Baldur's Gate 3 | Recensione - Sì, è davvero il miglior GDR di sempre
Dopo quasi 3 anni di attesa (e 150 ore), siamo pronti a parlavi di Baldur’s Gate 3 e di quanto sia effettivamente un GDR incredibile.
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a cura di Lorenzo Quadrini
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In sintesi
Dopo quasi 3 anni di attesa, Baldur’s Gate 3 si mostra ai giocatori di tutto il mondo in versione definitiva, pur avendo già lasciato impressioni solidissime durante tutto il periodo di early access.
Dopo quasi 3 anni di attesa, Baldur’s Gate 3 si mostra ai giocatori di tutto il mondo in versione definitiva, pur avendo già lasciato impressioni solidissime durante tutto il periodo di early access.Per quanti ignorino completamente di cosa si stia parlando, siamo di fronte al terzo capitolo della fortunata serie videoludica di Baldur’s Gate (sesto, se consideriamo anche i due titoli spin off, undicesimo se volessimo invece contare anche le varie espansioni e riedizioni), sviluppato e pubblicato da Larian Studios. Vista la mole incredibile del gioco - che, ve lo anticipo subito, è davvero un must have per ogni appassionato del medium - la mia recensione andrà a coprire in maniera se vogliamo “modulare” alcuni degli aspetti nevralgici della produzione, di modo da permettere ai lettori di sciogliere subito i punti più particolari. Consiglio, però, una lettura completa: Baldur’s Gate 3 è un’opera complessa e per essere capita necessita di un esame altrettanto completo.
Come si è arrivati a Baldur's Gate 3
Direi di partire con un brevissimo antefatto storico, forse non necessario per dei “colossi” del calibro della saga di BG, del Dungeons&Dragons in generale e di Larian Studios, ma comunque utile ad inquadrare meglio il prodotto. Baldur’s Gate è una saga di videogiochi tratta dal mondo del più noto gioco di ruolo “pen and paper” della storia: Dungeons&Dragons. Più nel dettaglio, BG è ambientato all’interno dei Forgotten Realms, uno dei vari setting creati per facilitare il compito dei giocatori nella predisposizione delle campagne. Forgotten Realms è forse uno dei più famosi setting dedicati a Dungeons&Dragons, anche se chiaramente non è l’unico - ma preferisco evitare di entrare in ulteriori approfondimenti sulla mole mastodontica di contenuti e di mondi di gioco disponibili per D&D. Basti sapere, giusto per collegare Forgotten Realms ai contenuti videoludici, che opere quali Neverwinter Nights, Icewind Dale, Eye of the Beholder e Baldur’s Gate (ovviamente) sono tutte ambientate all’interno dei Reami.
Caratteristica peculiare di questo setting, anche grazie al perenne entusiasmo mostrato dai giocatori, è quella di essere evoluto nel corso delle varie edizioni del gioco di ruolo, attraverso un continuo avvicendarsi di eventi e modifiche (storiche, geografiche, politiche). Si tratta di un approccio noto all’interno dell’universo di D&D, sebbene Forgotten Realms ne sia uno degli esempi migliori, proprio in virtù del suo aggiornamento costante, elemento non comune per altre ambientazioni meno fortunate - vale la pena menzionare, per esempio, Greyhawk, ossia il primo campaign setting di D&D, il quale ha avuto nel corso del tempo un’evoluzione incostante, con alcuni evidenti buchi di sviluppo, arrivando ad oggi aggiornato quasi esclusivamente in termini di game rules e non di lore.
Tornando all’antefatto storico, come dicevo, Baldur’s Gate è una notissima serie videoludica, ambientata all’interno della porzione geografica delle Terre Centrali Occidentali, ancora più nello specifico la Costa della Spada, contenente l’omonima città di Baldur’s Gate. I primi due capitoli della serie furono sviluppati da Bioware, che insieme a Black Isle Studios (sviluppatore di Icewind Dale), contraddistinse il panorama dei GDR isometrici dei primissimi anni del 2000. Per il terzo capitolo l’eredità è stata raccolta da Larian Studios, software house che ha impressionato stampa e pubblico con i due Divinity: Original Sins, che ritengo essere senza troppe discussioni tra i migliori giochi di ruolo degli ultimi anni - e di nuovo senza troppe discussioni gli unici titoli capaci di prendere il meglio della tradizione RPG old school, trapiantando il tutto all’interno di una struttura “moderna” e dai gusti più recenti. Inutile dire, quindi, che le aspettative per questo fatidico “numero tre” sono state altissime, visti sia gli illustri predecessori, sia i risultati più che positivi di Larian Studios.
