie ragioni. Dato quindi per assodato che il servizio rimarrà confinato a PC e Xbox Series X e S e che titoli Bethesda vi saranno disponibili già dal giorno del lancio, Microsoft potrebbe da un lato esibire la propria prestigiosa offerta sulle proprie macchine, dall'altro fornire comunque la possibilità di acquistare altrove i singoli titoli. Dare quindi accesso tramite l'abbonamento mensile da 12,99€ a un The Elder Scrolls VI (e a tutto il resto di un'offerta sostanziosissima) su Xbox e al contempo metterlo in vendita a 79,99€ su PlayStation 5.
Microsoft ha promesso entro la fine dell'anno un aggiornamento riguardo le prospettive dei team di recente acquisizione e probabilmente in quell'occasione conosceremo le destinazioni delle produzioni in sviluppo presso di essi; fino ad allora non possiamo fare altro che ipotesi, ma dovessimo puntare un euro, tanto per sbilanciarci un po', lo faremmo sulla loro esclusività.
Nell'attesa di conoscere il destino dei titoli Bethesda, perché non godersi l'offerta di Xbox Game Pass tramite Amazon Italia?