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Bears in Space | Recensione - Uno sparatutto folle

Bears in Space è un FPS classico, sviluppato dal piccolo team indipendente australiano Broadside Games, alla sua opera prima.

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a cura di Lorenzo Quadrini

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Bears in Space è un FPS classico, sviluppato dal piccolo team indipendente australiano Broadside Games, alla sua opera prima. Si tratta, come già accennato, di un prodotto che cerca di riproporre senza grossi lirismi di gameplay l’approccio hardcore dei “golden standard” del genere, aggiungendo una fortissima dose di humour.

Se c’è qualcosa di difficile nello scrivere recensioni di videogiochi, almeno per me, è riuscire a spiegare come sia il gioco di cui si parla, quali siano le sensazioni, cosa si provi (o si potrebbe provare) nel giocarlo. Con Bears in Space, per quanto concerne perlomeno il gameplay, sono piuttosto tranquillo nell’usare un’unica parola: Doom. Si tratta di un clone fatto e finito, certo limitatamente alla struttura di level design e di sparo, a cui è stato innestato quasi a forza un mood fuori di testa ed a tratti davvero efficace.

Orsi spaziali e altri deliri

La trama, che ha i suoi bei buchi ma va bene così, ci vede impersonificare una vecchia gloria dei cosmonauti: Maxwell Atoms. Durante la nostra ultima crociera galattica, trasportando alcuni Orsi spaziali fuorilegge (diciamo degli ursidi dotati di stravaganti caschetti radio che conferiscono capacità di eloquio), verremo letteralmente fusi ad una “She-Bear” di nome Beartana. Da qui, la capacità di Maxwell, una volta mangiato il miele, di trasformarsi in Beartana, nonché di ascoltarla continuamente nella propria testa. La storia segue poi un filone noto e poco importante in questa sede, che vede Maxwell doversi districare in un pianeta popolato da robot neanche tanto cattivi, ma ugualmente massacrati dal nostro eroe, in un continuo alternarsi di citazioni più o meno colte.

Sicuramente il lato vincente della struttura narrativa è proprio quello del citazionismo spinto, delle situazioni al limite del ridicolo, delle continue gag non soltanto descrittive ma anche “operative”. Molti dei puzzle o degli incontri durante il gioco andranno a rievocare momenti noti della cultura pop (tra cui, giusto per citarne uno, uno spettacolare filmato dedicato a Metal Gear Solid).

Un clone di DOOM con tante risate

Da un punto di vista invece di puro gameplay, come ho già accennato, il videogame ripropone il sistema visto e rivisto dei recentissimi Doom: livelli ad aree pieni di nemici diversi che spawnano alla rinfusa, grande mobilità (doppio salto e scatto), munizioni da reperire in giro per la mappa senza possibilità di ricaricare il colpo, HP e scudi anch’essi da reperire come drop. Ovviamente alle sessioni di sparo selvaggio si alternano quelle più platforming (anche qui, nel pieno segno di Doom e compagnia cantando), dove verremo chiamati a risolvere piccoli puzzle ambientali o intriganti “percorsi a ostacoli”.

Un repertorio che più classico non si può, che si basa essenzialmente su una discreta varietà di armi e gadget - questi ultimi acquistabili nei vari store dislocati lungo i livelli - e su un sistema di upgrade vincolato all’uccisione di più nemici possibile. Si tratta evidentemente di una variazione sul tema dell’approccio delle mod (queste ultime, almeno in Doom, da dover scovare nel corso dell’esplorazione). Se da un lato, però, la varietà di armamentario è discreta, dall’altro c’è davvero poca soddisfazione a far evolvere la propria pistolona spaziale, sia per colpa della mancanza di vere e proprie challenge, sia per un certo piattume nella resa stilistica dell’arsenale. Non trovo certo semplice applicare idee “innovative” e dinamiche a contesti così fortemente influenzati dalle decine di competitors sul mercato, ma è anche vero che l’approccio lo-fi scelto da Bears in Space è davvero poco ispirato. Allo stesso modo anche il feedback dello sparo, pur se non completamente deficitario, non restituisce giustizia ad un gioco comunque dotato di buon ritmo e di un level design competente.

Tecnicamente poco ispirato

Sul design di Bears in Space prevedo invece grosso dibattito tra chi avrà il piacere di provarlo. Da un lato infatti non si poteva pretendere altro che un approccio cartoonesco e scanzonato, soprattutto nella resa degli ambienti e dei personaggi. D’altro canto, una produzione così spiccatamente comica doveva per forza di cose riflettersi anche nell’approccio visivo, che sfrutta palette di colori morbide, tratti grotteschi e caricaturali ed animazioni tendenti al buffo.

Dall’altro lato, però, ho notato una tendenza a sfruttare un immaginario trito e ritrito (quello della fantascienza anni 50, per intenderci), che non rende troppa giustizia e che non riesce mai ad eguagliare l’ottima verve umoristica del narrato. Allo stesso modo anche gli effetti collegati alle esplosioni, ai proiettili ed alle armi non sono irresistibili, creando una certa dissonanza tra l’innegabile divertimento dell’esperienza complessiva e la scarsa capacità di resa grafica. Il comparto audio risolleva un pochino le sorti complessive, grazie a delle musiche interessanti e ad un doppiaggio inglese di tutto rispetto.

Voto Recensione di Bears in Space


7

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • Vena comica efficacissima

  • Sessione platform divertente

  • Ottimo voiceover

Contro

  • Design dei livelli un po’ banale

  • Gunplay non eccezionale

  • Graficamente poco ispirato

Commento

La domanda, si sarà capito, è abbastanza scontata: basterà l’impianto umoristico di Bears in Space per rendere il gioco meritevole di un acquisto? Per quanto mi riguarda sì, con qualche riserva. Il videogame è innegabilmente divertente (i videogiochi non devono esserlo per forza, ma certo se il focus è la comicità allora risulta necessario intrattenere con allegria) ed il gameplay, pur se “vecchio” e rodato, regge a sufficienza la produzione. Allo stesso modo, dispiace che in questi sette anni di sviluppo i developer non siano riusciti a trovare soluzioni di design più innovative o comunque al passo con i tempi.
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