Baldur's Gate, circa cento anni dopo
Fatte le dovute presentazioni a questo Baldur’s Gate 3, è arrivato il momento di immergerci insieme nella sua analisi. Una prima curiosità da togliere ai giocatori della saga, ne sono sicuro, è quella relativa alla lore ed al rapporto intercorrente tra i vari capitoli. La risposta è complessa e non si può entrare troppo nel dettaglio delle connessioni tra i giochi senza finire per spoilerare qualcosa. Ad ogni modo, bisogna pur dare qualche elemento, quindi posso assicurare che tutti i neofiti non avranno problemi ad immergersi in BG3, senza aver giocato anche solo uno dei prodotti precedenti. Allo stesso tempo, però, il mondo ricreato da Larian Studios risulta fedele a quanto conosciuto anche dagli appassionati di lunga data, con le dovute differenze. Ricordo innanzitutto che BG3 sfrutta il setting aggiornato dell’edizione 5 di D&D, edizione non ancora esistente nel periodo Bioware. Inoltre, gli eventi di Baldur’s Gate 1 e 2 avvengono circa 100 anni prima di quelli descritti da Larian.
Ad intrecciare ancora di più la già intricata situazione della trama complessiva, segnalo la presenza di un modulo di gioco per Dungeons and Dragons, rilasciato proprio in funzione di antefatto a quanto raccontato da BG3, dal titolo di “Descent into Avernus”. Ripeto quindi, giusto per chiarire: il terzo capitolo è giocabile autonomamente, ma il mondo di gioco è fedelmente riprodotto e strettamente intrecciato a quanto successo nel secolo precedente.
Passando alla trama vera e propria del titolo, come molti sapranno grazie all’early access, la narrazione parte in medias res, all’interno di un nautiloide - ossia la nave di un mind flayer, detto anche illithid - dove il protagonista è stato fatto misteriosamente prigioniero. Lo stesso, insieme ad altri PG, viene poi infettato tramite la tadpole, il girino utilizzato dalla razza degli illithid per soggiogare le menti delle proprie vittime e, lentamente, trasformarle in altri mind flayer. Grazie all’intervento di alcuni cavalieri githyanki (a beneficio dei meno esperti: una razza un tempo soggiogata dai mind flayer ed ora ribellata al loro controllo) il nautiloide naufraga lungo la Costa della Spada, vicino ad un rifugio druidico circondato però da orde di goblin.
Come potete immaginare, il primo obiettivo del giocatore sarà quello di eliminare l’infezione del mind flayer. Proprio questa infezione, però, si rivela subito particolare: nessuna trasformazione in atto, ed anzi iniziano a subentrare dei poteri collegati alla sfera psichica dei malcapitati ospiti. Si scoprirà altrettanto brevemente che la massiccia opera di aggressione degli illithid è strettamente collegata all’oscuro culto dell’Assoluto.
E qui ritengo di dovermi fermare, per evitare a tutti i lettori degli spoiler resi ancora più fastidiosi dall’oggettiva bellezza della narrazione. Siamo di fronte ad un racconto infatti solido, maturo e perfettamente strutturato. Tra i vari dubbi letti nel corso di questi mesi di attesa quello da me considerato più genuino è sempre stata la paura di imbattersi in una trama meno violenta ed oscura di quanto abituati con i precedenti capitoli (in particolare Baldur’s Gate 2, che possiamo considerare un gioco davvero dark).
Larian non è mai stata una software house “leggera”, ma è anche vero che Divinity: Original Sins approcciava la lore con un retrogusto quasi fiabesco, incentivata anche da un’impalcatura grafica piuttosto pastellosa ed allegra. Baldur’s Gate 3, invece, ritorna ai fasti della saga, attraverso una trama che non lesina alcun argomento scabroso: dalla trasformazione corporea, alla necromanzia, passando per gli omicidi, la tortura, l’avidità, la pura malvagità. Il panorama narrativo è in realtà molto più ampio e completo di una semplice discesa negli abissi della cattiveria, cercando di offrire, in linea con la tradizione cartacea del D&D, situazioni sempre eterogenee. Insomma, vi assicuro che in BG3 si sperimenteranno davvero tante sensazioni, e gli appassionati delle storie “adulte” troveranno pane per i loro denti. A prescindere comunque dall’impronta stilistica, Larian Studios ha compiuto uno sforzo eccezionale per coniugare gli episodi precedenti a quanto raccontato oggi, senza mettere in confusione il nuovo giocatore, ma tenendo comunque sempre bene a mente l’ambientazione originale. Il tutto all’interno di una storia che pur ramificandosi in maniera corposa, riesce quasi sempre a tenere bene allineati i fili della trama.
Tra videogioco e Dungeons&Dragons
L’approccio del gioco è fortemente collegato al gameplay emergente, ossia alla capacità dell’utente, tramite scelte, esplorazione, dialoghi e combattimenti, di modificare il corso della storia e di procedere lungo un sentiero il più possibile personale e ramificato. Si tratta, ovviamente, di uno stile noto, che però viene in questo caso portato verso risultati di inaspettata varietà. Certo, anche Baldur’s Gate 3 propone situazioni dove le scelte sono esclusivamente apparenti, ma non sono così frequenti come si può immaginare - e comunque risultano sempre perfettamente “nascoste” all’interno della narrazione. Rispetto ad altri competitor, BG3 aumenta in maniera esponenziale il concetto di GDR ramificato, permettendo al giocatore di approcciare le diverse quest (anch’esse spesso collegate tra loro ed influenzate dalle tempistiche e dalle risoluzioni delle altre missioni) con decine se non centinaia di soluzioni alternative. Solo nel primo Atto, ad esclusione di alcune scelte ben evidenti, ho sperimentato percorsi molto diversi tra loro, sia in termini di dialoghi, che in termini di ricompense e di conseguenze (come per esempio la morte o la sopravvivenza di numerosissimi PNG chiave).
Non posso a questo punto che allacciarmi ad un altro grande argomento inerente al videogioco, ossia Dungeons&Dragons. La narrazione multipla è un concetto quasi imprescindibile nel D&D, il quale sia nelle avventure precostruite (i cosiddetti “moduli"), sia all’interno delle avventure homebrew ha sempre proposto e incentivato un approccio al gioco libero, e per l'appunto ruolistico. Ed effettivamente giocare - bene - a D&D vuol dire interpretare un personaggio, assecondandone velleità e personalità, cercando di evitare l’impulso di “vincere”, ma abbracciando al contrario la caratterizzazione. Si tratta di uno stile di gioco che deve essere però incentivato dal Dungeon Master e dalla sua capacità di offrire sempre delle soluzioni, delle alternative, all’interno della propria campagna. Posso dire, da inveterato giocatore (e Master) di Dungeons&Dragons, che Baldur’s Gate 3 riesce perfettamente nel riprodurre queste esatte sensazioni. Lo fa, anche grazie ad un'ottima trasposizione delle regole del D&D 5.0, soprattutto per quanto concerne il combattimento e le prove di caratteristica.
Voglio evitare di descrivere il sistema di gioco del D20 system ed in generale del Dungeons and Dragons (perché ci vorrebbe un altro articolo intero), preferisco concentrarmi però sugli aspetti più evidenti e caratteristici di Baldur’s Gate 3 e della sua eccezionale capacità di ricreare - forse addirittura migliorare - le dinamiche ruolistiche del sistema pen&paper. Gran parte del gameplay percettivo, ossia di quanto i PG riescano a capire e comprendere del mondo che li circonda, è basato su valori nascosti ma precisi, a cui il sistema collega un tiro di dadi anch’esso nascosto, in maniera analoga alla controparte cartacea, dove il Master può decidere appunto di tirare i dadi percettivi al posto del giocatore e confrontare il risultato con la cifra necessaria per batterlo. La costruzione del personaggio, la sua capacità (o meno) di dedurre, intuire i comportamenti sociali, osservare, conoscere la storia, conoscere la religione e così via si riveleranno fondamentali per superare determinati tiri.
Allo stesso modo però, e qui vi è la grandezza del titolo, superare un tiro sulla percezione o non superarlo cambieranno solo il percorso, ma non il raggiungimento dello scopo. Baldur’s Gate 3 permette all’utente di giocare sempre e comunque, di divertirsi sempre e comunque: non esistono strade giuste e strade sbagliate. Pur non essendo un videogame che permette di non menare mai un colpo (almeno, nelle mie run anche con un focus incredibile su Carisma, prima o poi ho dovuto alzare le mani), gli approcci a disposizione in quasi tutte le situazioni di gioco sono variabili e quasi mai scontati.
Per quanto concerne gli aspetti più legati alle regole, gli esperti della quinta edizione di Dungeons and Dragons noteranno certo delle differenze con alcuni incantesimi ed il loro funzionamento (è necessario, soprattutto per gli incantesimi di durata eccessiva), una certa sproporzione nella funzione di “salto” (che copre distanze maggiori rispetto ai manuali), la mancanza dell’azione di “afferrare” o grappling, la semplificazione di alcune fasi degli attacchi bonus e degli attacchi a distanza, la possibilità per tutti i PG di utilizzare le pergamene ed altre cosette del genere. A mio parere, nulla di tutto questo intacca il grandissimo lavoro di riproposizione e ricostruzione videoludica effettuato da Larian nell’approcciare il Dungeons and Dragons.
Sulle orme di Divinity: Original Sins
Un grande merito di tutto questo va sicuramente all’esperienza maturata con i primi due capitoli di Divinity: Original Sins, chiaramente debitori dell’universo dei gdr cartacei e già fortemente improntati a quel tipo di approccio. Baldur’s Gate 3 integra alcune delle funzioni cardine del gioco di proprietà di Wizard of the Coast, con un focus importante sulla gestione del tempo e del riposo. Gli incantesimi e le abilità più importanti, a seconda della classe scelta e dei bonus a disposizione, hanno infatti degli slot di conoscenza ed utilizzo limitati (seguendo il manuale dell’edizione 5). Le magie quindi non hanno più un cooldown, ma potranno essere utilizzate in numero stabilito. Una volta esaurite, al contrario della salute (che è sempre recuperabile tramite pozioni, skill, incantesimi ed altri ammennicoli) bisognerà rimpolpare gli slot con il riposo. Riposare può essere fatto in maniera “corta”, due volte al giorno, recuperando solo parzialmente le proprie facoltà, oppure in maniera “lunga”, utilizzando risorse da campo (cibo, per lo più) e rifugiandosi nel proprio accampamento. In questo modo Larian ha deciso di integrare in maniera certosina il sistema di recupero di D&D, approfittando dello stesso per scandire il tempo di gioco e costringere il giocatore ad effettuare le preziosissime interazioni sociali con i vari personaggi all’interno dell’accampamento.
Il gameplay per il resto si snocciola lungo binari noti, anche se spinti all’ennesima potenza. Si può creare un PG da zero oppure sceglierne uno originale e seguirne l’arco narrativo da protagonisti. Chiaramente è possibile costruire un party fino a quattro PG, intrecciare con gli stessi relazioni di amicizia, di odio, di amore, di sesso o addirittura spingerli ad abbandonarli - o morire. Vi avverto inoltre, attenti al personaggio originale della Oscura Pulsione: sembrerebbe il meno complesso ma in realtà nasconde numerose insidie narrative (per chi come il sottoscritto abbia apprezzato a metà la cattiveria del comunque ottimo “Pentiment”, direi che giocare come Oscura Pulsione sia il vero viaggio all’inferno che desideravamo). L’esplorazione del mondo di gioco prende letteralmente ore, così come lo svolgimento delle sub-quest, talmente tanto profonde e compenetrate con la narrazione globale da far scordare al giocatore di dover compiere questa o quella missione, infondendogli al contrario la sensazione di vivere un’unica grande avventura.
Rispetto ai precedenti giochi di Larian si nota invece una certa semplificazione per quanto concerne sia il crafting (comunque non indispensabile come per i D:OS) che l’alchimia, oramai quasi del tutto automatizzata. Ritengo questo cambiamento un passo in avanti e non indietro: Baldur’s Gate 3 ha già fin troppi contenuti, dover contemplare anche un crafting complicato avrebbe reso la fruizione del gioco farraginosa. La gestione dell’inventario, invece, rimane un pochino troppo old school per i miei gusti, pur avendo a disposizione uno strumento di filtro degli oggetti nonché la possibilità di spostarli “magicamente” nell’accampamento.
Rimane però un approccio se vogliamo grezzo, con una mole di strumenti, armi, vestiti, cibo e letteralmente robaccia sempre all’interno di un menù piccolo e non sempre chiaro. Per quanto riguarda invece il combattimento Larian Studios ha deciso semplicemente di migliorare quanto già di buono c’era nei suoi precedenti lavori. Combat a turni, possibilità di utilizzare le altezze, di alterare gli stati delle superfici o dei gas (in maniera meno accentuata dei precedenti Divinity e più in linea con le situazioni proprie di D&D) e la quasi totalità delle abilità e delle magie previste per le varie classi del manuale ed. 5. Certo, non siamo di fronte ad una riproduzione del manuale in scala 1:1, ma Baldur’s Gate 3 ci va molto vicino.
Voglio infine dare un piccolo, grande, consiglio: sebbene la tentazione di “maxare” il proprio personaggio sia altissima, anche in virtù dell’oggettiva difficoltà dei combattimenti, vi esorto a non farlo. BG3 è un gioco non impossibile, ma certamente non “facile” nell’approccio alla pugna, allo stesso tempo però è innegabile il lavoro fatto dagli sviluppatori per cercare di equilibrare le classi - che siano votate all’attacco, al buffing o alle interazioni sociali - senza rompere le meccaniche di gioco. Rompere queste meccaniche non è impossibile (sono già note alcune combo letteralmente devastanti) ma è sconsigliato: l’esperienza di Baldur’s Gate 3 passa appunto più per l’approccio ruolistico che per vincere ogni battaglia in dieci secondi. Preoccupatevi poco della vostra build, o meglio preoccupatevi il giusto: tra l’altro sarà sempre possibile cambiarla in corso d’opera.
Una bellezza per gli occhi e per le orecchie
Tecnicamente, infine, il prodotto non fa altro che mantenere le altissime considerazioni fin qui riportate. Credo sia noto a tutti, già a partire dall’early access, che Larian Studios aveva puntato moltissimo su un’evoluzione grafica esponenziale, soprattutto grazie ai dialoghi tra i vari personaggi, ora non più solamente testuali ma anche riportati attraverso inquadrature cinematografiche dei vari PG e PNG. Un approccio già visto nei giochi di ruolo Bioware, in The Witcher e in tanti altri e che sicuramente aiuta il giocatore nell’ottica della compenetrazione e immedesimazione con le vicende narrate. La versione definitiva di BG3 ha migliorato quanto già di buono visto in precedenza, attraverso una cura meticolosa delle espressioni facciali, delle animazioni, e della resa dei volti. Molto approfondito anche il world building, che rispecchia in maniera fedele le descrizioni della Costa della Spada e di Baldur’s Gate riportate all’interno dei moduli di Forgotten Realms.
Ogni ambiente è riprodotto con meticolosità quasi maniacale, dalla posizione degli oggetti alla loro realizzazione tridimensionale. In tutto questo la visuale isometrica non semplifica, ma se vogliamo aumenta il colpo d’occhio e la bellezza dei paesaggi, delle strutture e delle ambientazioni. Sullo stesso livello anche le differenti animazioni inerenti alle battaglie, alla trasformazione visiva degli incantesimi (alcuni lasciano semplicemente a bocca aperta), all’interazione con gli ambienti (quest’ultima forse meno appariscente e prominente rispetto a Divinity: Original Sins 2, ma pur sempre ottima) ed in generale alla resa prestazionale. Per trovare il pelo nell’uovo, segnalo dei caricamenti a volte lenti e qualche fenomeno di texture popping, nonostante il preset elevato del PC utilizzato per la recensione.
Altro grandissimo plauso va poi al doppiaggio, ed in generale a tutto il lavoro svolto per quanto concerne il comparto audio. Andrò forse controcorrente, ma il primo D:OS, pur con un'ottima colonna sonora, risultava a tratti ripetitivo nell'utilizzo di un main theme davvero abusato. BG3 cerca di ovviare a queste piccole imperfezioni, regalando agli utenti un impalcatura musicale sontuosa, perfettamente in linea con le differenti ambientazioni - che passano spesso dal serio al faceto in un batter d'occhio. Il doppiaggio, però, rimane il vero punto di forza: l'interpretazione dei personaggi, dal più importante fino al misero passante di Baldur's Gate, è impressionante e restituisce all'utente la sensazione di essere letteralmente immerso nella realtà virtuale (o cartacea) dei Forgotten Realms. Un aspetto questo che Larian Studios ha evidentemente preso "in prestito" da The Witcher 3, non il primo ma probabilmente il migliore nella resa scenica dei dialoghi e nella riproduzione quasi teatrale delle conversazioni.
Qualche difetto a margine ed il futuro di Baldur's Gate 3
Arrivando alla conclusione di questa recensione, quindi, ritengo necessario tirare le somme di questo Baldur’s Gate 3 ed affrontare due argomenti conclusivi: i difetti del gioco e le preoccupazioni di parte degli addetti ai lavori sul “nuovo standard” che lo stesso avrebbe creato. Leggendo i paragrafi precedenti, Baldur’s Gate 3 sembrerebbe un gioco perfetto. Si tratta di un gioco sensazionale, di un prodotto quantitativamente e qualitativamente immenso, ma non perfetto. Non trovo utile dover sottolineare ogni singola imperfezione, ma ritengo giusto elencare brevemente cosa non abbia fatto guadagnare all’opera il fatidico 10. Innanzitutto, la presenza di alcuni bug non indifferenti - non frequentissimi, ma nemmeno così rari a giudicare dalle pagine reddit e discord dedicate - che comportano corruzione dei salvataggi, missioni che non triggerano o che si bloccano in maniera inesplicabile, dialoghi che saltano ed oggetti che spariscono. Ripeto, non è nulla di endemico e molti di questi problemi sono stati evidenziati in presenza dei salvataggi della versione early access (salvataggi non compatibili con la definitiva, ma comunque problematici anche solo per la loro presenza all’interno della cartella di gioco).
Ad ogni modo Larian Studios è già al lavoro per una grossa patch, il che depone (va detto, come sempre fino ad oggi) a loro favore. Un altro difetto non indifferente è il pathfinding dei compagni, a volte davvero incomprensibile. In parole povere, i PG del party vagano spesso di loro spontanea iniziativa cosa che, in un titolo dove le trappole, lo stealth e la gestione degli spazi risulta vitale, ingenera qualche imprecazione di troppo.
Passando invece alla questione delle preoccupazioni di alcuni sviluppatori, posso semplicemente offrire il mio punto di vista, sulla base dell’analisi del gioco. Indubbiamente BG3 è un titolo fuori scala, sia per valori produttivi, che per sforzo creativo. Ed indubbiamente tale risultato non può (ma soprattutto non deve) essere utilizzato come metro di paragone per altri videogiochi all’interno del panorama ruolistico. Il fatto è che, molto semplicemente, titoli di questo genere raramente diventano degli standard, a prescindere dalla preoccupazione degli addetti ai lavori. Planescape Torment, The Witcher 3, Disco Elysium, e tantissimi altri videogame all’interno del panorama GDR: ognuno di questi prodotti ha segnato un punto nella storia videoludica ma nessuno è diventato un paradigma. Certo, si prende ispirazione, ed altrettanto certamente alcune delle soluzioni narrative verranno implementate da altri competitor, ma è altrettanto evidente che non sia necessario per il mercato (ne richiesto, d’altronde) seguire pedissequamente le loro orme.
Voto Recensione di Baldur's Gate 3 - PC
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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- Ramificazione narrativa sublime
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- Gameplay solido ed impegnativo
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- Visivamente stupendo
Contro
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- Qualche bug di troppo (soprattutto mantenendo i file dell'early access)
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- Pathfinding a tratti non all'altezza
Commento
Baldur's Gate 3 è, semplicemente, un gioco da avere a qualsiasi costo. Certo, se odiate i GDR o leggere moltissimi dialoghi (peraltro mai troppo invasivi o verbosi) non è il titolo che fa per voi, per il resto però rappresenta una sintesi perfetta, in formato videoludico, di quella che dovrebbe essere qualsiasi campagna di Dungeons and Dragons. Il titolo riesce da un lato a mantenere quella struttura ludica già nota dai precedenti lavori di Larian Studios, dall'altro ad innestare in maniera sublime le particolari ramificazioni dell'approccio ruolistico pen&paper, attraverso un lavoro tecnicamente e narrativamente di altissimo livello. Rimane presente qualche bug, nonché alcune piccole imperfezioni, ma per il resto ritengo Baldur's Gate 3 uno dei titoli migliori degli ultimi anni.